P. D. R. – Problemi Di Reincarnazione
Una giornata di fine estate invidiata in
tutto il mondo: mentre l’Europa era invasa da acquazzoni, l’Asia da monsoni
d’aria calda, l’America Latina da aride siccità e il resto degli Stati Uniti da
uragani imprevedibili, a Long Beach, California, c’erano sole caldo, brezza
marina rinfrescante, cielo limpido e mare cristallino.
Sembrava che tuta la popolazione giovanile
californiana si fosse trasferita sulla costa: le spiagge libere non sembravano
esserlo, gli stabilimenti balneari erano più stipati di un magazzino delle
scope di una segheria e la gente faceva a spintoni persino per nuotare al
largo.
In mezzo a quella folla che, tutto sommato,
non riusciva a rovinare una così bella giornata, si stava svolgendo una gara di
surf trai più bei ragazzi del posto: nella competizione finale in corso stavano
partecipando i due surfisti più noti di tutte le coste del paese. Naturalmente,
erano i surfisti oggetto dell’amore di quelle centinaia di ragazze spasimanti
che affollavano il luogo della sfida.
Pronti sulle loro tavole da surf, Jake
Pelvinton e Brad Louis si stavano studiando l’un l’altro mentre battutine
ironiche sulla vittoria di uno o sulla schiacciante vittoria dell’altro
volavano non solo tra gli sfidanti, ma anche tra i membri dei vari fan club.
Il telecronista prese il microfono e cominciò
a surriscaldare l’atmosfera annunciando l’inizio della gara dalla sua
postazione, la sedia sopraelevata del bagnino.
- Wow guys! Ben trovati a tutti, siamo pronti
per la nuova sfida di oggi? Alla nostra destra abbiamo il campione indiscusso
in carica da ben quattro anni consecutivi! Facciamo tutti sentire il nostro
calore a Braaaaaad… the wave-boy! -
scoppiò un urlo quasi disumano che stappò i timpani al biondino interessato -E
alla nostra destra… looooooo sfidante! Jake!- niente soprannomi, anche se
“eterno sfidante” sarebbe stato perfetto: infatti Jake era lo sfidante per
eccellenza, da tanti anni quanti erano i titoli del campione, non era mai
riuscito a batterlo.
Quel ragazzo con Ray Ban ultimo modello e microfono quasi in bocca per
l’eccitazione della gara prese ad agitarsi ancora di più quando gli
comunicarono che era giunta l’ora di dare il via alla gara. Il telecronista si
slanciò in basso per afferrare l’orologio tecnologico e cominciò il conto alla
rovescia per la partenza dei due, mentre sotto di lui le ragazze e gli altri
spettatori/tifosi presero ad urlare sempre più forte i nomi dei loro preferiti.
-E via al conteggio! 10… 9… 8…-
-Sei ancora in tempo per ritirarti-, ghignò
Jake, decisamente sicuro di sé.
-5… 4…-
-E tu sei ancora in tempo per risparmiarti
l’ennesima figuraccia!-
-2… 1… GO!!!-
E i due partirono, con potentissime bracciate
per avviarsi sulle onde. IL vento sembrava essere particolarmente favorevole,
forte ma non troppo, e il mare non poteva essere più perfetto! “Sarà una gran
bella gara!”, pensò Brad mentre passava in testa davanti al rivale.
Arrivò poi la prima occasione di voto per i giudici che li stavano osservando dalla riva: sì, quell’onda era perfetta. Brad accelerò di colpo sperando che l’altro concorrente non avrebbe cercato di inseguirlo, e così fu: salì in piedi alla tavola mostrando a quegli spettatori col binocolo i suoi meravigliosi pettorali scolpiti ma non troppo, adatti ad un sedicenne qual’era lui, e poi si mise in posizione per cavalcare l’onda. Il surf era tutto per lui, non riusciva nemmeno ad immaginarsi una vita senza la sua tavola, anche se quella che aveva sotto i piedi al momento non era la sua vera tavola: l’aveva appena presa a noleggio dato che la sua si era incrinata durante il trasloco appena effettuato da L.A..
L’onda non tardò ad arrivare e il biondino la
prese al volo, cavalcandola con maestria. Poi diventò sempre più grossa man
mano che correva, e come correva! Sembrava fosse l’onda più bella di tutta la
sua vita, sprizzava gioia da tutti i pori mentre urlava quel “Yahoo!”
indemoniato che fece esaltare tutta la folla.
