Il nemico si muove – la guerra comincia
Per le quattro ragazze le giornate cominciarono a
passare velocemente e prive di novità: gli allenamenti si susseguivano mattina
e sera sempre più impegnativi e spossanti.
Erano già passati sei mesi dal loro arrivo a Stella
Rossa e oramai, grazie sia al loro impegno che alle lezioni di Alexander,
avevano imparato a padroneggiare discretamente i loro poteri.
Dopo un primo periodo in cui si erano sentite un po’
emarginate, perché estranee ai luoghi e alle persone che le circondavano, le
ragazze si erano felicemente ambientate scoprendo che il tempio era enorme e
che, insieme a loro, moltissime altre persone stavano preparandosi alla guerra.
Si trattava per la maggior parte di soldati dotati d’armi di medio livello,
come per esempio pistole laser o archi incantati; un'altra porzione di individui
aveva invece armi più importanti e la capacità di sferrare qualche debole
attacco; infine una piccola minoranza, di cui loro facevano parte, si
destreggiava perfettamente sia con le armi sia con gli attacchi.
Chibiusa e Alexander avevano preso a frequentarsi dopo
poco tempo il loro arrivo e oramai facevano coppia fissa, Dafne invece aveva
conosciuto Daniel, un ragazzo tanto bello quanto misterioso: di lui si sapeva
solo che odiava con tutte le sue forze Athanos, loro principale nemico, e che
una mattina era arrivato dicendo di voler allearsi a Stella Rossa.
La
mattina di oggi comincia come una delle tante: le ragazze si stanno preparando
per andare a lezione.
“Nooooooo”
Arrivò improvviso l’urlo di Angel “Perché nessuno mi ha svegliata? Sono di
nuovo in ritardo!” Sbraitò poi scendendo di corsa la scala a chiocciola e
afferrando una fetta biscottata.
“Forse
perché l’ultima volta che ci ho provato hai cercato di spegnermi!” Rispose
esasperata Dafne suscitando le risate di Chibiusa e Aphrodite. La bionda non si soffermò a rispondere a tono solo perché in
ritardo e con la bocca stracolma.
Un
quarto d’ora dopo le ragazze camminavano per i corridoi del tempio dirette nel
salone dell’ala nord: si allenavano lì da un po’ di tempo, da settembre per
l’esattezza, mese in cui aveva cominciato a sentirsi il freddo. La prima neve
aveva fatto la sua comparsa sulla fine del Natale e da allora le bufere si
alternavano a giorni di pallido sole.
“Mh…
speriamo che Alex non ci faccia ripassare di nuovo le formule degli attacchi.”
Si lamentò Dafne.
A
quelle parole la principessa di Gaeda impietrì in mezzo al corridoio e Chibiusa
le cozzò contro. “Formule?” Mormorò tra sè e sè e poi schiacciandosi una
mano in fronte spiegò: “Ho dimenticato il mio libro in camera!”. Facendo
retro front la bionda cominciò a ripercorrere di corsa i suoi passi e prima di
girare l’angolo la sua voce arrivò alle altre con queste parole: “Usa-chan,
metti una buona parola, di ad Alex che arrivo subito!”.
L’interpellata scosse la testa con fare arrendevole e
riprese a camminare seguita dalle altre. Dopo una ventina di passi di fronte a
loro comparve Alex appoggiato allo stipite del portone del salone. “Possibile
che ogni giorno il vostro ritardo aumenti?” le rimproverò.
“Angel è andata a---” cominciò Chibiusa. “Ho
sentito!” l’interruppe brusco il ragazzo.
“Ehi.
Che succede? Che modi sono?” Domandò stupita e irritata Dafne vedendo
l’espressione turbata nel volto dell’amica.
“Niente, niente… ci sono un po’ di
problemi…”. Spiegò lui spiccio.
“È successo qualcosa di grave?”. Domandò
Aphrodite.
“Niente
che vi riguardi.” Tagliò corto Alex e Dafne, che stava già per replicare,
venne di colpo interrotta: un urlo troncò infatti la loro conversazione.
“Angel!”
Esclamò Chibiusa riconoscendo la voce dell’amica.
“Cosa?”
Chiese Dafne, che non era ancora riuscita a focalizzare l’accaduto, ma ormai
la principessa del Crystal Empire stava correndo a perdifiato per il corridoio.
Alexander e le altre si scambiarono uno sguardo
interrogativo e poi la seguirono.
