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Autore: Skylark91    20/10/2011    3 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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III.
The Toad in the Fireplace





Severus Piton attraversò l’atrio della Sala d’Ingresso in un elegante fluttuare di vesti nere. I suoi occhi scuri vagarono per un attimo intorno a se, giusto il tempo di avvistare la sottile sagoma di Minerva McGranitt impegnata in una fitta conversazione con Pomona Sprite – proprio nei pressi della scalinata principale. L’insegnante di Pozioni non indugiò su di loro, superandole senza una parola e dirigendosi a passo svelto verso le scale mobili.



«Oh, Severus, sei tornato!» La voce della McGranitt lo raggiunse appena dopo che le ebbe oltrepassate; sembrava più acuta del normale.

Piton si fermò e si voltò lentamente verso di lei, prima di lanciarle uno sguardo eloquente. «Ho importanti faccende da sbrigare nell’ufficio del Preside, Minerva, qualunque cosa tu senta l’urgenza di dirmi, può aspettare» disse sbrigativo – sottolineando le ultime due parole – e con un fluido movimento del mantello si girò di nuovo, per riprendere il passo.

«Severus, aspetta!»

Minerva doveva essere davvero preoccupata se non si prendeva nemmeno la briga di rimbeccarlo per i suoi modi sgarbati, com’era solita – invece – fare.

«Albus non è qui al momento e noi abbiamo un problema serio…»

«Il Preside non è ancora rientrato?» Severus tornò a guardarla, le pupille ridotte a due fessure. Dannazione, non credevo che Albus ci avrebbe messo così tanto a parlare con quel moccioso di Potter!

«Proprio così» enfatizzò – accalorata – Minerva, che odiava non essere presa in considerazione, soprattutto in casi delicati come quello che ora si vedevano costretti a fronteggiare, «e ti chiedo di avere la decenza di ascoltarmi per il tempo necessario a farti comprendere la gravità della situazione in cui ci troviamo.» Vide l’uomo emettere uno sbuffo quasi impercettibile, ma lo ignorò, per continuare: «Dolores Umbridge sarà qui a momenti e noi non abbiamo ricevuto nemmeno un minimo di preavviso… Albus ci aveva assicurati che quell’arpia non sarebbe arrivata prima della fine di luglio!»

«Invero, è quello che ha continuato a ripetere fino a ieri sera» commentò Severus, senza particolare emozione, prima di inarcare un sopracciglio. «Ad ogni modo… non mi è ancora del tutto chiaro a che punto dovrebbe subentrare il cosiddetto… problema

Le Direttrici di Grifondoro e Tassorosso si scambiarono uno sguardo a metà tra l’indignato e l’esasperato: lo sfacciato sangue freddo di un Serpeverde era quanto di più irritante ci potesse essere in momenti di tensione come quello.

«Il problema è che non siamo preparati!» esclamò Minerva, allarmata. «Quella… quella donna, ci sarà addosso a momenti e noi non abbiamo avuto il tempo di organizzare un piano con Albus…»

Piton roteò gli occhi al soffitto e incrociò le braccia al petto. «E che cosa avrebbe previsto questo vostro geniale piano? Una calorosa accoglienza condita di maledizioni e fatture?»

La sua ironia spinse la McGranitt sul punto di esplodere; era sempre un brutto segno quando l’angolo destro della bocca cominciava a vibrare debolmente e nei suoi occhi verdi balenava una luce pericolosa, che minacciava di folgorare l’uomo da un momento all’altro.

Fu Pomona a prendere in mano le redini di quella difficile conversazione, prima che la situazione potesse sfuggire a tutti di mano. «Severus, credi che potremmo inviare un Patronus ad Albus?»

«Temo che il Preside sia al momento impegnato in una – indubbiamente – interessante discussione con Harry Potter a Grimmauld Place» ripose Piton, posando gli occhi freddi su di lei, prima di stendere le labbra in un ghigno tirato, «non mi sembra il caso di disturbarlo per simili sciocchezze e di privare Potter del piacere di lamentarsi di tutti i suoi problemi adolescenziali.»

