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Autore: Sherlock Holmes    26/10/2011    3 recensioni
“Non posso ignorare ciò che vi è stato tra me e Irene. Eppure devo. Sono costretto. Sarà come se non fosse stato mai amore.”
Una songfic basata sull’omonima canzone di L. Pausini.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Io sopravviverò,
adesso ancora come non lo so,
il tempo qualche volta può aiutare,
a sentirsi meno male,
a poter dimenticare.
Ero convinto che sarei sopravvissuto.
Pensavo che, col tempo, immergendomi nelle indagini, il dolore si sarebbe alleviato.
Già, mi ero persuaso che la sofferenza che io stesso avevo provocato con le mie dure parole e i miei gesti, sarebbe svanita.
Mi ero ingannato da solo.
 Ma adesso è troppo presto.
 
Era passato circa un mese dall’ultimo incontro con Irene, quando, con un cigolio, la porta del mio studio si aprì.
Non mangiavo da giorni ed avevo la barba incolta. Non ero uno spettacolo, a vedersi.
Probabilmente, ero troppo preso dal mio lavoro.
Mi ero buttato anima e corpo nell’indagine, in modo da non pensare a null’altro…
Né a ciò che avevo fatto alla mia amata, né all’imminente matrimonio di Watson.
Afferrai il mio revolver, abbandonato sul bancone.
Mi voltai di scatto, togliendo la sicura alla pistola.
Watson mi restituì lo sguardo, allibito.
Abbassai l’arma.
Il mio ex-coinquilino si ricompose.
- Ma si guardi…- disse – L’ho lasciata qui da solo a Baker Street per un paio di mesi e… Andiamo, Holmes! Sembra un accattone!-
- In effetti, fino a venti minuti fa mi trovavo nell’East End, ed impersonavo proprio un mendicante.- ribattei.
- E’entrato fin troppo bene nel personaggio, oppure non ha avuto neanche il tempo di cambiarsi?- mi domandò, sarcastico.
Lo scostai, ed afferrai un paio di reagenti chimici e una decina di provette.
- Non ho tempo da perdere, sa? Ogni istante è prezioso…-
- Ah, davvero?- mi disse.
Per qualche minuto, l’unico rumore che si udì fu il cozzare dei vetri e il bollire dei due reattivi sopra il bunsen.
- E’ancora alle prese con il caso Moriarty, vero?-
Mi limitai ad annuire.
- Sto analizzando delle polveri che ho prelevato durante il mio ultimo sopralluogo…-
Watson si tolse il cappello.
- Holmes, non sono qui per informarmi sui suoi ultimi progressi…-
Mescolai il campione alla soluzione in ebollizione. Il tutto divenne giallastro. Entusiasticamente, annotai i risultati su un foglio.
- Vuole darmi ascolto, Holmes?-
Lo ignorai.
Mi afferrò per le spalle, con forza.
- La smetta! Smetta di lavorare così freneticamente! Ne va della sua salute!- esclamò, scrollandomi.
Mi liberai dalla sua presa:- Lei non capisce, Watson… Questo è il caso più importante della mia carriera!
- E’ lei quello che non capisce! Ha abbandonato ciò che per lei era veramente importante, cioè Irene Adler.-
Mi sentii colpito.
- Come ha fatto a…-
- La conosco fin troppo bene, Holmes.- sussurrò.
Deglutii. Watson aveva ragione.
Il dottore si schiarì la voce.
- Ieri se ne è andata da Londra. E’ passata al mio studio, e mi ha detto di darle questa.-
Afferrai con ostentata e finta noncuranza il pezzo di carta che Watson mi porgeva.
Era una lettera, che aprii.
 
Sherlock,
Non smetterò mai di ripeterti che sei un grande attore.
Ma a me non la si fa, e, ormai, dovresti averlo imparato.
 
Sai perfettamente che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
E, anche se lo neghi, anche tu ne hai una.
 
Ho capito perché hai dovuto farlo.
Il professore, se promette, esegue, e non c’è nessuno meglio di me che lo può confermare.
 
So che mi ami. Sappi che questo sentimento per te tanto estraneo è ricambiato.
Sarò al sicuro e so che, se vorrai, mi troverai.
 
Con profondo affetto,
Tua, per sempre, I.A.
 
P.S.: Ho visto l’anello che hai regalato ai futuri coniugi Watson… Ecco che  fine ha fatto il diamante del Maharajah che mi hai strappato dal collo…
 
Sorrisi.
Andai al tavolino da tè ed alzai la cornice della fotografia che ritraeva Irene.
Dietro al ritratto, misi la lettera, che, così, reputai essere ben nascosta.
Watson, dopo aver osservato i miei movimenti, si rimise il cappello.
- Il mio dovere l’ho fatto.- disse, alzandosi dalla sedia - Mangi, ogni tanto. Stare a digiuno non le giova. Glielo dico come suo medico. E si rada, per l’amor del cielo!-
- Cos’è? Un consiglio d’amico?-
Annuì. – Ed inoltre, non voglio che si presenti così al mio matrimonio, domani… Lei è il testimone,  Holmes, mi farebbe fare brutta figura…-
Gli sorrisi.
Ero di nuovo raggiante.
E, cosa più importante, il mio cuore era in pace.
  
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