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Autore: Shark Attack    25/06/2006    3 recensioni
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club che sviene ai suoi piedi ogni due per tre, ma soprattutto è un surfista perdutamente innamorato del mare. Un brutto giorno, però, quelle sue tanto amate onde gli giocarono un brutto scherzo e si ritrovò in bilico tra il nostro mondo e l'aldilà nel corpo di Christine Collins, una sedicenne scapestrata e con la vita appesa ad un filo quanto la sua...
CAPITOLO 7 :
Steven ha percepito una presenza a Beverly Hill e il trio si riunisce lì per cercarla e scoprire chi è. Dopo lunghe ed estenuanti ricerche finalmente si solleva il sipario su una nuova compagna, dal carattere molto particolare e con un potere altrettanto interessante..
Come finirà questa storia?!?
Genere: Azione, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

                                               

                                                                       Capitolo 1 / bis

 

“Mi… mi chiamo Christine, Christine Collins e la mia… è una brutta storia”

La pioggia l’aveva costretta ad accucciarsi in una piccola grotta di fortuna, poco fuori città. Forse non sarebbe dovuta scappare in quel modo, ma non aveva visto altra via d’uscita. Doveva andarsene via, doveva piangere, in qualche modo. Ma non lì, non davanti a lui o a quella donna malefica… la conosceva da meno di cinque minuti, il tempo di far dire a suo padre “Quella è Diane Princeton” e già la odiava.

Il problema non era quella semplice frasetta di quattro parole, furono le sei parole successive a scatenare nella ragazza qualcosa di inaspettato.

Ma non era ancora quello il motivo per cui era lì sotto la pioggia, bagnata e dimenticata come un cane. Quello era il dopo.

Tutto era cominciato qualche mese prima, quando Chistine  era stata mandata controvoglia ad un collegio privato, dove avrebbe dovuto ridare lustro al cognome che portava: Collins, infatti, era un ceppo familiare molto noto in tutta l’Inghilterra centrale, loro zona d’origine.

Il padre aveva cominciato a far carriera come politico, ma la fortuna non era mai stata dalla sua e, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva mai a raggiungere il livello di potere cui ambiva. La figlia, dunque, doveva dargli quelle soddisfazioni che lo avrebbero spronato a migliorare e a portare a casa una pagnotta ancora più grande.

Un giorno, però, mentre Christine era intenta a studiare nel suo dormitorio, venne da lei una bidella, tutta sciccosa nella sua divisa bianca e blu, che le riferiva un messaggio di suo padre.

- Ha appena telefonato. Il signor Collins desidera averla a casa dopodomani.

E quel giorno arrivò nonostante tutte le ipotesi di ragioni alquanto improbabili che potevano aver spinto il padre ad un gesto così anormale.

Arrivata a casa, notò gran fermento e un’aria tutta nuova in giro. Non fece in tempo a scendere dal taxi che la ragazza si sentì fremere dentro alla sua divisa scolastica, un completo grigio-blu molto elegante composto da giacca e gonnellina.

- Quella è Diane Princeton. Sono sicuro che andrete molto d’accordo.

Lo smacco fu terribile. Suo padre si era risposato senza dirle niente e, per di più, con una donna che aveva già due figli avuti con un altro matrimonio.

- Come pensi che possa andare d’accordo con una strega che ha usurpato il poso di mia madre!- sbraitò senza tanti complimenti pochi secondi più tardi – Non ti rendi conto dello scempio che le hai fatto!?

- Suvvia, Chris, è un matrimonio molto importante: mi farà fare carriera in un batter d’occhio! E’ la cugina del presidente degli Stati Uniti! E poi io non la amo, lei non ama me: la mamma non subirà nessuno scempio, capisci?

Purtroppo capì, ma cominciò anche a sentirsi persa e lasciata a se stessa, senza nemmeno l’appoggio di un padre scellerato.

Iniziò a sottoporre tutti gli avvenimenti che le capitavano e tutti i pensieri che faceva sotto inquisizione, di fronte ad una corte impeccabile costituita da membri perfetti e coi volti nascosti da assurde maschere.