Chibiusa
era certa che quella voce appartenesse ad Angel così si mise a correre a
perdifiato verso la loro stanza. Stava correndo come una pazza, senza
preoccuparsi di cosa o chi investisse, fu per questo che inciampò e rovinò a
terra. Si girò per vedere su cosa avesse inciampato, rimase di sasso: il libro
delle formule…. *Oh mio Dio ma che succede…*
“ANGEL!”
Gridò all’improvviso colta da una spiacevole sensazione alla bocca dello
stomaco.
“CHIBIUSAAA!!!
AIUT---”
“Era
lei?” Chiese Dafne che l’aveva appena raggiunta. Ancora
una volta la principessa del Crystal Empire non perse tempo a rispondere e si
mise a correre in direzione del grido, stavolta gli altri la seguirono a ruota
senza indugio.
*Più veloce… più veloce* Chibiusa
svoltò l’angolo e si fermò di botto. Dafne che le stava subito dietro le
cozzò addosso.
“RAGAZZI!”
Gridò sollevata la biondina vedendoli “AIUT---”. Due uomini tenevano ferma
Angel per le braccia, il più grosso le tappò la bocca.
“Che
diavolo state facendo?” S’infiammò Dafne.
“TOGLIETELE
LE MANI DI DOSSO!” Urlò Chibiusa.
I
due energumeni non persero tempo in chiacchiere: alle loro spalle si aprì un
passaggio e loro vi sparirono dentro trascinandosi dietro Angel che, per quanto
si dimenasse, non riusciva a liberarsi.
“AIUTO!
LASCIAMI MALEDETTO! EHI VOI AIUTATEMI!” Urlò da dentro il passaggio con voce
quasi supplicante la biondina.
“Moon Cosmic Power, Make Up!”. Esclamò
grave Chibiusa.
“Dragon Cosmic Power, Make Up!” Urlò
Dafne.
“Heart Cosmic Power, Make Up!” Concluse
Aphrodite.
Alexander sfoderò la spada e s’infilò nel varco. “Presto, si sta chiudendo!”. Intimò
alle ragazze. Dafne non se lo fece ripetere due volte entrando seguita da
Aphrodite e da Chibiusa.
Non
appena il varco si chiuse si ritrovarono completamente al buio.
“Stiamo
all’erta.” Disse Alexander.
“Non
si vede niente….” Si lamentò Aphrodite.
Un
colpo sordo fece vibrare l’aria a qualche metro da loro.
“Cos’è
stato?” Chiese Dafne. “C’è qualcuno!” Urlò poi
percependo un movimento alle sue spalle.
“AAAHH!!!”
Urlò Aphrodite mentre veniva colpita e sbalzata parecchi metri indietro.
“Che
succede?” Ripeté Dafne un secondo prima di essere tramortita dal misterioso
assalitore.
Chibiusa
era tesissima, ferma, immobile per non fare rumore rischiando così di rivelare
la sua posizione al nemico; Alexander al suo fianco faceva lo stesso.
L’aria
alle sue spalle si mosse *Mi ha vista! No… non devo muovermi *.
Qualunque
cosa fosse quella che aveva colpito Dafne e Aphrodite non sembrò accorgersi
della loro presenza e si allontanò velocemente dal luogo in cui si trovavano.
“Seguiamolo….”
Sussurrò Alexander.
“Ma…
e loro?” Obbiettò Chibiusa con un tono così basso che quasi l’altro non lo
sentì.
“Qui
al buio non possiamo fare tanto… è meglio andare da Angel!” Rispose lui.
“Okay”.
Accettò la ragazza a malincuore.
I
due si avviarono cautamente e in silenzio nella direzione in cui era sparito il
loro assalitore.
*Dio mio, ma dove diavolo è andato?*
pensò Chibiusa dopo una mezzora di cammino.
Un
rumore alle loro spalle fece drizzare a entrambi i peli sulla schiena. Restare
immobili ormai era inutile, chiunque fosse li aveva scoperti.
“Lame
di tenebra!” Urlò una voce da destra.
Entrambi
si buttarono a terra d’istinto. Il colpo li mancò di qualche centimetro.
“Lame
di tenebra!” Ripeté la stessa voce.
Chibiusa
rotolò di fianco appena in tempo. Delle lance di luce s’infransero nel punto
dove si trovava un secondo prima.
“Stavolta
non sbaglierò stanne certa. LAME DI TENEBRA!”. Chibiusa urlò dal dolore
quando il colpo le lacerò la spalla destra.
