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Autore: LuluXI    28/10/2011    4 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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“Il signor Stefano Incontrera, 20 anni, è stato trovato morto questa mattina intorno alle 8 nella sua cella: il ragazzo si è stretto attorno al collo il suo lenzuolo, provocandosi una morte per soffocamento. Il ragazzo era accusato dell’uccisione di Arianna de Santis, la sua giovane fidanzata trovata morta e barbaramente mutilata il 30 agosto scorso. Dopo quasi un anno di indagini, restava l’unico indagato, e la testa della ragazza non è ancora stata ritrovata. I famigliari della giovane ora…”
“Papà?”
 
La voce di Aletto costrinse Death Mask a portare la sua attenzione sulla bambina, appena entrata nella stanza.
“Aletto, che vuoi? E’ la una di notte, sto guardando il telegiornale, vai a dormire.”
A dir la verità non glie ne fregava niente del telegiornale: l’unica notizia interessante era quella della morte di Stefano. Tuttavia, non aveva voglia di fare da balia da mocciosa anche durante la notte.
“Non riesco a dormire” disse la bambina.
“Hai sempre dormito benissimo, quindi non vedo perché tu debba disturbarmi” affermò Death Mask, tornando a stendersi sul divano. “Se vuoi dormire con qualcuno, chiama Sara”.
“Ho paura papà. So che è da deboli avere paura ma non posso farci niente.”
Death Mask squadrò la figlia: aveva ormai si e no sei anni eppure a lui sembrava il giorno prima quello in cui si era svegliato e se l’era ritrovata tra i piedi.
“E di cos’è che avresti paura?”
“Dei morti”
Death Mask rimase allibito e, subito dopo, scoppiò a ridere.
“Aletto, sono sei anni che convivi con i morti, com’è che ora hai paura?”
“Ieri sera ho sognato uno di loro che mi strangolava” rispose la bambina, abbassando lo sguardo. Il Gold Saint le si fece più vicino e le si inginocchiò davanti.
“Aletto, i morti non sono nient’altro che immagini *. Non devi preoccuparti”.
La bambina sorrise, e si voltò, iniziando a correre verso la sua stanza, mentre il padre la seguiva con lo sguardo.
I suoi sono gli occhi di un bambino che temono un diavolo disegnato *.”Pensò tra se e se Death Mask, tornando vicino al divano; spense la televisione e, dopo essersi steso nuovamente, rimase immobile, in silenzio.
Conviveva si da sei anni con quelle teste, ma in fondo era pur sempre una bambina come tutte le altre.
 
Sicuramente aveva qualcosa di speciale, considerato che era figlia di uno dei migliori Saint di Atena, ma era pur sempre una bambina. “Le ho mai fatto mancare qualcosa?” si ritrovò a chiedersi, nel buio della notte.
No, ad Aletto non era mai mancato nulla. Aveva ricevuto un’educazione, aveva avuto i suoi giocattoli, sicuramente inusuali, ma li aveva avuti anche lei. Aveva una casa e un padre che le voleva bene, che le aveva sempre mostrato affetto, in un modo un po’ inusuale, forse, ma che glie lo aveva dimostrato. Aveva ricevuto anche la protezione che un genitore deve dare al proprio figlio.
Death Mask sbuffò: si era sempre sentito legato alla figlia perché pensava di avere molto in comune con lei, ma si sbagliava. Lui non aveva ricevuto protezione, ne affetto, ne tantomeno c’era qualcuno che assecondava i suoi capricci. Era cresciuto solo, circondato da combattimenti e da morte.
“Le mancava una madre” solo quello nella loro vita era una caratteristica comune.
 
