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Autore: OfeliaMillet    29/10/2011    5 recensioni
" [...] Il moro iniziò a ridere coprendosi la bocca con la mano smaltata, quella tipa era davvero assurda!
Anthea lo guardò interrogativa -Ma vi siete messi d'accordo tu e tuo fratello per prendermi per il culo stasera?-
-Scusami...- Si ricompose passandosi due dita sotto gli occhi per evitare che le lacrime facessero colare il suo make up -No, non ci siamo messi d'accordo e se proprio lo vuoi sapere dopo andrò pure a dirgliene quattro a quel coglione...Comunque, non mi sono ancora presentato...- Fece per tendere la mano alla ragazza e proferire finalmente il suo vero nome, quando lei lo precedette -Si, sei Tom Kaulitz il fratello di Bill-
Il moro rimase bloccato, con la mano destra tesa a mezz'aria mentre la ragazza completava la sua frase in modo decisamente errato.
-Già...Tom...- [...] "
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 27: Ti...anche


Il rumore del mare che, in moto perpetuo, si infrangeva sulla sabbia bagnata e tornava indietro; il sole che lentamente veniva inghiottito dall distesa d'acqua, catturandone gli ultimi raggi infuocati e Anthea che, con i piedi, disegnava cerchi concentrici sulla sabbia bagnata, ipnotizzandosi su come l'acqua, trascinandosi sul bagnasciuga, ricopriva in modo perfetto i solchi fatti con gli alluci, come se non fossero mai stati tracciati.
Bill la osservava rapito mentre se ne stava accartocciato su se stesso stringendosi le gambe con le braccia.
Quelle poche ore appena passate in spiaggia erano state le più belle che avesse mai trascorso da tempo immemore e, guardare la bionda in controluce tutta impegnata a disegnare sulla sabbia umida, lo faceva sentire bene; vederla con il sole dietro le spalle, come se i suoi raggi fossero i prolungamenti delle sue braccia, come se fossero delle ali infuocate, come se fosse proprio lei il sole e un po' lo era diventata il suo sole personale, quella luce senza la quale non poteva quasi più pensare di esistere.
E sapere di provare una cosa così grande, sapere che una persona era diventata così importante per lui, faceva un po' paura; lui che pensava che nessuno avrebbe mai potuto eguagliare la sua famiglia e il suo Tom, la sua anima gemella, faceva paura.
Faceva paura pensare a come quella ragazza gli scorresse nelle vene, con quanta facilità era entrata nel suo cuore e quanta voglia ancora avesse di conoscere tutto di lei e darle ogni cosa di se stesso.

