Il
tempio di Stella Rossa
°Crystal
Palace°
Una donna
bellissima dai lunghi capelli color dell’oro stava camminando per i corridoi
del palazzo e, al suo passaggio, la gente e le guardie chinavano rispettosamente
la testa; lei in cuor suo detestava tutte quelle formalità, ma tanto era
inutile darlo a vedere… non sarebbe cambiato nulla.
La donna
attraversò con passo spedito l’ultimo corridoio che la separava dalla camera
della figlia.
Chibiusa era
distesa sul suo letto a pensare a quello che le era appena capitato…
*Sono di
nuovo una Sailor! Chissà come la prenderà la mamma… speriamo che mi
capisca… di sicuro sì preoccuperà… tanto ormai ho accettato… lei non può
più fermarmi…* Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che
bussava alla porta.
“Chi è?”
Chiese la voce della principessa.
“Sono
io… posso entrare?” Rispose la voce della regina Serenity. La donna senza
aspettare la risposta aprì la porta e rivolse un sorriso dolcissimo alla figlia
che ricambiò.
“Ti stavo
pensando….” Disse Chibiusa invitando la madre a sedersi sul letto.
“Ah si? A
che proposito?” Chiese Serenity.
Chibiusa si
rabbuiò.
“C’è
qualcosa che non va, tesoro?” Riprese la donna.
“Io…
beh… mamma mi dispiace non averti consultato ma mancava il tempo… e
io….” Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime quando incrociarono
quelli confusi e preoccupati della madre che non riusciva a comprendere la
reazione della figlia.
“Chibiusa…
calmati. Ma cos’è successo…?” Chiese la voce dolce e confortante della
regina con una nota di preoccupazione.
“Mamma io
sono una Sailor!” Esclamò tutto d’un fiato la ragazza un po’ preoccupata
per la reazione che avrebbe potuto avere la madre.
“Cosa?!
Non è possibile” Sospirò confusa “La tua spilla è custodita nella sala
dei tesori: lo saprei se l’avessi presa.” Disse la donna più a se stessa
che alla figlia.
“No. Non
hai capito: non ho preso la spilla che usavo nel XX sec.” Rispose Chibiusa.
“Io… io
non capisco”Continuò la regina.
“Beh…
tutto è cominciato oggi pomeriggio: Angel, le altre ed io eravamo qui a
chiacchierare quando….” Così Chibiusa raccontò alla madre quello che le
era successo nelle ultime ore. Quando finì il suo racconto la regina la
guardava shockata.
“Io ho
pensato che tu al mio posto avresti fatto lo stesso” Provò a giustificarsi la
ragazza preoccupata “Quindi ho accettato…” Concluse guardando la madre
negli occhi.
La regina in
cuor suo non sapeva proprio cosa dire, aveva appena appreso che stava per
scatenarsi un’altra guerra e che la sua unica figlia sarebbe stata in prima
fila a combattere, era totalmente confusa, doveva appoggiarla od ostacolarla…?
Cos’avrebbe dovuto fare una buona madre in quell’occasione?
Chibiusa
guardava la madre, i suoi occhi erano sempre stati un libro aperto per lei.
“Mamma…
non credo che dovresti preoccuparti, almeno non tanto… infondo sarei in
pericolo anche qui, e poi avrò dei poteri potentissimi…” Cercò di
rassicurarla.
“Combattere
è pericoloso!” Esclamò d’un tratto la donna con le lacrime agli occhi e la
voce incrinata.
“Lo so! Ma
infondo non è la prima volta che mi mandi a combattere… anche nel XX sec---”
Non riuscì a terminare la frase perché fu interrotta dalla voce alterata della
madre.
