Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Chapter fourteen: Love is not like anything, exept a Tour of you Heart
that one day might end
Jill pov.
Dicembre
2010 (Presente)
Casa è immersa nel
silenzio totale. Accendo le luci mentre Brendon prende in braccio Hobo che
inizia a leccargli la faccia scodinzolante. May si guarda attorno un po’ a
disagio e la capisco, conoscendola per lei non è ancora facile rendersi conto
che si, tutto è a posto. Più o meno. Ryan va a prendere Kylian dalla vicina
mentre la rossa si accomoda su uno dei divanetti “Hai il colletto della camicia
macchiato” fa notare al suo ragazzo.
“Lo so” risponde lui un po’ non curante “Ma non importa… mi è solo uscito un
po’ di sangue dal naso quando Pat mi ha colpito…”
“Intendi dire quando ha risposto alla tua aggressione?” ribatte May beccandosi
un’occhiataccia.
“Se vuoi provo a smacchiarlo…” dico io portandomi una ciocca di capelli dietro
al orecchio e subito il mio cantante mi segue giù per le scale, dritti nella lavanderia
della casa, sotto lo sguardo di May… non so cosa sta pensando ma un’ideuzza me
la posso anche fare…. “Attendo a dove metti i piedi” gli dico mentre si chiude
la porta alle spalle, prima di inciamparsi in uno scalone vuoto facendomi
ridere. Le ultime parole famose eh, Urie? “Vieni qui dai” gli dico
costringendolo a sedersi su uno sgabello o vista l’altezza non ci arrerei mai.
Da seduto su questo coso è alto quasi quanto me.
Forse lo sta pensando, perché gli scappa un sorrisetto prima di sussurrare un
‘nana’ a mo di schermo la mia risposta è “Sei scemo, ecco cosa…”
Lui ridacchia, portando una mano sui miei fianchi “Hai le idee chiare!”
“Ora stai fermo” dico prendendo un pezzo di carta igenica e immergendolo nella
candeggina “O ti decoloro la faccia”
“Non lo faresti mai” mi dice sorridendo mentre io inizio a togliere il sangue,
inclinando di lato il collo e facendo scivolare la mano dietro, sulle reni, per
tenermi a se “Sono troppo importante per i Panic grazie alla mia bellezza. Se
mi deturbi il bel visino nessuno verrà più ai nostri concerti JillyLove!” Il
sorriso sul mio volto cambia di significato mentre getto via la carta igienica
e lui, con naturalezza, torna a mettersi drittro prima di appoggiare il capo
sul mio seno “Finalmente abbiamo un paio di minuti per stare soli” mormora
chiudendo gli occhi “Non ce la facevo più… in mezzo a tutta quell’ipocrisia,
come posso calmarmi?”
Gli passo una mano fra i capelli mori e lo sento sospirare “Lo so, ho pensato
la stessa cosa…”
“Avvolte vorrei che tutti smettessero di preoccuparsi per me… e pensassero di
più a Pete. Vorrei che tutti smettessero di credermi pazzo… io voglio solo
essere lasciato in pace…” alza il capo per guardarmi negli occhi, mentre i
nostri visi sono così vicini che posso sentire il suo respiro sulle labbra “Non
mi capisce nessuno, eccetto te…”
“Nemmeno May?” chiedo, a mo di scerno.
“Ti prego, sii realista…” le nostre labbra si sfiorano delicatamente, mentre mi
regala il più prezioso e sentito dei baci.
Con Brendon è sempre stato qualcosa di diverso, di importante e profondo.
Solo nostro ed unico.
Da quando è successo quel che è successo non posso più fare a meno di lui e lui
non può fare a meno di me.
Vivere questa cosa di nascosto dalle persone che dovremmo realmente amare è
routine… un qualcosa che noi non consideriamo un tradimento perché no, un
tradimento dovrebbe implicare quel rimorso che noi non proviamo.
Io ci tengo davvero moltissimo a lui, così come lui a me.
Siamo come due anime legate da un filo sottile di raso.
Più tentano di spezzarlo più si fortifica…
E poi se dovessimo mettere su una bilancia quello che hanno fatto a noi May e
Ryan allora l’ago penderebbe così tanto dalla nostra parte che nemmeno una vera
e propria relazione clandestina sarebbe poi così abietta…
May pov.
Dicembre 2010
(Presente)
La porta di casa Ross si apre dopo circa tre minuti
che sono rimasta sola… Forse dovevo impedire che Jilliahn mi portasse via
Brendon. Dovevo alzare la voce e fermarmi. Ma a quale scopo? Non ne sarebbe
valsa la pena, avrei solo fatto la figura della pazza gelosa ed oggi non mi
pare affatto il caso… Ryan entra con in
braccio suo figlio. Li guardo un attimo prima di alzarmi ed accarezzare i
capelli di Kylian, allontanandomi quando mi accorgo di essere troppo vicina a
Ryro.