Ed era lì che si trovava con la testa, quell’orrenda sera di pioggia. Era di fronte ad una corte d’appello senza appello per lei.

“- Perché non ci racconti qualcosa di te?- diceva l’uomo mascherato seduto in centro, davanti a tutti gli altri. Il processo era iniziato così. Con la domanda peggiore di tutte.

- Suvvia, piccola, non avere paura di noi…- la dona alla sua destra indossava una maschera per metà rossa e per l’altra bianca, con un sorriso finto che si allargava sul legno scheggiato e con degli occhi felici. Christine però aveva paura di lei, e anche gli altri personaggi misteriosi che riempivano quella stanza buia non le ispiravano fiducia.

- Beh…- cominciò balbettante, agitando nervosamente le dita incrociate dietro la schiena per non far trasparire nessun’emozione a quegli individui- Mi… mi chiamo Christine, Christine Collins e la mia… è una brutta storia… la volete sentire lo stesso?

- Siamo qui per questo.

Ripercorse con la memoria i momenti d’infanzia che si trovavano nella scuola primaria che aveva frequentato. Nel primo anno, proprio ai primi giorni, le maestre erano solite fare quel genere di domande, un po’ per far sciogliere i bambini intimiditi e un po’ per conoscere i nuovi allievi.

- La mia famiglia è… è composta da mio padre, da… da…- s’interruppe. La stanza si stava facendo sempre più buia.

- Da tuo padre e da tua madre, giusto? Hai anche un fratello o una…

- No, solo da mio padre.

- E la mamma?- incalzò la donna, sporgendosi appena in avanti.

- Non credo di averla mai conosciuta… ho solo un ricordo microscopico di lei, poi la conosco attraverso le foto di matrimonio. Però non ce ne sono molte. Solo una, in verità.

- Quindi te la ricordi solo in certe posizioni, vero?

Quella donna con la maschera bianca e rossa aveva toccato uno dei tasti più deboli di Christine. Il ricordo di sua madre, Margharet Collins, la vedeva come una donna felice, sorridente, giovane. Era così nell’unica foto di matrimonio che era riuscita a salvare da quell’ultimo avvenimento che l’aveva fatta scappare via da casa.

L’altro ricordo era in movimento, al circo. Christine aveva si e no 4 anni, accanto a lei c’erano due figure femminili più grandi: una, la più adulta, era la madre; l’altra era più giovane, forse la sorella maggiore. Si ricordava bene il volto sorridente di un clown, mentre stava facendo il suo numero da giocoliere e si stava avvicinando rapidamente alla fila dove si trovava la bimba. Da quel giorno ebbe il terrore dei clown, dei pagliacci e delle maschere in generale. Il clown le aveva chiesto di estrarre una pallina dal cappello colorato che reggeva in mano, ma Christine si era presa paura e si era rannicchiata tutta tremante fra le braccia della madre.

- Si, solo alcuni momenti. Non molti, in effetti…- chinò il capo e si mise ad osservare le sue scarpe slacciate pensando che magari avrebbe potuto allentare la tensione abbassandosi a riallacciarle. Purtroppo il discorso venne subito ripreso. Era una vera tortura.

- Dicevamo, tua madre è scomparsa quando eri piccola. Però c’è sempre tuo padre, no? Ce ne vuoi parlare?

- Oh, sì, è un senatore al parlamento, lo sapete? Ha ottenuto molta notorietà negli ultimi tempi, e ora è un uomo politico molto famoso e di grande rilievo- rispose prontamente – Purtroppo le sue doti sono state scoperte da una strega maledetta che lo ha fatto arrivare ai più alti onori tramite l’altare di una chiesa. Lo odio per questo.

- Sorvoliamo il punto “genitori”. Sorelle o fratelli, ne hai?

Il lieve senso di sollievo che aveva percepito al termine della prima delle due frasi dette dalla donna scomparve di colpo al duro impatto con la seconda.

- Ho una sorella. Si chiama Nancy.”

