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Autore: SanjiReachan    29/10/2011    3 recensioni
La mia storia si svolge in una città del Mare Orientale, quando l'era della pirateria è appena iniziata.
Più precisamente in un asilo.
Avete capito bene, la vicenda che ha per protagonisti Zoro e Sanji (insieme al resto dei Mugiwara) sarà un pò diveversa dal solito.
Quali aspetti cambiano dai 19 agli 8 anni??
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: Una promessa è una promessa

Qualunque cosa facciano… qualunque cosa.
Sanji continuava a ripetersi questa frase mentre camminava. Muoveva passi incerti nella direzione da cui provenivano affanni e sferzate di spada. Aveva lo sguardo basso sul terreno che le suole delle sue scarpe stavano calpestando, ma nella sua testa non c’era altro che l’espressione di Zoro quando gli aveva detto quelle parole. Cosa significavano?
Forse non era quello il momento adatto per pensarci, avrebbe dovuto piuttosto pensare a che cosa raccontare a Zeff, quando sarebbe venuto a sapere della sua scappatella notturna.
Se gli avrebbe detto la verità, ci sarebbe andato di mezzo sicuramente anche lo spadaccino… e non voleva che accadesse.
Immerso nei suoi pensieri, Sanji non si accorse nemmeno del gradino che separava la terra dalla distesa sabbiosa della spiaggia.
-Ma cosa…?-
Si ritrovò a quattro zampe nella sabbia, senza sapere come ci era finito.
-Imbranato.- la voce veniva dal ragazzo girato di spalle a parecchi metri da lui.
-Uff…-
Con un sospiro Sanji si alzò e si spolverò i vestiti sporchi di sabbia. Si diresse poi, verso quella figura in riva all’acqua.
-Ciao anche a te Marimo.- disse sedendosi nuovamente e mettendo in bocca uno stuzzicadenti.
-Che cosa ci fai con quello?- chiese lo spadaccino buttando un occhio al bastoncino che teneva in bocca.
-Non so, lo faccio quando sono nervoso, senza mi sembra che manchi qualcosa.- disse Sanji rigirando il pezzo di legno tra le dita, quasi come per trasformarlo in qualcosa di più consistente.
-E perché sei nervoso?- chiese nuovamente Zoro.
Sanji fissò per un attimo le sue spalle mentre continuavano a muoversi scagliando con forza la spada di legno, come a voler tagliare l’aria a metà.
Da quando gli avevano detto che nella scuola c’era un clan di kendo, sembrava aver intensificato ancora di più i suoi allenamenti, per quanto fosse possibile intensificare degli allenamenti già così faticosi e impegnativi.
Il torneo era appena iniziato ed era già il primo in classifica, aveva sconfitto perfino gli allievi più grandi di lui!
Il cuoco non aveva capito a cosa stesse mirando, ne glielo aveva mai chiesto.
-Non so, forse sono nervoso perché quando torneremo a casa ci prenderemo una bella strigliata da quel vecchio decrepito? Tutto per venirti a cercare, dato che sono le quattro di notte e tu sei qui ad allenarti invece di dormire come le persone normali.- rispose distogliendo l’attenzione da tutti quei pensieri che erano passati veloci, forse in meno di un secondo, nella sua mente.
-Nessuno te l’ha chiesto, no?- rispose prontamente Zoro.
-Lo so… tanto non riuscivo a prendere sonno.- sbuffò Sanji, che si aspettava almeno un po’ più di gratitudine.
Lo spadaccino gli mostrò un bel sorriso schernitore, che al cuoco suonava tanto come un “senza di me non riesci nemmeno ad addormentarti”.
Per questo motivo gli diede un poderoso calcio sulle caviglie, facendolo scivolare sulla sabbia accanto a lui.
Il ragazzo dai capelli verdi rise per un po’, il che fece sorridere Sanji, che subito dopo gli si buttò addosso appoggiando di scatto la testa sul suo stomaco.
