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Autore: V e r m o u t h    22/10/2011    2 recensioni
«Cantami o Cina, del Germanide Ludwig
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Hetachèi, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
Il re de' prodi Francis e il divo Ludwig.»
Genere: Azione, Comico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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P A S S O  I
"Il rapimento di Elizabeta"
Personaggi presenti:
Roderich (Austria), Menelao; Francis (Francia), Agamennone; Antonio (Spagna), Ettore;
Elizabeta (Ungheria), Elena; Gilbert (Prussia), Paride.

 

 
 
L’atmosfera era calorosa. La sala del banchetto pullulava di gente, la lunga tavola rettangolare di legno scuro era bandita di leccornie: pesce, verdure, frutta, bottiglie d’olio d’oliva denso e verde, caraffe di vino e, dentro piccole ceste di vimini, pezzi di maza1. Gli invitati prendevano da ogni piatto avidamente, strappando coi denti la maza, bevendo il vino e ingozzandosi di olive e verdure. Al centro del grande tavolo, un maiale arrostito infilzato da uno spiedo in metallo lungo e appuntito, poggiava su un letto d’insalata, cipolle e altre verdure2. Roderich, il grande re spartano, sedeva capotavola, brandendo tra le mani un grosso calice colmo di vino, le guance rosse e sudate, sprizzanti d’ebbrezza. Gridava sguaiato al fratello alla sua destra, Francis, re di Micene, che teneva sulle ginocchia una bella fanciulla, coi capelli dorati raccolti in alto attorcigliati in sinuose trecce, alle orecchie portava un paio di orecchini a forma di piatto, d’argento, con al centro inciso un sole stilizzato; un’etera3, per la precisione, a cui il re achèo lanciava occhiate compromettenti. Lei ogni tanto emetteva risatine squillanti, attirando gli occhi desiderosi degli invitati.
«Brinda con me, fratello mio!»
«Alla salute!»
Si sentì un forte frastuono dei calici che battevano l’un contro l’altro.
Tra i Troiani vi era il fratello di Antonio, re di Troia, Gilbert, che se ne stava in silenzio, seduto, a mangiare svogliatamente una mela. Non aveva molta voglia di partecipare alla festa organizzata dal re di Sparta... aveva un’altra cosa che gli tormentava la mente, che inondava i suoi pensieri, anzi qualcuno: Elizabeta, la moglie di Roderich. Egli l’amava e sapeva di essere ricambiato, ma più aspettava e la vedeva tra le grinfie del re Spartano, più la sua brama diventava sete, e la sete bisogno vitale di lei. Dopo aver buttato via il torsolo, senza farsi vedere, approfittando di un altro brindisi, dove tutti si alzarono in piedi, si alzò e, di nascosto, imboccò un corridoio, che portava alle stanze del re. Le ancelle non erano nei paraggi, poiché impegnate a spiare attraverso i pertugi delle strettoie che, dai corridoi, si affacciavano alla sala del banchetto.
Indisturbato arrivò fino in cima. Una tenda di lino copriva una stanza, quella stanza, dietro quel leggero velo bianco vi era la cosa da lui più desiderata. La sentiva muoversi nella stanza, sospirare, ordinare le sue cianfrusaglie, stendersi sul letto annoiata. Con un gesto lento allungò le dita al lembo della tenda e la scostò con attenzione, senza fare il minimo rumore. Quando fu visibile ed entrò nella stanza, la fanciulla stesa sul letto scattò seduta e lo guardò coi suoi occhi color nocciola, stupiti, terrorizzati e pieni di disperazione.
«Gilbert, cosa ci fai qui?!» Corse verso di lui e chiuse la tenda di lino frettolosamente, le mani le tremavano.
«Elizabeta.»
 «Se Roderich ti vede qui, Zeus solo sa cosa può farti!» Lo accarezzò su una guancia.
«Non mi scoprirà.» Mormorò lui, cercando le labbra della sua donna. Lei si dimenò.
«Vattene, Gilbert, ho paura.»
«Non posso andare avanti così, Eliza, non è un caso che gli dèi ci abbiano fatto incontrare, siamo destinati a stare insieme. Basta fuggire dall’evidenza: sei mia. Per Afrodite, per Eros, tu sei destinata a me!»
«Non posso...»
«Scappiamo, Eliza, io e te!»
«Ma sei diventato matto? È pericoloso, quando Roderich lo verrà a sapere muoverà tutta la Grecia pur di trovarmi!»
Gilbert non rispose, affranto.
«Elizabeta, ti prego, vieni con me.»
La fanciulla lo guardò, non disse una parola, ma i suoi occhi rispecchiavano la risposta.
 
