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Autore: _Deina13    27/10/2011    1 recensioni
Una volta un grande filosofo disse che al momento di decidere la cosa migliore che puoi fare è la scelta giusta, la peggiore è non decidere. Ma quanto è difficile scegliere? Scegliere tra l'amore e la cosa giusta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sai, Winther, prima lui non era così, era docle, simpatico e ti ascoltava sempre, c'era sempre-
-Da quando lo conosciamo ha sempre pensato solo e soltanto ad una ragazza, la amava; ma da quando suo padre gli ha fatto conoscere Mirta, due anni fa, è completamente cambiato..-
-Già, non sta più con noi, non siamo mai stati simpatici a Mirta, e lei gli ha proibito di stare con noi, non gli avaremo mai permesso di sposarla altrimenti!-
Sospirai -ragazzi- dissi a sguardo basso -seguitemi-
Hendrick e Nick mi avevano aiutato molto. Quando tornai dall'ospedale vennero a stare da me per un pò, mi aiutavano in tutto, se non fosse stato per loro sarei già crollata.
Li guidai dentro la mia stanza, alla destra del letto al baldacchino non rifatto c'era una porticciola di una cabina armadio. La porta era di legno bianco consumato, e la maniglia di ferro pitturato d'argento. Entrai, con i ragazzi dietro di me che mi seguivano, aprii la luce fioca del grande e spazioso sgabuzzino e davanti a noi si illuminò la stanzetta piena di scaffali e qualche scatola a terra. Era grande, una finestriola appannata e levigata dal tempo dietro uno scaffale faceva entrare un pò di luce, che illuminava il tulipano giallo nel vaso bianco e decorato di nero, sul tavolo ad un lato della stanza, di legno antico, che appena veniva toccato scricciolava; c'erano pure delle sedie molto vecchie e impolverate, non le usavo quasi mai
-Wow- esclamò Hendrick entrando nella stanzetta
-Sedetevi dove volete- dissi accucciandomi a terra.
Nick prese una sedia e la girò, si sedette davanti a me poggiando le braccia incrociate sullo schienale. Le lunge gambe dentro glia derenti jeans neri che terminavano con le Adidas argentate ricadevano ai lati e mi fissava con il viso sepolto fra le braccia e mi fissava con quegli occhi che sembravano ancora più neri con quella luce, ma in loro c'era una strana scintilla che risuonava nel buoio. Affianco a lui Hendrick si sedette al lato dello scatolone con le gambe strette al petto.Sembrava che i suoi jeans verdi stessero per strapparsi per lo sforzo a cui erano sottoposti; le sue Diesel nere consumate e sporche avevano a malapena la suola attaccata al tessuto e sbattevano contro il cartone della scatola davanti a me. Mise le braccia intorno alle gambe, stirandosi la felpa blu di superman e si lisciava insistentemente un riccio dietro l'orecchio
-Perchè ci hai portati qui?- chiese guardandosi attorno.
Hendrick, girandosi verso uno dei numerosi scaffali pieni di foto incorniciate, ne prese una
-E questo?- chiese passandoci la mano sopra
-Ma questa sei tu- osservò Nick prendendola dalle mani dell'amico -e questo è..-
-Aaron- terminai la frase incrociando le gambe e posandoci i gomiti sopra.
La foto raffiguarava me e Aaron proprio in quello sgabuzzino, era una delle mie preferite. Eravamo di fronte alla finestra e lui mi stringeva forte in vita da dietro e poggiava la testa sulla mia spalla, sorridendo; i nostri visi erano illuminati dalla luce fioca che entrava dalla finestriola della stanzetta. Ricordavo la sensazione che provavo allora, ero felice, non ricordavo quand'era stata l'ultima volta che mi ero sentita così
-Winther- Hendrick ricordò il mio nome, come in un lampo, sossurandolo quasi a sé stesso
-Ero io- sorrisi, spostandomi una ciocca di riccioli dietro l'orecchio -trenta gennaio 1991-
-Eri tu..- mormorò Nick.
