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Autore: _Francesca_    21/10/2011    3 recensioni
Bill mi abbracci๒ per primo. Mi don๒ un abbracci๒ caldo, morbido, leggero.
– Ciao, Bi. Mi raccomando, spaccali tutti! –
Mi baci๒ sulle labbra, tra noi era una cosa normale. Ci conoscevamo dal primo anno di asilo: una vita, praticamente!
– Ciao, Thomas. –
– Ciao, ragazzina. –
Mi abbracci๒ anche lui. Il suo fu un abbraccio forte, stretto, un abbraccio d'addio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, come avevo preannunciato, andammo a fare colazione al bar. Faceva un caldo bestiale e sentivo la mancanza del freddo pungente.

– Thomas? –

– S์? –

– A Natale ci facciamo un bel viaggetto! –

– Davvero? Viene anche Elise? –

– Se vuole, non ho nulla in contrario! –

Inizi๒ a saltellare sulla sedia. – E dove andiamo di bello? –

– A Berlino, ti va? –

– Non so cosa sia, per๒ s์, mi va! –

– Berlino ่ la capitale della Germania e si trova in Europa. –

Mi guard๒ con le sopracciglia alzate.

– Prenderemo l'aero! –

– Davvero? –

– Mh, mh. –

– Allora mi piace! – cominci๒ a battere le manine, saltellando sul posto, accompagnando il tutto con dei gridolini di felicitเ.

– Allora, cosa vuoi per colazione? –

– Mh. – si pos๒ un ditino sulle labbra – Voglio il latte con il cioccolato e un cornetto con la 'nutella'! –

Sorrisi. – Mi raccomando, ricordami che mangi troppe schifezze. –

– Okay, te lo ricorder๒. –

Scoppiai a ridere e ordinai la colazione per entrambi. Dopo aver consumato il cibo, decidemmo cosa fare successivamente.

– Ti va di andare al parco? –

– S์! –

– Okay, dai, andiamo, allora. –

Ci alzammo e mi diede la manina. Gliela strinsi e, dopo aver pagato la consumazione, ci avviammo verso il parco. Una volta arrivata, mi sedetti sulla prima panchina libera e Thomas and๒ a giocare poco lontano. Il mio cellulare inizi๒ a suonare.

– Pronto? –

– Sam! –

– Elise, ciao. –

– Dove sei? –

– Al parco con Thomas, tu? –

– Sono insieme ai ragazzi. –

– Ah. –

– Ti passo Bill che deve dirti qualcosa. –

– Okay. –

Sentii il telefono passare di mano in mano, fino a quando una voce maschile raggiunse il mio orecchio. – Sami! –

– Ciao, Bill. –

– Ti sto venendo a prendere. Dove sei precisamente? –

– Per quale motivo devi venirmi a prendere? –

– Semplice, andiamo a pranzo fuori! –

– Oh, okay, sono al parco di West Hollywood. –

– Fantastico, user๒ il mio navigatore satellitare! Dammi dieci minuti. –

– Okay, a dopo, Bill. –

Mi alzai dalla panchina e mi avvicinai a Thomas.

– Togliti, stupido. –

– No. –

– Ti ho detto di toglierti. Questi giochi non sono fatti per gli sfigati come te. –

– Non sono sfigato e non c'่ scritto da nessuna parte. –

I tre ragazzi che lo accerchiavano scoppiarono a ridere.

– Sai, gira voce che tua madre sia una puttana. –

– E perch้? –

A giudicare dalla statura dei ragazzi, dovevano avere sette/otto anni a testa, al contrario del mio Thomas che ne aveva solamente cinque.

– Perch้ succhia cazzi. –

Vidi Thomas guardarsi intorno sperduto e impaurito. Mi avvicinai a loro, con l'intenzione di dare a quegli impertinenti una bella lezione.

– Amore. –

– M-mamma. – pronunci๒ con voce tremula, sintomo di un'imminente crisi di pianto.

– Ciao, ragazzi. – mi rivolsi ai tre ragazzini – Sapete chi sono? –

Annuirono con la testa. – La Signora Werks. –

– Sbagliato. –

Sbarrarono gli occhi.

