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Autore: XXXDadoXXX    26/10/2011    0 recensioni
Una terra dominata da quattro grandi super potenze. Una terra dove il tempo non è un concetto astratto. Una terra che nasconde un grande segreto che ben presto tornerà a galla.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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·        Capitolo 2
La terra di Auron era sfortunatamente nata su un terreno completamente desolato e non adatto per la vita che comunque crebbe e si adattò a quella natura così ostile. A prima vista, col suo cielo azzurro e le sue distese infinite poteva sembrare accogliente ma la quasi totale assenza d’acqua e la presenza di creature fuori da ogni concezione umana faceva ben presto ricredere. Antiche leggende narrano che i primi uomini giunti su questa terra dovettero sudare parecchio per sopravvivere e dovettero evolversi molto rapidamente. Ben presto nacquero i primi Dome il cui scopo era quello di raccogliere più persone possibile, tenendole lontano dall’Auron più selvaggia e spietata. I Dome col tempo divennero vere e proprie città e fu al massimo livello evoluzionistico che gli Avi scoprirono quello che oggi viene chiamato Ultralife, il fiume del tempo. Scorreva, e scorre, in una zona assai lontana dalle città, difficile da raggiungere a causa dei grandi pericoli che lo circondavano. L’uomo però ne era affascinato, soprattutto quando scoprì quanta energia si poteva ricavare da quella strana acqua e da cristalli creati con essa. Il primo a creare quelli che oggi vengono definiti Garnet fu un alchimista dell’attuale Capitale di Savant, Oroy Derlan. La sua scoperta però non fu altro che l’inizio del conflitto per il possesso dell’acqua dell’Ultralife e ad uscirne vincitrici furono le attuali Quattro Capitali: Tera, Spiral, Savant e Pluto. Ognuna con una sua diversa caratteristica. Vicino le città vennero creati diversi impianti di lavorazione dell’acqua dell’Ultralife che con gli anni vennero abbandonati e sostituiti da impianti molto più avanzati. Con gli anni però divenne anche più difficile procurarsi l’acqua. Le bestie si erano fatte più aggressive, più pericolose e quindi gli abitanti delle Capitali dovettero arrangiarsi andando a scovare le vecchie riserve negli antichi impianti. Quelle riserve divennero anche più preziose dell’Ultralife stesso ormai quasi irraggiungibile.
« Credo di non aver compreso appieno le sue parole, Consigliere. » Esclamò irritato Draen, respirando a fatica per il dolore che quelle costole rotte gli davano. In più si stava aggiungendo una fastidiosa sensazione di ansia.
« Le sue ultime missioni di ricognizione hanno attirato la nostra attenzione. Diverse volte ha detto di non aver trovato mai nulla. Né Ghoul né riserve. Era così strano che un Capitano così famoso avesse fallito così tante missioni di fila, non crede? » Sorrise Wrif. Draen invece non ci trovava proprio niente di divertente e sinceramente non sapeva proprio cosa rispondere ad una domanda simile.
« Sono in arresto perché non ho trovato riserve? » Chiese improvvisamente il Capitano, sempre più irritato. A quella domanda il Consigliere tornò nuovamente a ridere di gusto, mantenendo sempre però un certo contegno. Si alzò in piedi, mettendo in mostra la sua lunga e lucida tunica nera con sopra cucito lo stemma di Tera: un orologio stilizzato senza lancette, simbolo dell’immortalità.
« Ovviamente no, Capitano Draen. Non arrestiamo degli ufficiali per motivi così… » La sua espressione si fece vuota, come se stesse cercando una parola adatta, che non tardò a trovare « Futili. Il signor Gringle ci ha consigliato di perquisire il suo domicilio mentre era in missione, sicuro che non vi avremmo trovato nulla. »
« Avete perquisito la mia casa?! » La rabbia stava salendo sempre di più e lo si capiva dal suo tono.
