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Autore: Helena Corvonero    23/10/2011    3 recensioni
Hermione Granger si ritrova a King's Cross, ma questa volta non deve prendere il treno per Hogwarts, deve iniziare un viaggio più grande, che la porterà verso un futuro diverso. Ad accompagnarla ci sarà Draco Malfoy, e nonostante il traguardo sia verso il futuro questo viaggio la porterà a fare un tuffo nel passato, per ricordare come tutto sia iniziato: con una scommessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Angolo dell’autrice:
Ehy gente! Come va?
Spero che il capitolo precedente sia piaciuto e abbia soddisfatto la vostra curiosità riguardo al fatidico appuntamento.

Vogliate scusarmi ma, per questo capitolo mi prenderò una pausa dal raccontare, anzi, sarà Hermione a prendersi una pausa.
Mi immagino già le vostre facce preoccupate che pensano ‘Questa è pazza’.
No, non vi preoccupate, era solo per annunciare che questo capitolo è ambientato nel presente.
A me piace moltissimo come è venuto fuori, spero riusciate a cogliere l’amore nella familiarità e nella concretezza delle loro azioni. Chissà se riuscite a capire il mistero della destinazione di Draco e Hermione dai pochi indizi che metto in questo capitolo.

A presto,
 
the writer.
 
 
 
 
 
CAPITOLO QUATTORDICI
UNA TAZZA DI TE’ E DUE CUCCHIAINI DI ZUCCHERO- Parte Prima
 
 
 
“Hermione, Hermione, dai svegliati”.
Scuoto la testa e mi volto dall’altra parte, come per allontanare la persona che vuole svegliarmi.
“Hermione, alzati! Devi venire subito!”
Mugugno qualcosa e mi rannicchio, cosa davvero difficile da fare sul sedile di un treno; la testa è appoggiata contro il freddo finestrino e il mio alito forma una nuvoletta di vapore.
Ma Draco non molla, e mi scuote per la spalla.
“Hermione, la casa va a fuoco!”
 
Apro gli occhi e mi alzo di scatto, pronta a sfoderare la bacchetta per spegnere l’incendio, ma tutto ciò che vedo è il corridoio del treno e gli altri passeggeri che dormono o leggono un quotidiano.
E davanti a me Draco, un ghigno sul volto, che scuote la testa dicendo: “Questo trucco funziona sempre.”
Gli sibilo qualcosa di davvero poco cortese e sto per sistemarmi di nuovo sul sedile quando lui mi prende per mano e mi trascina fuori dal vagone.
L’aria è fredda e, a causa dell’improvvisa levataccia, ho mal di testa. Fuori dai finestrini vedo scorrere veloce la campagna, le nuvole sono cupe e basse e il cielo è di quel colore tra il blu e il grigio che, chi ha passato le notti in bianco a causa degli esami conosce bene: manca poco all’alba. Saranno le quattro e mezza, cinque al massimo, posso metterci una mano sul fuoco.
Io ho gli occhi ancora impastati dal sonno e sono tutta intorpidita a causa della scomoda posa nella quale mi ero addormentata; Draco invece si muove a scatti, per chissà quale meta, come se avesse percorso la strada mille e mille volte.
Sono circa cinque minuti che mi trascina per il treno zigzagando tra i sedili quando mi accorgo che inizia a rallentare.
Ci fermiamo una volta arrivati al bar del treno.
Lui mi lascia una mano e si dirige al bancone: io gli lancio un’occhiata velenosa e mi accascio sullo sgabello di un tavolo.
Mi sostengo la testa con un braccio, e chiudo gli occhi; li apro solo quando sento il rumore della sedia che stride contro il pavimento e una leggera scossa al tavolo.
Mi raddrizzo e dico: “Mi hai bruscamente svegliata,  usando la barbara scusa che stavamo andando a fuoco, e poi mi hai fatto camminare per tutto il treno solo per mangiare qualcosa. E alle cinque di mattina?”
 