-Principe, ti vedo pensieroso- Anthea si risvegliò dai suoi ricordi, alzando lo sguardo dalla sabbia e avvicinandosi al ragazzo.
Aveva passato chissà quanti minuti in silenzio a riflettere, a ricordare sua madre, a lasciarle un saluto e, appena si rese conto che il cantante era stato in rigoroso silenzio si era un po' preoccupata: era una cosa più unica che rara vedere Bill in totale silenzio per più di dieci minuti.
Si puntò le mani sui fianchi piegandosi e raggiungendo il viso del ragazzo arricciando il naso e guardandolo negli occhi.
Appena lui si era reso conto che la bionda non era più persa nei suoi pensieri ma si era avvicinata, aveva alzato lo sguardo sorridendo e scuotendo la testa per poi slacciare le braccia dalle ginocchia poggiando le mani sul viso della ragazza allungando il collo e annullando la breve distanza fra di loro, unendo le loro labbra.
Anthea si inginocchiò sulla sabbia facendosi spazio fra le gambe del ragazzo e poggiando i palmi delle mani sulle sue ginocchia.
Le loro labbra dischiuse in un bacio umido e i respiri collegati in quel quadro perfetto dai toni del tramonto, col fruscio del vento e lo sbattere del mare sugli scogli.
Anthea si separò con uno schiocco bagnato dalla bocca del cantante che arricciò le labbra in un mugugno di dissenso, allungandosi di nuovo verso la bionda per continuare quel bacio.
-Sembra la scena di un film oscenamente romantico- Anthea arricciò il naso sussurrando quella frase sulla bocca di Bill che, a quelle parole scoppiò a ridere poggiando la fronte contro quella della bionda
-E tu sei una guastafeste oscena- Il moro mosse leggermente la testa sbuffando divertito
-Lo so bene- La ragazza annuì sorridendo e sfiorando le sue labbra con quelle di lui che passò le mani sulla sua schiena per avvicinarla a sè mentre il sorriso sembrava non pensarci nemmeno ad abbandonare il suo volto.
-Ah...ho una cosa per te- Bill si morse le labbra tentennando un po' ancora con la fronte poggiata a quella di Anthea che, a quelle parole assottigliò le palpebre.
 -Bill, basta regali...davvero, non devi ogni volta riempirmi di regali, a me basta- Bill bloccò le lamentele schiacciando le sue labbra contro quelle della bionda che sorrise mordicchiando il labbro inferiore del ragazzo, grata di non essere riuscita a finire quella frase visto che la ovvia continuazione sarebbe stato uno sdolcinatissimo "...mi basta averti con me" e, quella si che era una bella dichiarazione per cui si sarebbe imbarazzata davvero.
-Ok, adesso non lamentarti perchè davvero è una cosa da poco...sei vuoi saperlo ho speso solo 50 euro- Il moro, dopo essersi allontanato dalle sue labbra le spiegò ovvio e lei alzò un sopracciglio divertita -Bill, per molte persone 50 euro sono tanti soldi-
-Anthea, non per vantarmi ma per me non lo sono-
Lui la rimbeccò subito perchè non amava vantarsi di quanti soldi avesse ma cinquanta euro per lui erano davvero una somma irrisoria e poi non erano i soldi che aveva speso per quel piccolo regalo che lo facevano sentire così in quel momento.
Si allontanò di poco dalla ragazza infilandosi, con non poche difficoltà, una mano nella tasca anteriore dei pantaloni stretti, estraendo un piccolo astuccio di cotone nero  e rigirandolo qualche secondo fra le mani, si schiarì la gola tossendo e sorridendo nervoso -Ecco non l'ho nemmeno impacchettato e l'ho dovuto pure togliere dalla scatola per...prepararlo ma.. ma per me è una cosa molto importante-
Si passò l'astuccio da una mano all'altra -E...ok, so già che appena ti spiegherò dirai che sono uno schifoso egocentrico ma non è come pensi quindi prima di fare battutine sarcastiche fammi parlare, ok?- Il moro sospirò alzando lo sguardo verso la bionda che lo guardava semre più confusa annuendo -Va bene, nessuna battuta, lo prometto-
-Mh- Il ragazzo annuì e dopo aver passato lo sguardo dal misterioso astuccino alla bionda, decise di estrasse ciò che conteneva all'interno.
Un piccolo mp3 bianco, di quelli pratici e compatti, fece la sua entrata in scena facendo aggrottare la fronte alla bionda...perchè dare ad un mp3 tutta questa importanza?
Bill, dopo aver tolto un piccolo nodo dal filo delle cuffie, porse quest'ultime alla bionda, accendendo l'oggettino ed iniziando a cercare una canzone.
-Mh...qua...qua dentro ci sono le mie canzoni-
Si morse il labbro inferiore guardando la bionda che, come aveva promesso, non aveva fatto una piega -Sono tutte le canzoni del mio gruppo e vorrei tanto che tu le avessi e le ascoltassi perchè queste...ci sono io qua dentro e voglio che tu conosca tutto- Il cantante annuì sovrappensiero mentre la bionda sorrideva infilandosi le cuffie alle orecchie e annuendo.
-Ci sono alcune..mh...canzoni nuove-
Bill alzò finalmente lo sguardo incontrando quello di Anthea -E quelle sono tue-
-Oh- La bionda rimase spiazzata, sentì caldo, un calore familiare all'altezza dello stomaco che la fece sciogliere.
-Mie?-
-Mh...si, tue- Il moro annuì muovendo leggermente la testa -Ma adesso voglio farti ascoltare una canzone che vorrei fosse tua anche se è...vecchia, ecco- Bill picchiettò un unghia su un angolo del mp3 in totale imbarazzo perchè si, fargli ascoltare le sue canzoni era la cosa più intima che potesse fare, anche se le sue canzoni le conosceva tutto il mondo queste parlavano di lui, della sua vita, del suo gruppo, dei suoi sacrifici e di ciò che per lui era importante davvero.
-Ok, vieni qua- Il ragazzo sorrise allungando le gambe e facendo poggiare la schiena di Anthea al suo petto, schiacciando il tasto play mentre il suo cuore galoppava ad una velocità allucinante.

Semplici accordi di chitarra, leggeri,dolci e poi la sua voce:

"Ich bin hier irgendwo gelandet
Kann nicht mehr sagen, wer ich bin..."