“Papà?” Aletto era tornata lì, vicino a lui, e si era inginocchiata di fianco al divano.
“Che cavolo vuoi ancora?” sbottò irritato verso la bambina, che non gli lasciava un attimo di pace.
“Mi racconti una storia triste e piena di morte? Quella che mi ha raccontato Sara era troppo felice…” disse la bambina, e Death Mask lanciò un’occhiata all’orologio: le due di notte erano già passate da venti minuti.
Sbuffando sonoramente Death Mask si alzò e seguì la figlia nella sua camera da letto, piena di animali morti e con qualche testa come decorazioni: sparse per la stanza si riuscivano ad intravedere alcune bambole, impiccate o brutalmente mutilate.
Non appena la bambina si infilò sotto le coperte, Death Mask si sedette sul bordo del letto.
“Mi sto decisamente rammollendo TROPPO. Ora mi metto a raccontare pure le favole, manco fossi quell’idiota del defunto Aiolos che racconta le fiabe al suo fratellino…”.
“Una storia triste papà.”
“Come mi hai chiamato?” domandò il Saint alla bambina con voce scocciata.
“Una storia triste Death, per favore” si corresse Aletto, rintanandosi sotto le coperte.
Death Mask rimase per un po’ in silenzio, pensieroso: non aveva mai raccontato storie e non sapeva da dove partire; poi optò per raccontare l’unica storia che gli venne in mente.
 
“Tanti anni fa, in una giornata afosa di giugno, nacque un bambino. Il suo nome nessuno lo ricorda, forse nemmeno lui. Suo padre non si sapeva chi era: sua madre, una donna povera, una donna come tante, che si era innamorata dell’uomo sbagliato. Fece di tutto per il suo bambino, cercando di racimolare cibo come meglio poteva: poi, in una notte di pioggia, quando il bimbo aveva si e no tre anni, la morte scese su di lei e la portò via”
 
Death Mask si concesse un istante di silenzio per osservare sua figlia, che lo osservava con aria curiosa.
 
“Il bambino rimase solo e lo portarono da un signore, che aveva in casa uno strano scrigno d’oro. Venne picchiato e gli insegnarono a picchiare: gli dissero che era nato per combattere per la giustizia, ma lui aveva un unico pensiero fisso, la morte, che sembrava seguirlo sempre. Si allenò con un ragazzo, chiamato Stefano, che si credeva il migliore e voleva lo scrigno d’oro, ma fu l’orfano a conquistarlo. Non appena lo ottenne lasciò la Sicilia e se ne andò in Grecia, non prima di aver spaccato il naso al suo compagno di addestramento.”
 
“Che fine ha fatto l’orfano?” domandò Aletto, che si era messa a sedere.
“E’ finito a giocare a scacchi con la morte.”
“Dov’è finito lo scrigno d’oro?”
“E’ sempre con lui, così come il suo contenuto.” Concluse Death Mask, alzandosi.
“Papà…?” lo chiamò la bambina, ma lui non si voltò.
“Death?” riprovò a chiamarlo.
“Che vuoi ora?” rispose il Saint, fermandosi.
“Sara non è la mia mamma vero?”
 
Death Mask rimase in silenzio per un po’, per poi voltarsi verso la bambina: ritornò sui suoi passi e si sedette nuovamente al bordo del letto.
“Lei ti ha detto di essere tua madre?” domandò in un sibilo Death Mask “Se Sara ha osato disubbidire a questo mio ordine..:”
“No…”
“E allora perché lo pensi?” domandò irritato. Non amava quell’argomento.
“Perché tutte le volte che la chiamavo mamma, lei mi diceva che non dovevo chiamarla così. Allora pensavo che, visto che anche tu mi dici sempre di non chiamarti papà…”
“No, non è la tua mamma” la interruppe Death Mask, senza staccarle gli occhi di dosso: il suo ragionamento era in un modo o nell’altro, sensato.
“Lo sapevo che…era troppo buona per essere la mia mamma. Però…” la bambina si concesse un istante per riprendere fiato “Lo zio Shura, quando l’altro giorno mi ha spiegato chi è la mamma, mi ha detto che è quella persona che sta sempre con noi, che ci vuole bene e non ci abbandona mai. Ed è Sara questa persona per me…è un pensiero sbagliato papà?” domandò dubbiosa la bimba, osservandolo.
E Death Mask rimase in silenzio, non sapendo cosa dire: perché in un modo o nell’altro Shura e Aphrodite mettevano sempre il loro zampino nelle sue questioni personali? Il fatto che il loro rapporto assomigliasse ad un’amicizia non li autorizzava a farsi sempre gli affari suoi.
“E perché io sarei tuo padre?” domandò infine il Saint, con voce sprezzante, cercando di mantenere un tono distaccato. Non aveva risposto alla domanda della bambina, e nemmeno voleva farlo.
“Perché tu mi vuoi bene e non mi lasci mai.”
 
