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Autore: _Any    23/10/2011    6 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.


Ryuzaki?” chiese Naomi Misora. Una Giapponese pura, a giudicare dal nome che le fluttuava sui capelli. Le avevo dato un biglietto da visita nero, con sopra il mio nome falso.

Rue Ryuzaki, giusto?” chiese ancora. “Sì. Sono Rue Ryuzaki.” risposi con tono di voce indifferente e freddo. Ci eravamo spostati nel soggiorno della casa e adesso lei non la smetteva di fissarmi perplessa. Ero appena sbucato da sotto al letto, ma oramai avrebbe dovuto accettare la cosa senza fare troppe storie, no?

Eravamo seduti su dei divani l'uno di fronte all'altra studiandoci a vicenda.

Su questo biglietto da visita c'è scritto che sei un detective...” aggiunse ancora. Non sopportavo tutte quelle domande, ma dovevo mantenermi freddo, distaccato, come avrebbe fatto lui.

Lui non se ne sarebbe curato troppo, lui non avrebbe battuto ciglio di fronte a tante domande.

Sì. Esatto.” avrebbe detto. “Significa che sei un investigatore privato?”. Ci pensai un secondo su prima di risponderle: “No, il termine investigatore privato non è corretto. Avverto nella parola “privato” un eccesso di nevrotico egocentrismo... Ecco, oserei dire che sono un investigatore non privato. Un investigatore non egocentrico.” dissi per ricevere l'ennesima occhiata perplessa. “Capisco...” si limitò a rispondere l'agente che avevo di fronte. Poggiò il biglietto su un tavolino, in modo da allontanarlo da sé come qualcosa di ripugnante.

Probabilmente credeva che io fossi un totale idiota, vero?

Ma solo una persona profondamente intelligente può fingere bene di profondamente stupida.

Allora, Ryuzaki... permettimi di chiedertelo di nuovo: cosa stavi facendo là sotto?”.

Ancora? Quella tipa cominciava a essere ripetitiva...

Quello che stavi facendo tu. Indagavo. Ho ricevuto un incarico dai genitori del proprietario di questa casa, Believe Bridesmaid, e sono nel bel mezzo delle indagini di una serie di omicidi. Come te... suppongo.” spiegai ancora una volta. Fingevo di non sapere nulla, quando in realtà sapevo anche troppo, sia di lei che della persona per cui lavorava.

Sì... è così. Anch'io sono una detective. Non posso svelare per chi sto lavorando, ma mi sono state affidate delle indagini top-secret. Per trovare l'assassino di Believe Bridemsaid, Quarter Queen e Backyard Bottomslash...”.

Non mi diceva di essere un agente dell'FBI? Sarebbe stato divertente chiederle il distintivo che di sicuro non aveva, ma mi andava bene anche così. Mi affrettai a rispondere con entusiasmo: “Davvero? Allora possiamo collaborare!”.

Naomi non perse neanche un secondo. “Dunque, Ryuzaki. Sotto il letto sei riuscito a trovare qualcosa di utile alla soluzione del caso? Immagino stessi cercando qualche oggetto lasciato dal colpevole...” “No, in realtà non è così. Siccome mi sembrava di aver sentito qualcuno entrare in casa, mi sono nascosto per tenere d'occhio la situazione. Dopo un po' ho capito che non eri una minaccia e così sono sgusciato fuori.” “Una minaccia?” “Sì. Ho pensato che magari poteva essere l'assassino venuto a riprendere qualcosa che aveva dimenticato qui. Sarebbe stata un'occasione d'oro, ma purtroppo le mie speranze si sono rivelate infondate. Però non è stato del tutto inutile, visto che ho conosciuto qualcuno come te. Non siamo in un romanzo o in un fumetto, quindi l'antagonismo tra investigatori è inutile. Che ne dici, Misora? Perché non ci scambiamo le informazioni che abbiamo a disposizione?”.