Un lamento arrivò dalla gola di Zoro sentendosi quel peso sulle costole.
-Cosa c’è, la signorina non può sporcarsi i capelli di sabbia?-
-Esattamente.- rispose Sanji cercando una posizione un po’ più comoda.
Con lo sguardo rivolto al cielo, potevano entrambi guardare le stelle, che quella notte parevano particolarmente luminose. Si persero per un po’ in quel mare di luci sperando quasi di poterci cadere dentro, o essere risucchiati da quella pace, da quella atmosfera notturna con in sottofondo il rumore delle onde che si rompevano sugli scogli.
Dopo un bel po’ Sanji si rimise in piedi e prese poi a parlare con l’altro, rimasto steso.
-Oi, meglio muoverci, se siamo fortunati starà ancora dormendo.-
Detto questo, si mise le mani nelle tasche, e si incamminò nella direzione da dove era arrivato.
Zoro rimase ancora un po’ a guardare il cielo. Aveva una bruttissima sensazione. Qualcosa di lì a poco sarebbe successo, e non era niente di buono.
Si rialzò in silenzio per seguire le impronte del cuoco.
Il sole era ormai sorto da un pezzo, e come ogni mattina Zoro e Sanji erano nel cortile della scuola con tutti gli altri.
-Vi abbiamo raccontato di come ieri ce la siamo cavata per un pelo con Zeff?-
-Zeff arrabbiato non è un bello spettacolo, parlo per esperienza personale…- disse Rufy con lo sguardo perso nel vuoto.
Forse stava ricordando l’episodio della torta…
-Ehi ragazzi!- un urlo li fece girare.
Un ragazzo si stava avvicinando di corsa. Una volta raggiunto il gruppetto si fermò, iniziò a parlare con voce rotta per i continui respiri affannati.
-Ciao Brook, qualcosa che non va?- chiese Franky.
Brook era un ragazzo nuovo che avevano conosciuto da poco. Era uno degli allievi più grandi, insieme a Franky e a Nico Robin, tutti e tre figli di alcuni degli insegnanti della scuola.
Oltre a Brook, avevano incontrato anche l’aiutante del medico dell’asilo, un certo Chopper… ma finora lo avevano incontrato di rado, essendo una persona un po’ timida… ma molto intelligente.

-Ragazzi… ho… una… notizia da darvi.- disse Brook.
Nami e Bibi si scambiarono delle occhiate preoccupate, e Robin distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo per guardare incuriosita la scena.
-Dei pirati… sono appena approdati nel porto!-
Questa frase provocò molte reazioni contemporaneamente: Rufy iniziò a saltellare come un pazzo urlando: “che bello!”; Usopp era completamente terrorizzato ed era diventato così bianco da far invidia a un lenzuolo; Nami e Bibi cominciarono a sbuffare sonoramente.
-Andiamo a dare un’occhiata!- disse subito il ragazzo di gomma.
-Ma sei impazzito? Io non vengo nemmeno se mi costringi!- diceva Usopp.
Anche le ragazze la pensavano allo stesso modo, anzi, forse lo sapevano già, ma non volevano dare la notizia per evitare quello che era appena accaduto.
Rufy ci mise pochissimo (anche per i suoi standard) a convincere tutti quanti, compreso Usopp, ad andare a vedere chi fossero i nuovi arrivati.
Dopo la scuola, tutti e nove si recarono al porto. Da lontano si poteva già scorgere la sagoma di un grande veliero, il che fece andare su di giri Rufy, che era già fin troppo agitato.
In giro non c’era nessuno, nessuno dell’isola. C’erano solo alcuni pirati che erano scesi e che stavano chiacchierando tra loro.
Uno era alto, con una bandana rossa e i capelli bianchi, l’altro era più basso, moro, e corpulento.
Parlavano animatamente, e sembrava non si fossero accorti della presenza dei ragazzi.