Poi si ricordò che era una gara e controllò
fugacemente attorno a sé per vedere dove si fosse cacciato lo sfidante.
-Sfidante perdente, sarai scappato immagino-
disse, facendo spallucce e tornando a concentrarsi sulla sua esibizione. I
giudici non si riuscivano a vedere proprio per niente, erano molto lontano
dalla riva, ma sicuramente erano soddisfatti da quella prestazione magistrale:
eccolo infatti saltare come fosse sullo skate board, ora impennandosi in punta,
ora facendo una piroetta e atterrando perfettamente sulla tavola. Tranne
l’ultima piroetta, con quella scivolò giù dalla tavola e venne in parte
travolto dall’onda.
-Il vento si sta levando sempre più forte,
amici, mi chiedo se questa gara possa continuare-, commentò il telecronista,
guardando in direzione del banco dei giudici -Ma devo dire che anche Jake se la
sta cavando benissimo! Guardatelo, sembra addirittura il campione! -le fan di
Brad gli fecero miliardi di scongiuri e gli gettarono addosso maledizioni su
maledizioni perché il loro idolo era unico ed imitabile -Ehm, naturalmente…
Brad agli esordi della carriera!- si salvò la pelle per un pelo -Ma… che
succede laggiù? Sembra che le onde stiano crescendo un po’ troppo, non vi pare?
Riusciranno i nostri concorrenti a domarle?-
Una trentina di metri più avanti, Brad era
riuscito a ritornare sulla cresta dell’onda nel senso più alla lettera
possibile: aveva recuperato lo scivolone precedente con grande professionalità,
dando un’altra occasione a quelle scalmanate laggiù di agitarsi e di invocare
il suo nome. Poi gli apparve Jake alle spalle, cavalcando un’onda ancora più grande.
-Ehi, campione!
Guarda qua!- gli disse.
-Si, si, pavoneggiati finchè puoi amico,
adesso ti prendo!-
-Incredibile amici! -il telecronista di levò
gli occhiali da sole per osservare meglio ciò che stava succedendo fra le onde
bianche dell’Oceano -Brad ha letteralmente saltato un’onda, pur di raggiungere
l’avversario! Pare che questa qui sia una grande gara, non come il fiasco di
Jake dell’anno scorso...-
Il vento crebbe sempre di più e divenne
insostenibile per le persone in spiaggia, colti da una bufera di sabbia. Anche
il cielo ne risentì, e divenne tutto rannuvolato. Molti spettatori se ne
andarono raccogliendo in fretta lo loro cose, mentre le fan più accanite ben
presto rimasero le uniche ad assistere alla gara.
I due sfidanti sembravano trovarsi in
difficoltà, l’onda sulla quale si trovavano era diventata troppo alta e il
vento in mare aperto è sempre maggiore rispetto alla riva. Figurarsi poi se il
mare aperto è un Oceano.
-GARA SOSPESA! RAGAZZI, TORNATE A RIVA, E’
TROPPO PERICOLOSO CONTINUARE!- questa volta a parlare al microfono era uno dei
membri della giuria e sembrava molto preoccupato -TORNATE A RIVA!-, ma i
ragazzi lo sentirono appena.
Entrambi persero l’equilibrio, Jake cadde
addosso a Brad ma tornarono presto in superficie e cominciarono a nuotare
sempre più rapidamente, le tavole erano ormai andate perdute.
Se qualcuno si è mai chiesto il motivo per
cui ci sono bandiere rosse e bagnini in agitazione quando il mare è molto
mosso, è giunto il momento che lo scopra: Brad se lo è sempre chiesto, lui
adorava il mare in tutte le sue forme e non avrebbe mai e poi mai dubitato di
lui. Si fidava del mare. Ma il ritmo della nuotata si stava rapidamente
spegnendo, era uno sforzo enorme per due ragazzi quali erano loro, le onde li
risbattevano sott’acqua ad ogni loro movimento e non riuscivano mai ad avanzare
di molto.
-Siamo spacciati, Brad!-
-No, novellino, dobbiamo resistere! Nuota,
nuota!-
Era il suo carattere, non riusciva ad odiare
nessuno e anche l’acerrimo rivale, il nemico più terribile alla fine era suo
amico. Nonostante questo, però, non riusciva a levarsi quella bella faccia
tosta dal volto, e nemmeno la battutina o la presa in giro istantanea.