-…è cresciuto.-
Dico stupidamente, tornando a sedermi in preda
all’imbarazzo. Lui sorride appena e bacia la testa del bambino, prima di
guardarsi in giro e poi fissare lo sguardo dritto nel mio.
-Dove sono Jill e Brendon?-
-Sono scesi… Qualche minuto fa.-
Lui piega le labbra come se fosse disgustato dalla
cosa e poi si accomoda sull’altro divanetto.
-Ah, ma pensa… Tu non hai detto nulla? Non hai
impedito la cosa in qualche modo?-
Scuoto la testa e poi concentro la mia attenzione
sulla cornice appesa al muro. Una foto scattata tre anni prima, Panic at the
Disco e Killer Peaches al completo. Io ero in groppa a Brend e Jill mi stava
scherzosamente tirando giù la gonna.
-No. Io non ho voglia di parlare.-
-Mi pare che ultimamente non hai voglia di fare
proprio niente e prendi la vita come viene… Ma sai, non mi pare il caso di
lasciar scorrere certe cose.-
Mi dice lui, cullando suo figlio mentre ancora io
cerco di ricordare com’era quando tutti eravamo insieme.
-Non sono l’unica…-
Mi volto a guardalo e lui alza un sopracciglio
irritato. Mi metto a ridacchiare in modo meschino per la desolazione e poi mi
passo una mano fra i capelli.
-Parlo di Olly… Non esisti solo tu al mondo, Ross.-
Lui non pare convinto, ma non ribatte sapendo che
potrei benissimo sviare il discorso in mille modi diversi. Beh, oppure potrei
dirgli benissimo in faccia la peggior merda veritiera senza fare una piega. Non
mi farei così tanti problemi… Fatto sta che veramente Olly sta passando un
periodo molto simile al mio e continua a lasciar scorrere ogni cosa. Vedi come
stanno andando i Clout Clover…
-Dovresti cercare di cambiare.-
-Le persone come me non cambiano mai.-
Con la mia frecciatina-citazione si conclude la
conversazione e cala il silenzio totale. Non so quanto duri, solo quando Kylian
fa un versetto, Ryan pare riprendersi. Lo guardo e noto che c’è sempre qualcosa
di strano quando lo vedo con suo figlio… è come se non fosse lo stesso Ryan con
cui ho condiviso il divano per anni. Allora forse le persone possono cambiare?
-Oh, no… Penso proprio che anche tu cambierai per
forza di cose se non ti dai una mossa. Ma tranquilla, non pretendo che tu
ascolti le mie supposizioni, ormai.-
Per fortuna in
quel momento i due scomparsi ricompaiono magicamente e Jill va dritta a
prendere suo figlio.
-Ah, Kylian…Ciao!-
Dice allungando le braccia per prenderlo, ma suo
marito indugia un secondo guardandola scazzatissimo. Non mi stupisco che non le
dica nulla nemmeno lui… Fa tanto il gradasso poi fa lo zerbino se c’è Bden
attorno. Tipico… D’altronde è un uomo sposato.
Io perlomeno non ho una fede al dito che mi da il
diritto di impormi più di così sul comportamento di Brendon… E non sono più
così sicura di volerla.
Appena la chitarrista riesce a prendere il bambino fra
le braccia va a sedersi accanto a Brendon e lui subito inizia a fare il
solletico al bimbo.
-Oh ma come sei bello! Aww… Se non fossi vegetariano
ti mangerei!-
Inizia a parlare in falsetto come una vecchia zia e su
quel divanetto prende vita un vivido e brillante quadretto familiare. Qualcosa
di veramente sbagliato…
Il mio sguardo vaga per la sala finchè rimane
infangato in quello di Ryan… Il peso di alcune azioni si fa sentire, in certe
occasioni più che mai. Lui lo sa quanto me, anche se pretende di poter
cancellare tutto quanto e ripartire ancora.
Ma se mi dessero la possibilità di cambiare una cosa
nel mio passato… Una sola… Non sarebbe comunque quella che sta pensando Ryan
adesso.
Jill pov.
Luglio
2006 (Passato)
Luglio era iniziato da una settimana, una delle più dure
della mia vita…
Mi lasciai cadere sfinita sul letto mentre Ryan parlava con Brendon del
concerto che si sarebbe tenuto quella sera “Dobbiamo trovarci per le sette e
mezzo nella all” gli stava dicendo mentre lui sbuffava scocciato guardando il
cielo azzurro sopra a Milwaukee.
“Io voglio dormire Ryro!”
“Dormi la notte invece di far festa no- stop!”
“Ma Simon mi tenta!”
Io alzai la testa dal cuscino facendo due calcoli veloci. Eravamo appena
arrivati in Wisconsin e dopo nemmeno 20 ore avevamo pronto il bus tour, alla
volta del Minnesota.