Anthea trattenne il fiato mordendosi le labbra e perdendosi ad ascoltare la canzone, ad ascoltare quelle parole, ad ascoltare lui.
-Komm und hilf mir Fliegen, leih mir deine Flügel- Bill appoggiò le labbra all'orecchio destro della ragazza soffiando le parole di quella canzone, cantando sottovoce quelle parole che, pur essendo state scritte prima di conoscere la sua aliena, sembravano essere state fatte appositamente per lei.
La bionda si morse il labbro inferiore sotterrando i piedi sotto la sabbia e battendo le palpebre, iniziando a vedere in modo appannato e liquido.
Quella canzone così dolce, la sua voce come una richiesta d'aiuto e quelle parole così meravigliose...non era la tipica canzone d'amore forse, ma era bellissima.

-Du hast mich gelehrt zu fliegen, du  machst mich fliegen,  Alien-

Bill chiuse gli occhi sussurrando quelle parole mentre la canzone era arrivata agli sgoccioli ma la sua voce continuava ad esserci, un ritornello infinito, sussurrato sia dalla voce registrata che da lui nel suo orecchio.
-Ich liebe dich, meine Alien-
Sussurrò trattenendo il fiato, seguendo la sua stessa voce, seguendo la traccia che aveva registrato nuovamente solo per lei, con quella modifica finale solo per lei.
La musica cessò e Anthea era rimasta immobile con lo sguardo fisso sul mare di fronte a lei, a digerire quelle parole che, ne era sicura, nella canzone originale non esistessero; si tolse l'unica cuffietta dal suo orecchio sinistro e si voltò leggermente verso Bill che stava dietro di lei.
Il cantante abbassò di nuovo il viso guardando la bionda, sentendo il suo cuore scoppiare di paura, eccitazione, felicità e amore perchè, sapeva di sembrare quasi infantile con la sua storia del colpo di fulmine ma, fin dal primo momento che si era imbambolato a fissare la bella cameriera bionda in quel pub lui provava quel sentimento.
-Mi fai volare- Bill sorrise imbarazzato continuando a guardare la chioma bionda che nascondeva il profilo della ragazza.
-E...non devi sentirti in obbligo di rispondermi ma-
Il ragazzo non riuscì a finire la frase perchè Anthea, seguendo il suo stesso esempio, lo bloccò fronteggiandolo e accostando le labbra alle sue.
Il moro, colto di sorpresa, sorrise in quel bacio sentendo la sua tensione sciogliersi e abbandonandosi sotto il corpo della bionda che lo accompagnava dolcemente verso la sabbia continuando quel bacio che sembrava proprio essere una conferma, una risposta decisamente positiva a quella dichiarazione.

-Ti ho insegnato a volare?- Anthea staccò le sue labbra sorridendo e aprendo gli occhi lentamente, perdendosi in quelli dorati del ragazzo che adesso si trovava sotto di lei, completamente sdraiato sulla sabbia.
-No, sei le mie ali- Bill sorrise arricciando il naso e piegando la testa -Troppo smielato?-
La bionda si lascio sfuggire una risata accucciandosi di nuovo sul suo volto e strusciando il naso contro il suo.
-Si, decisamente da diabete- Sentenziò mentre i loro nasi si accarezzavano.
-Ma va bene così, mi piaci anche smielato- Annuì riposando le labbra sulle sue per poi scendere sul suo collo e acciambellarsi sul suo corpo, posando una guancia sul suo torace strizzando gli occhi e traendo un enorme respiro.


Lui non era di passaggio, non stava con lei per un legame di parentela o perchè costretto.
Lui non era una cottarella da teenager.
Lui non era Dirk.

Lui che quando la guardava la faceva sciogliere, che gesticolava e iniziava a balbettare quando era nervoso, che era convinto di essere un'egocentrica ed egoista diva ma che in realtà faceva di tutto per lei, per farle spuntare un sorriso; che la stava conoscendo meglio di chiunque altro; che sfruttava ogni momento libero per farle sorprese, correrle dietro ed andarla a prendere a lavoro; che le donava attenzioni che nessuno si era mai soffermato a procurarle e che era arrivato persino a portarla in Italia per il compleanno di sua madre.
Bill era diverso da Dirk, diverso da qualsiasi persona avesse conosciuto.
Bill era diverso e basta.

-Ti...anche- sussurrò mangiandosi le parole e rimanendo con le palpebre serrate e i pugni chiusi sui fianchi del ragazzo a stringere la sua maglietta.
-"Mi...anche"  sul serio?-  Bill trattenne una risata per la tenerezza che provava in quel momento e per la felicità che era esplosa all'altezza del suo stomaco, facendogli formicolare tutto il corpo a quella dichiarazione...perchè si,  quella era una dichiarazione!
-Mh- La bionda annuì muovendo la testa e strusciando il viso contro la maglietta di Bill che la strinse a sè passando le mani attorno alla sua vita.