Tuttavia, anche se cercava di far coraggio ad
entrambi, sapeva benissimo che erano spacciati, non ce l’avrebbero fatta. Lui,
poi, si sentiva sempre più sfinito.
Sentiva i loro nomi al microfono, in molti li
stavano chiamando a riva, ma lui sapeva in cuor suo che era troppo lontano… poi
non vide più l’altro ragazzo.
-JAKE!!! JAKE!!!- lo vide affondare
inesorabilmente proprio ad una ventina di centimetri dalla sua tavola da surf,
era allo stremo delle forze e si stava arrendendo alle onde.
Con uno sforzo immane, Brad si lanciò su di
lui nuotando per altro in senso opposto all’andamento della mareggiata e si
tuffò a ripescarlo. A fatica, poi, riuscì a tirarlo di nuovo in superficie
lottando con forza contro le ondate potenti che volevano stroncarlo e infine lo
mise sulla tavola, continuando a gridare per svegliarlo dallo svenimento.
Poi la sua autonomia in acqua calò
vertiginosamente e scivolò giù dalla tavola di Jake, affondando in mare senza
sufficienti forze per reagire.
Troppa acqua nei polmoni, ecco qual’era il
problema: non riusciva a tornare a galla da diversi minuti e tutti i suoi sforzi
per trattenere il fiato erano diventati ormai inutili, non vedeva nulla, solo
le bollicine che gli solleticavano le braccia. In cuor suo sapeva che si stava
solo agitando, che non stava affatto tornando in superficie, sentiva la
pressione diventare sempre più insostenibile, sì, stava annegando… un’ultima
spinta verso il basso e sentì una fitta lancinante alla schiena.
Poi chiuse gli occhi.
-Dobbiamo andare-
Quell’alta figura avvolta in un mantello nero
riportò Brad alla realtà scotendolo per un braccio. Il ragazzo si svegliò come
da un sogno, di soprassalto, poi riprese il controllo e si guardò attorno.
-Non è possibile… sono ancora vivo?!?- saltò
in piedi gioioso come un bimbo al Luna Park dopo un’estenuante giornata di
scuola -Sono vivo! Oh, grazie, grazie per questo mirac…-
-Guarda che non sei vivo- l’uomo lo scosse
ancora con quelle dita freddissime, ma Brad pareva non aver capito. Poi vide
avvicinarsi un sacco di gente: soccorritori, pompieri, alcuni membri del pronto
soccorso… aveva visto scene del genere nei film, soprattutto quelli dei super
eroi, con la fanciulla di turno tenuta a forza dai pompieri o dalla polizia
mentre le forze del male venivano annientate dal protagonista. La scena dei
soccorritori, invece, l’aveva vista in un telefilm poliziesco, proprio
identica: i medici si avvicinano al corpo, gli gridano di svegliarsi sperando
fosse ancora in vita, lo portano in salvo all’ospedale e lì guarisce del tutto,
il caso si risolve come se nella vita reale ci fosse un copione già scritto e
parte la sigla finale.
Abbandonò quei ricordi televisivi per
concentrare l’attenzione su quella donna che correva verso di lui con le
lacrime agli occhi e la disperazione nel cuore: sua madre.
Brad corse verso di lei a braccia aperte,
dopo quella brutta avventura si sentiva ancora spaventato a morte, ma quella lo
superò e continuò in direzione degli scogli: per la precisione, lo trapassò
senza neanche vederlo, come fosse stato un fantasma.
Si voltò verso di lei per vedere se si era
accorta di lui, ma vide solo una donna in un pianto disperato bloccata a forza
dai soccorritori.
Perché piange? Io sono qui…
-Ma che cosa… Ehi!- la figura nera lo prese
per le spalle e lo portò ad una posizione sopraelevata alla scena, e rimasero a
mezz’aria.
-Adesso dobbiamo proprio andare- gli disse
allungando un braccio mingherlino verso quello del ragazzo, il quale non lo
respinse ma rabbrividì al contatto.
-Che cosa sta succedendo, me lo vuoi
spiegare?!- non riusciva a distinguere dove finisse il non voler credere e il
non voler capire. In quel momento non voleva capire.
-Guarda-, si limitò a dire l’altro puntando
un ossuto dito indice verso gli scogli, a quasi 500 metri dal luogo della gara
di surf.