« Non c’è bisogno che si arrabbi. Semplice routine, speravamo di non trovare nulla. Speravamo. »
« C-cosa significa “speravamo”? »
Wrif scosse il capo, sbuffando deluso. « Nel suo seminterrato abbiamo trovato una scorta di acqua dell’Ultralife che corrisponde all’incirca alla quantità che è possibile trovare in almeno tre impianti. Lo stesso numero di impianti che lei ha detto di aver trovato… vuoti. Anche questa è una coincidenza, signor Draen? »
Per un attimo si sentì mancare il respiro, il suo battito cardiaco aumentò e Gringle fu costretto a chiamare un infermiera che rapidamente somministrò un potente tranquillante a Draen, facendo in modo di farlo calmare forzatamente. Ma anche con tutto il tranquillante il Capitano si sentiva terribilmente confuso, spaesato. Riserve nella sua casa? Non era possibile, non avrebbe mai fatto una cosa simile, non ne aveva nessun motivo.
« I-io… » Balbettò Draen.
« Io non ho fatto nulla. » Completò la frase Wrif. Chissà quanti ne aveva sentiti dire quella frase. E chissà quanti di loro mentivano, o dicevano la verità.
« Senta, io non ho fatto assolutamente niente. Non ho messo io quella roba lì. »
« Quanti possono entrare in casa sua a parte lei, signor Draen? »
Fu in quel momento che una lampadina si accese nella sua testa. Quanti potevano entrarci? Fino a quel momento pensava nessuno ed era sempre stato così. Almeno finché non aveva scoperto che uno strambo tipo da circa una settimana era regolarmente entrato senza far scattare nessun allarme e senza possedere la chiave magnetica. Chrono. Lo stesso che gli aveva detto che prima o poi avrebbe lasciato Tera.
« Io so chi è stato. » Rispose sicuro Draen, suscitando la curiosità del Consigliere che gli fece cenno di continuare, con la mano « E’ sicuramente stato un tipo che ho incontrato il giorno prima. Mi ha detto di chiamarsi Chrono. »
A quel nome Wrif sussultò, impercettibilmente. Qualcosa lo aveva sconvolto ma non lo diede minimamente a vedere, tornando a sorridere diabolicamente.
« Quindi un tipo che lei non conosceva è entrato in casa sua e ha lasciato lì le riserve? Nel suo seminterrato? Ho sentito storie migliori, signor Draen. Guardie, prendetelo, passerà la vita in prigione. »
Fu in quel momento che l’istinto gli disse di farlo, nonostante non volesse. Che Chrono avesse ragione? Quello sarebbe stato il suo ultimo giorno come abitante di Tera? Si.
« Voi non farete proprio niente! »
Un gesto agile, veloce, degno di uno dei migliori soldati di Tera. Draen sollevò le coperte con le gambe, sfilando fuori dal letto. Afferrò un bisturi nelle vicinanze, infilandolo nel petto della guardia più vicina, per poi roteare intorno a lui e portarsi alle sue spalle, mettendogli un braccio intorno al collo, afferrando il mitra con l’altra, puntandolo sugli altri. Le costole gli dolevano da morire ma non si sarebbe fatto arrestare per niente. Non avrebbe passato la vita in una prigione per niente.
« Questo soldato ha bisogno di cure o morirà. Lasciatemi uscire dalla città e lo lascerò andare. »
Wrif rimase in silenzio mentre la situazione sembrava aver raggiunto uno stallo: da un lato Draen, protetto dal corpo di un soldato gravemente ferito, dall’altro lato quattro guardie con armi spianate, pronte a far fuoco.
« Lasciatelo passare. » Ordinò infine il Consigliere. Le guardie non batterono ciglio, abbassando le armi, permettendo a Draen di passare lentamente. Non staccava mai gli occhi dai suoi aguzzini, nemmeno quando prese l’ascensore che l’avrebbe portato al piano terra.
« Signor Consigliere, lo fa andare via così? » Esordì Gringle, ancora seduto sulla sua sedia.