“Nel XX
sec. era diverso!” Proruppe “Io, anche se indirettamente, ero lì con te! Ti
ho lasciata andare perché, per quanto fosse stato pericoloso, sapevo che
c’era Bunny che pur di salvare la tua di vita avrebbe sacrificato tutto!!! Ora
invece vai a combattere da sola…”
“Non sarò
sola… sarò affiancata da una moltitudine di persone capaci ed esperte che ci
aiuteranno a vincere! E poi lo faccio anche per te, per papà, per i nostri
sudditi, se avessi rifiutato, l’universo avrebbe avuto molte più probabilità
di essere distrutto che di salvarsi!!! Io… io non volevo che migliaia
d’innocenti rischiassero di morire per colpa mia, solo perché io avevo avuto
paura e avevo rifiutato l’incarico!” Urlò Chibiusa scoppiando in lacrime e
gettandosi nelle braccia della madre che l’abbracciò rassegnata e poi chiese:
“Quand’è che parti?”
“Domani
mattina…” Rispose la principessa.
Quella frase
arrivò alla donna come una pugnalata… solo un'altra notte e poi la sua
bambina se ne sarebbe andata, forse per sempre.
°CRYSTAL
PALACE –
Angel stava
salutando i suoi genitori; anche loro, come quelli di Chibiusa, avevano fatto
parecchie storie quando gli aveva rivelato la sua scelta ma poi avevano
accettato la realtà e le avevano augurato buona fortuna.
“Mi
raccomando fai attenzione….” Le disse sua madre per la cinquantesima volta.
“Okay…
ora però è meglio che vada a cercare Chibiusa e le altre…” Poi guardando
gli occhi della madre che si erano di nuovo riempiti di lacrime aggiunse: “Non
ti preoccupare ma’ vedrai che andrà tutto bene.” Le rivolse uno dei suoi
sorrisi contagiosi e poi l’abbracciò.
“Ciao
tesoro, mi raccomando tieni alto l’onore della nostra casata!” Disse suo
padre quando Angel gli rivolse un sorriso.
“Kozo! Chi
se ne frega dell’onore!” Urlò indignata Joanna guardandolo sbieco.
“Non
ascoltare tuo padre tesoro, pensa a tornare indietro viva, fregatene pure
dell’onore!” Riprese guardando la figlia.
“Okay”
sorrise Angel “… ciao!” Abbracciò i suoi genitori per l’ultima volta
poi girò i tacchi e s’incamminò verso il gazebo, dove si era data
appuntamento con le altre. Arrivò dopo qualche minuto, Dafne e Aphrodite erano
gia li.
“Ehi ciao
Angy!” La salutò Aphrodite.
Angel
sorrise alle compagne poi chiese: “...Chibiusa?”.
“Boh… a
quanto pare non sei l’unica ritardataria sulla faccia del cosmo! Ehi Aphro
c’eravamo sbagliate!” Ironizzò Dafne.
“Ah Ah Ah,
davvero spiritose! Mi sto proprio sganasciando…” Ribatté Angel fingendosi
offesa.
Le altre due
scoppiarono in un allegra risata.
“Cos’avete
da ridere?” Chiese Chibiusa apparendo alle loro spalle.
“Ehi ciao
Usa-chan!”
“Buongiorno!”
S’intromise una voce piuttosto stridula.
Angel e
Dafne si zittirono all’istante, Aphrodite fece un saltello sul posto e
Chibiusa quasi si soffocò.
“Ehm…
scusate non volevo spaventarvi, mi chiamo Snaps, ho l’incarico di condurvi al
tempio di Stella Rossa per gli allenamenti….” Spiegò l’omino.
“Sono un elfo!” Esclamò poi indicandosi vedendo che Angel continuava
a fissarlo sbalordita.
“Un elfo?!
Mm… beh in effetti le orecchie a punta le hai, ma non sei basso e
tarchiato!” Commentò dubbiosa la principessa di Gaeda.
“Quelli
bassi e tarchiati sono i troll o gli gnomi!” esclamò Snaps offeso “Io sono
un elfo: una creatura estremamente più bella ed intelligente!” Spiegò
visibilmente irritato.
“Ah sul
serio? Non credevo ci fosse una differenza così sostanziale! AHI!” La
consueta gomitata arrivò precisa e puntuale tra le costole di Angel.