Detta così sembrava tanto una bugia, un investigatore non poteva sperare una cosa del genere e Naomi doveva averlo capito.

B stava facendo in modo da risultare il più pericoloso e innocuo possibile, un concetto strano, ma era proprio questo che voleva ottenere.


Come previsto la donna si affrettò a rispondere: “No. Ti ringrazio per la proposta, ma devo rifiutarla. Ho l'obbligo di mantenere il segreto. Immagino che anche tu ce l'abbia, il segreto professionale.” “No, non ce l'ho.” dissi con la massima ingenuità. “Devi averlo, se sei un detective.” “Davvero? Allora ce l'ho. Però, trovo assai più logico che sia la risoluzione del caso ad avere la priorità su tutto il resto... Va bene, Misora. Allora facciamo così. Sarò soltanto io a fornire a te le informazioni.” ed era proprio quello cui volevo arrivare.


B era decisamente un tipo impaziente. Addirittura a voler aiutare l'arma del suo rivale per farla arrivare prima al punto giusto?


Come? No, così non...” “Non c'è problema. Dopotutto, che sia io o tu a venire a capo del caso, per me è la stessa cosa. L'unico desiderio dei miei clienti è che venga risolto. Se sei dotata di una mente superiore alla mia, in questo modo le probabilità di risolverlo aumenteranno considerevolmente. Potrai decidere in seguito se fornirmi o meno le informazioni in tuo possesso. Allora, intanto questo...” dissi infilando la mano in tasca. Di sicuro stavo aumentando la sua diffidenza, ma non volevo che si fidasse di me o di sicuro avrebbe chiesto ad L di cercarmi.

Tirai fuori dai jeans il cruciverba spedito giorni prima alla polizia di Los Angeles.

Chissà se L già aveva avuto modo di vederlo?

Questo...” cominciò lei. “Oh, lo conosci già?” “Ah, no... veramente non...”.

La fissavo con sguardo inquisitorio mentre la studiavo. Non mi capitava da tempo di avere a che fare con una persona così spontanea: balbettava, non faceva nulla per nascondere il senso di ribrezzo che probabilmente le provocavo. Eppure se era stata scelta da L mi dovevo aspettare qualche sorpresa.

Lascia che ti spieghi... È il cruciverba che è stato inviato da un anonimo il mese scorso, il 22 luglio, al dipartimento di polizia di Los Angeles. Pare che nessuno sia stato in grado di finirlo, ma la soluzione porta all'indirizzo di questa casa. Probabilmente l'assassino l'ha mandato alla polizia e all'intera società come avvertimento... anzi no: come sfida.” dissi passandoglielo. La osservai leggere le definizioni, la sua espressione cambiava continuamente. “Capisco, però... Siamo sicuri che la soluzione conduca inequivocabilmente a questo indirizzo?” chiese insicura. “Sì. Se vuoi puoi tenere quel foglio e provare a risolverlo, appena avrai un po' di tempo. Comunque, un assassino che manda un avvertimento, a meno che non abbia altri scopi ben precisi, di solito è un tipo con una personalità teatrale... Anche le wara ningyo lasciate sulla scena del delitto e le stanze chiuse dall'interno possono essere considerate elementi tipici di un comportamento teatrale. In tal caso, ci sono buone probabilità che abbia lasciato sulla scena del delitto anche qualcos'altro... un messaggio, o qualcosa di simile. Non trovi, Misora?” dissi portandola sulla strada che desideravo.

Ancora non aveva fatto nulla, ancora non aveva mostrato le sue doti. Ma non c'era bisogno di mettersi troppa fretta.


Eppure era B stesso che sentiva il bisogno di aiutarla. Forse aveva calcolato il tempo? Forse doveva farcela entro una data precisa? Avendo quegli occhi e quel potere poteva aver calcolato che procedendo così lentamente la sua vittima sarebbe morta prima che Naomi giungesse al punto che desiderava.

E intanto ancora non capivo perché l'assassino dovrebbe portare la detective che cerca di trovarlo alla soluzione del caso.

