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Autore: Shiki Ryougi    27/10/2011    2 recensioni
"In quell’Halloween più buio del solito, Rose aveva trovato la sua luce.
Seduta su una panchina osservava la bambina giocare con i coetanei.
Era da qualche minuto che tratteneva le lacrime. Non sapeva nemmeno perché le veniva da piangere, ma percepiva una sensazione d'immenso benessere ma anche tristezza. E tutto era incominciato quando, nella sua vecchia casa, lei si stava preparando a trascorrere la serata, seduta in salotto con la compagnia di un buon libro."

Rose è ormai anziana. Vive sola, non esce, non vede mai nessuno.
Tutti si sono dimenticati di lei.
Rose si è persa nel buio. Ma proprio quando meno se l'aspetta una bambina di nome Marilyn si presenterà alla sua porta e sarà in grado di guidarla verso la verità.
Una verità nascosta che Rose ha dimenticato da tempo.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia che ha partecipato al seguente contest ---> QUI! senza vincere xD.

E' il primo vero racconto originale che scrivo, completo e pubblico... quindi siate clementi i ditemi che ne pensate.
Buona lettura.
Alla prossima :)





Marilyn

 

 

Quello era un Halloween più buio del solito.
Una sera senza luna, illuminata però dalla festa, dove bambini travestiti da mostri si recavano di casa in casa a reclamare dolcetti.
Alcuni adulti partecipavano ai loro giochi, altri li controllavano semplicemente, chiacchierando e ridendo.
Tutti gli angoli della città erano addobbati per l'occasione. Come al solito era stato fatto un ottimo lavoro, un altro Halloween memorabile sarebbe passato, lasciando il suo posto al seguente.
Rose era stupefatta, mai si era divertita tanto in vita sua, o almeno così le sembrava di ricordare.
Lei evitava da ormai fin troppo tempo le persone in quanto tutti avevano perso l'interesse per una povera vecchia.
Il mondo apparteneva ai giovani e Rose da tempo si era fatta da parte, rifugiandosi nella sua grande e vuota casa, nella periferia della città, dove nessuno andava mai.
Non ricordava nemmeno più l'ultima volta a cui aveva partecipato ad una manifestazione o incontrato qualcuno. Le cose erano rimaste immutate fino a quando non era arrivata Marilyn.
Quella ragazzina, venuta da chissà dove, le aveva stravolto la vita in meno di qualche ora, regalandole una serata davvero speciale.
In quel Halloween più buio del solito, Rose aveva trovato la sua luce.
Seduta su una panchina osservava la bambina giocare con i coetanei.
Era da qualche minuto che tratteneva le lacrime. Non sapeva nemmeno perché le veniva da piangere, ma percepiva una sensazione d'immenso benessere ma anche tristezza, e tutto era incominciato quando, nella sua vecchia casa, lei si stava preparando a trascorrere la serata, seduta in salotto con la compagnia di un buon libro.

