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Autore: Sofi_Luthien    22/10/2011    3 recensioni
“Continuate a provare.” – suggerì, in risposta ai bronci delusi dei ragazzini, ancora convinti che maneggiare una bacchetta fosse un gioco divertente, e non una complessa disciplina.
Quando un coro di “Ooooohhh” si levò da un tavolo in mezzo alla stanza, Albus si avvicinò per ammirare l’opera di un piccolo serpeverde: il bicchiere era sparito, trasformato in una piuma soffice.
“Davvero ottimo lavoro, Tom!” – si complimentò Albus, sinceramente colpito.
Il ragazzino sorrise, trionfante, scambiando un’occhiata soddisfatta al Professore. La ferocia che brillava in quegli occhi minuti gli riportò alla mente un volto familiare, la lucentezza ambiziosa di Gellert.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'I giorni dei piccoli vecchi '
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La vista da quella minuscola finestrella era sempre la stessa. La conosceva a memoria, l’aveva avuta davanti agli occhi ogni giorno della sua vita negli ultimi anni.
Ormai era troppo stanco di quel posto per esserne annoiato.  Si grattò la testa distrattamente e chiuse gli occhi.
Fu ridestato bruscamente da un fruscio, avvertì la presenza che si faceva sempre più vicina.
 
Finalmente.
 
Aspettava il suo arrivo da tempo. Lo aveva quasi atteso con impazienza.
Tom Riddle, un lungo mantello nero ad accentuarne i contorni pallidi, era in piedi davanti a lui, con quel tipico sguardo indecifrabile di chi ha già calcolato tutto.
Si mise a ridere. E così questo era colui che si faceva chiamare Signore Oscuro. Signore che però aveva bisogno di una bacchetta più potente, aveva bisogno di essere ancora più forte di quanto le sue consuete capacità gli concedessero…e questo gli dava fastidio. Molto fastidio.
La sua flebile risata echeggiò nella stanza, mentre Lord Voldemort voleva sapere la verità. Voleva sapere dove fosse la bacchetta, e gridava di rabbia sperando di spaventarlo.
Ma lui sapeva come funzionavano queste cose. Aveva commesso altrettante atrocità, compiuto magie altrettanto potenti e forse solo un po’ meno terribili.
E li, tra quelle quattro mura umide, aveva avuto il tempo di rivederle tutte, una ad una, nella sua mente.
Aveva ucciso persone di cui non sapeva il nome.
Altre, invece, le aveva conosciute bene.
 
“…ci sono tante cose che non capisci…” – in risposta ricevette un altro grido furente, e dentro di sé sapeva che aveva i secondi contati. Se la rabbia di Tom Riddle sarebbe stato l’ultimo suono che avrebbe mai udito, allora era il caso di ricambiare il favore.
“…forse anche tu rimarrai in una cella per cinquant’anni, e allora capirai. Ma in effetti, Tom, non credo che sarai così fortunato.”
La bacchetta si alzò, con uno scatto fulmineo.
 
Non mi avrai mai, Lord Voldemort.
 
 
 
 
 

«Dicono che nei suoi ultimi anni sia stato preso dal rimorso, nella sua cella a Nurmengard. Spero che sia vero.
Mi piacerebbe pensare che abbia compreso l'orrore e l'indegnità di ciò che ha fatto.
Forse quella bugia detta a Voldemort è stata il suo tentativo di fare ammenda...
di evitare che Voldemort si impossessasse del Dono...»

«... o forse che violasse la sua tomba?» suggerì Harry, e Silente si asciugò gli occhi.
 
[Harry Potter e i Doni della Morte – King’s Cross]



 



 

 
 
 

  
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