– Sono la signora puttana che succhia cazzi a sconosciuti e che ha uno sfigato come figlio. –

Restarono in silenzio.

– Vorrei davvero sapere dove sono i vostri genitori, perch้ fanno veramente schifo. Non sanno fare il loro ruolo, vista l'educazione che state dimostrando. –

Presi Thomas in braccio e mi allontanai. Lo sentii subito tirare su con il naso.

– Cucciolo, non piangere. –

– Perch้ mi dicono quelle cose cattive? Sono forse un bambino cattivo? –

– No, Tom, anzi. Mi dispiace, ่ colpa mia se ti dicono certe cose. –

– Non ่ vero, mamma. –

– Dai, amore, non piangere per quei tre deficienti, okay? –

– S-s์, va bene. – mi leg๒ le braccia intorno al collo.

– Guarda, piccolo, ่ arrivato Bill. –

– E dove andiamo? –

– Non lo so, mi ha detto che andiamo tutti a pranzo fuori. –

– C'่ anche Tom? –

– Non lo so. –

Sentii il clacson suonare. Attraversai cos์ la strada e aprii lo sportello. Rimasi letteralmente di sasso non appeni vidi la persona seduta al posto del guidatore. – Perch้ ci sei tu? –

– Ho perso una scommessa ed eccomi qui. Ho la voglia di vederti pari a zero, figurati un po'. –

– Bene, vale la stessa cosa per me. – chiusi lo sportello e aspettai che il semaforo diventasse verde.

– Sam, dove stai andando? –

– Via, non vedi? D์ a Bill che non vengo a pranzo. –

– Dai, non fare la ragazzina. –

Mi girai di scatto. – Tom, non cominciare perch้ qui l'unico ragazzino sei tu. –

– Veramente l'unico ragazzino qui ่ Thomas. –

Il mio piccolo sbarr๒ gli occhietti ancora lucidi. – I-io? –

– Lui? Tom, che cazzo stai dicendo? –

– Beh, non ่ un moccioso? –

Cominciavo ad alterarmi per la seconda volta in sua presenza, quando vidi spuntare un sorriso sulle sue labbra. Stava scherzando.

– Non sono uno stupido moccioso! –

Scoppiammo a ridere.

– Ma, ma, mi state forse prendendo in giro? –

– No, amore, no. –

Tom prese parola, cambiando discorso. – Allora, salite? –

Puntai i miei occhi in quelli di Tom. – Dai, ragazzina, sali. –

Sorrisi e aprii lo sportello posteriore, appoggiando Thomas sul sedile e allacciandogli la cintura di sicurezza.

– Ehi, Tom? – Si gir๒ verso di me e io mi avvicinai a lui. – Mi sei mancato. –

Mi prese un braccio, tirandomi a s้, per poi stringermi. Respirai di nuovo il suo profumo dopo un'infinitเ di tempo, quel profumo che non trovi in nessun negozio del mondo o in nessun'altra persona, per il semplice fatto che ่ suo personale.

– Anche tu mi sei mancata, ragazzina. –

Lo strinsi maggiormente. – Saliamo che Thomas ่ geloso. –

Rise. Salimmo in macchina e guardai il mio bambino. Era triste, gli si leggeva negli occhi. Guardava fuori dal finestrino con aria persa.

– Moccioso? –

Non rispose.

– Cucciolo, che c'่? Non fare quel faccino triste, non ่ successo nulla. –

Mi guard๒ con la coda dell'occhio, annuendo appena.

– Che ่ successo, Sami? – chiese Tom con tono curioso.

– Storia lunga. – mi voltai nuovamente verso mio figlio – Hai fame, amore? –

– No. –

– Stiamo andando al Mc, ti piace? – gli chiese Tom.

– S์, ma non ho fame. –

– Strano, i bambini hanno sempre voglia del mangiare del Mc! – rise piano.

Dopo un quarto d'ora di viaggio, la macchina si ferm๒ nel parcheggio del Mc di Los Angeles pi๙ adatto ai bambini.

