Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: Alessandra S    27/10/2011    2 recensioni
Adele non ci credeva più all'amore, disillusa.
Obbligata a una vita che non voleva.
Aveva smesso di cercare il principe azzurro da tempo.
Aveva smesso di fare l'amore con amore da tempo.
Ma un giorno tutto cambiò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I'm on the road to love

Capitolo 2 (Something changed)

 

Nicholas

 

Rimasi abbagliato dalla sua bellezza, certo era giovane, non dimostrava più di diciotto anni, ma, infondo, che me ne importava ?

Fermai la macchina: «Quanto vuoi ?»

«Quaranta euro»

«Salta su»

Era una ragazza molto sulle sue, provai a farle qualche domanda ma si ostinava a rispondere solamente "Affari miei" e, così facendo, mi fece capire che non aveva più di diciassette anni.

Quando mi fermai davanti a casa sembrò stupita «Questa è casa tua ?» mi chiese con la bocca spalancata.

«Già» dissi mentre pensavo che non doveva essere di buona famiglia, e forse era per questo che faceva la prostituta.

La presi per mano e la feci entrare, la mia stanza era all'ultimo piano.

«Hai sete ? Vuoi qualcosa da bere ?»

«No, sono a posto, grazie» mi rispose spiazzata, non penso fosse abituata a ricevere troppe attenzioni.

Mi sedetti e lei si accovacciò sulle mie ginocchia, iniziai a sentire i brividi correre lungo la schiena.

«Come ti chiami ?»

«Adele, e tu ?»

«Nicholas»

Poggiò le sue labbra sulle mie e mi diede un bacio, niente passione, niente amore, mi si gelò il sangue nelle vene, chissà quante altre volte l'aveva fatto.

La sdraiai sul letto e iniziai a strizzarle i seni.

Mi sentii strano, come se mi si fosse attorcigliato l'intestino, a disagio, come se quello che stavo facendo fosse sbagliato.

Forse era sbagliato, stavo toccando una ragazza che neanche conoscevo, una bambina che si meritava di essere felice e non di passare le notti sui marciapiedi.

Non mi ero mai sentito così male, eppure avevo pagato tante minorenni per "intrattenermi".

Forse avrei dovuto smettere, darle i soldi e riaccompagnarla a casa.

Tutto a un tratto posò le sue labbra tra i miei capelli.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Ci scoccò un leggero bacio, e poi sorrise.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Posò la mano sulla mia guancia e mi accarezzò dolcemente.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Iniziò a sbottonarmi la camicia, bottone per bottone, lentamente.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Quando raggiunse l'ultimo bottone iniziò far roteare la punta dell'indice sulla mia pelle.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

La strinsi tra le mi braccia con forza e lei si mise ad attorcigliare le dita tra i miei capelli.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Non aveva fretta, si lasciò abbracciare, respirò sulla mia pelle e mi accarezzò la schiena.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

 

La notte passò in fretta, rimasi abbracciato a lei per molto tempo, sdraiati sotto il piumone.

Come se ci conoscessimo da tanto.

Come se ci amassimo.

Come se ci appartenessimo.

La sveglia suonò le sei.

La sentì sgusciare fuori dal letto.

Si rivestì lentamente.

Accesi la luce.

Mi sorrise.

«Dove vai ?» le chiesi

«Devo andare a scuola» sussurrò.

Aprii il comodino e le porsi una banconota da cinquanta «Tieni pure il resto» dissi.

«Oh, grazie»

«Vuoi che ti accompagni a casa ?»

«No grazie, non ti preoccupare» mi sorrise dolcemente, prese la borsa e uscì chiudendo la porta.

Già mi mancava.

   
 
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