Brad Louis non potè sentirsi peggio: vide il
suo corpo esanime incastrato tra le rocce, sfigurato ed insanguinato, mentre
sei soccorritori attorno a lui gli gridavano di resistere come in quel
telefilm, sperando che non fosse…
-… morto…- sussurrò d’un fiato. Ora non
voleva credere.
E’ una credenza abbastanza comune, in molti
pensano che quando la Morte ti coglie rivivi i momenti più brutti della tua
vita appena conclusa. Non si considera che se, come sta succedendo a Brad, si
riesce a vedere la propria morte, è quello il momento più brutto che tu possa
mai avere. Il giovane surfista si fermò a contemplare ciò che rimaneva di lui in Terra, posando ogni tanto lo sguardo,
come fosse un dovere, sul volto sempre più straziato della madre. Lui, invece,
non riusciva assolutamente a piangere.
-Sì, è un peccato… sedici anni soltanto…-
l’uomo gracilino vestito di nero si mise ad osservare la scena loro
sottostante, quasi commosso. Stava ripensando a quando anche lui aveva perso la
vita, aveva più o meno la stessa età del malcapitato odierno, quel giorno di
più di mille anni prima. Era un ragazzo anche lui.
Poi si percosse tutto e prese di forza il
ragazzo portandolo lontano da quel luogo. La madre di Brad urlò disperata alla
vista del figlio in barella.
-Allora… Louis Bradley, giusto?- continuò lo
sconosciuto come se non fosse successo nulla.
-No, Louis Brad, prego: non Bradley, odio
quel nomignolo- corresse il biondino con gli occhi spenti, come in trance: era
morto, non ci poteva assolutamente credere! E adesso, cosa gli sarebbe
successo? In un certo senso la sua vita stava continuando, ora aveva la
certezza di quel ‘qualcosa’ oltre la vita, ma continuava a pensare a tutte le
cose che non avrebbe più potuto fare, a tutte quelle persone che non avrebbe
mai più rivisto… era proprio il dispiacere provocato alle persone che gli
volevano bene la cosa che lo rendeva più triste. Poi, per il resto, quando era
in vita e pensava all’aldilà si diceva che forse sarebbe stata una bella
avventura, vedere cosa sarebbe successo alla morte… ma non pensava di arrivarci
così presto! A soli sedici anni, durante una gara di surf… non avrebbe più
potuto cavalcare un’onda…
-Ah, sì, giusto- disse l’altro, ignorando
tutti i suoi pensieri -Louis Brad, 16 anni, capelli biondi, occhi verdi e una
cicatrice sul fondo schiena…- annotò il tutto in un blocchetto bianco appena
comparsogli in mano.
-Non ho nessuna cicatrice sul fondo schiena!-
-Sicuro? Prima hai sbattuto contro uno
scoglio, non ricordi?- Brad si passò una sul punto discusso e sentì un taglio
enorme -Visto?-
-Ma tu chi sei?- finalmente glielo chiese, se
lo stava chiedendo da quando gli aveva detto di non essere più vivo.
-Angelo della Morte Diehow, sezione
californiana, categoria maschile giovanile- rispose l’altro, scostando
lievemente il cappuccio e mostrando al ragazzo il suo volto altrettanto giovane
ma sfigurato e logoro dal tempo -E stiamo andando alla Succursale 1527 della
Porta del Mondo, se lo vuoi proprio sapere- continuò semplicemente annuendo
verso un cerchio luminoso nel cielo plumbeo -la destinazione finale di un’anima-.
-E poi?-
-Non ne ho idea, non sono mica il Padre
Eterno! E ora, dentro! Hop!-
-Ma io… io sono giovane, no? Non esiste un
processo di reincarnazione o…-
-Roba da romanzo, è possibile solo dopo esser
entrato lì-
-Ah-ah! Non ci credo, tu vuoi solo farmi
andare lì e scappare via, vero?- era riuscito a risollevarsi il morale, in
fondo c’era qualcosa oltre la vita e la morte, quindi avrebbe potuto deprimersi
dopo: questo invece era il momento di salvarsi la pelle attaccandosi con le
unghie e con i denti alla sua amata America.
L’angelo, dal canto suo, era visibilmente
scocciato da quell’imprevisto.