« Non possiamo permettere che un ragazzo muoia così. Lasciamolo andare via dalla città, in quelle condizioni non sopravvivrà nemmeno un giorno. » Wrif lasciò la stanza con quelle parole. La sua meta era il palazzo del Consiglio. Ed era molto preoccupato.
 
***
 
Quei Consiglieri erano davvero gente stupida. Nell’ascensore Draen spogliò il soldato, mettendosi i suoi vestiti per poi lasciarlo al primo infermiere dicendo che “era stato un terribile incidente” uscendo poi dall’ospedale in tutta tranquillità. Il Consigliere che qualche minuto dopo sarebbe passato non avrebbe mai immaginato ciò che era accaduto. In fondo le sue migliori capacità uscivano allo scoperto quando era messo sotto pressione. Un soldato che però barcollava per un forte dolore alle costole attirava sicuramente l’attenzione ma nessuno osava avvicinarsi. Il corpo militare era particolarmente temuto dalla popolazione per l’autorità che esercitava su di essa, quindi un po’ per paura e un po’ per puro sadismo non lo avrebbero mai aiutato. Aveva gettato il mitra poco dopo essere uscito dall’ospedale, tutto quel peso non riusciva a trasportarlo, era troppo debole persino per quell’arma e per di più quel casco lo stava soffocando. Chissà ancora quanto distava il portone più vicino per uscire dalla città. Passò nella piazza centrale di Tera e il suo occhio cadde sui grandi tabelloni pubblicitari sparsi sugli edifici che già mostravano il suo viso, incitando la popolazione ad avvertire le autorità in caso di avvistamento. Si erano anche scomodati ad avvisare che era debole e che probabilmente il suo fisico aveva riportato seri danni. Fantastico, ora era costretto a camminare bene e a sopportare il dolore altrimenti l’avrebbero riconosciuto subito. Imboccò un vicolo vicino, poggiandosi alla parete e levandosi il casco per poter respirare qualche minuto. Almeno lì nessuno lo sarebbe andato a cercare, per un po’ se ne sarebbe stato buono e avrebbe ripreso le forze. Stava cercando di scappare da una città che sapeva che era un ricercato, aveva tutti contro, le costole rotte e una sensazione di vomito terribile. Peggio di così non poteva andare.
« Tu sei il tipo sul tabellone? » Esclamò a bassa voce qualcuno nelle vicinanze. Draen non riuscì a inquadrarlo subito, non capiva da dove provenisse. Poi alcuni cartoni si spostarono e ne uscì un vecchietto: barba lunga e ispida con all’interno incastrato qualche pezzo di cibo andato a male, il viso devastato dalle rughe tanto che era impossibile trovare gli occhi. Era privo di capelli e i vestiti, se così si potevano chiamare, non erano altro che pezzi di stoffa trovati chissà dove e rammendati alla bell’e meglio. Draen lo guardò spaventato, voleva forse chiamare le autorità? Offrivano anche una ricompensa, uno come lui ne avrebbe sicuramente avuto bisogno.
« So a cosa stai pensando. Hai paura che io chiami i soldati, vero? » Continuò lui con tono pacato. Draen deglutì, facendo su e giù con la testa con poca convinzione. Era davvero troppo debole.
« Tranquillo, so benissimo che quei bastardi non offriranno alcuna ricompensa. E’ solo un bluff. Piuttosto ragazzo, cosa hai fatto di tanto catastrofico da trovarti in questa situazione? » Chiese curioso.
« E’ una storia lunga… cioè, loro dicono che io abbia rubato delle riserve di Ultralife. Ma non è vero. Il problema è che non so come provarlo. »
« Quindi scappi? »
« Ha una soluzione migliore? »
« Io sono scappato di fronte ai miei problemi e ora sono ridotto così. Ti dirò una cosa ragazzo.» Tossì leggermente per schiarirsi la voce « Non si scappa, mai. I problemi, per quanto siano enormi, vanno sempre affrontati. Forse non ora, forse non domani, ma non bisogna mai e dico mai scappare in eterno. »
Draen abbassò lo sguardo pensieroso. Non aveva tutti i torti ma nelle sue condizioni attuali cosa poteva fare? Non aveva intenzione di marcire dietro le sbarre per il resto della sua vita. Per ora sarebbe scappato e solo dopo sarebbe tornato per prendersi la sua vendetta su chi l’aveva ingannato.