Era un ragionamento un po’ strano, ma pur sempre un ragionamento… forse fin troppo complicato per una bambina di sei anni. Però, anche lei era cresciuta in fretta, come lui.
“E’ riuscita ad avere anche una madre, nonostante tutto.”  Pensò tra se e se il Saint.
“Papà?” lo chiamò nuovamente Aletto, costringendolo a rinunciare alle sue riflessioni.
“Dimmi…”
“La…la mia mamma vera… la vedrò mai?”
“Tu vorresti vederla?” le domandò Death Mask
“Io…non lo so…lei è stata cattiva…come il papà del bambino della storia.”
“Vorresti fargliela pagare per averti abbandonato?” domandò Death Mask con un ghigno.
“Io…si.” Rispose titubante la bambina, osservandolo da sotto le coperte.
“Allora, quando sarai più grande, ci penseremo” concluse il Saint alzandosi.
Arrivato alla porta, si voltò verso di lei, e la chiamò.
“Aletto…?”
“Si?” domandò lei, sbadigliando.
“Puoi chiamarmi papà, ma solo quando siamo da soli” concluse il Saint, uscendo senza aggiungere altro.
 
Death Mask non andò subito nella sua stanza, ma rimase fuori da quella della figlia, per un po’, in piedi. Si mosse solo quando l’orologio battè le quattro.
Cosa lo legava davvero a sua figlia? Che fosse davvero affetto quello che sentiva? Ormai faceva fatica a negarlo persino a se stesso, sebbene riuscisse a mantenersi freddo e distaccato nella maggior parte dei suoi rapporti con la bambina. In fondo, nonostante tutto, sapeva di essere legato a lei. Scosse il capo cercando di non pensarci.
“Gli affetti sono solo una gran fregatura, soprattutto per un Saint”.
Avrebbe sepolto quel sentimento in fondo al suo cuore, sotterrandolo con morte e distruzione: non poteva permettersi di rammollirsi troppo a causa della bambina.
“Affetto si, ma nessuno deve sapere. E nemmeno io devo saperlo durante il giorno. Il mio affetto non può manifestarsi come la primavera, o PEGGIO come l’affetto che si vedeva tra quel leoncino e suo fratello. No, no, NO! Non se ne parla: solo quando saremo soli, lontano da tutti. Per tutto il resto del tempo, quel sentimento non esisterà. Anzi, che dico? Quel sentimento non esiste proprio, è falso, inesistente, una fantasia della mocciosa!”.
Concluse Death Mask: la sua opera di convincimento non era convincente come in passato ma funzionava ancora egregiamente.
“Oh si, così si ragiona.”.. sussurrò appena, avviandosi verso la sua stanza: arrivato a metà corridoio, trovò Sara rannicchiata contro una colonna che tremava dal freddo.
Con un sonoro sbuffo, osservò il resto del corridoio: non era l’unica a dormire a terra, dato che buona parte della servitù si trovava lì.
Parte delle stanze della servitù erano state bruciate, la settimana prima, da un incendio causato da Aletto che stava, come aveva detto lei “giocando”.
Death Mask sorrise al ricordo, ma subito dopo maledisse mentalmente la bambina per avergli causato quell’inconveniente.
 