In quel momento il silenzio riempiva la vecchia villa, disturbato solo dal vento freddo che sbattendo contro le finestre emetteva echi spettrali.
Rose cercava d'ignorare quel suono che tanto odiava, così come odiava il buio.
Quella sera era la notte di Halloween, dove l'oscurità aveva la meglio su ogni cosa, soffocando il bene e intensificando il male.
Rose viveva da sola. Non vedeva mai nessuno e non usciva di casa. La sua vita non aveva più molto senso e sinceramente nemmeno conosceva il motivo per cui continuava ad andare avanti. Nessuno si ricordava più di lei.
Per questo motivo, quando il campanello di casa suonò per la prima volta, dopo tanto tempo, la donna rimase senza respiro.
Credendo di aver sognato, fissava impietrita il portone. Seduta, con il libro semichiuso in mano, si sentiva come immobilizzata.
Passò qualche minuto e il campanello suonò di nuovo.
Rose tremò. Era spaventata.
“ Chi diavolo è? Cosa vuole da me? ” si domandò, tentata di filarsela in camera da letto, chiudendo a chiave la porta.
Sempre abituata a vagare nel buio, ora che intravvedeva un po' di luce si sentiva abbagliata e bruciata.
Cercando il coraggio, ma per niente sicura di averlo trovato, si alzò in piedi posando il libro sul tavolino accanto alla poltrona.
Stringendo i pugni fece qualche passo incerto verso il portone e nel frattempo il campanello suonò di nuovo. Questa volta in maniera più insistente.
“ Forse saranno quei mocciosi travestiti... ” pensò, rassicurandosi.
Sospirò profondamente, cercando ancora quel coraggio. Afferrò la maniglia del portone, fece scattare la serratura, agganciò la catena per sicurezza e aprì quel tanto che bastava per vedere chi diavolo era venuto a stressarla.
Una ragazzina, che la fissava negli occhi, aveva suonato alla sua porta.
Rose diede un sospiro di sollievo, una bambina era facilmente gestibile.
Cominciò a pensare a come levarsela dai piedi. Ma cosa poteva dirle?
« Cosa cerchi qui? » chiese, con voce rauca e tono sgarbato, afferrandosi alla prima cosa che l'era venuta in mente.
Aveva smesso di tremare ed ora osservava quella strana ragazzina dalla testa ai piedi.
Non doveva avere più di dieci anni, era magrolina e il costume da streghetta che indossava le andava largo. Il cappello a punta le copriva quasi del tutto gli occhi ed era pallida ma sorridente. I lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle e dietro la schiena.
« Allora? Cosa vuoi da me? » domandò di nuovo Rose, ma questa volta con voce più decisa.
La bambina allungò la mano sinistra e, continuando a sorridere, disse: « Buona sera, mi chiamo Marilyn. Come stai? ».
"E' mancina... ” constatò Rose, invasa da una strana nostalgia.
Cercò di scacciare degli strani pensieri che avevano cominciato a frullarle in testa. Dopo tutto non c'era niente di strano in una bambina di circa dieci anni, mancina, di nome Marilyn, vestita da streghetta la notte di Halloween...
Ma allora perché sentiva così strana in sua presenza?
« Tutto bene? Sei triste? » chiese Marilyn abbassando il braccio ed osservandola. C'era molta apprensione nei suoi occhi.
Rose scosse la testa, sforzandosi di sorridere.
« Tutto bene piccola... ma ora vai via, sono stanca. Tu invece rischi di perderti la festa... e poi i tuoi genitori si staranno chiedendo dove sei... ».
Dopo di che accennò a richiudere il portone, ma Marilyn la fermò.
« Voglio passare Halloween con te! Sennò non mi diverto! ».
Rose era stupefatta, ma come si permetteva quella a darle così tanta confidenza?
« Chi diavolo ti credi di essere? Nemmeno mi conosci... e comunque sono troppo vecchia per queste cavolate. Smettila di tormentarmi e levati dai piedi, mocciosa! ».
Ma la bambina, per niente turbata dal suo tono minaccioso, non demordeva e rispose: « Ma io riesco a stare bene solo con te... vero, Rose? ».
La donna si fermò. Attraverso la soglia del portone semiaperto osservava la ragazzina, non riuscendo a credere a ciò che aveva appena sentito.
Perché le parlava come se la conoscesse? E perché lei stessa sentiva come se avesse fatto parte della sua vita? Una vita passata, ormai finita e che mai più sarebbe ritornata.
Tanta nostalgia riempiva ora il cuore di Rose, mentre con occhi lucidi continuava a fissare Marilyn.
« Cosa vuoi da me? » domandò ancora, quando trovò la forza per mettere qualche parola in fila con senso compiuto.
« Solo stare con te. ».