-Senti un po’ ragazzino, sei il mio 368.945
protetto, e gli altri 368.944 non mi hanno dato problemi: perché non puoi
entrare come fanno tutti gli altri?!?- cominciò a spingerlo con più forza, ma
quello si aggrappò al bordo del cerchio e puntò i piedi con fare deciso. Brad
credette di aver le mani ustionate al
solo contatto con quel cerchio di fuoco bianco, ma non sentiva molto dolore,
solo calore. La temperatura, probabilmente, di un forno a gas a 200°C.
La scena andò avanti per un paio di minuti,
con il ragazzo letteralmente appeso tra il mondo dei morti e quello dei vivi e
l’angelo della Morte intento a concludere il suo lavoro alla ben e meglio.
-Che cosa state facendo, qui c’è gente che
deve morire!- una voce possente fermò quella strana situazione e i due si
staccarono e si voltarono verso colui che aveva parlato -Ah! Diehow, sempre tu,
vero?-
Dietro di loro c’era un altro angelo della
Morte avvolto anch’egli in un mantello nero: era molto più robusto del primo, e
aveva in mano il suo stesso blocchetto. Come per il primo, non gli si vedeva il
volto.
-Eh eh… un piccolo contrattempo, sai com’è…
il ragazzo non vuole morire e…- cominciò a spiegare il più giovane dei due, con
un tono di voce molto più flebile e timoroso rispetto a quello che usava prima
con Brad -… stavo cercando di farlo entrare nella Porta del Mondo, ma si ostina
a voler restare qui!-
-Tu gli hai spiegato i gravi problemi che può
provocare all’equilibrio delle cose?-
Diehow abbassò la testa come fosse in
punizione. -..stavo per dirglielo, ma speravo di riuscire a..-
-Usa la testa! Lui è appena morto, tu hai già
un migliaio di anni alle spalle: chi credi che abbia più forza di spirito, tu o
lui?- sembravano essersi dimenticati di Brad, il quale li stava osservando
ammaliato: gli era tornata in mente la realtà della morte in cui si trovava e
non riusciva ad ascoltare quei due che parlavano di quella spiacevole
situazione così alla leggera.
Si voltò ad osservare con aria triste quella
porta che gli era stata destinata, mentre la luce che emanava si rifletteva nei
suoi occhi e non sulle case sottostanti. Si mise ad osservare per un bel po’ di
minuti i tetti delle abitazioni che stavano sotto il suo pavimento invisibile e
si crogiolò nella vita quotidiana degli abitanti. Già
mi manca…
-Ehi, ragazzo!- Brad si voltò. Il secondo angelo della morte si avvicinò a lui con fare impacciato ma deciso, agitando una grossa manona da boscaiolo nella sua direzione -Tu non ti rendi neanche conto dello sfascio che stai creando alle altre anime! Il tuo tempo sulla Terra è scaduto, quindi fila nell’Aldilà!-
-Lei, quando è morto, ha accettato di buon grado il suo destino?- rispose il biondino, cercando di prendere ancora più tempo con quel tizio che magari avrebbe potuto dargli delle spiegazioni su quella nuova vita.
-Certo-
-Davvero?-
-Non tutti sono incoscienti come te! Guarda qua, lo vedi questo nome?- gli fece vedere il suo blocchettino bianco, diviso in colonne: a lui era stata affidata la categoria femminile giovanile e stava indicando una certa Christine Collins -E’ la ragazza che deve morire adesso, e la sua sofferenza si sta prolungando fin troppo, grazie alla tua ostinazione! Lo fai almeno per lei? Eh?-
-Quello che ti sta dicendo, Brad, è che stai intralciando il ciclo vitale delle persone: non sei l’unico che deve morire, e tutti hanno ugual tempo a disposizione per oltrepassare la Porta. Tu, però, stai occupando anche il tempo di Christine e la stai facendo soffrire perché non può morire!- spiegò Diehow, avvicinandosi anche lui agli altri due -Quindi, per favore, entra nel Mondo delle anime e accetta il tuo destino!-
Rimasero in attesa di una risposta, in silenzio. Brad stava cercando di mettere assieme tutti quei rimproveri e tutte quelle regole sul ciclo vitale per dar loro una forma comprensibile e, quando finì di ragionare, comunicò la sua decisione.
-No-
-Non dipende da te, ragazzino!- il più massiccio dei due angeli della morte s’adirò e allungò le sue grosse mani verso di lui per afferrarlo, ma Brad s’abbassò e corse via, sfuggendo incoscientemente dalla zona del cielo protetta dal potere dalla Porta: cadde, quindi, precipitò giù inesorabilmente.