Minerva gli scoccò un’occhiata fulminante, incapace di trattenersi oltre. «E da quando ti preoccupi degli interessi del signor Potter, Severus?» sbottò acidamente, facendo un passo verso di lui.

Prima che Piton potesse ribattere con qualche sgradevole commento, Pomona si interpose tra i due professori. «Signori, per favore!» esclamò, alzando le mani come se volesse calmare i bollenti spiriti dei suoi colleghi con un solo gesto. «Non è il momento per le vostre diatribe, dobbiamo cercare di collaborare per trovare una soluzione – frattanto che Albus non sarà presente – da persone civili quali siamo!»

«Bene!» strillò Minerva, più forte del previsto. «Sono disposta a mettere da parte il rancore quando si tratta di casi come questo» distolse per prima lo sguardo da Piton, occupandosi di lisciarsi la veste verde bottiglia come se volesse riguadagnare un minimo di contegno.

Severus sbuffò e si rivolse direttamente alla Sprite, con il suo solito tono annoiato: «Dov’è Vitious?»

«Dovrebbe essere in biblioteca ad aiutare Madama Pince a riordinare tutti i libri che Pix ha fatto cadere dagli scaffali...»

«Sarà necessaria anche la sua presenza, visto che dirige Corvonero» continuò l’esperto di Pozioni, con tono noncurante, «e – se non ricordo male – Albus ha detto che Dolores Umbridge sarebbe arrivata esclusivamente tramite la Metropolvere, attraverso il camino che collega il Ministero all’ufficio del Preside.»

Minerva colse al volo il suggerimento implicito e annuì vigorosamente. «Pomona, vai a recuperare Filius, avremo bisogno anche di lui per bloccare momentaneamente il camino di Albus, così da guadagnare tempo prezioso in attesa del suo ritorno… Dopo di che ci ritroveremo tutti nel suo ufficio per praticare la chiusura di quella rete.»
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Harry fissò Silente con gli occhi sgranati per quasi due buoni minuti.    

«Piton?» esclamò, sperando con tutto il cuore di aver udito male.

«Il professor Piton, Harry» lo corresse Silente, tranquillo.

Il ragazzo si costrinse a sbattere le palpebre un paio di volte – ancora incredulo – consapevole dell’espressione idiota che doveva aver preso forma in viso. «Signore, è… è sicuro che…? Voglio dire… non c’è altro… modo?» Le parole faticavano a uscire di bocca man mano che il suo cervello assimilava pienamente la notizia.

Silente lo fissò attentamente, come se stesse valutando se fosse il caso o meno di dirgli ciò che stava pensando in quel momento. «Harry, il professor Piton è l’Occlumante più abile che abbia mai conosciuto» disse, infine. «Oltre ad essere, naturalmente, un esperto Legilimens.»

«Legili… cosa?» Un velo di confusione offuscò gli occhi di Harry.

«Legilimens. Indica qualunque mago in grado di penetrare la mente umana e di vedere i pensieri e le memorie che l’attraversano… anche le più nascoste, se si è estremamente capaci. Non ci sono molte persone al mondo ad avere un’alta competenza in quest’arte; il professor Piton è una di esse, insieme a me e a… Voldemort

Harry sentì la gola farsi improvvisamente più arida. «Quindi Voldemort si è introdotto nella mia mente con la Legili…»

«…manzia.»

«… durante il mio ultimo incubo?»

«Sì, nonostante normalmente occorra un contatto visivo tra due persone perché quest’arte possa essere praticata.»

Harry attese che Silente aggiungesse qualcosa, ma – quando vide che non l’avrebbe fatto – continuò: «Ma allora… è la cicatrice! La cicatrice gli permette di comunicare con me pur non essendomi di fronte!»

Silente annuì. «Ma, come ti ho spiegato prima, è l’unica cosa di cui è davvero certo al momento. Non è ancora consapevole delle tue visioni, perché altrimenti cercherebbe di occludere la mente affinché tu non venga al corrente delle sue mosse» proseguì.