Chi mi conosce bene sa che il tono che ho appena usato, pacato e basso, precede uno sfogo  di rabbia.
E Draco mi conosce davvero bene: solitamente, infatti, annusa la tempesta in arrivo e mi blocca prima che io possa arrabbiarmi e strillare, facendomi calmare.
Questa volta, invece, mi guarda sarcastico, inarca le sopracciglia e spinge una tazza nella mia direzione.
“Bevi” dice lapidario, mescolando ciò che invece è nella sua tazza.
Io prendo in mano la mia, e lascio che il suo calore si trasmetta alle mie mani, poi vi scruto dentro: tè.
Guardo il liquido dorato e tengo in mano la tazza per un altro paio di secondi, prima di chiedere con tono scettico: “Hai messo lo zucchero?”
Draco, che stava bevendo il suo caffè guardando fuori dal finestrino, posa la tazzina e mi guarda, improvvisamente dolce, e mi risponde: “Secondo te, dopo tanto tempo, non so ancora che vuoi due cucchiaini di zucchero nel tè, altrimenti non lo bevi?”
Sorrido e mi porto la tazza alle labbra, decisamente meno scontrosa di prima.
I successivi minuti passano così, a guardare fuori quel mondo che scorre veloce, ignorando il tuo bisogno di star fermo, e a sentire il liquido caldo che accarezza la gola, regalando quel poco di intimità che è così difficile trovare quando sei lontano da casa.
Ingoio con il tè il groppo che mi sale in gola ogni volta che penso, a quella casa.
Anzi, a quelle case.
Che sono tante quante le persone che mi ci hanno accolte.
La casa dei miei genitori, la Tana, Grimmauld Place*, Hogwarts…
Mamma, papà, Harry, Ron, l’intera famiglia Weasley, l’Ordine…
Scuoto la testa, per scacciare tutti quei pensieri tristi e cerco di sorridere, perché la mia non è una fine.
Anzi, la nostra: è solo un inizio.
“Quanto manca, secondo te?”
Draco abbassa gli occhi alla sua tazzina e ci riflette un po’, forse perché anche lui pensa a tutto quello dal quale ci stiamo allontanando.
“Non so, davvero… Sicuramente un altro po’. Dovremmo essere quasi a metà.”
Annuisco, come se potesse consolarmi.
Per distrarre entrambi dai pensieri nostalgici gli chiedo: “Ti ricordi il nostro primo appuntamento?” e già prima di sentire la risposta mi  spunta un sorriso sulle labbra.
Anche Draco sorride, gli occhi illuminati dalla luce pallida della lampadina del bar: “Preferirei dire che mi sono dimenticato l’episodio e invece… me lo ricordo eccome! Dio, il peggior appuntamento della mia vita… Avrei potuto evitarlo…Se ci penso mi mangio ancora le mani.”
Allungo una mano sul tavolo, per prendere le sue, strette attorno alla tazza di caffè ormai fredda: “Ma no, alla fine non è stato così terribile…”
Il silenzio cala di nuovo, interrotto solo dal rumore delle ruote del treno contro le rotaie, e pian piano i nostri sorrisi svaniscono ma i nostri occhi continuano a guardarsi, mentre le menti vagano lontane.
Chissà quanto tempo passa, pochi minuti o forse ore, e il sole inizia a sorgere; lontano, alla fine dell’orizzonte un cerchio arancione si alza a vista d’occhio.
Ma io ignoro quello spettacolo e guardo Draco, illuminato dalla calda luce di una nuova giornata, che a sua volta guarda fuori.
Ci alziamo e, sempre in silenzio torniamo al nostro scompartimento, mano nella mano.
Con qualcosa di più caldo sulla pelle, negli occhi,
nel cuore.
 
 
 
 
 
*Magari a qualcuno potrà esser sembrato strano che Grimmauld Place venga ricordata da Hermione come ‘casa’, ma vedrete che anche questo piccolo mistero verrà svelato nel corso della storia…

  
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