Immagini, sensazioni... un mare di emozioni indefinibili riempirono il cuore e la mente di Rose.
Sentì le lacrime calde solcarle il viso, mentre la vista le se offuscava.
Mai aveva provato qualcosa di simile. Era come galleggiare in acque calde e placide, per poi sprofondare tra onde impetuose e gelide come lame taglienti.
Gioia e dolore si mischiavano, formando un vortice infinito.
Tutto era iniziato quando aveva intravisto, tra la folla in strada, due anziani tenersi per mano e avviarsi verso casa. Non li aveva visti in faccia, ma qualcosa era esploso dentro di lei, ed ora osservava Marilyn ridere e correre dietro ad altri bambini e intanto piangeva.
Stringendo le braccia al petto liberava quella immensa tristezza e nostalgia che l'aveva invasa fin dal primo momento in cui aveva incrociato lo sguardo di quella ragazzina.
Incurante di ciò che la gente potesse pensare vedendo una vecchia piangere seduta tutta sola, lei liberava ogni suo sentimento, dapprima sempre repressi.
Nel frattempo immagini sfuocate le scorrevano nella mente, via a via sempre più nitide.
Una strada fatta di ricordi cominciò a disegnarsi, verso quel giorno. Il giorno che lei aveva già vissuto...
« Rose... perché piangi? » chiese Marilyn, riportandola alla realtà.
Si era seduta accanto a lei ed evitava di guardarla negli occhi.
« Sai cara... il motivo non lo conosco nemmeno io. » rispose l'anziana, mentre si asciugava il volto con la mano. « Comunque mi dispiace... ».
« Perché? ».
« Perché ti faccio preoccupare, prima stavi giocando tanto contenta... lo leggevo nei tuoi occhi. Ora invece sei triste per colpa mia. »
Marilyn alzò lo sguardo fino ad incontrare quello di Rose, sulle labbra le si disegnò un sorriso incoraggiante.
« Non hai fatto nulla di male. Se si sente il bisogno di piangere bisogna farlo... tutti piangono. » spiegò, alzandosi in piedi.
« Perché perdi tempo con me? Non preferisci giocare, come facevi prima? Forse è meglio se me ne torno a casa... ».
Marilyn scosse la testa e con un'aria seria disse: « Perché devi fare così? Perché pensi di essere sempre un peso per gli altri? Fidati, io con te sto passando un bellissimo Halloween. »
Rose non rispose subito. Era confusa ma si sentiva al tempo stesso rassicurata.
« Mi fido... di te mi fido, piccola. ». Sorridendo si alzò e mettendo una mano sulla spalla della ragazzina continuò: « Allora, cosa stiamo aspettando qui? Andiamo a fare un giro, che ne dici? ».
Marilyn, sorridendo risollevata, annuì e insieme si avviarono.

Teste di zucca dai lineamenti spettrali, sparse per ogni angolo della città, fissavano i ragazzini in veste di licantropi, vampiri, streghe e altri mostri raccapriccianti avvicinarsi ai portoni delle case ed importunare i loro abitanti con l'assillante richiesta di dolcetti.
Rose camminava assorta, tenendo per mano Marilyn.
Non voleva far preoccupare la bambina e così le aveva proposto se le andava di andare a fare “dolcetto o scherzetto” con gli altri suoi coetanei.
Però la ragazzina aveva risposto di no, specificando che preferiva passeggiare con lei ed ammirare le strade avvolte da quell'alone di mistero così spettrale e al tempo stesso affascinante che solo la notte di Halloween poteva donare.
Rose, seppur meravigliata dal suo comportamento troppo strano per una ragazzina di dieci anni, annuì. Aveva pure rinunciato a chiedersi chi fosse, dov'erano i suoi amici e i genitori.
Il sospetto che quella bambina fosse sola come lei le si stava radicando sempre di più in profondità.
Per di più, da quando le era accaduto quello strano avvenimento mentre era seduta sulla panchina ad osservare Marilyn giocare, la sensazione di aver già vissuto quel giorno non l'aveva più abbandonata.
Rose però non si sentiva spaventata ma più che altro curiosa. Questo perché si domandava che senso avessero quelle immagini che le affollavano la mente, come la pellicola rovinata di un vecchio film muto.
Sapeva che erano ricordi, momenti della sua vita che lei aveva rinchiuso da qualche parte, con il tentativo di sbarazzarsene per sempre.
Ma non si può scappare dalla propria vita perché essa tornerà sempre a tormentarci, come un'ombra appiccicosa, fin troppo fastidiosa e pensate.
Rose cominciava ad avere un dubbio assillante. Temeva di aver dimenticato avvenimenti importanti della sua esistenza.
Dopo tutto che ricordi aveva?
Quasi nessuno e mai prima se n'era resa conto.
Marilyn aveva fatto scattare qualcosa. Un meccanismo, forse?
Qualunque cosa fosse, dal primo momento in cui si erano incontrate, emozioni, sentimenti e immagini si erano susseguite dentro di lei sempre più frequentemente, fino a quando non avevano iniziato a concretizzarsi in ricordi veri e propri.
Rose era sempre più decisa ad andare fino in fondo. Sapeva che era suo dovere farlo e sentiva che Marilyn le era lì accanto per aiutarla a compierlo.
Senza più timore chiuse gli occhi e si fermò. Ignorando le domande della ragazzina, si lasciò completamente invadere da quel fiume caldo e gelato.
Quando fu certa di essersene riempita ogni angolo dell'animo, aprì gli occhi, pronta ad affrontare qualsiasi tipo di verità che le si sarebbe presentata davanti.