« Oh, i cartelloni stanno dando la pubblicità. Forse è l’occasione migliore per darsela a gambe, non credi? » Disse il vecchio indicando i tabelloni su cui ora scorrevano sfarzose scritte colorate che promuovevano chissà quale stupido prodotto.
« Credo abbia ragione. Posso chiederle il suo nome? » Fece Draen, rialzandosi a fatica.
« Oh ma certo ragazzo. Mi chiamo Oroy Derlan. »
 
***
 
Aveva davvero detto Chrono? No, non era possibile. Doveva essersi sbagliato o forse aveva letto qualche libro o gli aveva raccontato qualche storiella qualcuno e se l’era rigirata come assurdo alibi. Wrif camminava in modo nervoso, battendo i piedi e nella stanza che precedeva la sala del Consiglio un rumore simile rimbombava in modo terribile. Si poteva sentire a chilometri di distanza forse, oppure di più. Ma non poteva farne a meno, era davvero preoccupato. In poco tempo di fronte a lui si stagliò l’immenso portone di ossidiana che lo divideva dagli altri membri. Dovette recitare una strana formula per fare in modo che si aprisse e in un attimo fu di fronte agli altri, i loro occhi puntati su di lui. Ora capiva cosa provavano tutti quelli che si presentavano al loro cospetto.
« Che buone ci porti, Wrif? » Chiese imperante il Consigliere più alto.
« Purtroppo le notizie che ho non sono per nulla buone, cari Consiglieri. » Rispose Wrif con ostentata sicurezza. Un forte brusìo ruppe il silenzio di quella sala. I Consiglieri già sparavano ipotesi su quello che Wrif stava per dire e alcuni ci avevano anche azzeccato ma solo in parte.
« Ti ascoltiamo. »
« Il Capitano Draen è scappato ma lui è il problema minore. Se uscirà da Tera non sopravvivrà a lungo nelle sue condizioni. Il vero problema è un altro. Ha nominato… Chrono. »
Tutti i Consiglieri si sollevarono immediatamente in piedi e il brusìo si fece ancora più forte, tanto che il Consigliere centrale fu costretto a battere il suo bastone diverse volte per ristabilire l’ordine.
« Chrono è stato sigillato da me con l’aiuto dei tre Consiglieri supremi di Savant, Pluto e Spiral. Nessuno era al corrente della sua esistenza, se questo è uno scherzo Consigliere Wrif, non ha fatto ridere nessuno. »
Non aveva tutti i torti. A prima vista poteva davvero sembrare uno scherzo e anche di cattivo gusto, quel nome non era un buon segno per nessuno. Subito dopo le guerre che videro vincitrici le Quattro Capitali per il dominio dell’Ultralife una misteriosa figura apparve a Savant con il preciso intento di raderla al suolo. Nessuno conosceva i veri motivi di quel terribile attacco ma le Quattro Capitali dovettero unirsi insieme per poterlo anche solo rallentare e poi sigillare in un’altra dimensione, il più possibile lontano da Auron. Coloro che parteciparono alla battaglia ricordavano ben poco di ciò che era in grado di fare quell’uomo: in possesso di poteri distruttivi da solo era stato capace di cancellare letteralmente mezza Savant con pochi gesti delle mani. Fu uno dei colpi più terribile per quella Capitale. E ora Wrif si era presentato con una tale notizia? Draen, totalmente ignorante a quella storia, nominava Chrono con tanta naturalezza? Dicendo anche che si era intrufolato in casa sua? Doveva essere eliminato e poi dovevano occuparsi anche di quel problema. Assicurarsi che fosse vera la storia oppure tutta una farsa. Sperava vivamente la seconda.