Scuotendo il capo, prese delicatamente in braccio Sara e la portò nella sua stanza e, dopo averla adagiata sul suo letto ed averle messo addosso una coperta indossò la sua armatura.
Prima di uscire dalla stanza, rimase a guardarla.
“Perché l’ho portata qui?”si domandò, scuotendo il capo.
Sara era l’unica della servitù che lo rispettava: non che al quarto tempio ci fossero ribellioni quotidiane di paggi e ancelle, ma in corridoio molti vociferavano contro il loro carnefice e molti avrebbero voluto vedere il quarto custode morto. E, proprio per questo, spesso erano molti di loro a finire sotto terra.
Sara era l’unica ancella che era sopravvissuta nei suoi anni di permanenza al grande tempio: il resto della servitù veniva ammazzata e sostituita nel giro di sei mesi, un anno al massimo. Lei però, no. Era l’eccezione che confermava la regola. Non aveva mai detto nulla contro Death Mask, si era sempre mostrata ubbidiente e sottomessa. Lo rispettava, lo temeva, e forse, da quello che Death Mask era riuscito ad intuire, lo venerava anche.
Il che era abbastanza strano: era l’ancella più torturata, quella che sarebbe già dovuta impazzire. Eppure era ancora lì e da quanto diceva Aletto, che passava molto tempo con la ragazza, adorava il suo carnefice.
E quella sua venerazione, probabilmente, la avrebbe tenuta in vita ancora a lungo.
 
Con un ultimo sbuffo, Death Mask diede le spalle al letto.
“Eh, vecchio mio, ti sei ammattito del tutto” concluse, allontanandosi dal Santuario.
 
 
 
 
NOTE:
(*): Queste parti, che ho anche sottolineato, sono prese da “Macbeth”, tragedia di Shakespear.
Il rammollimento di Death Mask continua inesorabile, ma c’è un bellissimo avvertimento “What If?” che mi giustifica almeno un po’… (insieme all’avvertimento OOC).
Tornerà sui suoi passi, o almeno spero di riuscire a farlo tornare cinico e bastardo com’era prima…quantomeno ci proverò!
Grazie a tutti voi che leggete… So che faccio crescere Aletto alla velocità della luce, ma se mi soffermassi su ogni singolo giorno finirei le idee ;)
Vi posto questo capitolo, scusandomi se non ho aggiornato per un po’, ma la pressione della scuola è terribile…
                                                                      
 
 
 
 
GioTanner: Eh… Death Mask se la prende con Arianna… si vendica contro Stefano prendendosela con colei che per il suo nemico è la cosa più importante… Prova del fatto che lui, in realtà non era minimamente interessato ad Arianna… semplicemente, la voleva sfruttare: all’inizio non voleva ucciderla, solo far soffrire i due ma visto che Stefano si è messo contro di lui, si è vendicato in modo più crudele. Forse è un po’ crudo, l’ho pensato anche io mentre scrivevo ma… “OOC” e “What If?” sono lì apposta come avvertimenti! ;)
 
Essence_Infinite: Il loro ritorno al Santuario… non è successo niente di speciale ù.ù Ho spedito avanti il tempo di un (bel) po’… diciamo che io narro solo i momenti degni di nota ^^ Arianna ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato… Lieta di sapere che apprezzi la storia e la scrittura^^
 
ShessomaruJunior: Ohhh…un nuovo recensore!*_* Bhe, la vendetta va consumata fredda, ma io Death lo vedo più come uno che agisce subito e si prende ciò che vuole… Per quanto riguarda l’aereo, ammetto di averci pensato dopo (ero troppo presa dal narrare la scena xD)… Bhe, io direi che il Sacerdote gli ha fornito un aereo privato (ce le vedi, ad esempio, le sacerdotesse di Atena a viaggiare con quella maschera su aerei normali senza dare nell’occhio? xD).
 
Lady Aquaria: Ho notato che tu apprezzi molto i capitoli in cui viene sottolineato il rapporto Death – Aletto… quindi spero che anche questo sia di tuo gradimento poiché si concentra proprio su questo. Arianna è una vittima, una delle tante vite che Death Mask falcia nella sua vita (sulle pareti della sua casa vi sono volti anche di alcuni bambini… non dimentichiamo la sua brutalità, anche se io lo descrivo un bravo (?) papà)

   
 
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