– Amore, guarda! Questo ่ l'Mc che ti piace tanto, ci sono le giostre! – dissi, per poi scendere dalla macchina e andare ad aprigli lo sportello.

– Mamma? – disse quasi in un sussurro.

Mi accucciai sulle ginocchia per poter essere alla sua altezza. – Dimmi, amore. –

– Dopo andiamo a casa? –

– Certo, come vuoi tu. –

– Voglio andare a casa. –

– Per๒ prima mangiamo qualcosa. –

– S-s์. – disse, per poi buttarmi le piccole braccia al collo.

Lasciammo l'auto e ci spostammo verso l'entrata, dove incontrammo gli altri. Thomas, non appena vide Elise, inizi๒ a ridere e scherzare, mentre io mi sentivo terribilmente in colpa per come lo trattavano i suoi coetanei.

– Elise, vado a fumarmi una sigaretta. Lo guardi tu? – dissi, alzandomi dal tavolo.

– S์, vai tranquilla, Sam. –

Sorrisi e uscii dal locale, sistemandomi accanto all'entrata. Poco dopo, venni raggiunta da Tom, che mi guardava con un dolce sorriso.

– Allora, Tom, come stai? –

Lui mi guard๒ per un istante e rispose. – Sto bene, Sam. Ti ho pensato davvero tanto in questi anni, dico davvero. Solo che, non lo so... –

– Abbiamo intrapreso due strade diverse, Tom: tu vivi a Berlino ed io a Los Angeles, tu sei un chitarrista famoso ed io una povera cameriera. Non avremmo comunque potuto continuare a sentirci, sarebbe stato impossibile. –

– Giเ. –

– Tua madre e Gordon? –

– Stanno bene, hanno comprato un nuovo cane. Sai, mamma dice sempre che gli manchiamo troppo e che, per sentirsi meno sola, ha bisogno di nuovi affetti. –

Sorrisi.

– La tua, invece? –

– E' morta. –

Quasi non si strozz๒ con il fumo della sigaretta. – M-morta? –

Annuii. – S์, si ่ suicidata. –

– Cazzo, e, e... –

– E' il prezzo da pagare per vivere a Los Angeles: o fai la bella vita o ti ammazzi. –

Sbarr๒ gli occhi. – Ma quando ่ successo di preciso? –

– L'anno scorso. –

– E Thomas? –

– Non la conosceva. Me ne sono andata di casa a sedici anni, dopo il suo fidanzamento con un fallito che non faceva altro che bere e drogarsi. –

– Vi metteva le mani addosso? –

– No, per fortuna no. Per lui non esistevo e la cosa era reciproca: sapevo a malapena il suo nome. La cosa scandalosa ่ che ha trascinato anche mia madre nel mondo della droga. – feci un tiro, per poi riprendere la mia spiegazione – Mamma era letteralmente impazzita. Una notte, mentre dormivo, mi ha tagliato i capelli perch้ era gelosa di me. –

– Oddio, i tuoi capelli. –

Aspirai nuovamente. – S์, ti ricordi com'erano lunghi? In quel periodo li avevo ancora pi๙ lunghi, pensa. –

– Non posso credere che sia arrivata a questo. Per motivi cos์ futili, per giunta. –

– Beh, ่ la veritเ. A sedici anni sono scappata di casa e a diciotto sono rimasta incinta. Nonostante abbia un figlio a carico, ่ tutto okay ora. Se evitassero anche di prendere in giro il mio bambino, andrebbe tutto ancora meglio. –

– Il padre lo senti ancora? –

– No, Tom, non lo conosco. In quel periodo mi sentivo sola e quella sera avevo mandato gi๙ qualche bicchierino di troppo, che mi ha spinto ad andare a letto con questo tizio. Dopo un mese ho scoperto di essere incinta. Avrei potuto abortire, ma sai come la penso sull'argomento. –

Lo vidi annuire. – E Thomas ne soffre? –

– S์, parecchio. I suoi compagni lo prendono in giro dicendogli che uno sfigato, un bastardo e chi pi๙ ne ha, pi๙ ne metta. Dicono che sono una puttana, che va a letto col primo che capita. Capisci cosa mi tocca sopportare? –