Nella realtà, sotto la pioggia, Christine si sistemò il cappuccio della felpa nera in testa, raccogliendo i lunghi capelli castani a mo’ di crocchia per non bagnarli ulteriormente. Nonostante la fuga, non voleva certo prendersi un raffreddore col primo acquazzone della stagione!

“- Nancy, eh?- riprese la donna con voce suadente- E quanti anni ha?

- Ventidue.

- E che scuola fa? Il college?

- .. sì, il college…

Lo sguardo della ragazza cadde improvvisamente a terra, come se gravato da un’ancora.

- Perché non è lì con te?

Toccò allora al respiro, che si fece più appesantito da quella domanda.

Ma, prima che potesse sprofondare lei stessa con tutto il suo corpo per andare sotto terra, una voce la richiamò nella realtà.

- Ragazzina! Ehi, tu! Vieni qui!

Christine stava aspettando proprio quella voce, era per questo che era scappata di casa. Si alzò subito in piedi, si strizzò i capelli per farli asciugare prima e corse verso il ragazzo che le stava di fronte, ad un paio di metri di distanza.

- Allora? Avete trovato tutto?

- Sì, e dovresti proprio ringraziarci! Non sai che fatica… e per scoprire cose che ci avresti potuto dire benissimo anche tu!- l’altro la prese a braccetto e la coprì col suo ombrello blu scuro. La pioggia non accennava a diminuire e le strade erano state rimpicciolite a causa dei fiumi di fango che occupavano un quarto della carreggiata, sui fianchi dei marciapiedi.

Il ragazzo aveva capelli corti, scuri e a spazzola, degli occhi azzurri ed era molto alto: sul metro e ottanta. Christine, invece, aveva dei capelli castani che le arrivavano fino alle scapole e dei bellissimi occhi verdi; aveva la corporatura più magra che ci fosse ma non la si poteva definire anoressica, e in più era alta un metro e settanta, rientrava tra le più alte della classe.

- Certo che un ombrello te lo potevi anche portare!- protestò il ragazzo.

- Quando sono uscita non pioveva.

Si fermarono parecchi metri più in là, in prossimità di un burrone molto ripido e roccioso.

Il luogo era molto fuori dalla città, circa un chilometro distante dal casolare più distaccato dagli altri. Era in corso un raduno, c’erano alcuni bulletti con le loro biciclette truccate e altri più imponenti- i capi- che sedevano a cavallo di motociclette un po’ vecchie ma molto ritoccate. Uno di questi stava pomiciando senza complimenti con una ragazza più nuda che vestita.

- Forza, mollaccioni! Battete la fiacca?- gridò l’accompagnatore di Christine lasciandola sotto l’ombrello. Si stava anche levando un vento freddo che, a contatto con la ragazza tutta bagnata e infreddolita già di suo, la faceva letteralmente tremare.

- Ah, siete arrivati..- commentò un altro ragazzo- Matt, ecco la roba che hai chiesto: cacciaviti, mazze da baseball, cinture di pelle…

Al richiamo di Matt, tutti si misero in piedi e partirono all’azione: c’era chi portava Christine verso il centro del raduno e chi si armava con quegli attrezzi di fortuna. Arrivò poi la ragazza che poco prima era intenta in affari privati e le portò via l’ombrello, esponendola alle gocce di pioggia che cadevano giù senza sosta e aumentando di velocità. Il cielo si era fatto buio e minaccioso, certamente non volto a bel tempo.

- Che cosa fate..?- chiese Christine tutta intimidita da quella situazione che la vedeva circondata da brutti ceffi armati fino ai denti di attrezzi casalinghi molto pericolosi se usati male- Non vi avevo chiesto di…

Ripensò al momento in cui, due giorni prima, aveva incontrato Matt nel cortile dietro la scuola e gli aveva chiesto un piccolo favore per risolvere le sue questioni familiari.

“Voglio che facciate crollare mio padre, così la mia matrigna Diana si scollerà da lui all’istante!”

