Capitolo 2: Le Rose Nere
Appena
sveglia Dafne scostò le tende che coprivano la finestra della sua camera da
letto e, come da abitudine si perse ad osservare il cielo. Era plumbeo sembrava
ingannevolmente calmo, ma era pronto ad accogliere la tempesta che si addensava
appena dietro l’orizzonte. Le nuvole si muovevano titubanti e lenti, e si
avviavano meschine verso il sole, che cercava a stento di illuminare la
mattinata. La minaccia dell’imminente
burrasca si faceva più ineluttabile di minuto in minuti ma questo non bastò per
cancellare la felicità congenita della ragazza. Richiuse le tende, infilò le
ciabatte di peluche e sbadigliando leggermente si avviò verso la cucina.
“Buongiorno
Daff!” bofonchiò Dean, suo coinquilino ma soprattutto suo grande amico, con la
bocca piena dei biscotti che lei stessa aveva sfornato il giorno prima.
“Buongiorno!”
rispose la ragazza sorridendo serafica e prendendo posto affianco a lui intorno
al tavolo.
“Non vai a
lavoro questa mattina?” le chiese il ragazzo trangugiando un altro biscotto,
imitando quasi perfettamente il “Cookie Monster”, personaggio del programma
televisivo “Sesame Street”che entrambi da piccoli guardavano, stampato sul
pigiama di Dafne.
“Certo! Non
sono tutti fortunati come te sai?”
rispose scherzando dolcemente riferendosi al fatto che il ragazzo fosse
ormai da tempo disoccupato, mentre immerse nella sua tazza di latte un’ingente
quantità di cereali.
“Non sei
divertente sai?” gli fece eco il ragazzo scuotendo la testa. “E comunque te
l’ho chiesto perché mi sembra che sia un po’ tardino per aprire il negozio!”
aggiunse puntando i suoi brillanti occhi verdi sulla ragazza che portò
istintivamente gli occhi all’orologio viola appeso alla parete.
“Oh mio Dio
ma sono le nove e mezza!” esclamò sconvolta rischiando quasi di strozzarsi con
la porzione di cereali che aveva appena portato in bocca. “Sono in ritardo!”
aggiunse pulendosi frettolosamente la bocca con un tovagliolo e alzandosi dal
tavolo.
“Daff tu sei
perennemente in ritardo!” disse il ragazzo sorridendo e continuando a scuotere
la testa per poi bere un sorso di succo d’ arancia.
“Non è
vero!” esclamò la ragazza affacciandosi dalla sua camera e rivolgendo
un’infantile linguaccia al suo amico.
“Si che è
vero!” replicò il ragazzo rispondendo ridacchiando alla smorfia della ragazza.
Dopo pochi
minuti la ragazza era già pronta per uscire, vestita con la salopette verde, la
nuova divisa del suo lavoro. Frettolosamente afferrò la borsa e la riempì alla
meglio con i primi oggetti che ritenne importanti, poi si avvicinò a Dean che
era intendo ad accendere la tv.
“Ci vediamo
sta sera!” Lo salutò la ragazza con un leggero bacio sulla guancia.
“A questa
sera Daffy!” replicò il ragazzo, ridacchiando alla vista dello strambo
abbigliamento della ragazza.
“Non ridere,
è già abbastanza imbarazzante senza i tuoi commenti!” aggiunse la ragazza
ridacchiando anch’essa avviandosi verso la porta.
“Dai stavo
scherzando! Sei tremendamente sexy anche con questa assurda salopette!”
aggiunse scherzosamente e soprattutto amichevolmente il ragazzo senza però
perdere il suo sorriso beffardo. La ragazza indosso il suo cappotto e scuotendo
la testo aprì la porta e uscì dal suo appartamento senza parlare. Lentamente scese le poche scale che la
separavano dal piano terra e si diresse verso il suo posto di lavoro. Il suo
regno, l’unico posto in cui non si sentiva tremendamente inadeguata. La ragazza era infatti proprietaria di un
negozio di fiori situato proprio sotto al suo palazzo. Aveva simpaticamente chiamato
il suo negozio “Le Rose nere”, a simboleggiare, proprio come tradizionalmente
si dice con le cosiddette “pecore nere” , tutte quelle persone che come lei, si
sono sempre sentite diverse dalla massa. Si diresse a grandi falcate verso la
porta del negozio, era in notevole ritardo per l’apertura, ma una volta arrivata potette finalmente
tirare un respiro di sollievo. Il negozio era infatti già stato aperto.
