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Autore: reilin    27/10/2011    5 recensioni
In un battito di ciglia si trovò scaraventato a terra: il cavalletto era andato a gambe in aria e la tela era finita nella sabbia. Si guardò addosso e vide che la sua camicia bianca si era tutta impiastricciata dei colori che aveva appena preparato.
«E che diamine!» , esclamò esasperato e piuttosto infastidito.
«Ops… mi scusi!», rispose una voce all’altezza del ventre del giovane italiano che, abbassando lo sguardo, incontrò con suo sommo stupore le sembianze dell’uragano che l’aveva travolto.

[Crack!Pair: Pasta and Tuna]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Seychelles
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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bonheur de malheur Dopo mesi di assenza dal fandom, torno a voi con questa fanfiction su un pair che più crack non si può: Feliciano X Sesel. In tutto il fandom - italiano ed internazionale - c'è solo un'altra fic su questa coppia, ed è in indonesiano!
Sono stata ispirata a scrivere su di loro da alcune fanart di Pixiv, nel quale questa coppia è definita come "coppia di buontemponi", io preferisco chiamarla "Pasta e Tonno"! :D
Non escludo che Feli e Sesel possano apparirvi un po' OOC!
Bene, non mi resta che augurarvi buona lettura e chiedervi la cortesia di farmi conoscere le vostre impressioni sulla storia!
Ja_ne
~reilin



Bonheur de Malheur

«Hai davvero bisogno di una vacanza, Feli!», così gli dicevano i suoi amici alla festa che gli avevano organizzato per celebrare la vittoria di quel prestigioso concorso. Tutti lo avevano sempre considerato uno sfaticato, ma, negli ultimi mesi, Feliciano Vargas aveva sorpreso tutti dando prova di una tenacia ed una forza di volontà tali da permettergli di superare brillantemente sia l’esame di abilitazione all’insegnamento che il concorso per la cattedra di Storia dell’Arte di un liceo esclusivo.
Dopo tanto stress e tanta fatica, meritava davvero un po’ di svago, così suo fratello  ed il suo compagno  Antonio gli avevano organizzato un viaggio rilassante in un arcipelago paradisiaco.
 
“Che mare incantevole”, si diceva il giovane italiano mentre sistemava il cavalletto e la sua  attrezzatura da disegno sulla spiaggia bianchissima, pregustando già la soddisfazione di poter dipingere quei paesaggi di una bellezza mozzafiato.  Suo fratello Romano ed Antonio erano rimasti in albergo: c’era da aspettarselo che quei due colombi volessero passare un po’ di tempo da soli.
“Non che a me dispiaccia”, si era detto Feliciano, a cui, da qualche tempo, la solitudine non spiaceva, anzi, lo aiutava a concentrarsi maggiormente sul soggetto da ritrarre. Ne erano cambiate di cose in due anni: era cambiato lui stesso in quel lasso di tempo…
Sorrise tristemente, pensando che a volte anche le grandi sofferenze potevano portare degli inaspettati frutti nella vita di una persona, proprio come era successo a lui. Mentre si perdeva con la mente in queste riflessioni ed in mille ricordi dal sapore agrodolce, le sue mani si muovevano agilmente nel preparare i colori ad olio sulla sua tavolozza, ed era così concentrato da non accorgersi del pericolo che imminente incombeva su di lui.
 