A quelle
parole l’elfo la guardò malissimo e con voce offesa disse:
“È tardi, andiamo.” Fece loro segno di afferrare il ciondolo e poi
sparì così com’era arrivato.
“Ehi
dov’ è andato?” Chiese Angel.
“Non lo
so, ma sono certa che ti odia….” Esclamò Chibiusa ridendo.
“Forse
dobbiamo trasformarci?” Ipotizzò Aphrodite.
Snaps
ricomparve davanti a loro e domandando: “Beh perché non vi muovete?”
“Ti sei
dimenticato di dirci come ci si arriva, al tempio!” Puntualizzò Dafne.
“Dovete
prendere tra le mani il ciondolo e pensare al tempio!” Spiegò l’elfo come
se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ma io non
ho idea di come sia fatto!” Protestò Angel.
Snaps alzò
gli occhi al cielo.
“Non importa… basta che tu lo voglia intensamente. Forza
muovetevi!” Detto questo sparì di nuovo.
Le ragazze
si guardarono negli occhi un po’ confuse poi Angel disse:
“Quello gnomo è pazzo!”
“È un
elfo…” La corresse Aphrodite.
“Dai
andiamo”
Le ragazze
presero tra le dita i ciondoli e cominciarono a pensare al tempio. Dopo qualche
secondo il corpo di Aphrodite cominciò a risplendere di luce e poi lei sparì,
successe lo stesso con Angel, Chibiusa e Dafne.
“Benvenute
al tempio di Stella Rossa!” Fece annoiata la voce stridula dell’elfo non
appena le ragazze comparvero al suo fianco.
“Wow! Wow!
Stra-wow!” Urlò Angel girando su se stessa.
Erano appena
comparse in un piccolo fazzoletto di terra pieno di aiuole contenenti la più
disparata varietà di fiori. Sembrava di essere nel chiostro di un monastero: il
giardinetto infatti era circondato da corridoi sui quali si aprivano imponenti
porte di legno finemente lavorato. Al centro del giardinetto c’era un pozzo
dall’aspetto piuttosto antico.
“Vi mostro
le vostre stanze.” Disse Snaps facendo cenno alle ragazze di seguirlo.
Camminarono
per qualche minuto tra i corridoi del tempio che, notò Chibiusa, a differenza
di quelli del Crystal Palace, erano ornati di splendidi arazzi dai tessuti
pregiati. Percorsero due rampe di scale e poi svoltarono a destra. Le finestre
erano molto grandi e lasciavano intravedere splendidi giardini. Proseguirono per
qualche altro minuto prima di fermarsi davanti a una splendida porta di legno di
faggio anch’essa finemente intagliata; Snaps la spalancò e fece loro cenno di
entrare. Si trovavano in una stanza circolare, una specie di saletta
d’aspetto, contenente due divani e un tavolo.
“Questa è
l’anticamera, per di là ci sono le vostre stanze.” Spiegò indicando una
scala a chiocciola su un angolo che nessuna di loro aveva notato.
“Okay
grazie!” Sorrise Aphrodite.
“Tra
un’ora vi sarà servito il pranzo” disse indicando il tavolo al centro della
stanza “Mentre nel pomeriggio qualcuno verrà a cercarvi per presentarvi il
vostro istruttore. Vi prego di non uscire di qui. Arrivederci.” Quasi ringhiò
poi se n’andò sbattendo la porta.
Le ragazze
si guardarono e poi scoppiarono a ridere.
“Quello ci
odia sul serio!” Disse Aphrodite.
Come
preannunciato dopo pranzo i discorsi delle ragazze vennero interrotti da
qualcuno che bussava alla porta.
“Vado
io!” Esclamò Chibiusa.
Le ragazze
dal piano di sopra sentirono il rumore della porta che si apriva e poi la voce
di Chibiusa. “Signora
Faye, buongiorno! …ragazze! Scendete è ora di andare!”