“MALEDETTO!
FATTI VEDERE VIGLIACCO!” Urlò nel buio Alexander.
“Non
ti preoccupare, finisco la ragazzina e poi vengo da te. LAME DI TENEBRA!” Urlò
di nuovo all’indirizzo della ragazza.
*No… non può finire così…*
“Scudo
dei mille volti!” Urlò Chibiusa. Le lance s’infransero contro la difesa
innalzata dalla ragazza e, al contatto con questa, esplosero in un enorme onda
d’urto che sbalzò a terra sia Alex che l’assalitore. Continuando ad
espandersi per una ventina di metri, l’onda, urtò un muro e lo distrusse.
Quando il polverone si dissolse la luce che filtrava dall’altra stanza permise
loro di vedere di nuovo.
“Tutto
bene?” Chiese Alexander porgendole una mano per alzarsi.
“Si…
dov’è quello stronzo?” Domandò irata la ragazza reggendosi la spalla.
“Era
troppo vicino: l’onda l’ha tramortito.” Disse indicando una figura per
terra. “Sei sicura di star bene?”
“Si,
andiamo a cercare Angel.” Così dicendo s’incamminò verso lo squarcio nel
muro.
La
stanza era deserta.
“Vi
aspettavo.” Li sorprese una voce alle loro spalle. “Mi chiamo Deryu e sono
qui per uccidervi.”
“Non
contarci troppo!” Espose sprezzante Chibiusa.
“Vedremo….”
Così dicendo sguainò una spada e si avventò sulla ragazza. A sua difesa
intervenne Alexander che, dopo un primo momento di parità, ebbe la meglio in
duello.
“Benfatto!”
Si complimentò Chibiusa regalandogli un sorriso stanco.
“Tsè,
era una schiappa!” Scherzò il ragazzo. “Dove andiamo ora?” Chiese poi
serio.
Come
a voler rispondere alla sua domanda comparve una porta nel muro.
I
due ragazzi si fissarono.
“Coraggio!”
Disse Alexander aprendo l’uscio. “È di nuovo buio: siamo troppo vulnerabili
se non vediamo niente.” Affermò tornando sui suoi passi.
Chibiusa
si guardò intorno su un angolo scorse una specie di statua in legno
raffigurante un mostro. “Usiamo
quella!” Propose indicandola.
Alexander si avvicinò alla scultura e con un fendente
di spada gli tranciò un braccio. Poi recitò una formula in qualche strana
lingua e dalle sue mani scaturirono piccole scintille, piano piano il pezzo di
legno cominciò ad ardere.
“Andiamo.”
Disse Chibiusa avviandosi dietro ad Alexander nel corridoio nascosto dalla
porta.
“Sono
preoccupata”. Ammise la ragazza interrompendo il silenzio. “Chissà dov’è
Angel, e chissà come stanno Dafne ed Aphrodite? Forse erano ferite gravi, non
avremmo dovuto abbandonarle: se gli succedesse qualcosa non potrei mai
perdonarmelo…”
“Non
avevamo altra scelta e poi non essere così pessimista, sono sicuro che stanno
bene, anche Angel.” Disse prendendole la mano per darle un po’ di conforto.
Proseguirono
per venti minuti buoni prima di trovarsi davanti ad una porta.
“Stai
attenta.” Disse Alexander prima di lasciarle la mano.
Lei
annui e lui diede un calcio alla porta spalancandola.
Entrambi
rimasero allibiti.
“Non
può essere!” Esclamò Chibiusa.
“Sarà
un'altra stanza identica.” Ipotizzò lui.
“No…
guarda! C’è anche il tipo che hai fatto fuori e anche la statua a cui abbiamo
staccato il braccio. È la stessa di prima! Abbiamo girato a vuoto!” Urlò lei
piuttosto stizzita.
“Piaciuto
lo scherzetto?” Alexander e Chibiusa si girarono di scatto.
“Ti
credi spiritoso?!” Urlò lei perdendo la calma.
“Dovresti
vedere la tua faccia… si credo di esserlo….” Disse l’uomo scoppiando a
ridere.
“Invece
non lo sei per niente, ma almeno morirai ridendo!”. Disse Chibiusa. “Bomba
di luce!” Il colpo venne schivato facilmente dall’avversario.
“Ti
sbagli, sarete voi a morire, mi chiamo Rjio e sono qui per uccidervi!”