“Io non credo di farcela più…” dissi mentre sentivo i nervi sul punto di
saltarmi. Una data diversa giorno dopo giorno… spostamenti di centinai di
chilometri… era una corsa, non un tour.
“Anche io JillyKitty!” disse il cantante dei Panic portandosi le mani al viso
mentre Spence entrava nella nostra stanza, che ormai era come solito il ritrovo
per tutti, affiancato da Dam. Era incredibile quando erano diventati amici quei
due, e di solito con loro c’era sempre anche John.
“Siamo appena al inizio” disse non curante il mio ragazzo mentre io mi coprivo
il viso con il cuscino per mascherare le lacrime. Ero stanca, stanca da morire.
Ma almeno non ero la sola visto che Phill, Spence, May, Brendon e Dam
sembravano sul punto di collassare assieme a me. Simon era sorretto solo
dall’alcool che ingurgitava a barili e John c’era abituato essendo nel giro da
anni ed anni. Solo Ryan non si spiegava proprio… forse il segreto era adattarsi
a dormire sempre e su qualsiasi superifice piana…
May entro nella stanza, anche lei con le lacrime agli occhi, seguita da Phill
che si grattava la testa isterico “Io non ce l’ha faccio più!” disse la rossa
ricalcando le mie parole “è appena arrivo Pete e mi ha detto che dobbiamo
andare a fare il suond check!!! Siamo arrivati in questo maledetto albergo da
due minuti io non ce l’ha posso fare a correre così!!”
“c’è Pete?” chiedemmo io e Brendon in coro prima di schizzare in piedi e
correre, senza scarpe, verso l’ascensore dal quale uscì il nostro capo al
telefono, trascinandosi dietro una piccola trolley nera. Appena ci vide
riattaccò abbracciandoci “Pete io sto per morire!” disse Brendon puntando sulla
pena “credo di avere la febbre! Sono troppo stanco! Possono andare solo gli
altri a fare il sound check??”
“Non possiamo proprio non farlo?” dissi io guardando minacciosa Brendon che
cercava di salvare solo se stesso.
“Siete stanchi?” chiese dispiaciuto lui “Oh ma allora riposatevi pure! Farò io
il chech per te, JillyKitty, e per il tuo microfono lo faccio fare a Ryan!”
Un grosso ‘Col Cazzo!’ tuonò nel corridoio mentre Phil, May e Spence si
avvicinavano sul piede di guerra pretendendo anche loro di poter dormire almeno
un paio di ore.
Alla fine della guerra sia io, che May, che Brendon ottenemmo il benestare di
Pete per potercene stare in albergo a riposare per un paio di orette. Ne avevo
decisamente bisogno, mi sentivo sempre più stanca e ero certa che non sarei
stata in grado di fare nulla se non avessi dormito decentemente.
Phill e Simon mi fecero sentire non poco in colpa mentre Dam smise proprio di
parlare sia a me che a May ma mi sarei fatta perdonare dopo. Uscì dal bagno
dopo una doccia veloce mentre Ryan prendeva il cellulare pronto per uscire.
Venne verso di me dandomi un bacio sulle labbra, inveendo poi contro Brendon e
la sua voglia di non far nulla “Posso capire voi ragazze… fa caldo… siete
deboli… ma lui no!”
“Deboli?” chiesi alzando il sopracciglio.
“Il punto è uno solo” disse Ryan facendo spallucce “siamo una squadra e se non
si ci riposa tutti nessuno dovrebbe per giustizia…” disse prima di darmi un
altro bacio veloce ed uscire dalla stanza lasciandomi addosso un senso di colpa
assurdo. Stronzo.
Il senso di colpa fu sostituito dallo sfinimento appena mi appoggiai al cuscino
addormentandomi immediatamente. Non dormì due ore. Ne dormì quasi quattro.
Mi svegliai che erano le sette e dieci con accanto Ryan che, vestito, si era a
sua volta addormentato sopra alle coperte “Ryro alzati, è tardissimo” dissi
schizzando giù dal letto “Abbiamo venti minuti poi ci portano al palco”
Lui si alzò di scatto afferrando dalla valigia aperta una camicia bianca a
balze, i solito pantaloni neri, un foulard rosso da mettersi in vita e il
solito gilet con le rose. Lo trovavo di una bellezza impressionate quando si
vestiva così, pronto per suonare, decorandosi anche la faccia con disegni
sempre diversi e bellissimi che gli facevano risaltare gli occhi del colore del
cioccolato. Il fatto è che Ryan è bello, lo è sempre stato, ma di una bellezza
pura, antica quasi, che risaltava meglio in quel look vintage che lo
costrastingueva nei primi-Panic.