«Signore, ha detto che anche lei è un Legilimens» azzardò Harry, incerto, «perché non può essere lei a insegnarmi Occlumanzia?»

«Ho i miei buoni motivi per non farlo, Harry, posso solo chiederti di riporre – ancora una volta – la tua fiducia in me e nella stima che io stesso ripongo in Severus.»

Harry rimase in silenzio, cercando di riordinare tutti i pensieri che vagavano ora sparsi nella sua testa. La risposta di Silente era sembrata più che sincera, ma il ragazzo – decisamente – non aveva le idee chiare, sebbene il Preside fosse stato piuttosto esplicito. Cosa avrebbe dovuto fare? Non che avesse davvero scelta…

Piton

«Harry, non devi preoccuparti della reazione del tuo insegnante di Pozioni» disse Silente, offrendo un piccolo sorriso simpatetico mentre lo fissava dritto negli occhi (Sta usando la Legilimanzia ora?, pensò Harry). «Parlerò con il professor Piton non appena saremo a Hogwarts e sono certo che accetterà di buon grado di darti lezioni private di Occlumanzia.»

Oh, certo, farà i salti di gioia quando glielo dirà!

«Professore… ha detto “quando saremo ad Hogwarts”?» chiese, invece, perplesso.  

«Sì, Harry, desidero che tu mi accompagni a scuola perché fissi direttamente con il professor Piton i dettagli delle vostre future lezioni» spiegò Silente, senza tanti giri di parole.

Oh, questo sì che è fantastico, pensò Harry – senza entusiasmo – mentre cercava di mascherare l’ondata di orrore che si stava impossessando di lui in quel momento. Non solo quell’untuoso idiota di Piton non sapeva un bel nulla del brillante piano di Silente, ma – per giunta – di lì a poco avrebbe assistito in diretta alla sua presa di coscienza: il Preside aveva davvero organizzato tutto nei dettagli. Dopo qualche attimo di riflessione, si sentì, audacemente, chiedere: «Vuole essere certo che il professor Piton mi accetti ad Occlumanzia?»

Silente gli sorrise, cogliendo la sottigliezza del quasi quindicenne. «E’ sempre bene essere pronti ad ogni evenienza, mio caro ragazzo, soprattutto quando si ha a che fare con il nostro amabile esperto di Pozioni.»
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«Severus, non possiamo tenere ulteriormente la connessione chiusa» la voce allarmata della professoressa Sprite svegliò gran parte dei vecchi Presidi – placidamente assopiti nei loro ritratti – tra proteste e borbottii da parte di questi ultimi.

Piton abbassò la bacchetta di ebano nero, puntata – fino a quel momento – verso il camino di Silente, e si voltò a guardare la McGranitt, che aveva fatto la stessa cosa un minuto prima di lui, seguita dalla Sprite e da Vitious. «L’Incanto durerà ancora una quindicina di minuti prima di svanire. Suggerisco di lasciare un Patronus nell’atrio dell’Ingresso principale, cosicché Albus possa essere avvisato della situazione.»

I Capi delle quattro Case avevano mantenuto il blocco alla Metropolvere per quasi venti minuti ormai; solo in assenza del Preside poteva essere castato l’Incanto – effettuabile solo da parte di tutti i Direttori riuniti insieme – che proibiva l’accesso a chiunque nel camino più importante e protetto di tutta Hogwarts.

Non era consigliabile tenere la connessione chiusa ancora per molto o Dolores Umbridge avrebbe potuto accusarli di un complotto architettato ai danni della sua persona. Tutti i presenti nella stanza sapevano con assoluta certezza che quella donna odiosa non aspettava altro che trovare una scusa del genere per poter correre da Cornelius Caramell e dargli delle ottime ragioni per intervenire nella gestione di Hogwarts.

Come già stavano facendo.