« Inviate questo messaggio a Spiral. Voglio la squadra Mark al completo. Dobbiamo recuperare il Capitano Draen ad ogni costo. » Tuonò il Consigliere Supremo.
« La squadra Mark per un solo uomo, Consigliere? »
« Quell’uomo probabilmente è in possesso di un segreto che non deve assolutamente divulgare. Per di più il fatto che lui lo abbia nominato mi fa pensare ad un suo ritorno. E’ una notizia catastrofica. Wrif, fai ciò che ti ho detto, subito!»
« Si Consigliere. Farò in modo che il messaggio arrivi il prima possibile. » Wrif fece un leggero inchino per poi girarsi ed uscire rapidamente da quella grande sala. Il Consigliere Supremo si lasciò cadere sul suo trono portandosi una mano sul volto, sbuffando preoccupato.
« Chrono… lascia in pace il nostro mondo. » Disse fra se e se.
 
***
 
Era uscito dal vicolo subito dopo aver udito il nome di quel vecchio e ora si ritrovava di nuovo catapultato in una fuga tanto silenziosa quanto rocambolesca verso il portone nord di Tera. Poco prima di andarsene così gli aveva detto quel barbone. Ancora si chiedeva perché si era fidato così ciecamente di lui ma si rispondeva ogni volta dicendo che in fondo era decisamente disperato e che avere fiducia in qualcuno poteva farlo sentire meglio. Per di più almeno uno straccio di meta ora ce l’aveva. Conosceva bene Tera ma in quelle condizioni non era riuscito ad orientarsi per niente e la sua fuga, prima dell’incontro col vecchio, era diventata un vagare continuo. Le costole ancora gli dolevano terribilmente e il fiato gli si bloccava in gola producendo un sonoro rimbombo nel casco da militare tanto che se qualcuno gli fosse passato troppo vicino se ne sarebbe potuto facilmente accorgere. Per quello si era trovato costretto a tentare altre vie di fortuna per evitare passanti e pattuglie che avvicinandosi troppo avrebbero potuto smascherarlo. Non era nei suoi piani. Nella sua mente, come un super computer, scorrevano rapide le informazioni date dal barbone su come giungere al cancello nord: lui si trovava perfettamente al centro, avrebbe dovuto percorrere la via centrale fino alla statua del primo Consigliere Supremo superandola e continuando il suo cammino. La malasorte voleva però che la via centrale fosse la più battuta dai controlli e quindi il viaggio di Draen verso nord da dritto che era divenne un rapido zig zag fra vicoli. Il viaggio doveva durare una mezz’ora gli aveva detto il tipo barbuto ma dopo due ore lui era appena arrivato alla statua del Consigliere. Dio quanto aveva dovuto allungare! E la cosa peggiore fu che nel momento in cui uscì dall’ultimo vicolo di fronte a lui passò una pattuglia che si fermò nel vederlo.
« E tu che ci fai qui? » Tuonò l’apri fila della pattuglia, probabilmente il più alto di grado là in mezzo. Si chiese se fosse più alto anche di lui… ma dubitava. In altre circostanze l’avrebbe azzittito con due parole ma quella situazione richiedeva un approccio diverso. Una piccola goccia di sudore gli rigò la fronte e per un attimo a Draen parve che la temperatura in quella tuta stesse aumentando.
« Ero… ero andato a pisciare signore! » Esclamò frettolosamente il Capitano, portandosi sull’attenti con la mano sulla fronte in segno di saluto. La pattuglia esplose in una flebile risata e il capo pattuglia si avvicinò a lui, visibilmente irritato da quella risposta.
« C’è uno sporco ladro di Ultralife qui in giro e tu pisci?! »
« Era necessario signore! Non succederà più, glielo garantisco! »
« Non mi servono le tue garanzie! Certo che non succederà più! E dov’è la tua arma? »
Aveva totalmente dimenticato quel particolare. L’arma del soldato l’aveva buttata molto prima perché troppo pesante nelle sue condizioni. Cosa poteva inventarsi?
