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Autore: kymyit    19/10/2011    2 recensioni
Shinichi e Heiji risolvono insieme un caso come al solito, ma dalla scena del delitto manca una collana chiamata Sangue di Adone.
Note: Fic scritta per il One week with Detective Conan di Roe.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Heiji Hattori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore: kymyit
Titolo: Il Sangue di Adone
Genere: romantico, malinconico
Rating: verde/giallo
Avvertimenti: shonen ai
Contoparole: 1437
Prompt: Pietra Preziosa
Pairing scelto: Heiji/Shinichi
Altri personaggi: presenza di Megure e alcuni personaggi inventati per l’occasione.
Introduzione: Shinichi e Heiji risolvono insieme un caso come al solito, ma dalla scena del delitto manca una collana chiamata Sangue di Adone.
Note: Fic scritta per il One week with Detective Conan  di Roe.
Adone è una figura mitologica, amato da Afrodite e da essa conteso con Proserpina. Inoltre, il giovane perì a causa di Ares, geloso della sua amante Afrodite.





-Signori e signori.- annunciò Shinichi Kudo, attirando l’attenzione dei presenti col battito delle mani –Abbiate un attimo di pazienza, vi prego.-
Gli uomini e le donne presenti nella stanza si voltarono verso di lui, smettendo immediatamente di parlottare indignati fra di loro.
-E’ tutta la sera che ci tenete qui!- protestò una ricca signora sulla quarantina, evidentemente molto infuriata. E a ragione, ma poiché un omicidio non è uno scherzo, Shinichi non si era sentito tranquillo ad infrangere il protocollo e a mandare tutti a casa.
Con l’aiuto di Heiji Hattori e della polizia, aveva interrogato tutti e raccolto indizi. Alla fine il caso si era risolto, anche se c’era una sorta di caso nel caso ancora privo di soluzione, ma anche quello sarebbe giunto ad una svolta, non appena avrebbe illustrato le proprie elucubrazioni alla polizia e agli astanti.
Lanciò un’occhiata a Heiji, che gli fece cenno di iniziare lui l’esposizione.
Era divertente confrontarsi, aggiungere al puzzle un tassello alla volta, incalzando sempre più il colpevole, mettendolo con le spalle al muro e poi condividere la liberatoria sensazione quasi orgasmica che soltanto la verità rivelata riusciva a elargire loro.
-Iniziamo dalla causa della morte.- disse Shinichi –Il signor Kuramoto, non è stato spinto giù dal balcone con lo scopo di ucciderlo.-
-Quando il signor Kuramoto è stato buttato di sotto.- continuò Heiji –Era già morto.-
Il detective di Osaka camminò per la stanza, seguito dagli sguardi ansiosi dei presenti. Da uno dei tavoli della sala da pranzo, prese un posacenere vuoto e lo mostrò ai presenti.
-Questa, signori, è l’arma del delitto.-
Shinichi sogghignò nello scorgere nel colpevole un segnale evidente di nervosismo, ma non disse ancora nulla, lasciò ad Heiji l’onore di proseguire.
-La vittima ha discusso con l’aggressore. Piuttosto animatamente, direi. Poi questi, a causa di uno scatto d’ira, ha afferrato il portacenere e l’ha colpito alla testa.-
-Ma perché buttarlo dalla finestra?- chiese allora la moglie della vittima.
-Non faccia domande fasulle, signora.- ribatté Shinichi –Lei sa il perché, giusto?-
Lei digrignò i denti –Cosa sta insinuando, detective?-
-Shinichi, Heiji!- li rimproverò l’ispettore Megure, ma i due non parvero sentire il rimprovero, né tantomeno il minimo rimorso.
Infatti, Heiji proseguì.
-Dopo aver ucciso Kuramoto, l’assassino ha incontrato il complice e creato lo scenario ideale per simulare un furto, dopodiché l’ha buttato dalla finestra.- sospirò –Entrambi, hanno commesso un grave errore, però.-
Shinichi mostrò ai presenti un orologio. Segnava sei del pomeriggio.
-Quando hanno messo a soqquadro la stanza, uno dei colpevoli ha scagliato in terra l’orologio, che ha perso le batterie, decretando così, la presunta ora del reato. Ma come reato, intendo il furto, perché secondo il medico legale, Kuramoto a quell’ora era già morto. Inoltre…- accennò al portacenere –L’arma è stata ripulita con cura dal sangue e dalle impronte, ma per quanto il sangue venga pulito, lascia sempre una traccia.-
Heiji mostrò alla donna un mozzicone di sigaretta, imbrattato di sangue.
-L’ho trovato sotto il divano. Una cosa un po’ strana, non trova, signora?-
La donna fremette infastidita di fronte alla realtà dei fatti.
-Perché un ladro dovrebbe scomodarsi a pulire un posacenere?-
La tensione si fece insopportabile. Erano ormai al clou, il colpevole si sarebbe svelato di lì a pochi istanti, ne erano certi.
-Sono stato io.- disse d’un tratto uno dei presenti facendosi avanti –Ho ucciso io Kuramoto, ma è stato un incidente.-
-Ah, si?- lo provocò Shinichi, per nulla sorpreso –Allora mi spiega come mai si mostra solo adesso?-
L’uomo parve sollevato della domanda –Ma, perché avevo paura. E’ normale, direi.-
Heiji scosse la testa.
-Allora perché inscenare il furto della collana?-
-Beh, per sviare i sospetti.-
-E da chi, signor Yamanaka?- lo incalzò ancora il detective dell’est.
La donna allora s’intromise –E va bene!- esclamò –Sono stata io a ucciderlo!- disse irrompendo in un pianto isterico.