La giovane Rose aprì gli occhi.
Se ne stava sdraiata in un prato incolto, facendosi accarezzare la pelle dal sole.
Qualcuno la stava chiamando insistentemente.
Rose adorava e al tempo stesso odiava quella voce.
Era sua sorella Marilyn, che la stava cercando.
Rose s'issò a sedere, ravvivandosi i lunghi capelli marroni.
Da lontano giunse Marilyn. Aveva il volto arrossato e il fiatone.
Doveva aver corso ed era sicuramente da un po' di tempo che la stava cercando.
Rose si preparò al peggio, emettendo un grosso sospiro.
« Ma perché devi fare così? » domandò la maggiore, con un leggero tono autoritario.
« Mi sono arrabbiata... la nonna mi ha trattata male! » sbottò Rose, mettendo su un broncio recitato.
« Ti capisco... ma non puoi fuggire così e sparire chissà dove. Lo sai che non puoi allontanarti troppo da sola! ».
« Lo so... ».
« Bene, quindi ora torniamo a casa e tu chiedi scusa alla nonna... ».
« No! Non se ne parla proprio. » la interruppe la piccola Rose, scattando in piedi e stringendo i pugni.
« Perché? ».
« Non voglio! ».
« Ma dai! Lo sai come è fatta... non possiamo farci niente. Dopo tutto... ».
« Tu non sei nostra madre, non puoi darmi ordini! ».
« Io non do ordini a nessuno. Voglio solo aiutare... ».
« Tu non mi servi! Non voglio il tuo aiuto! ».
Marilyn smise di controbattere, ora fissava la sorellina negli occhi, nei quali brillava una luce di rabbia.
« Okay... allora me ne vado! » sentenziò poi.
Rose continuava a fissarla.
Nemmeno lei sapeva perché si stava comportando così. Voleva bene a sua sorella. Era come una guida per lei, soprattutto da quando la mamma se n'era andata.
Ma ora perché l'attaccava? Perché si sentiva sempre inferiore a lei e sotto giudizio da parte dei grandi?
« Sei solo una bambina viziata... mi hai stufato. » la freddò Marilyn, prima di voltarsi per andarsene.
A quel punto il tutto accadde come in un lampo di luce accecante.
Rose scattò, mossa da un impulso d'ira, e con tutta la forza che aveva spinse in avanti la sorella.
Marilyn cadde a terra e rimase immobile.

