La
parata del narciso spinato
“Vedo
e approvo le cose migliori, ma seguo le peggiori”,
Ovidio.
VI. Amare.
“Sei debole”;
Non avresti mai immaginato di farlo, non avresti osato pensarlo: non conosci brividi per questo, non conosci vergogna e non vive perdono.
“O sei forte, Cissy?”
Non conosci scelta nella sua voce e negli occhi urla una spaventosa certezza.
Forte come una lacrima, se potessi esserlo!, e scivolare nella tua debolezza e con la tua imperfezione, come un fiore, ripiegarti su te stessa e nasconderti nel timore, appassire in silenzio.
E amare.
Ma non c’è forza nella tua debolezza e la fragilità spezza il tuo cuore come un esile ramoscello d’inverno.
“Fallo.”
Sei debole o forte, tesoro?
E’ una parola.
“Crucio.”
Fragile come un attore, forte come l’orrore.
“Sei debole”;
Non avresti mai immaginato di farlo, non avresti osato pensarlo: non conosci brividi per questo, non conosci vergogna e non vive perdono.
“O sei forte, Cissy?”
Non conosci scelta nella sua voce e negli occhi urla una spaventosa certezza.
Forte come una lacrima, se potessi esserlo!, e scivolare nella tua debolezza e con la tua imperfezione, come un fiore, ripiegarti su te stessa e nasconderti nel timore, appassire in silenzio.
E amare.
Ma non c’è forza nella tua debolezza e la fragilità spezza il tuo cuore come un esile ramoscello d’inverno.
“Fallo.”
Sei debole o forte, tesoro?
E’ una parola.
“Crucio.”
Fragile come un attore, forte come l’orrore.
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