La McGranitt annuì alle parole di Piton e mosse la bacchetta in direzione della porta di quercia dello studio di Silente. «Expecto Patronum.» Uno snello gatto argentato attraversò la stanza e scomparve oltre il muro, scendendo di tre piani più in giù. «Avviserà Albus che Dolores Umbridge è qui e spiegherà perchè non è riuscito ad usare la Metropolvere, nel caso in cui avesse già provato a farlo.»

I Direttori delle quattro Case rimasero ad attendere il momento in cui il camino avrebbe iniziato ad eruttare fiamme verdi e sull’ufficio del Preside calò uno spiacevole silenzio.
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Harry non si era mai Smaterializzato prima d’ora, ma l’unica cosa che appariva certa e sicura in quel momento – oltre alla terribile sensazione di nausea che lo stava sopraffacendo – era il desiderio di non voler mai più riprovare nulla del genere.

Il vortice in cui era stato risucchiato nel preciso instante in cui aveva toccato il braccio di Silente era stretto e soffocante; il ragazzo aveva avuto la netta impressione di aggrovigliarsi su se stesso, in un turbinio di braccia e gambe che nemmeno l’impatto con il suolo riuscì a far cessare.

Le ginocchia cedettero sotto il suo corpo afflosciato, ma, prima che potesse toccar terra, Harry avvertì Silente sorreggerlo e impedirgli, così, di schiantarsi rovinosamente.

«Harry?» la voce velata di preoccupazione del Preside parve destarlo solo un poco da tutto quel senso di smarrimento e malessere in cui versava.

Il ragazzo tossì, incapace di trattenersi oltre. «Io… sto… sto bene, signore…» cercò di pronunciare il più chiaramente possibile quelle parole, desideroso di farsi comprendere da Silente, ma, ben presto, capì che aprire la bocca in quelle condizioni poteva diventare tutt’altro che producente, o, così, almeno, sembravano suggerirgli le uova e la pancetta che si rivoltavano nel suo stomaco.

Silente gli sorrise incoraggiante e lo lasciò solo quando fu certo che il giovane potesse sostenersi in piedi da solo senza crollare. «Perfettamente comprensibile che la prima volta ti faccia questo effetto, nulla di preoccupante» disse pacatamente.

Harry annuì, ma smise subito perché il movimento, seppur piccolo, non faceva altro che incrementare il giramento di testa che si era palesato in quel momento. «Signore,» esordì, cercando di vincere la nausea, mentre si incamminavano verso il castello, risalendo la collina più bassa del parco, «secondo lei perché non siamo riusciti a usare il camino?» Non che sarebbe andata meglio… assolutamente no, pensò con un brivido, ricordando le rare volte in cui aveva dovuto ricorrere a quel particolare trasporto magico.

Silente aggrottò leggermente le sopracciglia. «Purtroppo, Harry, i motivi del perché ci sia stato negato l’accesso alla Metropolvere per Hogwarts sono molteplici… e tutti poco piacevoli.»

Harry non disse nulla. Pensava a Sirius, che non era al corrente del preciso motivo per cui avesse dovuto seguire Silente a Hogwarts e a come avrebbe reagito una volta che fosse venuto a sapere delle lezioni con Piton, che, a quanto pareva, era all’oscuro della novità esattamente come il suo odiato rivale. A quanto pareva, Silente era abituato a mettere le persone davanti ai fatti compiuti (come aveva già fatto anche con Harry stesso), in modo da essere sicuro del successo dei propri piani.

Superarono la capanna di Hagrid, dalla quale – stranamente – non proveniva alcun rumore. Harry si era aspettato di vedere Thor correre dietro agli uccelli nell’orto, ma il grosso segugio nero se ne stava sdraiato di fronte alla porta della capanna, con la testa appoggiata alle zampe; sembrava dormire.

«Professore?»

«Sì, Harry?»

Il ragazzo esitò un istante, ma alla fine si decise ad azzardare la domanda che gli ronzava in testa da quando aveva visto la capanna del mezzo gigante. «Hagrid non è ancora tornato dalla sua… ehm… missione?» chiese, infine, ricordando le parole che l’amico aveva pronunciato alla fine dell’anno precedente.

