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Autore: Arwen297    23/10/2011    17 recensioni
"Ho deciso che ti ricorderò con un sorriso..., con quel sorriso che avevi sempre.
Ti ricorderò con quell'esclamazione che ho avuto oggi quando ti ho visto prima
di partire con quel coso giallo in testa e gli occhiali da sole, ho detto
"minchia sic, fortuna che sei simpatico, perchè sei proprio brutto".
Ti ricorderò come quello che a Monza, quando ti ho visto è sceso dalla
macchina ha tolto il casco... e incazzato come una iena se n'è andato
a piedi dopo aver perso.
Ti ricorderò come "quel bastardo di Sic" che stava diventando un mostro.
Ti ricorderò come l'amico pazzo di Vale, quello del primo mondiale
125 cc, quello che a inizio stagione lo volevano mettere nei casini
perchè "era violento".
TI RICORDERO' COME IL CAMPIONE CHE SEI SEMPRE STATO..
SEI UN GRANDE E TI PORTERO' PER SEMPRE NEL MIO CUORE."
-> DEDICATA A MARCO SIMONCELLI. ANCHE SE NON SERVE PIù A NIENTE
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria degli angeli '
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You can not die running a dream

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi – Frasi: Non conosco l'autore ma non sono mie, l'ultima credo sia di Valentino Rossi ma non so se è realmente così.


 

"Si può morire in tanti modi. Si può scegliere di farlo

e si può aspettare che ti succeda: è la vita e va bene

così, ma non si può morire "correndo" un sogno.

Addio Marco. Addio Campione."


 

"Haruka è ora" la voce del meccanico irrompe improvvisamente nei box, interrompendo il nostro discorso mentre ti aiuto a sistemare come si deve la tuta nera da motociclista, che rende ancor di più le forme del tuo corpo celate il più possibile, perchè una donna non può correre nel motociclismo. O almeno così dice il regolamento.

Ma si sa, tu con quel tuo ciuffo ribelle almeno quanto il tuo carattere te ne sei sempre fregata delle regole, qualsiasi siano.

Le uniche che non infrangi sono quelle che ti detta il cuore.

Ed è uno dei motivi per cui mi hai fatta innamorare di te, uno dei motivi per cui a ogni gara l'apprensione mi assale finchè non tagli il traguardo da vincintrice, perdon, vincitore. E anche oggi l'inquietudine è la mia fidata compagna per queste due ore scarse che ti vedono libera di correre come il vento. Per essere più libera di quanto tu non possa essere nella vita di tutti i giorni, e io accetto il tormento che mi avvolge, solamente per vederti felice. Mi stacco leggermente da te dopo che ti ho chiuso la tuta, e ti passo il casco, nero anch'esso.

"Mi raccomando torna tutta intera" ti sussurro in modo che tu sia l'unica a sentirmi, per non rivelare il tuo segreto che ti comprometterebbe la carriera. Qualcuno da vicino la moto nera e rossa ti chiama, dicendoti che è ora.

"Non è la prima gara che faccio e non sarà neanche l'ultima, ci vediamo al prossimo traguardo" mi rispondi sorridente, con quel sorriso sghembo che pian piano ho imparato ad amare. Ti volti tenendo il casco sotto al braccio, e ti dirigi verso l'uscita del box con il tuo solito atteggiamento spavaldo e straffottente. Sorrido. Perchè in fondo tu non sei così, la tua è solamente una maschera. E questo io lo so.

Noi lo sappiamo.

Sospiro lievemente quando le mie orecchie vengono accarezzate dal ruggito di guerra della tua moto impaziente di correre almeno quanto te, insieme come sempre a far mangiar polvere a tutti quelli che osano anche solamente sfidarvi Siete quasi la stessa cosa, un pò come me e il mio violino. Solo che tu ogni volta giochi con la sorte. Anche se non vuoi mai pensarci, perchè altrimenti non saliresti mai in moto.

E io da egoista quale sono spero che ti fermi a pensare a ciò anche solo per cinque minuti, un lasso di tempo relativamente breve se stiamo a guardare una vita intera. Un eternità se si pensa ai millesimi di secondo con i quali hai a che fare in gara. Ma che per me sono tutto ciò che la vita mi da in dotazione per salvarti da queste gare ai miei occhi pericolose. Che minano la mia emotività alla radice e che non riesco a vivere come tutte le persone che mi circondano sugli spalti, ne come le nostre amiche che al contrario di me fanno un tifo sfegatato nei tuoi confronti.

No io non riesco a fare neanche questo, io mi limito solamente ad incrociare le dita nell'attesa di poterti riabbracciare alla fine di ogni gara. Ed è quello che faccio anche ora mentre mi siedo insieme ai membri del tuo team tecnico nel box attenti davanti agli schermi.

E non so perchè ma non riesco a sentirmi a casa. Per la prima volta provo l'impulso di raggiungerti alla griglia di partenza per dirti di scendere, il mio sesto senso ormai e risaputo che a volte ci azzecca. Ma non lo faccio. Sto ferma qui impotente. Per non coprire te di ridicolo, perchè tanto tu non mi ascolteresti "sei troppo apprensiva, troppo esagerata" mi diresti.