 
«Ehi, ma dov’è mio fratello?» Chiese Antonio ai presenti che gli erano vicino.
«Non ne ho idea, mio re, può darsi che abbia visto un’etera con due poppe così e che se la sia data a gambe cercandosi un cantuccio dove potersela lavorare per bene!» Disse ridendo sguaiatamente il generale che sedeva di fianco a lui con altri due uomini.
Antonio gli agguantò il collo, l’uomo sbiancò.
«Non insultarmi, stolto uomo.» Con un gesto brusco lo lasciò e si diresse verso Roderich, chiedendo al re di Sparta il permesso di andare a cercare suo fratello.
 
 
Oltre la tenda di lino si sentirono dei passi che avanzavano per le scale.
«Sono qui!» Esclamò sottovoce Elizabeta, terrorizzata.
«Vieni!» Le intimò Gilbert prendendola per mano e trascinandola fuori dalla stanza, lungo il corridoio, dalla parte opposta alle scale da cui provenivano i passi. Usciti dalla grande casa, corsero verso il porto, dove le navi troiane avevano attraccato. Lì si nascose con Elizabeta.
«Non si trova.» Sospirò Antonio esasperato. «Probabilmente è sulla nave. È tempo per me di partire oramai, la mia patria chiama, nobile Roderich.»
«Certo, giovane re. Sarai sempre il benvenuto nella mia dimora.»
«Che gli dèi vi guidino.»
«Altrettanto.»
Antonio, con il suo seguito di generali, salì sulla nave, dove trovò Gilbert seduto su una massa di funi arrotolate di fianco all’albero maestro.
«Ecco il nobile eroe che fuggì dal banchetto.» Lo canzonò Antonio appena vide il fratello.
«Hai una faccia stravolta, sei sicuro di sentirti bene?» Continuò, guardandolo con aria preoccupata.
«Devo parlarti.»


«Elizabeta, mia dolce dama, è un peccato che tu non abbia partecipato al banchetto, ma sai come sono le regole rigide del nostro paese – disse re Roderich appropinquandosi alla tenda di lino bianco, non ebbe risposta – Elizabeta?»
Scostò rabbioso la tenda, rimase come uno stoccafisso a guardare la stanza vuota per qualche secondo, poi con uno strattone furibondo strappò la tenda dagli anelli che la sorreggevano e la pestò con un piede.
«Antonio...» Ringhiò tra i denti, chiamò un soldato, ruggendo.
«Trovala! Ti costasse tutta la vita, trovala!» Le sue urla riecheggiarono per tutta la casa, rimbombarono, quasi volessero far tremare le pietre che la componevano. Un tuono squarciò le nubi della notte.



Note di comprensione:

1) Maza: Focaccia tipica dell'antica grecia, fatta d'orzo o di frumento.
2) La carne, nell'antica Grecia, era molto rara nei banchetti, solo in quelli più prestigiosi era presente.
3)
Nei banchetti non erano ammesse le donne (ancelle, mogli, ecc.), solo le "etere" (prostitute, cortigiane) avevano il permesso di parteciparvi, per intrattenere gli ospiti.


Note dell'autrice:

Ho voluto cominciare la storia ispirandomi al film "Troy". Voglio subito mettere in chiaro che il film non rispecchia (per la maggior parte della trama) la storia originale del poema omerico (per quello non mi è piaciuto granchè, ma questo per il momento non c'entra molto...). Solo l'inizio mi è sembrato azzeccato: d'altronde ricercando per il web, non ho trovato nessun'informazione su dove e come è stata rapita Elena. Se qualcuno l'ha trovata, devo proprio ammettere di essere un po' ritardata e ignorante, perdonatemi!
  
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