Mi avvicinai a lui con in mano la gonna e la canottiera tutta canette e strappi
tenuti assieme da delle spille da baglia (che avevo ovviamente distrutto io)
appoggiandogli una mano sul petto lasciato scoperto dalla camicia ancora aperta
e baciandolo piano sulle labbra. Il problema di margine e che avevamo tutti era
che il tour era così caotico e eravamo sempre così di fretta che non riuscivamo
a ritagliarci del tempo per noi… per stare insieme. E la cosa era frustrante,
avere accanto una persona che si ama e ci attrae molto ma non poterla avere… e
non valeva solo per me ma anche, e soppratutto per May.
Ma non ci fu altro se non quel bacio perché si, mi spogliai rapidamente, ma
solo per potermi mettere i vestiti per suonare. Poi mi accostai a Ryan che si
stava disegnando una stella tutt’attorno all’occhio con eyeliner e presi a caso
l’ombretto nero diventando il solito panda-Pete.
Lui mi guardò con disappunto “Dovrò insegnarti a truccarti…”
“Tutte le donne sognano di sentirselo dire dal proprio uomo…”
Arrivammo in ritardo ma poco male, anche Simon non si trovava. Il concerto era
l’unica parte del giorno in cui ci agitavamo tutti come sotto effetto di
sostanze stupefacenti: il calore del pubblico, l’adrenalina che trasmettono le
persone gridando il tuo nome… Suonare per tutta quella gente mi rendeva felice.
Appagata. Trovarmi sul palco era anche un’ottima occasione per sconfiggere
almeno in parte quell’insicurezza che mi aveva sempre accompagnata, giorno dopo
giorno, durante la mia vita. Voltando lo sguardo alla mia destra scorsi poi le
due figure più di tutta mi davano sicurezza, sorridenti, da dietro alla quindi.
Ryro e Pete.
Il secondo mi salutò anche mentre io continuavo ad infierire pesantemente sul
basso prima di sussurrare qualcosa a Ryan che lo spinse via da se
scherzosamente, arrossendo appena e facendo quindi arrossire anche me, povera
ignara.
May fece un buffo inchino, forse troppo profondo “Buona notte!” urlò nel
microfono scendendo dal palco mentre io mi avvicinavo al mio togliendomi il
basso dalle spalle.
“Vi lasciamo ora alle note fiabesche dei Panic! at the Disco!” voltai le spalle
al pubblico salutando mentre Simon mandava molti bacetti e dopo aver lasciato
gli strumenti nella rastrelliera mi sbrigai a raggiungere gli altri.
“Good job guys” ci disse Pete battendo il cinque a tutti tranne May, che si era
già appicciata come una ventosa sulle labbra carnose del cantante dei Panic.
Ryan mi avvolse in un abbraccio prima di staccarsi scazzato e fulminare Zach
che li chiamava “Cazzo il palco è li!” disse indicandolo “posso darmi un paio
di secondi di cazzi miei o no?”
Decisamente stava iniziando a svalvorare anche lui, nonostante la sua terapia
del sonno. Il body guard iniziò a farfugliare riguardo all’ingratitudime mentre
Brendon gli saltava letteralmente fra le braccia “Io sono coccolo, ZachPuff…
lui è infame…”
“Per l’ultima volta” disse l’uomo lasciandolo cadere a terra sul sedere “Non
porterò le tue due valigie per tutto il tuor, smettila di rufianneggiare e
porta il culetto d’oro sul palco!”
Scene ridicole del genere erano all’ordine del giorno. In tour si assisteva a
tutto…
Avevo anche iniziato il lavoro distruttivo che avrebbe
portato il mio braccio a ritrovarsi coperto di tatuaggi. Ne avevo già fatti
due, tutti rigorosamente con Pete: la scritta Made in Wyoming sul polso destro
e… si lo ammetto che cedetti al fascino e mi tatuai il logo di Pete, dietro
alla spalla sinistra.
Secondo Phill con quel gesto mi ero appena auto identificata come proprietà del
signor Wentz che invece fu più che felice della cosa. La sera del concerto di
Millwaukee io e Pete comunque esagerammo e non poco quando ci ritrovammo
tatuati addosso il nome una dell’altro.
Ryan si infastidì al punto tale che per me fu davvero difficile calmarlo.
“Ma è così per gioco”gli dissi correndogli dietro mentre mi fasciavo la scritta
con un pezzo di carta lucida, asciugandomi malamente il sangue.
Lui si fermò di scatto guardandomi così duramente da stroncarmi in due l’anima
“Perché Pete e non Ryan?” mi chiese afferrando il polso per leggere ancora,
come se sperasse di essersi sbagliato.
Io mi morsi le labbra, senza rispondere. Non che credessi che tra noi due non
ci sarebbe stato futuro ma Pete lo sentivo una certezza mentre con Ryan era
ancora molto vago e i contorni della nostra storia stavano ancora delineandosi.
