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Autore: Sophos_    18/10/2011    1 recensioni
In questo terzo mio ff faccio un'allusione alla "maschera". Per maschera intendo il tentativo di non lasciar trapelare le mie emozioni, dell'intento di affrontare le avversità che si prospettano sempre più numerose. Inoltre la "maschera" simboleggia anche il cambiamento che avviene in ognuno di noi, a causa delle esperienze che segnano la nostra vita.
Vorrei un commento da voi, sul mio modo di scrivere e sul contenuto del testo. Grazie.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi confondo tra la folla. Anche se io preferisco chiamarli “gli altri”. Sono loro che mi hanno dato questo castigo. Sono loro che mi hanno costretto a portarla. Non posso più uscire senza di lei.
Per colpa loro io sono quello che sono. È colpa loro se li odio. È a causa loro che io devo indossarla.
Non sono mai riuscito a tirarmi fuori. Mi hanno sempre guardato con occhi indagatori. Avevo il loro sguardo su di loro e non riuscivo a toglierli. Erano come piccoli pugnali che si infilavano sotto la mia pelle. Non facevano male ma ogni qual volta qualcuno li toccava, iniziavo a sanguinare.
È tutta loro la colpa se ora non posso farne a meno. La mia maschera.
Grazie ad essa riesco ad aggirarmi tranquillamente in mezzo “agli altri”, riesco a prendere un posto in prima fila dando spallate senza ricevere accuse. La mia maschera mi protegge. Non sanno chi sono, ne cosa voglio.
La indosso da 4 anni, ormai. È diventata parte di me. Non riesco a ricordare il mio vero volto, neanche i miei genitori lo ricordano. La maschera lo cela, lo rende invisibile agli occhi.
Il mio “marchio” se così si può definire non l’ho sviluppato in una notte, bensì in anni e anni di rapporti con le persone. Ogni volta che mi allontanavo da una persona  concretizzavo un pezzo del ricordo che avevo di lei su della porcellana, fino a costruire una vera e propria maschera.
Nessuno ricorda il mio viso, nemmeno io. E più passano i secondi ,i minuti, gli anni e più lo dimentico. Mi sono rassegnato all’idea di non riconoscere neanche me stesso. Mi sono arreso al mio destino.
Una volta cercai di toglierla, tentai di vedere cosa è rimasto del mio vero volto, ma è diventato deforme. Quasi cadaverico.
Questa maschera  mi sta distruggendo, ma non posso farne a meno.
Devo nascondere il mio viso, preferisco distruggermi con le mie stesse mani che essere annientato “dagli altri”. 
  
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