One Fifth Avenue
Love in progress
Capitolo 1: Cogliere le sfumature
Basta davvero solo un miscuglio di linee e colori per
esprimere un’emozione? Basta davvero solo una pennellata per eliminare il
passato e scrivere già irrimediabilmente il futuro? Basta davvero solo un
quadro per farti confondere ricordi e premonizioni e farti credere che nulla
sia davvero cambiato?
Erano queste le domande che ronzavano nella mente di Neil
Collins, mentre fissava da qualche minuto uno dei molti dipinti presenti nella
Galleria d’Arte . Uno dei molti, ma l’unico che era rimasto lì, al suo posto,
durante l’anno di assenza di Neil. Ed era questo il primo posto che aveva
voluto visitare, una volta messo piede a New York, quella Galleria che passava
ogni giorno ad esplorare con l’interesse dell’addetto ai lavori, quella
Galleria che adesso poteva essere definita anche un po’ sua.
“E’ un bel quadro non è vero?”. Fu una voce maschile alle sue
spalle, ad interrompere le riflessioni del signor Collins.
Il ragazzo, sulla trentina, si voltò lentamente, cercando di
far forza all’attrazione che teneva i suoi occhi blu elettrico incollati a quel
quadro.
“Non è solamente un quadro” rispose semplicemente, inclinando
la testa quel tanto per scorgere la figura dello sconosciuto interlocutore.
Ethan Hayes, questo era il nome
dell’uomo, aveva circa cinquant’anni e non passava di certo inosservato. Lo
sguardo, l’abbigliamento, il portamento, tutto suggeriva in lui l’animo da
intellettuale e l’eccentricità dei suoi capelli color carota, gli conferivano
anche l’aria di strambo filosofo. Avanzò di qualche passo, ponendosi alla
stessa linea d’aria di Neil e, dopo essersi sfilato gli occhiali da sole
(nonostante si respirasse già l’aria del novembre inoltrato), con un rapido ma
teatrale gesto della mano, si voltò verso il ragazzo.
“E cos’è secondo lei?” chiese dopo qualche secondo, meditando
la domanda e formulandola infine con il tono tipico di un professore intrigato
dalla prospettiva di poter apprendere qualcosa da un allievo.
“E’ un quadro…ma non è solo questo? Non riesce a percepire le
sfumature? E quando dico sfumature non mi riferisco solo al colore!” replicò
Neil con entusiasmo, tornando a fissare il quadro.
“Sfumature non riferite solo al colore” mormorò l’uomo più
anziano ripetendo le parole di Neil “si intende parecchio di arte, non è vero?”
chiese nuovamente interessato, come sempre, quando si trattava di scoprire in
altri la sua stessa passione.
Neil sorrise a quell’ultima domanda. Non sapeva se
s’intendeva di arte, ma era convinto che fosse l’arte ad intendersi di lui.
Viveva per l’arte, i quadri, la pittura, il colore e le sue sfumature, le
sfumature ed il loro colore. E più si addentrava in quei pensieri, più
cominciava a pensare che forse in quella stanza il filosofo non era
quell’eccentrico uomo dall’aspetto intellettuale.
“Mi piace osservare, analizzare e interpretare i dipinti,
tutto qui!” rispose dopo una lunga riflessione, alzando le spalle “E lei?”
aggiunse poi, non nascondendo la curiosità per quello strano individuo.
“Osservare, analizzare e interpretare i dipinti è il mio
lavoro: sono un critico d’arte!” spiegò Ethan sorridendo, tornando a giocare
con gli occhiali da sole. Li inforcò nuovamente e dopo aver passato una mano
tra i capelli, fece per prendere la strada verso l’uscita della Galleria,
quando un’ultima curiosità lo trattenne sul posto.
“Mi sembra che lei non abbia risposto alla mia domanda: cosa
vuole dire esattamente un quadro non è
solo un quadro?” chiese voltandosi indietro ad angolo retto, curioso di sentire
una nuova perla di saggezza, di cui quel ragazzo sembrava, seppur
inconsapevolmente, esserne fornito in grandi quantità.
“Gestalt diceva che una forma non è solo la somma dei suoi
componenti, così un quadro non è solo la somma di colore, linee e luce” disse
Neil, facendo appello a delle nozioni di psicologia che aveva assimilato tramite
gli studi della sua vicina Emily e che mai, come in questo momento, sembravano
rivelarsi utili.
“Gestalt?” chiese l’uomo alzando un sopracciglio sorpreso
dietro i suoi occhiali scuri. Sorrise, colpito dalla risposta e colpito anche
da un’improvvisa illuminazione. “Allora è per questo che sa interpretare i
quadri…E’ uno psicologo?” chiese poi cercando di immaginare quella figura alta,
quei capelli spettinati e quel viso da angelo dannato, dietro la scrivania di
un ufficio. Beh, Neil sembrava più un modello che altro.
“No…” rispose il ragazzo, voltandosi completamente per
guardare negli occhi Ethan “Sono solo un artista”.
Angolo delle autrici
Ciao ragazzi! Sono Giunia, la co-scrittrice di questa storia insieme a Ofelia. Un modo per
definirla? Frizzante, romantica, comica e a tratti anche malinconica. Un
perfetto miscuglio omogeneo di elementi… Vi lascio al primo capitolo… Fateci
sapere se l’idea vi piace^^
Giunia