La fine del quarto anno… Harry sentì una fitta al petto a quel pensiero. Era estremamente doloroso ricordare ciò che era successo appena poche settimane prima, quando uno di loro se n’era andato per sempre.

Cedric era uno di loro.

Ucciso da Codaliscia… per mano di Voldemort.

Se solo non l’avessi convinto ad afferrare quella dannata coppa…

«No, Harry, Hagrid sarà assente ancora per diversi giorni.» La voce di Silente lo salvò da quei terribili momenti e dai sensi di colpa che continuavano a divorarlo internamente. «Sebbene non possa rivelarti i dettagli del suo incarico, posso assicurarti in tutta tranquillità che sono costantemente in contatto con il nostro caro guardiacaccia… non temere per la sua sorte» aggiunse con sincerità.

Harry rimuginò sulle parole del Preside in silenzio mentre attraversavano il ponte di pietra e, successivamente, il Cortile d’Ingresso della scuola. Al loro arrivo, le alte porte di quercia si spalancarono sul grande atrio principale di Hogwarts e un bagliore argentato si fece loro incontro, in una sorta di spettrale accoglienza.

Quella che il ragazzo riconobbe essere la distinta sagoma di un gatto a pelo corto parlò con la severa voce di Minerva McGranitt.

«Dolores Umbridge sarà qui da un momento all’altro. Trattenuta al di là del camino per circa venti minuti.»

Harry aggrottò la fronte. Chi è Dolores Umbridge? Guardò incuriosito verso Silente e vide che l’uomo ricambiava intensamente il suo sguardo, come se stesse riflettendo velocemente sul da farsi, che – evidentemente – riguardava anche lui.

«Harry, temo che importanti questioni richiedano urgentemente la mia presenza al terzo piano» disse semplicemente, «posso chiederti di raggiungere i sotterranei e di attendere momentaneamente nell’ufficio del professor Piton?»

Il ragazzo capì immediatamente che quella non era una vera e propria domanda. Anzi, non lo era affatto, visto che Silente mosse una mano a mezz’aria in segno di saluto senza nemmeno attendere una risposta.

Harry era inorridito da ciò che Silente aveva osato suggerire, ma lo sguardo scioccato che aveva tentato di lanciare al Preside non ebbe l’effetto sperato; tentò di aprire bocca per protestare, ma non ebbe il tempo di emettere nessun suono visto che l’uomo era già ben lontano.

Rassegnato e con in mente tutt’altro che allegri pensieri, al giovane non rimase altro da fare che strascicare i piedi verso le scale che l’avrebbero condotto ai freddi sotterranei del castello.
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«Hem hem

Dolores Umbridge aveva fatto il suo ingresso nel camino del Preside esattamente tre minuti dopo che Harry e Silente si furono Materializzati di fronte ai cancelli di Hogwarts.

Il turbinio di fiamme verdi si estinse piuttosto rapidamente, per lasciar posto ad una donna bassa e tozza, dalle fattezze incredibilmente simili a quelle di un grosso rospo. Indossava un cardigan e una gonna rosa e in testa portava un cappello sgraziato del medesimo colore; le sue vesti emanavano un forte odore di lavanda, così intenso da risultare sgradevole e da far venire la nausea a chiunque. I suoi occhietti color grigio topo vagarono sulla stanza circolare con malsano interesse, prima di spostarsi su ognuno degli insegnanti lì presenti.

«Bene, bene, bene» la sua voce acuta attraversò l’ufficio, così come aveva fatto il suo sguardo. «Professori, immagino… Dolores Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia Cornelius Caramell» si presentò, pronunciando con estrema leziosità il nome del suo superiore. Quando vide che nessuno dei quattro Direttori delle Case aveva aperto bocca per ricambiare la presentazione, proseguì, con un tono che non prometteva nulla di buono: «Chi sa dirmi perché – per ben trentasette minuti – mi è stato impossibile accedere ad Hogwarts? O, forse, dovrei dire… impedito
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