La Rose ormai anziana urlò. Il cuore le batteva velocissimo e le gambe tremavano.
Scivolò a terra portandosi le mani alla testa che sembrava stesse per scoppiare.
Ora ricordava, adesso ogni cosa era più chiara. Ma era troppo, tutta la sua vita le se stava riversando contro. Quelle immagini la tormentavano.
Riusciva ancora distinguere i fili d'erba macchiati di rosso.
Il corpo esanime di Marilyn riverso a terra.
Il pianto disperato di se stessa da giovane, mentre sotto lo stato di shock osservava la sorella.
Marilyn, la sua adorata sorella che mai più sarebbe ritornata.
Adesso Rose tremava. Tratteneva le lacrime, mentre cercava la ragazzina con lo sguardo, ma non c'era più.
Rose non riusciva nemmeno più a distinguere il luogo in cui si trovava. Tutto intorno a lei era avvolto nella nebbia, attraverso la quale intravvedeva molte ombre.
I suoni che la circondavano le giungevano ovattati, lontani, come se lei ne fosse esclusa.
In un istante Rose si era ritrovata di nuovo sola, ma questa volte era diverso, perché vedeva tutto il suo passato scorrerle intorno.
Ma più andava avanti e più la nebbia s'infittiva, fino a lasciarla nel buio.
Ma nello stesso istante in cui tutto si spense, Rose vide.
Vide la notte di Halloween senza luna, la festa, i bambini e quelle zucche spettrali.
La notte di Halloween che aveva già vissuto, per poi dimenticarla.
Ora capiva perché mentre passeggiava con Marilyn tutto le sembrava così familiare.
Ricordava ogni cosa, ma più cercava di pensare a come si era conclusa la serata e più incontrava un vicolo cieco.
In quel momento Rose era riapparsa nella strada che prima stava percorrendo con Marilyn, ma stavolta era sola.
Rose ne era in parte felice perché non sapeva in che modo l'avrebbe guardata in faccia, ora che sapeva chi era e cosa era successo.
Ma ben presto le sue attenzioni si concentrarono su qualcos'altro.
Si rese conto che la gente in strada non la vedeva, ma che anzi le passava attraverso.
Rose era lì, ma al tempo stesso era da un'altra parte.
La cosa non la sconvolse più di tanto, visto quello che l'era capitato, e spinta dalla voglia irrefrenabile di sapere cos'era successo quella sera, cominciò a seguire una coppia di anziani.
Gli stessi che aveva visto prima, ma questa volta sapeva chi erano.
Dopo un po' capì che si stavano dirigendo a casa sua.
Rose si muoveva alla cieca, di quello che sarebbe avvenuto dopo non aveva alcun ricordo.
O almeno fino a quando i due anziani non trovarono la porta della loro casa, la casa di Rose, aperta.
Tutto accadde come prima, un fiume in piena d'emozioni invase la donna, che poi chiuse gli occhi.

L'anziana Rose, di quel Halloween così buio, aprì gli occhi.
Le faceva male la testa in un punto preciso e sentiva un liquido caldo colarle lungo un lato del viso.
Quando tentò di portarci la mano scoprì di essere bloccata.
Era legata e riversa a terra.
Sulla bocca c'era qualcosa che le impediva di parlare.
I suoni le giungevano distorti e la vista era appannata, ma comunque capì cosa stava succedendo.
Il terrore la invase dalla testa ai piedi e i pensieri si unificarono in panico.
Degli uomini agitavano istericamente delle pistole.
Uno di loro la puntava contro colui che era stato suo marito.
Anche lui era legato, ma poteva parlare.
Farneticava qualcosa del tipo: “ Vi prego, è tutto quello che abbiamo... vi prego! ”.
A Rose vennero le lacrime agli occhi.
Gli uomini spararono all'anziano, che si accasciò in un angolo.
Delle gocce di sangue erano schizzate fino al volto di Rose.
Il suo povero cuore batteva fortissimo, mentre osservava il corpo dell'uomo che aveva amato immerso nel sangue.
Anche l'immagine di Marilyn ritornò alla luce, con il viso immerso nell'erba e la testa posta contro una roccia sporgente.
C'era solo sangue e terrore, così ché Rose non vide i due uomini avvicinarsi a lei e premere il grilletto...

Piegandosi dal dolore, Rose cadde a terra, in quel limbo che per tanto tempo l'aveva tenuta prigioniera.
La falsa realtà, che si era costruita perché aveva dimenticato chi era e di conseguenza le persone che amava e le tragedie che si erano susseguite.
Cominciò a dimenarsi, urlando e piangendo.
Aveva perso ogni cosa ed ora che sapeva tutta la verità voleva solo smettere d'esistere.
Era poco più di un'ombra nel mondo, che aveva continuato a girare senza di lei.
« Perché? Perché... » cominciò a sussurrare, per poi ripeterlo con delle urla strazianti.
« Io ti ho solo mostrato la verità... » rispose Marilyn, improvvisamente comparsa accanto a lei.
Rose smise di dimenarsi, il fiume di emozioni e dolore si era fermato.
Tutto intorno a loro adesso taceva, in quel luogo indefinito dal tempo e dallo spazio.
La donna notò poi che Marilyn aveva il volto bagnato dalle lacrime.
Senza sapere esattamente il perché entrambe iniziarono a piangere silenziosamente, in quel posto fatto solo per loro. Due sorelle perse da tempo si erano ritrovate.
Si stringevano in un abbraccio senza tempo, illuminate da una luce che tranquillamente le attendeva.

   
 
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