– Dimmi che non ่ vero. –

– Oh, ่ tutto vero, purtroppo. Ah, evita di chiamarlo moccioso perch้ ci resta davvero male. I bambini pi๙ grandi non fanno che riempirlo di appellativi simili. –

– Ma il signorino mi risponde anche abbastanza cordialmente! –

– S์, lo fa perch้ c'่ Elise con lui. Sa che in sua presenza nessuno gli farebbe del male. –

– Oh, Sami, mi dispiace davvero. –

Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe. – Sai, molte volte vorrei poter tornare indietro. Ero la bambina pi๙ felice del pianeta, Tom, voi eravate tutto per me. –

Sorrise.

– Perch้ non sei tornata a Berlino? –

– Avevo paura di incontrarvi di nuovo. –

– Ti avremmo aiutato. –

Un sorriso malinconico spunt๒ sulle mie labbra. – S์, lo so, ma non potevo venire da voi con un figlio e una ragazza sulle spalle per chiedervi aiuto. –

– Non ci sarebbe stato alcun problema. –

– Non capisci, Tom. –

Fummo interrotti da un vocino, proveniente dall'entrata del locale.

– Mamma? –

– Tesoro. –

Si avvicin๒ a noi e apr์ le braccia per farsi prendere in braccio. – Non mi sento bene. –

Gli alzai il viso. – Cosa ti senti? –

– Sento la testa pesante. –

Appoggiai le labbra sulla sua fronte. – Credo che tu abbia la febbre, amore. –

– Andiamo a casa, ti prego. – si strofin๒ gli occhietti lucidi.

– S์, andiamo. –

– Aspetta, vi accompagno. – intervenne Tom.

– Tranquillo, non ce n'่ bisogno. –

– Dai, ti faccio anche un po' di compagnia. –

Sorrisi. – Okay, grazie, Tom. –

Rientrammo nel Mc, avvicinandoci al tavolo occupato dagli altri.

– Ragazzi, io accompagno Samantha a casa. –

– Sami, vai giเ via? – Bill si morse il labbro, guardandomi.

– S์, Bill, Thomas ha la febbre. –

– Vuoi che venga con te? – chiese Elise.

– Tranquilla, Eli, ce la faccio da sola. Ci vediamo dopo, ciao. –

Ci congedammo e uscimmo dal locale, diretti a casa.

 

 

Thomas si era addormentato durante il viaggio.

– Ti somiglia molto, sai? –

Sorrisi, accarezzando i capelli al mio bambino. – S์, non ha preso nulla dal padre. –

– Meglio, no? –

– Beh, era un bel ragazzo! –

– Nah, sono io il migliore. –

– Tom, Dio, sei sempre il solito. –

Gli diedi un colpetto sul braccio. Per๒, in fondo, aveva ragione: dopo di lui, non ero riuscita ad incontrare un ragazzo che lo eguagliasse, non ero riuscita ad innamorarmi di nuovo, a dimenticarlo, in pratica. Dopo venti minuti, Tom parcheggi๒ l'auto davanti a casa.

– Vai ad aprire, io prendo Thomas. –

– Sicuro? –

Annu์. Sorrisi e m'incamminai lungo il vialetto, andando aprire la porta. Mi soffermai sulla soglia e vidi una scena meravigliosa, meglio di quanto avessi potuto immaginare: Tom con in braccio il mio bambino. Era strepitoso, aveva un'aria dolce ed ingenua e non quella del solito cafone rozzo e malizioso. Era di nuovo il mio Tomi.

Si avvicin๒ a me, fermandosi a pochi centimetri dal mio viso. – Uhm, dove lo metto? –

– In camera: corridoio, prima porta a sinistra. –

Io andai in cucina e presi velocemente il termometro, per poi raggiungerli in camera. – Dio, ho sempre ansia quando ha la febbre. –

– E perch้ mai? –

– Perch้ non so mai che fare. – dissi, mettendogli il termometro sotto l'ascella.