Non aveva certo immaginato quel tipo di azione. Come speravano di far crollare il padre picchiando la figlia?

Poi cominciò a capire, forse non era una semplice “presa a botte” quello che avevano in mente. Christine cominciò a pregar in cuor suo che non fosse così.

- Non ci avevi chiesto tu di far crollare tuo padre? Ebbene, questo è il metodo più efficace: la perdita dell’unico membro rimasto in vita è sempre un duro colpo! – rispose il meno affidabile di quei ceffi, sputandole quasi in faccia, se non si fosse spostata in tempo.

- Matt, ma cosa…?- chiese ancora la ragazza, sperando che quella brutta storia fosse soltanto uno scherzo.

- Ha ragione lui, Collins, e non c’è altro modo: è diventato un uomo così incrollabile, incorruttibile, con i suoi tre figli e con la sua moglie perfetta…!- rispose l’altro, scotendo la testa per la desolazione - Possiamo cominciare?

Il tizio di prima le tirò un potentissimo pugno in pancia e aprì le danze dei dolori.

A nulla valsero gli strepiti e i gridolini di dolore della povera ragazza che, picchiata da tutti quei ragazzi molto più grandi e più forti di lei, cominciava a patire le pene dell’inferno senza che nessuno potesse aiutarla.

La storia andò avanti per circa un’ora, Christine resisteva ai pugni dei più massicci del gruppo  e alle bastonate ricevute dalle mazze da baseball, mentre qualcun altro, meno deciso a farla fuori, la punzecchiava in punti critici con forchette e cacciaviti. Ed è così che una richiesta dettata dalla gelosia e da altre ragioni minori degenerò in un massacro destinato a finire solo nel caso in cui non ci sarebbe stato più niente da fare.

Christine, ormai grondante di sangue e incapace di muoversi se non strisciando e appoggiandosi con l’unico arto rimastole fedele, cominciò a chiamare a gran voce il capo di quella banda, Matt, dato che dava ordini la non l’aveva toccata da quando le aveva lasciato l’ombrello. Era sicura che in quel ragazzo ci fosse qualche speranza, qualche cosa che avrebbe potuto revocare la sua condanna. Quando però credette di esser stata baciata da un miracolo, il ragazzo si rivelò essere il vero capo di quei teppisti.

- Continuate così - aveva detto, prima di voltarsi di spalle alla ragazza.

La vicenda scese sempre più nel macabro, la pioggia lavava via parecchio sangue e le forze la abbandonavano molto rapidamente durante le frustate fatte con le cinture di pelle. La vista cominciò ad offuscarsi e, verso quella che credeva fosse la fine per l’alleviarsi delle percussioni, cominciò a credere di udire la soave voce di una persona molto particolare che aveva segnato indelebilmente la sua vita.

Tutt’ad un tratto, i dolori finirono. Attraverso l’orecchio che poggiava a terra, Christine potè sentire i passi dei ragazzi allontanarsi come aveva pregato e sperato fin da subito, seguiti poi da una camminata lenta ma pesante.

Udì il nome di Matt, poi lo vide mentre scrutava il suo volto e, successivamente, il suo corpo sgraziato.

- Certo che è molto resistente – disse infine, spostandola verso il crepaccio con un calcio nell’addome.

- Oh, come on!- sopraggiunse uno di quei quattro o cinque bulli che l’avevano picchiata maggiormente – Facciamola finita, Matt! Guarda, è facile!- e così dicendo diede ancora un paio di bastonate sul fianco della ragazza, la quale gemette e poi perse i sensi – Visto? Ora fai tu. Il colpo di grazia glielo concediamo?

Il bullo si voltò verso gli altri della banda, con fare da superiore, e ricevette un assenso generale da parte degli altri. – Coraggio, non vorrai mica stare qui tutta la notte!

- Già, buttala giù, Matt – sentì gridare dietro di sé dal suo compagno che aveva ripreso a pomiciare con la sua ragazza– Mi sono stufato di stare qui, facciamola finita e andiamocene!