“Sparisci” mi disse secco “visto che stai diventando come lui, riempiendoti di
inchiostro, vai con lui”
Ci volle proprio l’intervendo di Wentz in una combo con un paio di belle parole
spese da John per far tornare Ryan, sempre acido, da me.
Mi lavai il nuovo tatuaggio sotto al getto di acqua tiepida mentre Ryan mi
aspettava già sotto alle coperte più silenzioso del solito. Lo raggiunsi nel
giro di pochi minuti, abbracciandogli il busto ma lui si comportava come se io
nemmeno ci fossi.
“Senti” gli dissi sedendomi e prendendogli una mano, portandomela al petto
“Preferisci avere il tuo nome tatuato sulla mia pelle o inciso nel mio cuore?”
Lui rimase zitto un attimo prima di dire “Secondo te?”
“No, non secondo me, devi dirmelo te”
Lui sospirò “Lo sai che mi da fastidio se parli con Gabe… e poi ti tatui il
nome di un altro uomo sul braccio?”
“Non l’ho fatto per far arrabbiare te…”
“Avvolte mi sembra di si”
Lo guardai male, lasciandogli andare la mano che lui si portò alle tempie per
massaggiarsele “Se pensi davvero che io ti faccia arrabbiare di proposito
allora buona notte”
Spensi la luce e la sola cosa che vagamente illuminava la stanza era la
televisione, che proitettava uno dei film in bianco e nero che amava tanto il
mio stupido ragazzo “Jilly?” mi chiamò ad un certo punto. Io non gli diedi la
soddisfazione di dire o fare nulla, ma aspettai che fosse lui per una volta a
chiedermi scusa e a rompere quel silenzio fastidioso.
Infatti non ci volle poi molto prima di sentire la tv spegnersi del tutto e
avvertire il suo corpo caldo a contatto col mio “Non volevo..” mi sussurrò in
un orecchio mentre mi stringevo al suo petto con un sorrisetto.
“Non importa…”
Stavo quasi per proporre a Ryan di tornare almeno un po’ all’intimità di un
tempo quando qualcuno bussò alla porta “Chi cazzo rompe??” chiese Ryan scazzato
forse della mia stessa idea.
“Sono io!” rispose Brendon “Non è che per caso avete un’aspirina? A May scoppia
la testa e non riesce a dormire…”
Ryan si alzò esasperato per andare ad aprire mentre io mi alzavo a sedere
accendendo la luce.
Non fece quasi in tempo ad aprire che si ritrovò coperto da capo a piedi
d’acqua, mentre Brendon se la dava a gambe levate con un secchio in mano e una
risata spacca timpani “IO LO AMMAZZO!”
“Oddio non vedevo queste cose dalle gite scolastiche” dissi ridendo mentre Ryan
chiudeva la porta inviperito con i capelli grondanti. Si infilò in bagno
uscendone poi con la schiuma da barba fra le mani.
“Adesso vediamo chi ride per ultimo!”e detto questo uscì fuori, alla caccia di
Brendon.
Io, che non volevo perdermi la scena, uscii in corridoio afferrando al volo la
chiave della stanza ed incontrando Simon piegato in due dalle risate e Phill
fradicio “Brendon?” chiesi mentre lui scuoteva il capo.
“May…”
“Si sono proprio trovati quei due” constatai io divertita “La stessa
deficienza!”
Prima di poter dire altro fui coinvolta io stessa in una battaglia di schiuma
da barba e secchiate di acqua fredda che ci aveva coinvolti tutti tranne Dam
che si era chiuso di corsa in bagno. Il proprietario del albergo diede di
matto, chiamando Pete e non accorgendosi che c’era anche lui nella mischia e
che, anzi, era stato lui ad incitare Brendon e May a iniziare per movimentare
le cose…
“Andiamo a letto per piacere?” si lamentò Phill mentre Simon scivolava sulla schiuma
da barba cadendo a terra e facendoci ridere tutti, lui compreso “Io non ho
dormito tutto il pomeriggio” disse poi alludendo a me, May e Brendon.
“Che palle PhillyBoy” gli disse Pete abbracciandogli le spalle mentre si
avviavano alla stanza “sei un vecchio nonno infelice! Cazzo divertiti anche
tu!”
Io sorrisi prendendo la mano di Ryan che sembrava quello conciato peggio
assieme a Brendon e Simon e ci avviammo verso la nostra stanza “Siete una
branco di scimmie” constatai mentre Brendon abbracciava May un po’ per
scaldarla dall’acqua fredda e un po’ per coprirla visto che la maglietta che
indossava si era fatta non poco trasparente.
“Io cosa centro?” chiese il mio ragazzo sbuffando “è partito tutto dai due
stronzi e da Wentz!”
“Tu hai preso la armi di distruzione di massa per primo” disse Brendon “prima
c’era solo acqua in giro!”