Le altre tre
imboccarono la scala a chiocciola e una volta disotto salutarono la donna.
“Sono
felice che vi troviate bene ma adesso è ora di cominciare a lavorare: vi porto
a conoscere il vostro insegnante!” Disse Faye e fece segno alle ragazze di
seguirla.
Le guidò
attraverso i corridoi fino ad arrivare all’aperto. Mentre attraversavano i
giardini spiegò:
“D’estate le lezioni si tengono fuori.”
Continuarono
a camminare per qualche altro minuto finche non giunsero in prossimità di una
specie di piccolo anfiteatro.
“Purtroppo
ho molto da fare e devo andar via. Voi rimanete qui, tra un po’ arriverà il
vostro professore. Arrivederci!” Detto questo schioccò le dita e scomparve.
Le ragazze
entrarono nell’anfiteatro e si sedettero sui gradini aspettando
l’insegnante.
“Professore…
me lo immagino, sarà vecchio decrepito, perderà la pazienza ogni due minuti, e
ci sgriderà in continuazione….” Si lagnò Angel.
“Beh non
è detto che non vi sgriderò ogni due minuti e perda sempre la pazienza, ma non
sono ancora vecchio decrepito….” Scherzò una voce maschile alle loro
spalle.
Un ragazzo
sui vent’anni stava qualche gradinata sopra di loro; aveva i capelli neri come
l’inchiostro e gli occhi d’argento. Il suo fisico era perfetto ed aveva
anche uno splendido sorriso.
Le ragazze
rimasero per qualche secondo senza parole, era proprio un bel ragazzo, ma poi
Angel si riprese:
“Ti prego, ti scongiuro, dimmi che non sei il nostro professore.”
supplicò.
Il ragazzo
annuì divertito.
“Noooo…
ma perché devo sempre fare queste figuracce!” Continuò con lo stesso tono.
“Piacere
mi chiamo Alexander!” Esclamò il ragazzo porgendo la mano alla principessa di
Gaeda.
“Io sono
Angel….” Rispose lei afferrando la mano.
Poi lui si
girò con sguardo interrogativo verso le altre tre ragazze.
“Io mi
chiamo Dafne…”
“Piacere,
Aphrodite…”
“Chibiusa….”
Quando gli occhi rosa della ragazza s’incrociarono con quelli argentati di
Alexander l’erede al trono dell’Empire percepì una stretta allo stomaco….
Dio com’ erano belli quegli occhi….
“Beh…
Morpheus mi ha detto che devo partire da zero….” Cominciò il ragazzo.
“Esatto!”
Annuì Angel.
“Mh…
allora come prima lezione direi che potreste imparare a trasformarvi, che ne
dite?” domandò con aria pensierosa.
“Ci
sto!”. Sorrise Dafne.
“Okay, è
abbastanza semplice, il trucco è concentrarsi su quello che si vuole
ottenere.” Spiegò “Allora…. Prendete tra le mani il vostro ciondolo e
concentratevi sul fatto che volete trasformarvi!” Disse Alexander e le ragazze
eseguirono.
Nelle loro
menti si formarono delle parole…
“Moon
Cosmic Power, Make Up!” Esclamò Chibiusa.
“Light
Cosmic Power, Make Up!” Continuò Angel.
“Dragon
Cosmic Power, Make Up!” Urlò Dafne.
“Heart
Cosmic Power, Make Up!” Concluse Aphrodite.
Furono
avvolte da un turbinio di luci e, quando queste finirono, Alexander rimase a
guardarle a bocca aperta: non era la prima volta che vedeva delle Sailor, ma mai
ne aveva viste di così belle.
Chibiusa si
guardò: la minigonna era bianca, come il body, e terminava con un bordino rosa
e oro. Il fiocco dietro era lungo fin quasi a toccar terra ed era anch’esso
dorato, quello appuntato sul petto, invece, era normale e rosa. Indossava dei
guanti lunghi fino al gomito bianchi col bordo d’oro, sulla sua fronte la
mezza luna sempre presente brillava più del solito. Ai piedi calzava degli
stivali bianchi dal bordo rosa e oro; il ciondolo le pendeva dal collo e anche
gli orecchini erano a mezza luna; sulla sua schiena spuntavano un paio d’ali
immacolate.