“Brandon sei
il mio salvatore!” disse aprendo la porta rivolgendosi al ragazzo indaffarato a
mettere in ordine delle composizioni di fiori dietro al bancone.
“Ehilà
Dafne.” La salutò il ragazzo rivolgendole uno dei suoi soliti dolci sorrisi,
che mettevano in mostra sul suo bel viso della simpatiche ed irresistibili
fossette. Lasciò la sua postazione e seguì la ragazza nel retro del negozio: “Visto
che tu non arrivavi mi sono permesso di aprire il negozio…”
aggiunse il ragazzo come a volersi giustificare con la sua “titolare”.
“Hai fatto
benissimo. Sei come sempre il migliore operaio che si possa avere.” Aggiunse la
ragazza sfilandosi il cappotto e dirigendosi verso il bancone seguita
nuovamente dal ragazzo.
“Ma a cosa
dobbiamo questo ritardo? Hai fatto le ore piccole ieri notte vero?” chiese
maliziosamente il ragazzo dando di gomito alla ragazza.
“Si certo!
Sai benissimo quanto la mia vita privata sia movimentata…”
rispose con sarcasmo la ragazza, riferendosi alla sua vita amorosa che era
stata notevolmente statica negli ultimi anni. “Mi dispiace per te ma il
colpevole del mio ritardo non è stato un uomo ma la mia sveglia!” aggiunse la
ragazza mettendosi al lavoro, ignorando lo sguardo di disapprovazione che il
ragazzo le stava rivolgendo.
La mattinata
trascorse cupa e grigia, in attesa di una tempesta che non si decideva ad
abbattersi sulla città. Nel pomeriggio essa si arrese finalmente al sole che
cominciò a trasparire con i suoi raggi tra le nuvole illuminando la caotica
Manhattan. Nel fioraio le cose andavano come al solito, lavoro, qualche pausa
caffè che i ragazzi si regalavano, e chiacchiere tra amici. Canticchiando un
motivetto allegro Dafne, si stava occupando di terminare una composizione per un
ordine che Brandon si stava preparando a consegnare. L’atmosfera idilliaca del
negozio fu rotta dall’entrata improvviso del unica persona al mondo capace di
far svanire il buon umore congenito di Dafne.
La ragazza che infatti aveva fatto la sua entrata sbattendo villanamente
la porta e avanzando verso il bancone con un aria disgustata, era Alexandra
White,assistente di volo e anche lei abitante del palazzo. Fin dai primi giorni
in cui, Dafne con il suo fedele amico Dean si era trasferita a Manhattan dalla
piccola cittadina del Texas di cui erano originari, tra le due era stata
dichiarata guerra. Il carattere infatti eccentrico e superbo della ragazza
stonava decisamente con quello tenero,
affabile e gioviale di Dafne.
“Ehi fioraia
avrei bisogno di un mazzo di fiori da far recapitare ad una mia amica entro sta
sera.” Le si rivolse con acidità e disprezzo.
“Certo! Che
generi di fiori preferisci?” chiese la ragazza sforzandosi comunque di
sorridere e di dimostrarsi disponibile verso la ragazza.
“E io che
diavolo ne so? Sei tu la fioraia no?” aggiunse la ragazza girando i tacchi.
“Mandatemi il conto nel mio appartamento quando l’avrete consegnato!” disse prima di aprire la porta e scomparire
tra la folla di persone che assediavano la strada. Irritata dal comportamento della ragazza
Dafne tornò al suo lavoro, decisa e dimenticarsi quel brutto incontro e decisa
a tornare al suo buon umore, che non tardò a ritornare.
Angolo delle autrici:
Ciao a tutti! Sono Ofelia,finalmente ho il piacere di conoscervi, e di
regalarvi il secondo capitolo di questa storia. Allora che ne dite? Non siate
timidi ci farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate, sia in bene che in
male. Ringrazio, anche a nome di Giunia, tutti quelli
che ci hanno incoraggiato lasciando le loro recensioni, ma anche i tanti
lettori silenziosi. Un grazie di cuore poi a tutti quelli che hanno messo la
storia tra le preferite-seguite-da ricordare. Grazie
ancora a tutti quelli che ci leggono, Vi aspettiamo al prossimo capitolo! Baci!