Trascinai Ryan in camera prima che iniziasse a ribattere e lo coinvolsi in un
bacio appassionato mentre sbattevo la porta in faccia a Bden che applaudiva .
“Adesso vogliamo fare una doccia?” chiesi maliziosa accarezzandogli il petto.
Lui mi prese in braccio ma non fece in tempo ad arrivare in bagno e scivolò
cadendo sul culo e facendomi tirare un piccolo urlo “Oddio mio!”
“Ryan cerca di essere più delicato coraggio!” si sentì ancora la voce di
Brendon e, mentre mi alzavo e aiutavo Ryro questi aggiunse “Jilly è delicata
come un piccolo giglio bianco… non sfondarla o Pete ti fa del male!”
“Vattene in stanza Brendon!” disse il mio ragazzo appoggiandosi al muro e
portandosi una mano al sedere prima di imprecare e dire “Dio che male al culo!”
“Non immaginavo che ti piacessero certe cose” proseguì Urie ridacchiando
“Comunque sono in camera mia… ma si sente tutto!”
“Quindi fate poco rumore se volete scopare o saremo costretti a coprirvi
gemendo più forte” aggiunse la rossa mentre sia lei che Brendon prendevano a
ridacchiare.
“Che due coglioni” disse Ross scuotendo il capo facendomi ridacchiare “Nel
senso che loro due sono due coglioni… ma un po’ anche nel senso di che palle…
penso di essermi fratturato il coccige comunque” aggiunse un po’ dolorante
sedendosi sul letto.
“Hai picchiato il ginocchio?” chiese Brendon “eh si… fa sempre male quando
prendi qualcosa con la gamba e picchi il coccige…”
“Sei un pirla” ribattè la sua ragazza “Lo sanno tutti che il coccige è un osso
del braccio!”
“Siete due mostri anatomici” ricantò Ryan mentre io praticamente piangevo dal
ridere.
“è solo caduto sulle chiappette ossute” dissi io accarezzando i capelli bagnati
di Ryan “e ho urlato perché mi aveva in braccio e quindi mi sono presa un
colpo” aggiunsi mentre lui mi guardava male perché stavo svelando troppo.
“che imbecille” fu il solo commento di Urie “Ora noi dormiamo… o ci proviamo…
voi fate i bravi!”
Alla fine il tour è servito un po’ a tutti per capire fino a che punto potevano
spingersi i rapporti di amore e di amicizia… Lo stress è alto, la stanchezza
pesante… ma condividere certe emozioni è così grande e coinvolgente ma
sconvolgere del tutto i rapporti umani.
E anche tra me e Ryan era così perché ero sempre più convinta che lui fosse
l’uomo della mia vita e lo capivo ogni giorno di più… anche solo dormendo fra
le sue braccia senza spingersi oltre.
Ne ero convinta… ma forse l’amore era come l’euforia da concerto… è forte e
travolgente ma dopo un po’ passa e lascia spazio al senso di vuoto e di sonno…
Buona notte anche a te, Ryro.
May pov.
Luglio 2006 (Passato)
La carica iniziale del
tour avava abbandonato un po’ tutti, anche me devo ammettere… Era risaputo che
non fossi poi l’attività fatta in persona, ma mi pareva che quando mettevo
piede in una nuova città l’energia aumentasse a dismisura. Non l’ho detto a
molti, forse sempre perché non mi va quasi mai di parlare di me, ma il tour era
la mia fonte di forza. Era la sorgente da cui attingere energia continua per
andare avanti e cantare come una pazza sul palco. Avevo momenti di stanchezza
pesante, ma poi per magia riuscivo sempre a riprendermi… Lontano da casa,
circondata da quella che consideravo una famiglia, potevo continuare a vivere
al pieno delle mie forze. Non l’avevo ancora capito bene, lo posso spiegare
meglio ora probabilmente…
Dopo un bel po’ di tour mi
sono resa conto che avrei vissuto solo per poter viaggiare e stare su un palco.
Certo, a quel tempo mi piaceva soprattutto perché c’era Brendon con me. Ora è
tutta un’altra cosa…
Scesi veloce gli scalini
che portavano alla platea e sorrisi nel ritrovarci un Brendon sudaticcio e
sghignazzante che provava una coreografia con le ballerine. Lui mi vide e
allargò le braccia, dimenticandosi dei suoi doveri e venendomi incontro saltellando.
-La mia compagna di ballo
preferita in assoluto…-
-Ah sì? Quando abbiamo
ballato insieme noi?-
Domandai prima che mi
baciasse le labbra sorridendo e passandomi le mani lungo la schiena.
-Questa notte…-
-Quello non si chiama
ballare…-
Mi aggrappai al suo collo
ed iniziai a dondolare a ritmo della canzone che Ryan stava provando sul palco.