Forse hai ragione.

Forse mi preoccupo per nulla.

Se nulla si può definire la vita della persona che più amo al mondo.

Osservo nello schermo la griglia di partenza, in fondo la partenza e i primi giri sono i più temibili perchè sono tutti attaccati e rischiano un effetto domino. Solo che per loro sarebbe mortale. Non come per tessere dell'omonimo gioco.

Stringo la gonna sulle mie gambe tesa come un filo del rasoio. E subito trovo nelle prime tre righe la tua moto nera e rossa.

Nera come la morte.

Rossa come il sangue e la passione che ci lega.

Sul muso il dodici sempre in rosso con un contorno verde acqua.

Dodici come il giorno che ci siamo conosciuti.

Verde acqua come i miei capelli.

In fondo e come se corressi anche io con te.

La gara ha inizio e io non posso fare a meno che mordermi il labbro preoccupata, potrei comporre qualcosa, o disegnare persino come tante altre volte. Ma questa volta non ci riesco, l'inquietudine è troppo forte non riuscirei neanche a concentrarmi e tanto vale non perdere tempo.

Osservo come ti pieghi elegantemente ad ogni curva, come accelleri a ogni rettilineo che incontri, come duelli con chi è dietro o davanti a te per evitare o fare un sorpasso. E riconosco in tutto ciò che fai il tuo spirito battagliero, una sfaccettatura tra mille del diamante del tuo carattere.

Il primo giro è passato, e tu sei ancora in piedi, il gruppo lentamente si sta spargendo, affusolandosi ma i due dietro di te non ti mollano neanche a morire, e prego in cuor mio che non compi qualche azzardo nel tentativo di fargli perdere la tua scia.

Riconosco Hiroshi dietro di te, è uno dei tuoi migliori amici, strano che ti sta così alle calcagna o forse sta solamente tentando di tenere a bada quello dietro di lui. Iniziano nuovamente le curve.

Le tanto pericolose curve che odio tanto.

Se fosse per me sarebbero tutti rettilinei i tracciati.

A cosa servono le curve a cavatappi, o a gomito? Assolutamente a nulla!!

Se non a far cadere qualcuno.

Cadere. Non avessi mai pensato una cosa del genere. Il mio cuore perde un battito, all'improvviso mi sento oppressa dall'aria intorno a me, sento la mia anima frantumarsi in mille pezzetti, qualcosa che si rompe dentro di me. I miei occhi si sgranano mentre osservo impotente alla tragedia che sta avvenendo in pista.

Haruka.

La mia Haruka, è caduta.

E anche se non sono un medico, solo per il fatto che le sono piombate addosso due moto sono portata a pensare al peggio. Anche gli altri due motociclisti cadono, vanno fuori pista ma se pur scossi per la grande botta si rialzano.

Lei no.

E' immobile quasi fosse un pupazzo. E quell'immobilità mi terrorizza.

La notizia che è stata proclamata bandiera rossa non mi porta conforto, anzi se possibile aumenta ancora di più la mia angoscia mentre cerco di cacciare indietro le lacrime. Devo essere forte. Fosse semplice, non mi sono mai sentita così fragile in vita mia.

Il tempo sembra scorrere dilatato, sembra che i secondi non finiscono mai. I soccorsi giungono quasi immediatamente in pista, i dottori con loro. La caricano sul lettino che si usa in queste situazioni, vorrei correre da lei, farle sentire che le sono vicina che non è sola. Che sono pronta a lottare con lei. Ma servirebbe poi qualcosa? Nel box giungono anche i suoi genitori, il loro viso è una maschera di dolore.

Il mio sarà esattamente come il loro, e non so perchè odio quei visi così già rassegnati al peggio. Haruka non smetterà di lottare, non lo ha mai fatto e non lo farà neanche ora ne sono sicura.

Avrà solamente qualcosa di rotto, eppure il silenzio sceso nel box è così talmente inquietante.

Sa di morte.

Una morte così stupida. La notizia che la gara è stata cancellata arriva alle mie orecchie da un punto imprecisato della stanza, non so chi ha parlato. Non mi sembra una voce familiare, non credo sia uno del team nostro.

"Quando la gara viene cancellata vuol dire che c'è stato un incidente veramente grave che ha compromesso la vita di un motociclista, ma stai tranquilla a me non succederà mai niente del genere, sono sorella del vento...io!"

La sua voce risuona improvvisamente nella mia testa, portando un ricordo che mi spezza il cuore. Non è possibile che sia veramente successo tutto questo.

Avevi detto che non ti sarebbe successo niente del genere. Penso, mentre sento le lacrime rigare il mio volto, è impossibile. Così privo di senso tutto ciò. Non posso crederci.

O forse non voglio?