– Uhm, vuoi che vada a preparare la borsa dell'acqua? –

– Mi faresti un enorme favore, grazie. –

Tom usc์ dalla camera, diretto in cucina, e io e il mio piccolo restammo soli.

– Mamma, sto male. –

– Lo so, piccolino, ma te la faccio passare io la febbre. Ti fidi della mamma? –

Annu์.

– Allora, girati e metti il pancino contro il letto. –

– Mi metti la supposta? – disse, mordendosi il labbro e sistemandosi nella posizione da me indicata.

– S์. –

– Fai piano per๒. –

– Stai tranquillo, non ti far๒ male. –

Gli misi delicatamente la supposta e gli dieci un bacino sul sederino.

– Ora riposati, mh? –

– Eli dov'่? –

– E' insieme a Bill, Gustav e Georg. –

– E Tom? –

Proprio in quel momento, Tom entr๒ nella stanza, armato della borsa d'acqua calda. – Eccomi, campione. –

Si volt๒ verso Tom, sorridendogli, per poi tornare nuovamente a guardare me. – Mamma, mi racconti la favola? –

Presi la borsa d'acqua calda e l'appoggiai sulla sua fronte. – No, adesso no. –

– Perch้? –

– Perch้ non mi va. –

– Quale storia? – intervenne Tom.

– Come quale? La storia di Tom e Sam! Per๒, la sa solo la mamma. –

Chiusi gli occhi, sospirando. – Thomas, non sei stanco? –

– S์, ma lo sai che non riesco ad addormentarmi se prima non mi racconti la favola! –

– Chi sono Tom e Sam? – s'intromise nuovamente Tom.

– Nessuno, Tom, sono solo due personaggi di fantasia. –

– Dai, mamma, ti prego! –

– No, sono stanca. –

Mise il broncio, mentre io continuavo a bagnargli la fronte.

– Se vuoi, te la racconto io. –

Alzai gli occhi su Tom, proprio come fece Thomas. – La sai? –

– Credo proprio di s์. – sorrise.

Thomas sorrise di rimando, aspettando che Tom prendesse parola.

 

Quel giorno pioveva molto forte, diluviava. Io e Bill ci stavamo davvero annoiando, ma non potevamo di certo uscire con un tempo del genere! Iniziammo a fare zapping tra i canali televisivi, ma non c'era nulla che suscitasse il nostro interesse. Come se non bastasse, i nostri genitori erano partiti per un week-end e non ci avevano lasciato nulla da fare durante la loro assenza. Fu in quel momento che mio fratello ebbe l'ispirazione.

– Tomi, ma se chiamiamo Sam? –

– Che la chiamiamo a fare, tanto non pu๒ venire. –

Mio fratello sbuff๒, rimettendosi stravaccato sul divano.

– Perch้ dobbiamo guardare certe stronzate? –

– "America's Next Drag Queen" non ่ una stronzata! –

– Scusa, ่ anche peggio. –

Mi lanci๒ un cuscino in piena faccia e, proprio in quel momento, il telefono inizi๒ a squillare.

– Chi sarเ a quest'ora? –

– Non ne ho idea, sarเ mamma. –

– Ho paura. –

Risi e andai a rispondere al telefono.

– Pronto? –

– Tom? –

– Sam, tutto okay? –

Siccome non ottenni nessuna risposta, dovetti rifare la domanda.

– Samantha? –

– No, Tom, non ่ tutto okay. Mia madre lo sta facendo. –

– Cosa? Cos์, con te in casa? –

– Mi da fastidio. Tom, ti prego, fa qualcosa. –

– Vuoi che ti venga a prendere? –

– Ma che scherzi? Ce la tempesta fuori! Volevo solamente sentirti. –

– Dai, ti vengo a prendere. Dormi qui, okay? –

– Okay, per๒ vieni sotto la mia camera che scavalco dalla finestra. –

– S์, dieci minuti e sono l์. –

Attaccai il telefono e presi il giubbotto, infilandomelo.