Brend ridacchiò e seguì i miei movimenti, sotto lo sguardo perplesso delle
ballerine che decisero così di andare a prendersi un caffè e lasciar perdere il
cantante. Ovviamente io avevo precedenza su chiunque e qualunque cosa… Non mi
pare ci dovessero essere dubbi a riguardo. In quel periodo pure per me niente
era più importante di Brendon, davvero… Lo giuro.
-MayMoon… Stasera ce la
facciamo una cenetta a lume di candela post-concerto?-
-Che festeggiamo? Il
nostro primo appuntamento? Manca ancora una settimana per il sesto
mesiversario…-
Dissi pensierosa, seguendo
Brend in una giravolta strana prima che si fermasse a fare un urletto felice e
stringermi.
-Che memoria! Ti amo per
questo… Ma festeggiamo la prima volta in cui mi hai parlato seriamente nel
giardino di casa!-
-In verità parlavo della
luna e tu eri lì a caso… Ma okay!-
Ryro smise di suonare e ci
lanciò uno sguardo allucinato, mentre Jill al suo fianco non smetteva di
fissarci.
-Vi ricordate anche la
prima volta che avete mangiato un’insalata russa insieme?-
-L’otto febbraio!-
Urlammo in coro noi, per
poi batterci il cinque e abbracciarci più forte. Tenere a mente le date più
insulse è sempre stato il mio forte, ma non servono le date per rendere solido
un rapporto… è inutile ricordarsele tutte e poi dimenticare quello che hanno
significato.
Spence arrivò sul palco e
guardò un attimo noi poi il chitarrista che scosse la testa ed alzò le spalle.
-Sono felici perché si
ricordano quando hanno mangiato un’insalata.-
-Ah. Capisco…-
Concluse il batterista
grattandosi i capelli preoccupato, intanto che io e Brendon eravamo occupati a
fare i deficienti in mezzo alla platea improvvisando un valzer senza musica.
Non c’era nulla da fare… Ormai ci avevano perso del tutto e noi eravamo
contenti così. Ero davvero felice in quei giorni… Seriamente. Per questo un
altro live andò da dio e mi ritrovai ad aspettare che Brendon uscisse dalla
doccia seduta sul letto con indosso un bel vestito manco dovessimo andare ad
una serata di gala. Lui saltò fuori dalla porta con indosso una camicia bianca
ed un -mio- foulard nero al collo e ammiccò in mia direzione allargando le
braccia.
-Non vorresti stuprarmi?-
-Mh… Magari dopo cena. Ho
una fame bestiale… Mi sbranerei più volentieri una costata piuttosto che te.-
Mormorai alzandomi con lo
stomaco che brontolava in modo assurdo, per poi infilarmi un coprispalle.
-Vedi di metterti i
pantaloni o ti arrestano se vai in giro con quei boxer con le stelline.-
Conclusi prima di
appoggiarmi alla porta, mentre lui si lanciava ad obbedire. Mi raggiunse e mi
prese a braccetto, così uscimmo in corridoio dove incontrammo Phill, Simon e
John che stavano per entrare nelle loro stanza. Li salutammo velocemente prima
di infilarci nell’ascensore, sperando che nessuna fan si fosse appostata di
sotto. Sperai invano, ma perlomeno il gruppetto era innocuo e riuscimmo a
cavarcela con un paio di autografi e dediche a caso, prima di sparire sul taxi
che avevamo chiamato.
Era la prima volta che
riuscivamo a sfuggire dall’hotel e stare da soli, mi sembrava quasi un miracolo
che potessimo passare davvero una serata lontano da tutti. Brendon
probabilmente stava pensando alla stessa cosa dato che ad un certo punto mi
baciò la testa e sospirò quasi come se gli mancassi. Volevo godermi ogni minuto
di quella serata in modo da esser tranquilla per un po’… A dirla tutta non
avevo mai avuto tanta voglia di passare tempo con qualcuno come quella sera.
-Allora, dove andiamo a
mangiare luce dei miei occhi?-
-Ovunque… Anche lì!-
Affermai indicando un
piccolo furgoncino di hot-dog parcheggiato davanti ad un parchetto. Lui fece
fermare il taxi e pagò velocemente, così andammo da questo tizio che ci guardò
stranito senza capire perché una coppietta elegante dovesse andare a mangiare
proprio lì. In effetti era strano, ma non importava dove andassimo…
L’importante era sfruttare ogni minuto di libertà e godercelo.
Ci accomodammo sulla prima
panchina che trovammo, davanti ad una fontana illuminata, dove iniziammo a
divorare velocemente i panini. Mi sentivo quasi come se fossimo una
normalissima coppietta che se la girava per la città. Ripensando a come avrei
desiderato vivere fino a qualche mese prima, quello mi pareva una cosa che
credevo succedeva solo nei film. Una bella relazione felice con un ragazzo
perfetto in una vita spettacolare. Doveva essere davvero un bel sogno… Ma
volevo continuare a sognare per un po’, concedendomi uno strappo alla mia
solita mancanza di romanticismo.