Aprii lo scatolone con forza e vi infilai le mani dentro, come se mi facesse stare bene mettere le mani in una ondeggiata di ricordi. Ne ti rai fuori una serie di fotografie dentro una vecchia busta di carta bianca consumata dalle tarme. Eravamo io e lui, in una ero alle spalle della finestra e stringevo la mano ad Aaron ch era dentro di me, io lo guardavo col capo girato e gli sorridevo, anche lui mi sorrideva, ci riprendeva interi, dalla testa ai piedi. Era un ottimo fotografo lui, mi ricordavo che era quello che lui voleva fare da grande, ma suo padre non glielo permise, mai. In un'altra io ero al balcone di casa sua, che ridava sul curatissimo giardino dove lui giocava da piccolo, tirava vento ed i miei lunghi capelli svolazzavano in aria; sotto, nel giardino c'era lui che mi sorrideva tendendomi con le mani un boquet di margherite appena raccolte. Passai il malloppo di foto ad Hendrick che a sua volta lo passò a Nick
-Dovete sapere un paio di cose su di me..- iniziai
-Che genere di cose?- fece Nick passando le foto una ad una
-Cose un pò forti..- spiegai
-In che senso, scusa?- chiese Hendick alzando lo sguardo un'attimo dalle fotografie
-Non ho mai conosciuto mio padre- dissi d'un fiato -mia madre mi a mollato in un orfanotrofio fino ai miei sei anni mentre lei andava in giro a prostituirsi per le strade..ed ho subito, da sempre, violenze di ogni genere..- drizzarono il capo -fino ai miei dieci anni vivevo in un monolocale in centro con la mamma, ma lei continuava ad ubriacarsi e a picchiarmi ogni volta che tornava a casa, poi ci strasferimmo in una vecchia casa in questo quartiere..-
-Poi cosa successe?- chiese incuriosino Nick
-Poi..beh..avevo dodici anni- il viso mi si illuminò -ed era una domenica di primavera, faceva freddo ed io ero al parco, passeggiando, leggendo un libro, indisturbata, quando un gruppo di ragazzi mi travolse e mi fece cadere, nessuno di loro però si sognò di aiutarmi..-
-Non capisco..- continuò Nick.
Sorrisi guardando il contenuto dello scatolone -il libro che avevo in mano era uno dei pochissimi che mia madre mi aveva permesso di comprare, Fiori di Cannella- spiegai -lo avevo letto e riletto milioni di volte, ma era caduto in una pozzanghera, e si era rovinato..-
Entrambi mi guardarono con aria interrogativa.
Sospirai -all'improvviso le mie mani sfiorarono qualcos'altro che non era la carta del libro, un ragazzo, un bellissimo ragazzo con gli occhi cielo mi stava aiutando- sorrisi come una demente -sapete, Aaron è stato l'unico a trattarmi bene, o anche solo a parlarmi è che...lui era diverso, diverso da tutti..-
-Cosa accadde?- aggrottò la fronte Hendrick.
Distese le gambe e poggiò le mani dietro di lui per mantenersi, aveva messo la serie di fotografie in bilico sul cartone della scatola
-Suo padre- alzai lo sguardo -io non gli andavo bene, non ero una dell'alta società e, dopo ogni suo tentativo di separarci decise di mandare Aaron a fare servizio militare..- dissi a voce rotta -mi preoccupava di più il fatto che quello che stava per affrontare, in quella caserma, era pericoloso e non avremmo potuto lontanamente sentirsi..poi io non potevo- sospirai -quando scoprii di essere incinta dovetti abbandonare la scuola e mia madre mi ripudiò, ero sola e lui non c'era..-
-Winther..- sussurrò Nick  -ci dispiace..noi..-
Scossi la testa -no, non è nulla-
Misi di nuovo le mani dentro lo scatolone e tirai fuori la scatolina di cartoncino che mi aveva dato Aaron quando andai a casa sua, presi la lettera dove mi diceva di Hendrick e Nick e la aprii. C'era una foto di loro tre, con Aaron al centro che teneva per il collo Hendrick alla sua destra e Nick alla sua sinistra, ridevano felici. Erano così belli insieme
-Guardatevi- dissi con un sorriso, passando loro la foto -che carini eravate tutti e tre insieme!-
-Bei tempi all'epoca- rise Nick
-Già- concordai -bei tempi..-
   
 
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