Sarebbe un controsenso, eppure...


Chiedo scusa.” dissi saltando giù dal divano e avvicinandomi al frigorifero. Era ora di pranzo, così aprii il frigorifero e presi un barattolo di marmellata che avevo lasciato lì appena entrato nella casa.

Quella marmellata è per caso...” “No, questa è mia. Me la sono portata e l'ho lasciata al fresco. È ora di pranzo.” “Pranzo?”. Ancora mi sembrava assurdo come quella donna non facesse nulla per mascherare le sue emozioni. Senza pensarci troppo presi un po' della sostanza zuccherina e la portai alla bocca con le dita.

La detective mi osservava con un'espressione tra il disgustato e il perplesso.

Un modo di fare da maleducato, certo, ma allo stesso tempo perfetto per la mia parte.

Il mio obiettivo era aiutarla, ma anche inquietarla.

Forse avevamo ragione, forse ho davvero una personalità teatrale, ma una volta lì tanto valeva divertirsi. Tu non lo faresti, mio caro lettore?


No, probabilmente non lo farei. In una situazione del genere sarebbe normale che tutte le persone coinvolte agiscano con estrema serietà e tensione. Ancora più teso dovrebbe essere chi viene cercato, ma B era così rilassato, così incredibilmente calmo e divertito.

Sembrava che quella che stesse vivendo non fosse la sua vita, si comportava esattamente come si comporta una persona giocando a un videogioco: sa perfettamente che se le cose andassero male non perderà niente e allora tanto vale sperimentare, tanto vale divertirsi.

Tanto si può sempre ricominciare da capo.


Mh? Qualcosa non va, Misora?” “Stra... strano, come pasto.” “Davvero? Io lo trovo normale. Quando si usa la testa, viene voglia di dolci. Quando voglio fare un buon lavoro, non c'è nulla di meglio della marmellata. Lo zucchero fa bene al cervello.” “Ah...”.

Dopo la breve spiegazione, mi portai il barattolo alla bocca e cominciai a sorseggiare tranquillamente il suo contenuto come una bevanda.

La spiegazione che avevo appena dato sarebbe stata tipica di L e infatti fu proprio lui a darmela. Ebbi un breve flash-back, la The Wammy's House, i dolci, il suo visino malinconico.

Chissà se fisicamente era davvero come mi ero conciato?

Forse era cambiato? Ma dicono che le abitudini sono dure a morire e persino a Watari sembrava un caso perso.

Scusa per la pausa.” dissi educatamente dopo aver finito. “No... figurati.” “C'è ancora della marmellata in frigo. Ne vuoi un po' anche tu?” chiesi ironicamente. “N... no, grazie.” si affrettò a rispondere con un sorriso falsissimo.

Andiamo, ero davvero così inquietante?

Non credevo di poter incutere così tanto timore... dovrei prenderlo come un pregio o un difetto, mio caro lettore?

Riuscire ad incutere timore fingendo di essere un totale idiota è un qualcosa di difficile, non credi?

In effetti è divertente avere la sensazione di sapere tutto e vedere che invece gli altri non sanno niente.

Io avevo in mano la verità, ma non l'avrei fatta vedere ai miei rivali.

Davvero? Allora andiamo!” esclamai leccandomi le dita ancora sporche. “Andiamo... dove?”.

Mi venne spontaneo di chiedermi dove potessi mai andare secondo lei.

Ovvio. A continuare il sopralluogo, Misora.”

E adesso avrei cominciato a divertirmi, mio caro lettore...

_________________________

Authoress' words

Yeeeh! Pubblico di notte! L'ho fatto perché così anche la luna mi leggerà!

No, in verità è perché ho studiato fino ad adesso e ora sto seriamente delirando.

A voi capita mai di delirare e di vedere antichi Romani e Greci che camminano dentro casa vostra causa interrogazione imminente post-febbre?

Ecco, quello.

   
 
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