Posò lo
sguardo sulle compagne: a grandi linee la loro divisa era la stessa. Cambiavano
le scarpe: Angel indossava un paio di sandali alla schiava, Aphrodite degli
stivali che arrivavano a metà coscia e Dafne un paio di scarpe a spillo. Anche
i colori delle divise differivano: al posto del rosa Angel aveva il blu,
Aphrodite il verde acqua e Dafne il viola scuro; sulla fronte. Al collo e sugli
orecchini avevano il loro simbolo (spirale, dragone e cuore); Aphrodite inoltre
aveva i guanti corti dai polsi.
“Perfetto!”
Esclamò soddisfatto Alexander “Ci siete riuscite al primo colpo!”.
“Certo,
cosa ti aspettavi? Non lo sai che noi siamo state scelte tra migliaia di
candidati?” Scherzò la biondina. “Accipicchia! Che figata quest’uniforme!”.
Esclamò poi piroettando su se stessa.
Alexander
alzò gli occhi al cielo simultaneamente a Dafne poi prese la parola: “Bene
non perdiamo tempo. Allora: voi siete dotate di un potere superiore a quello
delle normali Sailor” Cominciò guardandole seriamente. “Mi spiego meglio:
mentre le comuni guerriere evocano i loro attacchi con formule prestabilite voi
avete la capacità di sferrare offensive semplicemente concentrandovi sul colpo
che volete sferrare. Inoltre, una normale Sailor, ha un elemento che la
caratterizza, ed è quello che sta alla base dei suoi attacchi… non so se mi
seguite…?” S’interruppe guardando le altre.
“Io si,
per esempio una delle guardiane di mia madre, Sailor Mars può usare solo
attacchi di fuoco, Sailor Mercury solo d’acqua ecc….” Disse Chibiusa.
“Esatto!
Voi invece potete sferrare indistintamente attacchi di fuoco, d’acqua,
d’aria, di luce ecc. Per farlo dovete pensare alla magia, se volete chiamarla
così, come ad un’entità astratta: dovete sentirla scorrervi dentro, dopodichè
pensate all’attacco che volete sferrare…. È un po’ complicato detto così,
ma poi in pratica è più semplice!” Cercò di rassicurarle.
“…se lo
dici tu.” Disse dubbiosa Angel.
“Volete
provare?” Chiese Alexander.
Le ragazze
fecero istintivamente un passo indietro.
“Oh, paura
di sbagliare? Ma non eravate le migliori tra migliaia e migliaia?” scherzò il
ragazzo guadagnandosi un’occhiataccia da Angel. “Avanti, che vi importa se
sbagliate! È comprensibile già che è la prima volta….” Cercò di
convincerle, poi si girò e fece comparire un bersaglio al centro del cortile.
Le ragazze
continuarono a guardarlo poco convinte. Lui alzo gli occhi al cielo poi prese
Chibiusa per una mano e la trascinò ad una decina di metri dal bersaglio.
Al suo tocco
la ragazza s’irrigidì ma poi si sciolse quando lui le sussurrò al orecchio:
“Sono certo che ce la farai…”.
Poi si staccò e fece qualche passo indietro mettendosi in attesa.
Chibiusa era
arrossita violentemente, tanto che le sue guance erano dello stesso colore del
bersaglio che aveva di fronte.
“Forza
concentrati e pensa che ce la puoi fare!” Esclamò autoritario Alexander.