Dall’aspetto sembravano molto pericolosi.
Si erano nascosti dietro dei barili, non volevano farsi vedere. Cioè, Rufy si era fiondato verso la nave, ma gli altri lo avevano trascinato via con la forza.
L’imbarcazione era davvero enorme, forse avevano più mille uomini abbordo. Sull’albero maestro sventolava una grande bandiera, con sopra un teschio a tre teste e un coltello conficcata in quella centrale.
-Che originalità.- borbottò Nami.
-Io lo trovo orribile.- disse Bibi a bassa voce.
-Io invece me la sto facendo sotto! Vi prego ragazzi, andiamo via!- sussurrò Usopp pregandoli.
Sanji stava guardando quel simbolo, ne era come incuriosito, non riusciva a capire che cosa significasse. Un brivido freddo gli percosse tutta la schiena, tanto che non sia accorse di quello che stava succedendo.
Rufy, stava tremando, e poi con un salto, allungò le braccia e disse:
-Ragazzi! Vi devo dire una cosa!!-
Da quella reazione, una persona qualunque avrebbe pensato che quel ragazzino stava per avere una crisi, invece era sorridente, anzi, era come se stesse per esplodere dalla gioia.
Tutti lo guardarono, alcuni incuriositi, altri, come Brook e Usopp, pregavano di abbassare la voce.
Il ragazzo dal cappello di paglia prese a correre verso il bosco. Lo seguirono tutti, sperando che non avesse in mente qualcuna delle sue.
Zoro dovette prendere Sanji per un braccio, che non si era accorto di niente.
Corsero, finché non si ritrovarono all’inizio del bosco, appena dopo la spiaggia.
Quel luogo era bellissimo, ma un po’ pericoloso.
Rufy si fermò di colpo tenendo lo sguardo basso. Sanji si chiedeva cosa fosse successo.
-Ragazzi, sapete che il mio sogno è quello di diventare il re dei pirati…- iniziò il ragazzo.
-Come non saperlo… ce lo dici praticamente ogni secondo.- mormorò Nami a Bibi.
Rufy si girò e li guardò tutti, uno per uno, con lo sguardo che luccicava.
-Voi… sarete con me quel giorno?-
Come rispondergli di no?
-Tu sei il nostro capitano.- iniziò Brook.
-Come abbandonarti in un momento simile?- continuò Usopp.
Perfino Zoro, disse la sua:
-Noi siamo una squadra.-
In quel momento erano tutti uniti, come una vera ciurma. La ciurma di Cappello di Paglia.
Dopo qualche ora tornarono a casa.
Entrando, Sanji vide un biglietto sul tavolo: era da parte di Zeff.
-Ehi, Zoro! C’è qualcosa qui!-
-Ah, già… è Zeff.Dice che si deve assentare per qualche giorno, e che se abbiamo bisogno dobbiamo rivolgerci ai cuochi in cucina.- disse con non curanza, mentre si andava a stendere sul divano. Anzi, buttare, è la parola giusta. Si era praticamente buttato sul divano.
Sanji guardò incredulo quella testa di rapa. Come poteva importarsene così poco?
Nervoso, mise le mani nelle tasche cercando i suoi stuzzicadenti. Non c’erano.
Dove potevano essere? Forse al porto, gli erano caduti quando erano andati le bosco. Anzi, sicuramente erano lì.
Sbuffò, e si avviò a grossi passi verso il divano.
-Ehi, Zoro, io vado a cercare i miei stuzzicaden…-
Lo spadaccino era addormentato profondamente. Ti pareva se non dormiva in ogni momento.
-Va bene, io vado… se non ti trovo quando torno, probabilmente starai fuori ad allenarti.- disse alla fine un po’ addolcito.
Avvicinò il suo viso a quello del Marimo per sfiorarlo con le labbra. Si fermò a due millimetri dalla fronte, rendendosi conto di cosa stesse per fare.