-Yuko…-
-Lasciami parlare, Ryuji, ti prego, non riesco a sopportare che ti accusi per proteggermi!-
I presenti inorridirono ancora di più di quanto non avessero fatto finora. La donna non era certo fiera di ciò che aveva fatto e si abbandonò sul divano raccogliendo la testa fra le mani.
-Io amavo mio marito. Lo amavo davvero!- esclamò –Ma non ce la facevo più a stare con lui. Non era più l’uomo che amavo. Era violento, scostante… mi teneva segregata in casa. Quando ho conosciuto Ryuji invece…- disse dolcemente, rivolta verso Yamanaka –Mi sono sentita nuovamente amata. E non pensavo certo di arrivare a questo punto ma…-
-Il signor Kuramoto l’ha scoperta.- finì Heiji per lei –E ha reagito male alla cosa.-
La donna annuì appena.
-Ha iniziato a urlare, a mettermi le mani addosso. Ho avuto paura.- deglutì forzatamente, quasi soffocandosi con la saliva –Ho preso il portacenere e l’ho colpito. Ma non volevo ucciderlo, lo giuro.-
I due liceali si guardarono negli occhi.
Si soffermarono ognuno nello sguardo dell’altro, quasi scrutandosi vicendevolmente le menti. Poi si rivolsero nuovamente alla donna –E poi cos’è successo?- chiesero, quasi in coro. Non che non lo sapessero, ma sentirlo dire era un modo migliore di completare il quadro della situazione.
Yamanaka si sedette accanto alla donna, cingendole le braccia intorno alle spalle.
-Mi ha chiamato raccontandomi tutto, così sono arrivato, abbiamo messo in disordine e ho gettato Kuramoto dalla finestra.-
-Nel frattempo io ho preso la collana dalla cassaforte e l’ho fatta sparire.- concluse lei.
-Non dico che meritasse di morire… - fece Yamanaka –Ma non mi sento di rimpiangere un uomo tanto odioso.-
La donna piangeva e l’uomo continuò a rassicurarla. Si abbracciarono un’ultima volta prima che ad entrambi fossero messe le manette.
Heiji e Shinichi si ritirarono nella stanza accanto, dopo aver osservato i due uscire dalla stanza insieme agli agenti.
Shinichi tacque per diversi minuti, per poi rivolgersi all’amico –Ora puoi tirarla fuori.-
Heiji socchiuse gli occhi –Tirare fuori cosa?-
Shinichi gli si avvicinò e gli diede una poderosa pacca alla spalla.
-La collana, cos’altro?-
Heiji si frugò fra le tasche e porse all’altro detective la refurtiva. –Come hai fatto a scoprirlo, Sherlock?- domandò ironico.
-Elementare, Watson.- prese il monile fra le dita –La signora ha detto di aver fatto sparire la collana.-
-Si e allora?-
-Le ho chiesto dove l’aveva messa di preciso e lei mi ha detto di averla buttata dietro la cucina. E, guarda caso, chi ha ispezionato la stanza?-
Heiji fischiettò.
-Touchè, Sherlock.-
-Perché non me l’hai fatta vedere prima?- domandò Shinichi. Non era infuriato, solo curioso. Heiji ne combinava sempre qualcuna per punzecchiarlo.
Il detective di Osaka gli mostrò allora il rubino centrale del prezioso monile.
-Sai cos’è questo?-
Shinichi scosse la testa, notando un guizzo di giubilo nello sguardo dell’altro.
Heiji gli mise la pietra proprio sotto il naso.
-Questa pietra è chiamata Sangue di Adone. Sai chi era Adone, Shin?-
Il detective del Kanto ci pensò un attimo.
-Era un giovane di cui si era innamorata la dea Afrodite.-
-Lo so.- rispose Shinichi –Che c’entra?-
Il viso di Heiji azzerò le distanze e le sue labbra premettero contro quelle di Shinichi, il quale schiuse le sue per accogliere la lingua del compagno nella sua bocca. Le loro mani si afferrarono e i loro corpi accostarono sempre più. Rimasero uniti per diverso tempo in quella calda, travolgente effusione, finché non cedettero alla carenza d’ossigeno ed Heiji, col capo abbandonato alla spalla di Shinichi, non gli disse piano –Nessuno dei due ha accusato l’altro, hanno preferito dire la verità piuttosto che continuare a mentire per non arrecarsi altre sofferenze a vicenda.-
Shinichi sospirò.
-Oggi sei più melodrammatico del solito.-
Heiji annuì piano, senza lasciare andare Shinichi –Il loro amore era una relazione proibita, ma pura… come la nostra, insomma. Volevo solo dirti, che quando ho visto quella pietra, ho capito più o meno tutto, ma volevo vederti mentre risolvevi il caso. Fare come al solito, perché è così che ci amiamo noi. Fuori e dentro il letto. Mi piace sentirti parlare, vedere i tuoi occhi che s’illuminano, le tue labbra spiegarsi vittoriose… Shinichi, ogni volta che risolvi un caso, sembra che stai avendo un orgasmo.-
Il detective del Kanto elargì all’amante un pizzicotto al fianco.
-Vogliamo parlare di te?- sogghignò.
Heiji gli mise la pietra fra le mani.
-Mi dirai quanto sono figo più tardi, ora direi che è il caso di riconsegnare la collana.-
Shinichi annuì –Si, è meglio. E’ una pietra davvero stupenda.-
Heiji gli diede l’ultima pacca sulla spalla (per quel pomeriggio) e lo precedette fuori dalla stanza.
“Una pietra davvero stupenda…” ripetè mentalmente “Meravigliosa come Adone… come te, Shinichi.” Sospirò “Vorrei solo che anche per noi non finisca così, in un bagno di sangue. Vorrei non doverti condividere con nessuno e invece…”

   
 
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