-Ci vorrebbe una canzone
di sottofondo… Di solito in momenti come questi parte una chitarra con tanto di
campanellini ad accompagnarlo, mentre una vocina canticchia parole come “I'm on
my feet… I’m on my feet….This isn't like us anyway. This isn’t like us anyway…”-
-Se Beckett sa quello che
hai appena detto ti uccide, lo sai?-
Ridacchiò lui,
appallottolando la carta dei panini e facendo poi canestro nel cestino. Io
alzai un sopracciglio convincendomi che quel ragazzo non aveva nessun difetto
davvero…
-Will non mi ucciderà mai…
Sono sua complice nella conquista di Saporta.-
-Eh? Che volete
conquistare di Gabe?-
Chiese lui ignaro della
situazione, così lo abbracciai per cambiare discorso. Era meglio che
continuasse a non sapere o tutto sarebbe diventato di dominio pubblico nel live
della sera dopo.
-Brend, te l’ho mai detto
che ti voglio seriamente bene?-
-Sì… Troppe volte in
effetti. E dato che nessuno ci vede e sei in vena di tenerezza, perché non
pomiciamo un po’ come due giovani adolescenti?-
Dicendolo mi prese in braccio
a lui e gli abbracciai il collo ridendo. Lui iniziò a baciarmi piano le labbra
mentre gli accarezzavo i capelli e poi si staccò.
-Mmh… Li tieni bene i tuoi
83 anni, signor Urie.-
Mormorai sul suo collo,
appoggiando poi la testa sulla sua spalla ed immobilizzandomi. Lui gonfiò il
petto e poi mi solleticò il fianco, mettendosi a parlare con uno strano accento
sbiascicato da vecchio.
-Lei signora McLean ne
dimostra ancora 17! Ma qual è il suo segreto?-
-Brend, sei sicuro che
vuoi che io risponda nel pieno della mia sincerità?-
Chiesi ridendo e facendo
scoppiare pure lui in una risata. Scosse la testa ed alzò le mani arrendevole.
-No, MayMoon… Se è un
altro aneddoto su esperienze sessuali strane meglio evitarlo!-
-E io che volevo dirti che
è perché sono innamorata…-
Risposi curvando poi le
labbra in un’espressione offesa, ma lui le catturò velocemente in un bacio che
mi prese alla sprovvista. Mi allontanai per guardarlo negli occhi neri e lui mi
sorrise dolcemente, lasciandomi un bacio a stampo.
-Me lo ripeti?-
-No. Se vuoi ora ti
racconto di quando George ed io siamo stati sgamati dalla sua ragazza…-
Spalancò le palpebre e mi
fissò stupito per qualche secondo, dimenticandosi di quello che doveva farmi
dire.
-Sei stata con uno che era
fidanzato?-
-Tre o quattro volte… Che
io sapessi. Dato che conoscevo la loro tipa!-
Mi beccai uno sguardo
inquietato, ma rimediai immediatamente alzandomi in piedi e porgendo la mano a
Brend. Era facile distrarlo e fargli scordare il discorso precedente, per mia
fortuna…
-Ci facciamo un giro per
le vie?-
Lui annuì e si alzò
prendendomi per un fianco ed iniziando a camminare verso le vie illuminate del
centro. Solo dopo qualche minuto, fermi ad un semaforo, si voltò a guardarmi
ancora.
-May… Comunque non c’è
seriamente bisogno che tu me lo dica, se non te lo senti. Credo che i fatti
contino di più delle parole, sai?-
Per risposta gli strinsi
la mano e sorrisi, prima di alzarmi appena per baciargli la fronte. Il verde
scattò ma nessuno dei due ci fece caso e mentre una moto rombante passava di
fianco a noi sussurrai quello che voleva sentirsi dire.
13 Luglio 2006… Bden, mi
ricordo ancora la prima volta in cui ho pronunciato “ti amo” a qualcuno, tu
ricorda sempre che sei stato il solo che se l’è sentito dire.
Continua…
Ecco qui anche il capitolo 14!!!
<3
Nel presente non si capisce bene
che cosa sta succedendo, ma lo scoprirete!!!
È una promessa U__U
Per quanto riguarda il passato,
la deficienza continua a dilagare! Ma non è una novità… XD
Il tour va avanti e Panic e
Pesche sono sempre tutti felici e idioti!!!
Con Pete che incita May e Brend –sì,
si sono trovati- a fare stronzate!!!! XD
Ryro fa le scenate a Jill, ma è
sempre puccioso anche da geloso… è un amore!!
A lunedì!!!!! <3
Fangs up!
Jess & Miky