-Ma che mi salta in mente?-
Confuso, si rigirò e si avviò verso l’uscita, sperando che lo spadaccino non stesse solo facendo finta di dormire.
Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Zoro aprì gli occhi, e guardò con espressione indecifrabile la parte di soffitto che aveva sopra la testa.
Erano ormai passate ore, e la notte era sopraggiunta calando un velo di oscurità nel cielo.
Di notte la foresta sembrava ancora più terrificante.
Sanji pregò che una luce lo aiutasse e maledì quell’oscurità. E dire che solo la sera prima, stava guardando lo stesso cielo nero sperando che il tempo si fermasse.
Ora tutto quello che voleva era scappare.
Sanji stava correndo, correndo con tutto se stesso. Non sentiva nemmeno più le gambe, voleva solo correre, da quelle persone che lo stavano chiamando.
Aveva graffi ovunque in faccia e sulle gambe, che aveva usato più volte per colpire quei maledetti. E c’era da dire che metà del sangue che aveva addosso non era suo.
Stava piangendo, aveva paura, ma non per la sua vita, per quella di Zoro.
Non poteva crederci. Avevano detto di averlo ucciso, e che presto sarebbe toccato a lui. Il solo pensiero lo aveva terrificato. Non sapeva più che fare, tremava, e quegli alberi sembravano non finire più. Non c’era via di scampo.
Quattro pirati lo accerchiarono. Ridevano e lo stavano guardando. Cosa c’era in quegli sguardi? Sembravano malvagi e assetati di sangue. Quasi brillavano di rosso. O era solo un impressione? Come quelle che ci vengono nei momenti di terrore, quando non riusciamo a pensare a niente di positivo.
-Ehi biondino, che fai? Ci stavi spiando stamattina? Sai, a noi non piace essere spiati.-
Sanji non rispose. L’avevano visti?
-C’eri solo tu e quel ragazzino con la spada? Era ridicolo, lo abbiamo eliminato in soli tre secondi. Eravate soli non è vero?-
Sanji deglutì e annuì. Le lacrime bruciavano sempre di più e le gambe avevano smesso di reggerlo.
Era caduto in ginocchio e nella sua mente pensava solo a lui. A quel ragazzino. Lo cercava, invocava il suo nome, voleva vederlo.
-Ehi biondino che ti prende?- il più grande e robusto si avvicinò tenendolo per i capelli.
Di tutta risposta Sanji gli sputò addosso. Questo gesto procurò l’ennesimo taglio sulla guancia destra.
No… avrebbe combattuto, se non per lui, per vendicare Zoro…

Ore dopo Sanji tornò a casa. Aprì la porta, tremando. Non sapeva come avesse fatto ad arrivare fin lì.
Che ore erano? Ormai non riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti.
Il rumore di una porta lo riportò con la mente in quel preciso istante.
Zoro lo stava guardando, pietrificato, impaurito, terrorizzato. Forse per tutto quel sangue, ma a Sanji non importava. Gli corse in contro, lo abbracciò tenendo premuta la testa contro il suo petto.
Il suo cuore batteva ancora. Era vivo. O era lui che era morto? Se fosse stato così, non gli sarebbe importato. Poteva ancora stringere quel Marimo, e sentirlo respirare.
Zoro non chiese nulla, non disse nulla. Lo tenne stretto, lo pulì un po’, per quello che era possibile. Poi lo portò in camera e lo fece stendere. Si stese anche lui (Sanji non lo lasciava andare) e lo abbracciò forte. Tremava e dai suoi occhi continuavano a scendere lacrime.
Rimasero così, fin quando Sanji si addormentò e allora Zoro si staccò un poco per guardarlo.
Ci erano riusciti. Gli avevano fatto del male, non se lo sarebbe perdonato. Le promesse non contavano più, questa era violenza vera e propria, e non avrebbe permesso di fargliela passare liscia.
Fine 5° capitolo

  
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