Solo in quel momento mi accorgo di una presenza nel box, un uomo dai capelli brizzolati, gli occhi grigio azzurro, è appena arrivato e si è avvicinato immediatamente ai genitori di Haruka. Il mio dolce amore. Sposta immediatamente lo sguardo verso il basso, in uno sguardo carico di cordoglio per quelli che sono anche un pò i miei familiari ormai.

"Abbiamo provato a rianimarla, ma purtroppo le funzioni vitali erano irrimedialmente compromesse, mi spiace" mormora senza sapere bene cosa aggiungere. A quelle parole non posso fare a meno di gettarmi su di lui, con una rabbia che non è da me, con una disperazione che mi divora dentro, mi sembra di cadere in una voragine senza fondo.

"RIDATEMI LA MIA HARUKA. RIDATEMELA. NON è POSSIBILE CHE SIA SUCCESSO TUTTO CIO' NON A LEI. MI RIDIA LA MIA HARUKA" urlo mentre aggreddisco il dottore. Lui non fa niente per evitare che io continui a prenderlo a pugni, sembra devastato dall'accaduto quanto me.

Non so quanto tempo passa prima che le mie lacrime finiscono, che i miei occhi si stanchino di esternare il mio dolore. Mi sento vuota. Sento delle braccia avvolgermi all'improvviso, e per qualche stupido motivo spero che sia lei, che mi dice "Piagnucolona era uno scherzo" ma non è così. Il profumo che colpisce le mie narici non è il suo.

"Michi, basta vieni qui" la voce è quella di Sidia, la nostra migliore amica, non che menager di Haruka, nello sguardo le leggo tutto il suo dolore. Mentre non riesco a trattenere il mio, tutto li dentro mi parla di lei, e sulla sedia ci sono ancora i suoi vestiti come li ha lasciati. Dev'essere un brutto sogno, un terribile brutto sogno. Ma allora perchè non sento la sveglia?

Sento solo i giornalisti, il rumore degli spettatori che se ne vanno via, arriva tutto alle mie orecchie come un rumore confuso, indistinto.

Sento anche qualcuno che dice che alcune immittenti televisive fanno ipotesi scaricando la colpa a destra e a manca, alla centralina della moto, alle gomme ancora troppo fredde.

Balle.

Mi viene da ammazzarli tutti.

Loro pensano solamente a chiacchierare, senza guardare in faccia alla realtà. Una realtà crudele, una realtà senza senso apparente. E che fa male. Troppo male.

Un dolore che mi è impossibile sopportare.

Non capiscono, loro che è morta una ragazza di vent'anni. Come tutte quelle che puntualmente si incontrano per strada, che non aveva nessuna colpa se non quella di seguire il suo sogno, la sua passione. Incurante dei pericoli che quella stessa passione cela, e con cui destino si diverte a giocare. Non importa che lei era un campione.

Era una semplice vent'enne.

Una vent'enne morta rincorrendo un sogno.

Per quanto tutto questo possa essere assurdo.

Lasciando tutte le persone che amava, lasciando me.

Mi avevi detto che ci saremmo riviste al traguardo, come sempre. Ma quale traguardo? L'unico traguardo che vedo è il paradiso, mentre un altro angelo è rimasto attaccato all'asfalto.

Dopo essere stato strappato dalle braccia di coloro che l'amavano.

Hiroshi, giunge nel box in lacrime, non si capacita neanche lui di quello che può essere successo, mi viene vicino e mi abbraccia.

E so che con quell'abbraccio mi sta chiedendo scusa.

A me.

Ma sopratutto a lei.


 

"Ho deciso che ti ricorderò con un sorriso..., con quel sorriso che avevi sempre.

Ti ricorderò con quell'esclamazione che ho avuto oggi quando ti ho visto prima

di partire con quel coso giallo in testa e gli occhiali da sole, ho detto

"minchia sic, fortuna che sei simpatico, perchè sei proprio brutto".

Ti ricorderò come quello che a Monza, quando ti ho visto è sceso dalla

macchina ha tolto il casco... e incazzato come una iena se n'è andato

a piedi dopo aver perso.

Ti ricorderò come "quel bastardo di Sic" che stava diventando un mostro.

Ti ricorderò come l'amico pazzo di Vale, quello del primo mondiale

125 cc, quello che a inizio stagione lo volevano mettere nei casini

perchè "era violento".

TI RICORDERO' COME IL CAMPIONE CHE SEI SEMPRE STATO..

SEI UN GRANDE E TI PORTERO' PER SEMPRE NEL MIO CUORE."


 

Note dell'Autrice: Credo che questa one shot non ha bisogno di parole. So solo che anche se io non seguo il motociclismo, mi limito alle notizie che mi dona il mio ragazzo fan sfegato di Rossi, sono rimasta tremendamente colpita da questa tragedia. Non ci ho voluto credere, quando l'ho saputo dal mio ragazzo gli ho risposto: "Stai scherzando spero" ma purtroppo nessun brutto scherzo. Addirittura ho pianto ad un certo punto. Perchè non è giusto che un ragazzo di 24 anni muoia in questo modo.

Addio Simoncelli.

Fatemi sapere – se avete voglia – cosa ne pensate della One Shot.


 


 

   
 
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