La
principessa del Crystal Empire fece un profondo respiro e chiuse gli occhi:
poteva sentire l’energia crescere dentro di se, ancora qualche secondo e non
sarebbe più riuscita a contenerla, nella sua mente comparve la forma del
bersaglio che si trovava davanti a lei, *Ce la posso fare, ce la posso fare,
ce la farò… ORA!!!* Chibiusa aprì di scatto gli occhi, portò in avanti
le mani ed urlò:
“Luce di tenebra!” Un attacco di media potenza centrò il bersaglio
disintegrandolo.
“Molto
bene! L’attacco che hai eseguito si può classificare di medio livello solo
che non hai sfruttato per intero la sua potenza che avrebbe potuto essere dieci
volte maggiore, ma come prima prova è molto buono! Ora provate voi.” Disse
con fare pratico Alexander facendo comparire altri bersagli.
Andarono
avanti per altre tre ore ad allenarsi e più o meno tutte riuscirono ad eseguire
un buon attacco di primo livello. Un orologio in lontananza batté le quattro e
mezza.
“Ragazze,
credo che per oggi possa bastare… che ne dite di un gelato?” Chiese
Alexander interrompendo gli allenamenti.
“Gelato?
Esistono anche qui?!” Chiese entusiasta Angel che proprio non ci sperava.
“Certo”
rise Alex “Basta andare a comprarlo al bar.” Spiegò.
“Bar? C’è
un bar?!” Chiese Angel ancora più sbalordita.
“Certo, ma
hai finito di farmi il verso?” Domandò Alexander ridendo. “Credevi di
essere arrivata dove? In una galassia popolata di alieni e marziani?”
“Si,
scusa, è che visto il posto… non credevo proprio avessero idea di cosa fosse
un bar.” Si giustificò Angel.
“Beh
andiamo?” Chiese Chibiusa sciogliendo la trasformazione, imitata dalle altre.
“Vi faccio
strada!” Disse Alexander incamminandosi fuori dal cortile del anfiteatro.
Passarono un
piacevole pomeriggio in compagnia del ragazzo parlando del più e del meno,
raccontandogli del Crystal Empire, di Gaeda e del modo in cui erano state messe
al corrente della loro missione. Alle sette Alexander si congedò dicendo che
aveva da fare e le ragazze cominciarono ad incamminarsi verso la loro stanza.
“È
strano: qui hanno sempre tutti da fare….” Commentò ironica Angel.
“O forse
siamo noi che abbiamo troppo tempo libero….” Fece notare Aphrodite.
“Spiritosa…
comunque Alex è proprio simpatico, ed è anche molto carino!” Disse Angel.
“Hai
ragione, per una volta siamo d’accordo su qualcosa.” Disse Dafne.
“Piace
anche a te, vero Usa-chan?” Chiese Angel in tono malizioso.
“Ma… ma
che cosa dici? Non è vero!” S’infiammò Chibiusa.
“Ah no? E
allora perché sei tutta rossa? Ti ho visto prima sai?” Continuò Angel.
“Non sono
tutta rossa!” obbiettò “E non so a cosa ti riferisci!” Sbottò la
principessa del Crystal Empire allungando il passo.
“Prima…
quando ti ha trascinata in mezzo al cortile…. L’ho vista la faccia che hai
fatto, speravi che non me ne accorgessi, eh?” Insisté Angel raggiungendola.
“….”
“Ah ah…
beccata in pieno!” Disse Dafne aprendo la porta della loro camera.
“Si!
Missione compiuta! Hai visto Usa-chan, te l’avevo detto che ti avrei trovato
un ragazzo!” Esclamò euforica Angel salendo la scala a chiocciola.
“Ma se non
hai fatto niente! Il loro incontro è stato casuale, non gliel’ hai combinato
tu!” Fece notare Aphrodite.
“…
questi sono dettagli insignificanti!!! Allora, a quando le nozze?” Disse Angel
gettandosi sulla poltrona.
“Non dire
stupidaggini! Ora vado a farmi un bel bagno caldo, sono piuttosto stanca!”
Disse Chibiusa cambiando discorso.
Angel non
fece in tempo a ribattere che lei si era gia chiusa la porta alle spalle.
CONTINUA…