« La tua arma soldato. Dove sta?! » Tuonò di nuovo il capo pattuglia. Urgeva una risposta e anche di fretta!
« Signore… la mia arma… signore sono una recluta! Mi è stato assegnato solamente il compito di… » Scorse con lo sguardo alcuni ragazzi vicino ad dei militari seduti. Ragazzi intenti a pulire le loro armi in cambio di qualche soldo. « …pulire le armi degli altri soldati, signore! » L’aveva fatta davvero grossa. Come poteva pretendere che avrebbe creduto alle sue parole?
« E quale è il tuo nome, soldato? »
Stavolta stava veramente sudando freddo. Gli parve che il dolore si stesse facendo ancora più intenso, le costole gli stavano andando a fuoco. Se non fosse stato un adulto si sarebbe messo a piangere per le fitte lancinanti.
« Il mio nome è… » Cercò di sforzarsi a ricordare il nome del soldato a cui aveva sottratto l’uniforme ma non gli veniva in mente. Era una situazione disperata.
« Su ragazzo, rimarrai per sempre una recluta se continui così. Non ti sforzare troppo, te lo dico io come ti chiami soldato Renko. Chiaro ora? E adesso vai a prendere un’arma, sei promosso. Fila prima che cambi idea! »
« Signorsì signore signore! » Urlò Draen, chiudendo il discorso, filando verso una pila di armi. Quell’ultimo urlo gli era costato un dolore terribile ma in qualche modo sembrava avercela fatta. Quel tipo fortunatamente non era uno meticoloso, non gli aveva nemmeno levato il casco per controllare la sua faccia. Uno così lo avrebbe cacciato a pedate, quella fuga gli stava insegnando quante falle c’erano nel sistema militare di quella città. A Spiral non avrebbe avuto scampo probabilmente. Ora, dopo aver preso un’arma, gli bastava sfilare via oltre la statua ma si presentò subito un altro problema: come poteva staccarsi da quel plotone senza farsi notare? Si sarebbero subito accorti in quel campo che qualcuno si stava staccando per allontanarsi. L’avrebbero sicuramente fermato e forse anche scoperto. Che situazione spinosa e per di più le costole continuavano a bruciargli in un modo assurdo e ormai stava persino a fatica in piedi. Arrancava come un vecchio ma nella confusione nessuno ci fece caso. Fu in quel momento di disperazione che un braccio si avvolse intorno al suo busto, sorreggendolo. Instintivamente girò lo sguardo coperto dal casco verso l’altro soldato che però guardava un punto fisso di fronte a lui come se stesse cercando una via di fuga o forse stava cercando qualcuno dove portarlo perché aveva capito la sua identità? Draen cercò di divincolarsi ma con le poche forze che gli rimanevano all’altro bastò stringere un po’ la presa per renderlo mansueto come un cucciolo.
« Smettila di fare resistenza, vuoi andartene si o no? » Sussurrò stizzito il soldato. La sua voce gli sembrava familiare ma non capiva dove l’avesse già sentita ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Davvero voleva aiutarlo? Come faceva poi a sapere della sua vera identità? Chissà se avesse potuto chiederglielo in seguito.
« Abbi memoria di quello che sta per succedere ora, Draen. » Sussurrò nuovamente la figura misteriosa. Non ebbe il tempo di rispondere che in pochi attimi lo spazio intorno a loro si distorse, tutto ciò su cui posava gli occhi sembrava come sciogliersi, deformarsi e poi diventare completamente bianco ma solo per un breve lasso di tempo perché poi, entrambi, si ritrovarono in mezzo al deserto fuori dalle mura di Tera che ormai nemmeno si vedeva all’orizzonte, in balia di una forte tempesta. Il Capitano si staccò a forza (per quanto fosse possibile) cadendo però a terra per colpa del dolore e dello stupore.