“…l’hanno
detto anche gli altri due, ma a quanto pare avevano fatto male i calcoli!”
Ironizzò Alexander.
“Non
paragonarmi a quegli inetti! Ora vedrete la mia potenza…. Dardo oscuro!” Un
colpo di notevole potenza partì in direzione dei due che lo schivarono
abilmente.
“Ora
è il mio turno: Vortice D’odio!” Urlò Chibiusa. Il suo attacco
s’infranse contro lo scudo innalzato dall’avversario.
“Ci
vuole ben altro per scalfirmi! Muori!” Gridò tirando verso la ragazza una
lancia che però si conficcò sul pavimento a dieci centimetri dai suoi piedi.
“Manchi
di mira….” Lo beffeggiò lei. Sul volto di Rjio comparve un ghigno malefico.
“Cos’hai da ridere maledetto?”
“Usa…
ATTENTA!” Urlò Alex.
La
lancia che si era conficcata a pochi passi dalla ragazza improvvisamente aprì
un varco nel pavimento e lei, non spostandosi in tempo, precipitò
all’indietro nel vuoto.
Alexander corse verso la crepa nel terreno ma di lei
neanche l’ombra.
“Ormai
sarà già all’altro mondo!” Disse Rjio ridendo.
“Tu,
maledetto! Non avresti dovuto farlo!”. Urlò sguainando la spada, i suoi
lineamenti erano tesi e nei suoi occhi brillavano lampi omicidi.
I
due cominciarono a duellare ma lo scontro non sembrava risolversi a favore di
nessuno dei due combattenti che si equivalevano in destrezza e nella stanza si
percepiva solo il rumore delle due spade che lottavano per la supremazia. Ad un
tratto Rjio si distrasse ed Alexander lo disarmò.
“Ora
morirai!” Disse truce il ragazzo dagl’occhi d’argento.
“Non
lo farai….”
“Io
non ci scommetterei…”. Alex stava per fendere il colpo mortale quando Rjio
parlò di nuovo: “Non lo farai perché altrimenti loro moriranno….” Non
appena pronunciò queste parole
comparvero i corpi tramortiti di Angel, Dafne ed Aphrodite. “Se io morirò
quelle spade gli trafiggeranno il cuore…”.
“Quali
spade?”
“Quelle
spade”. Sopra i corpi delle ragazze apparvero tre spade pronte a colpire. “Ora
ragazzo, fai il bravo e butta la spada…”.
Alexander
lo guardò furioso ma poi lanciò via l’arma.
“Vedo
che ragioni… ed ora: Dardo Oscuro!”
Alexander
centrato in pieno venne sbalzato all’indietro e cadde a terra svenuto, una
profonda ferita alla tempia sanguinava generosamente.
Nella
stanza risuonarono le risate di Rjio.
“Sono
il migliore… il mio signore sarà contento: ho fatto fuori le prescelte in un
batter d’occ---”. L’uomo s’inginocchiò a terra con una freccia
conficcata nella schiena.
“Ti
sei dimenticato di me, Stronzo!” Sibilò irata la voce di una ragazza: teneva
in mano uno splendido arco e aveva due buffi codini a cometa che contrastavano
con la seria espressione che aveva dipinta nel volto, la sua divisa era sporca e
strappata in più punti.
Chibiusa
si avvicinò ai corpi degli amici, prese in mano il suo ciondolo a forma di
mezza luna e desiderò con tutte le sue forze di tornare indietro nonostante i
molteplici giramenti di testa.
***
Chibiusa
era seduta sul letto dell’infermeria, Desy, la primaria, le stava medicando la
spalla.
“Sei
stata fortunata, qualche centimetro e saresti potuta morire.” Disse la donna.
“Quando
si riprenderanno?” Chiese Chibiusa indicando gli altri letti dove dormivano
beatamente Angel, che non sembrava aver riportato danni, Dafne, che aveva una
profonda ferita all’addome, Aphrodite, con un taglio alla coscia sinistra e
Alexander, con una fasciatura alla testa.
“Entro
un paio di settimane tornerete tutti come nuovi. Ora cara, bevi questo, è un
sonnifero, hai bisogno di riposare…”. Disse porgendole una pastiglia e un
bicchier d’acqua.
Chibiusa
bevette l’intruglio e si lasciò sprofondare tra le calde coperte mentre fuori
infuriava l’ennesima tempesta di neve.
CONTINUA…