Matt si avvicinò alla ragazza,la fissò ancora per un istante e poi, per non perdere la faccia da duro davanti ai suoi compagni, si fece forza e decise di concludere quella vicenda in modo dignitoso.

- Addio, sgualdrina – le sussurrò all’orecchio, mostrando un bel ghigno compiaciuto verso i suoi compagni. Le tirò poi un ultimo calcio, molto più poderoso rispetto ai precedenti, e la gettò nel burrone.

 

 

 

 

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Hola, amici!

Mi spiace averci messo tanto ad aggiornare, ma ho una valida scusa: avevo iniziato a scrivere il capitolo già da una settimana dopo il primo capitolo, solo che non rendeva abbastanza bene l’idea dei due personaggi e quindi ho deciso di raddoppiare il primo capitolo aggiungendo questo “/bis”, se così si può definire, e cioè il primo capitolo visto da Christine! Senza intermediari, lei in prima persona!

Chris- Grazie tante, era meglio se descrivevo la scena invece che viverla, no?

Shark- Ma che dici, così i lettori comprendono meglio!

Brad- E io? Mi hai già dimenticato???

Shark- Ma no! E’ solo che la situazione familiare di Christine era più complessa ed urgente!

Brad- Sicura? Mah..

Chris- Beh, grazie dell’interessamento. IO comunque non sono contenta di aver recitato una parte così sanguinolenta!

Shark- Ma lo hai chiesto tu!

Chris- Anche su questo ci sono seri dubbi… il copione chi l’ha scritto?

Silenzio.

Shark- Ehm… devo andare! (screeeech) (¬ rumore di auto tipica delle fughe)

 

Ah, già!

Non ho ancora ringraziato i miei sostenitori!

Che dire, sono realmente commossa per il gran numero di recensori, non me li aspettavo proprio, data la media di 2/3 massimo 4 delle altre fic!

 

In primis, ringrazio Lady Antares D.L. che ha gentilmente fatto notare l’assenza di dialoghi (brava furba!NdBrad)(<.< cattivo! Nshark) e che mi ha sostenuto a lungo anche in altre fiction!

 

Poi, riprendendo l’ordine dei recensori, ringrazio Miya che mi sostiene anche più di L.A.D.L. (ora potete anche mettere su un fan club!) e che è diventata ormai la mia fan numero 1, dato che mi riempie sempre di bellissime recensioni colme di complimenti (okay, io però sono il membro ufficiale, intesi?)!!!

 

Tocca a Karen, altra mia grande sostenitrice! Spero che questo capitolo ti piaccia come gli altri!

 

Ed ecco Lally, che ringrazio molto per la sua comparsa tra i recensori e che mi piacerebbe motlo conoscere meglio in futuro (questa fic è mooolto lunga, ne avremo tutto il tempo!)(occhio che sembra una minaccia!NdBrad)(EHI! NdShark)! Anche la tua fic è molto carina, appena posso commento anche l’ultimo capitolo, okay? Non sono morta! Che, tra parentesi, dirlo in questa fic è tutto dire…

 

Damned88 è un’altra pvera anima vittima dei miei ritardosissimi postamenti (non sforzatevi a cercarlo sul dizionario, l’ho appena inventato!) Grazie mille, sono molto contenta che ti piaccia questa storia, vedremo se continuerà a piacerti anche dopo un capitolo come questo che, a parer mio, non è che abbia offerto chissà che… giusto un bel mal di testa!

 

Ed ecco al fin giunta da me livia wood, mitica compagna di banco (si può dire? Mah…)!!!

Ehm, diciamo che possiamo cominciare a fare una gara: chi aggiorna più lentamente! Sarà una bella sfida…

 

Bene, detto questo mi auguro che i lettori aumentino e non diminuiscano: io, tra l’altro e come già detto, ho già metà del prossimo capitolo bello scritto che non aspetta altro che.. essere finito. E che ci volete fare, aggiornerò il più in fretta possibile, okay?

Intanto recensite in molti, la cosa mi velocizza incredibilmente! ^___^

Vostra, Shark Attack

 

 

   
 
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