Gridò come non molto prima, quando era fra le onde, e vide i due angeli neri che volavano verso di lui ad ali spiegate, con le loro grandissime ali di piume bianche lucenti, ma non lo raggiunsero.
Fu lui invece a raggiungere qualcun altro, fece in tempo a voltarsi a pancia in giù che vide una ragazza alla mercé di quattro o cinque bulletti. Lei era priva di sensi ed era riversa sul bordo di un crepaccio molto profondo, aveva un sacco di tagli e lividi su tutto il corpo, soprattutto in faccia, ed indossava una minigonna sollevata quasi del tutto dal ragazzo che la stava picchiando.
-Certo che è molto resistente- disse quello, spostandola verso il crepaccio con un calcio. Brad cadde a terra con un tonfo invisibile e si nascose ai due angeli che lo avevano già raggiunto. Si strinse dietro ad un albero, e continuò ad osservare la scena mentre i due inseguitori si insultavano a vicenda per la lentezza dei loro riflessi, uno perché troppo vecchio, l’altro perché senza la forza necessaria ad un inseguimento.
Per fortuna mi sono capitati due angeli così idioti!, pensò tra se e sé.
-Buttala giù, Matt- sentì gridare dietro di sé, era uno dei bulli che ce l’avevano con la ragazza in difficoltà -Mi sono stufato di stare qui, facciamola finita e andiamocene!-
L’altro sorrise con un ghigno, poi si chinò sulla malcapitata e le sussurrò all’orecchio: -Addio, sgualdrina-, e fece per tirarle un altro calcio, uno più potente, per buttarla giù nel crepaccio.
L’angelo più robusto fermò il litigio e si avvicinò alla ragazza mentre annotava qualcosa sul suo blocco bianco: stava andando a prendere la sua anima.
Quella ragazza stava per morire e lui pensava solo al suo lavoro, non la voleva assolutamente aiutare! Per Brad era inconcepibile, non poteva accettare di non aiutare quella ragazza indifesa e, senza pensarci, corse da lei buttandosi nel crepaccio e riuscendo ad afferrarla per un braccio, poiché lei stava lentamente rotolando sulle rocce.
-No, fermo!- l’angelo ripartì all’inseguimento del ragazzo, ma non fece in tempo a spiegare le ali che una luce abbagliante si sprigionò dal crepaccio proprio nel momento in cui Brad afferrò i fianchi della ragazza prendendola, in uno strano doppio senso, per la vita.
E’ salva!, si disse il giovane surfista, stringendo a sé quel corpo che continuava ad aumentare inspiegabilmente di calore: anche lui si sentì pervaso da quel calore, lo faceva sentire ancora vivo e si lasciò travolgere da quella piacevolissima sensazione.
La luce li avvolse completamente, Brad non riusciva a distinguere più nulla, nemmeno la ragazza riversa tra le sue braccia ma, ad un certo punto, non sentì più nulla: rumori, voci, sensazioni… non sentiva più nulla. In compenso, vide nella sua mente alcune scene di una vita non sua, cose che non aveva mai visto: una bimba rannicchiata sul bordo della strada… una bambina un po’ più grande della prima mentre piangeva in una stanza vuota stringendo a sé un peluche di pezza tutto logoro e da buttare… una ragazzina che picchiava furiosamente i pugni contro ad un palo, noncurante delle ferite che si stava procurando alle nocche…
Però era felice, felice e tranquillo. Almeno per aver salvato la vita di quella ragazza.
Fuori dal crepaccio, però, l’atmosfera era totalmente diversa: i bulli, non potendo vedere ne gli Angeli ne la luce che veniva emanata dal crepaccio, se n’erano andati con le loro motociclette, basandosi sulla sicura fine della ragazza, mentre invece i due angeli rimasero stupefatti davanti a ciò che stava succedendo di fronte ai loro occhi. Anche se non erano i soli ad aver visto quella luce soprannaturale…
-Si… si è unito alla ragazza! Diehow, ti rendi conto di ciò che è successo? IL TUO PROTETTO SI E’ UNITO AD UN ALTRO UMANO! QUESTO SCONVOLGERA’ TUTTO L’EQUILIBRIO DEL MONDO, E’ LA FINE!- gridò il più robusto dei due, avvicinandosi minacciosamente all’altro e gridandogli mille e mille possibili catastrofi che potrebbero conseguire questo sfacelo dell’Ordine. La luce aveva finito di abbagliarli, si stava lentamente spegnendo.