« S-si può sapere che diavolo succede?! Chi sei tu? E cos’era quella… quella roba?!» Le urla uscivano strozzate dalla sua gola secca e il soldato di fronte a lui non sembrava intenzionato a rispondere. Si limitava a fissarlo attraverso la visiera nera del casco. Fu solo in quel momento di silenzio che un altro rumore arrivò alle sue deboli orecchie, smorzato dal frastuono della tempesta di sabbia. Un rumore di acqua che scorre, di un fiume. Si ripeté “non è possibile” in testa finchè, avvicinatosi alle sponde non si rese conto che la tempesta si era come placata ma solo in quella zona, solo vicino la riva di quel fiume dalle acque verdi e limpide, brillanti di energia.
« Non è possibile, questo non può essere l’Ultralife. Come diavolo…»
« Ho fatto? » Lo interruppe il soldato rimanendo poi in silenzio per qualche secondo, come se stesse riflettendo su qualcosa in particolare. Forse era indeciso se rispondergli o meno? Alzò il braccio sinistro, indicando il fiume.
« Bevila. » La sua risposta, per quanto somigliasse più ad un ordine, non sembrava accettare un no. « In queste condizioni morirai in pochissimo tempo qui fuori. Bevi l’acqua e starai meglio. »
« Quest’acqua può essere qualsiasi cosa, persino tossica. Chi mi dice che tu non voglia ammazzarmi? »
A quelle parole il soldato esplose a ridere di gusto, prendendo il casco e sganciandolo, gettandolo in acqua con un gesto fluido mostrando finalmente il suo volto: capelli castani pettinati con una certa cura, leggera barba sul volto quasi inesistente e lineamenti parecchio dolci. Sicuramente era più giovane di lui. Gli occhi erano scuri, neri forse. Non l’aveva mai visto in quella città, neanche una volta. Chi diavolo era?
« Ti ho tirato fuori da quella situazione. Penso basti come prova no? Ancora non ti fidi, se avessi voluto ammazzarti avrei potuto farlo in qualsiasi occasione. Ma guardati, il grande Capitano Draen ridotto in questo stato.»
« Non ho chiesto io il titolo di “grande”.» Rispose freddo il capitano, tenendosi una mano sulle costole mentre l’altra lo teneva sollevato da terra per il gomito.
« Il titolo di “grande” non si chiede, si ottiene. E quando si ottiene bisogna farsene carico. Tu non puoi morire, non ancora. Per questo voglio che bevi quell’acqua, indipendentemente se ti fidi o meno di me. »
Aveva altre scelte? Quel tipo sembrava parecchio deciso e temeva che il rifiuto da parte sua non sarebbe stato minimamente gradito. Sbuffò e a fatica si sollevò in piedi, tossendo un paio di volte grumi di sangue. Si era davvero sforzato troppo. Dal canto suo il soldato non sembrava più intenzionato ad aiutarlo tanto che lo osservò arrancare verso la riva senza muovere un muscolo. A pochi centimetri da essa Draen si lasciò cadere in avanti osservando per qualche altro minuto il lento scorrere di quell’acqua fluorescente di fronte a lui. L’ansia aumentò il dolore e il dolore aumentò la velocità con cui l’uomo inserì la mano in acqua con lieve timore. Non accadde nulla. Sembrava davvero normalissima acqua. Seguitò a formare una coppa con entrambe le mani, sollevandole subito dopo portandole alla bocca. Bevve finalmente un sorso di quella misteriosa acqua. Gli venne da berne ancora. E ancora. E ancora. La paura era sparita sostituita da una forte sensazione di sete che solo quell’acqua poteva saziare. Non durò molto dato che il soldato si frappose tra lui e il fiume al decimo sorso, spingendolo indietro.
« Non esagerare. Non ho mai detto che in grandi quantità quell’acqua non potesse essere tossica. »
Il problema è che non aveva capito nulla delle sue parole. Draen cominciava ad avere la stessa sensazione che prima gli aveva provocato quella specie di teletrasporto. La nausea crebbe in modo vertiginoso e vomitò succhi gastrici per un paio di volte. Si sentiva morire. Il soldato lo prese in braccio giusto poco prima che diventasse tutto nero e silenzioso.
   
 
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