In un battito di ciglia si trovò scaraventato a terra: il cavalletto era andato a gambe in aria e la tela era finita nella sabbia. Si guardò addosso e vide che la sua camicia bianca si era tutta impiastricciata dei colori che aveva appena preparato.
 «E che diamine!» , esclamò esasperato e piuttosto infastidito.
«Ops… mi scusi!», rispose una voce all’altezza del ventre del giovane italiano che, abbassando lo sguardo, incontrò con suo sommo stupore le sembianze dell’uragano che l’aveva travolto. Due occhi neri come l’inchiostro si puntarono in quelli suoi color nocciola: avevano un’espressione fra l’imbarazzato ed il divertito. Alla vista dell’espressione severa di Feliciano, si sbrigò a rialzarsi in piedi, scrollandosi la sabbia di dosso.  Una ragazza sui diciotto anni  guardava il giovane moro con aria supplichevole. Indossava un bikini celeste ed un paio di shorts bianchi, ed il colore della sua pelle a Feliciano ricordava del buon cioccolato al latte.  Una cascata di capelli neri come l’ebano era divisa in due codini da due  nastri di raso rosso corallo.
La giovane tese una mano all’italiano per aiutarlo ad alzarsi da terra: «Si è fatto male?», gli chiese preoccupata. Lui, mentre si rimetteva in piedi, non poté far  a meno di notare quanto fosse buffa la sua pronuncia a metà fra l’inglese ed il francese, così, sbollita la rabbia, sorridendo, le rispose: «Non mi sono fatto niente, non si preoccupi signorina!». Lei gli sorrise di rimando, tranquillizzata, poi il suo sguardo cadde sulla camicia del giovane: «Le ho rovinato la camicia! Mi dispiace così tanto: mi permetta di lavargliela…».
Feliciano ridacchiò imbarazzato: «Suvvia, non si preoccupi, ho con me una T-shirt di ricambio e poi comunque dipingendo l’avrei sporcata comunque, veh!».
La ragazza non sembrava convinta: «Posso almeno aiutarla a rimettere in ordine la sua attrezzatura da disegno?», chiese, e senza aspettare di ottenere una risposta, prese a raccogliere fra la sabbia i pennelli ed i tubetti di colore.
Feliciano si mise al lavoro anche lui, rialzando il cavalletto e raccogliendo la tela che, fortunatamente, non si era rotta.
«Questo deve essere suo, veh…», disse alla giovane donna raccogliendo da terra un voluminoso libro dalla copertina sporca di una variopinta macchia di colori ad olio. «Elementi di diritto di famiglia», lesse il titolo del tomo, prima di porgerlo alla sua proprietaria, «deve essere parecchio difficile, veh?».
Lei prese il libro e rispose: «Beh, sì, lo è. In autunno inizio il primo anno di università e sto iniziando a darmi da fare!».
«Mi dispiace che il libro si sia sporcato di tempera», le disse Feliciano.
«Oh, ma non fa niente, così ora siamo pari!», esclamò lei sorridendo.
«Mh… libro per camicia, dice… veh, se per lei va bene così…», esalò l’italiano, poco convinto.
La ragazza guardava con curiosità Feliciano, che aveva ripreso già ad armeggiare con colori e pennelli; «Lei è un pittore?», domandò incuriosita.
«Beh, veramente sono un professore di storia dell’arte, però mi piace tanto dipingere, specialmente paesaggi incantevoli come questi…», le rispose lui.
«Senta… ehm… signor… pittore», disse la giovane, realizzando di non conoscere ancora il nome del suo interlocutore, «le spiace se resto a guardare mentre dipinge? È così… bello». I suoi occhi neri non si staccavano dalla tela e dalle sapienti mani dell’italiano, che si muovevano velocemente su di essa.
«Veh, può rimanere pure! A proposito, io mi chiamo Feliciano Vargas, piacere di conoscerla», replicò lui, vagamente imbarazzato.
«Oh, il piacere è tutto mio!», cinguettò lei allegra, «io mi chiamo Victoria! Vogliamo passare a darci del tu, visto che siamo quasi coetanei, penso!».
«Volentieri, Victoria. Da dove vieni?», le chiese Feliciano, sinceramente interessato.
«Beh, io sono nata e cresciuta qui a Mahè. Tu invece, Feliciano? Dal tuo nome direi che sei spagnolo …», tirò ad indovinare Victoria.
Il moro rise di gusto: «No, no: sono italiano, non spagnolo,  io!», precisò con decisione .
La ragazza era sorpresa: «Sei un artista italiano: che figo! Non ne avevo mai conosciuto uno prima d’ora!».
Feliciano  rise divertito e la sua allegria contagiò anche Victoria che sorrideva spensierata accanto a quell’uomo appena conosciuto, ma  così solare e gentile che quasi le sembrava di conoscerlo la così tanto tempo.
   
 
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