-Sì! Ho capito! L’ho visto anch’io!- replicò l’altro, arrabbiandosi contro l’uomo che continuava a dargli ordini e colpe.
-Beh, cosa speri di fare, adesso? Io non ho la minima idea di come dobbiamo comportarci con un corpo a due anime!-
-La sai una cosa? Nemmeno io. Credo che in questi casi bisogni… guardare gli eventi che accadono, come facciamo sempre- guardò sconsolato il crepaccio, poi vi si avvicinò e cercò con lo sguardo l’unione di quei due. Si rallegrò molto quando vide una mano aggrapparsi ad una roccia e tirar su il resto del corpo con forza.
-Ma tu guarda che mi tocca fare per… ehi, ma… dov’è finita?- si chiese Brad, parlando con la voce della ragazza -Ho… di nuovo un corpo? Magari dall’alto hanno visto la mia buona azione e mi hanno ricompensato con… OH MY GOD! Ma?!?… sono finito nel corpo della ragazza… !- constatò suo malgrado, girandosi e rimirandosi in tutti i modi possibili, quell’assurda verità. La gonnellina, ora che era in piedi, non sembrava tanto corta quanto lo era prima e la felpina scura gli impediva di veder bene le dimensioni del busto e del seno di Christine, confortandolo da una parte, e dispiacendogli dall’altra. Fu un soffio di vento residuo dalla giornata appena trascorsa a fargli notare anche la lunghezza e il colore dei capelli, poco sotto le spalle e castani.
-Mi ricorda il film “Heaven can wait”, dove il protagonista si reincarna più volte pur di non morire… un po’ come me allora?- chiese al suo angelo della Morte.
-No, Brad, vedi…- cominciò il suo angelo mentre gli si avvicinava per guardare meglio il corpo -credo che tu abbia avuto un contatto con Christine proprio mentre la vita stava abbandonando il suo corpo e, secondo un ragionamento poco logico, le vostre due morti sommate hanno creato questa… nuova forma di vita e…- sembrava in difficoltà, si voltava più volte verso l’angelo più anziano e balbettava sempre più nervosamente.
-Ma… l’anima della ragazza?- domandò ancora Brad, diventando anche lui più timoroso -Che fine ha fatto?-
-O ci sono due possibilità: o tu ti sei sovrapposto a lei oppure…- le voci scomparvero molto rapidamente, così come la vista dei due Angeli della Morte: il biondino, ora castano, non riusciva più a vederli ne a sentirli.
-No, aspettate! Tornate qui!- gridò, ma, seguendo uno strano percorso logico, se era di nuovo in un corpo, se si muoveva, se non poteva più vedere i messaggeri della Morte doveva, in sostanza, esser tornato alla vita… e questa nuova e confortante realtà si fece ancora più vivida quando le ferite della ragazza e la su stanchezza lo portarono ad uno svenimento.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
Buon giorno a tutti, lettori di ff soprannaturali!
Il mio nome è Shark Attack e spero che questa mia piccola follia, comunemente chiamata “fiction”, possa in qualche modo piacervi! Era da un po’ di tempo che l’idea mi frullava in mente e ora che sono riuscita a metterla per iscritto e a postarla, mi farebbe piacere sentire un po’ voi che ne pensate!
Morale della favola: se volete vedere come va a finire questa storia, recensite in tanti!!! ^ ^
P.s.: mi ero scordata di comunicarvi la piccola legenda necessaria a comprendere al meglio il testo! Allora, le frasi scritte in azzurro semplice sono, come forse avrete già capito, i discorsi di Brad Louis fatti con la voce di Christine, da dentro il suo corpo (poi ci capiremo meglio nei prossimi capitoli); le frasi scritte in corsivo azzurro sono i pensieri e le puntualizzazioni di Brad fatte come spirito, non attraverso la voce di un corpo; viceversa, dal prossimo capitolo troveremo frasi in corsivo rosa che saranno i pensieri o le cose dette “spiritualmente” da Christine (ma anche questo sarà più chiaro già dal prossimo capitolo, vedrete!); le cose che dirà Christine Collins dal suo corpo, con la sua vera voce, di capoccia sua etc. saranno in nero normale dato che non ci sarà niente di anomalo!
Sperando di non avervi già confuso dal primo capitolo, vi aspetto tutti al secondo! Mi raccomando, numerosi!