– Tomi, dove vai? –

– Sto andando a prendere Sam. –

– Ma io ho paura. –

– Bill, dieci minuti e torno, okay? Tranquillo. –

– E cosa faccio da solo per tutto questo tempo? –

– Guardati quella stronzata! –

– C'่ la pubblicitเ. –

– Bill, dai, non fare il bambino! –

– Uffa, okay, vai a prendere Sami. Sbrigati per๒. –

Uscii di casa e cercai di coprirmi come meglio potevo con l'ombrello. Sfortuna vuole, che diventassi zuppo appena il mio piede tocc๒ la strada. Arrivai a casa di Samantha cinque minuti dopo. Mi piazzai sotto la finestra della sua camera e la feci uno squillo sul cellulare. Poco dopo, la vidi scendere lungo la grondaia.

– Tom, sei arrivato! –

Mi guardai: era evidente che l'ombrello non servisse pi๙. Era solamente un impiccio. Lo chiusi, mettendo poi un braccio intorno alle spalle di Sam.

– I tuoi dove sono? – chiese, stringendosi a me.

– Sono fuori per tutto il week-end. –

Dopo aver camminato stretti sotto la pioggia, arrivammo a casa, dove trovammo Bill addormentato sul divano. Mi tolsi le scarpe e i calzini e li lasciai sullo zerbino dell'ingresso. Successivamente, mi tolsi anche i pantaloni e la maglietta per non inzuppare tutta casa. Andai da Bill in punta di piedi e gli presi il telecomando dalle mani, spegnendo la TV, rimasta accesa, e gli sistemai la coperta. Mi girai verso Samantha e la trovai in reggiseno e mutandine, accovacciata vicino al termosifone.

– Tom, dammi qualcosa, sto congelando! –

– S์, vieni, saliamo su. –

Salimmo le scale e arrivammo in camera mia. Presi una mia tuta e un paio di boxer e le tesi il tutto. Prese i vestiti in mano e si chiuse in bagno, dal quale usc์ pochi minuti dopo.

– Yo, sono Tom Kaulitz! – mi prese in giro.

Scoppiammo entrambi a ridere.

– Vaffanculo, Sam! Forza, andiamo a dormire che sono stanco. –

– Dormo in camera di Bill? –

Annuii.

– Okay, buonanotte, Tom. – disse, stampandomi un bacio sulla guancia.

– 'Notte. –

Usc์ dalla mia camera per andare in quella accanto.

Non riuscivo a dormire, il rumore dei tuoni mi rimbombava nelle orecchie. Sentii la porta della camera aprirsi.

– Tom? – feci finta di dormire.

Non so perch้, effettivamente. Forse, volevo solo vedere cosa aveva intenzione di fare.

– Tom, sei sveglio? – Sentii il materasso abbassarsi leggermente. – Tomi. –

Mi voltai verso di lei dopo l'ennesimo richiamo. – Ehi, non riesci a dormire? –

– No. Posso stare qui con te? – chiese, mordendosi il labbro.

Annuii. Non era certo la prima volta che dormivamo insieme. Si mise sotto il piumone, abbracciandomi, e incroci๒ le sue gambe con le mie. Un lampo illumin๒ la stanza e riuscii a scorgere i suoi occhi. I nostri nasi si sfioravano e il suo odore mi aveva ormai invaso le narici. Senza aggiungere altro, posai le mie labbra sulle sue.

 

 

– Si sono baciati? – chiese Thomas, curioso.

– S์. –

– Era il loro primo bacio? –

Annuimmo entrambi.

– Certo che sono proprio innamorati, eh! –

Siccome ero leggermente imbarazzata, preferii cambiare discorso.

– Dai, adesso dormi, amore. –

– S์, buonanotte. –

– 'Notte, cucciolo. – dissi, dandogli un bacio sulle labbra.

– Notte, campione. –

– Ciao, Tomi. –

Sorrisi e lasciai l'เbat-jour accesa, per poi uscire, lasciando la porta accostata.

buongiorno girls..vi lascio con questo capitolo perch่ questo fine settimana sparir๒! baci baci Francesca
  
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