***


I Tokio Hotel senza impegni per due interi giorni.
Quella era proprio una di quelle cose da segnare sul calendario con tanto di faccine sorridenti come contorno.
Gustav si era finalmente dedicato al jogging mattutino, regalandosi una lunghissima doccia e acconsentendo a passare una giornata di shopping con la sorella, facendo felici i negozianti di tutta Amburgo; Georg era corso a casa della sua ragazza, prendendola fra le braccia e portandola in camera per recuperare il tempo perduto e, tutti noi sappiamo che i due piccioncini di certo non si sono intrattenuti a dormire; Tom aveva deciso di rimanere a Berlino passando due giorni in completo relax in compagnia di qualche birra ghiacciata, pizza da asporto e fedele televisione e David invece, pur avendo progettato di smontare il suo Blackberry in piccoli pezzi e spargerli in luoghi remoti della sua casa prima di piombare in coma profondo dentro il suo letto, adesso si ritrovava nel suo piccolo e grigio ufficio a sistemare e visionare scartoffie firmate Universal.
Quello si che era l'ufficio più deprimente fra tutti quelli che aveva visto nella sua vita: pareti bianche, immacolate e senza un quadro o una foto, scrivania nera lucida anch'essa senza orpelli o decorazioni e sedie girevoli che odoravano ancora di nuovo.
Era un luogo freddo, privo di vita anche perchè il manager delle quattro stelline tedesche, nemmeno si era soffermato ad arredare per bene quel posto visto che non ci aveva mai passato più di mezz'ora al mese dati i suoi spostamenti assieme alla band.
Non pensava nemmeno di doverci mettere piede negli unici giorni di pausa che la sua agenda segnava dopo anni ma, Hoffmann sembrava proprio di tutt'altra idea e, quando quella mattina l'aveva richiamato all'ordine si sarebbe messo a piagnucolare come un bambino pur di avere qualche ora in più di sonno.

Il manager sbuffò per la centesima volta guardando i dati trascritti sul suo computer e le pile di fogli e documenti ancora da visionare.
L'album sarebbe uuscito nella primavera dell'anno successivo e già pioveva richieste e offerte di apparizioni televisive e fotografiche per quei quattro ragazzi che adesso se ne stavano bellamente in relax nelle loro case a fare chissà che cosa, mentre lui era lì, chino sulla deprimente scrivania.
Quello era uno dei lavori più noiosi e meccanici, doveva leggere ogni singolo documento, copiare ogni singola lettera, firmare ogni noiosissimo foglio ed inviare ogni maledetta risposta di consenso o di rifiuto.
Ah, quanto avrebbe voluto essere a casa, nascosto sotto chili di coperte a recuperare ore di sonno perdute ma, lui era la vittima sacrificale preferita dai capi dell'etichetta perchè, come amava ripetere ogni volta Hoffmann "lui si che era un manager con le palle" e, pur essendo un complimento, David riusciva a sentire odore di ruffianaggine da Km di distanza e, in quel momento, avrebbe tanto preferito essere l'ultima ruota del carro, il manager di una band di sconosciuti invece che degli altisonanti Tokio Hotel.

-Signor Jost?-
Josie, la segretaria di quel piano di uffici, fece capolino dalla porta del suo ufficio guardando l'uomo che, con il capo chino sui fogli, smanaccava facendole segno di entrare nella stanza.
-Signor Jost- La giovane si accomodò su una sedia di fronte alla scrivania e ripetè il nome dell'uomo che, a quel secondo richiamo, alzò il volto verso la ragazza riconoscendo nella sua voce una leggera nota di tensione.
-Abbiamo un problema-
La ragazza disse quella frase calibrando ogni parola e David aggrottò la fronte preparandosi a qualsiasi notizia.




Note: Quasi quasi mi commuovo per quanto la puntualità di questo capitolo rasenti la perfezione!
*si soffia il naso sulla prima cosa che le capita a tiro*
Devo ringraziare Trenitalia per avermi riportato un po' di ispirazione e anche la Miki per aver sopportato uno sclero notturno tipo alle tre di notte (tralasciando il fatto che mentre io scleravo lei se ne stava bella tranquilla a ronfare xD)
Ok, vi lascio alle vostre riflessioni, sero vogliate commentare e dirmi che ne pensate perchè sono curiosa e mi fareste davvero davvero felice e contenta!
Ah no, scherzavo xD prima di lasciarvi, anche se mi sembra inutile, vi posso dire che la canzone che Bill ha registrato di nuovo per Anthea è Hilf mir fliegen (capitan ovvio è fra noi) perchè mi ricordo ancora di una sua frase (una delle tante cose smielatamente oscene xD) in cui disse che aspettava il suo amoreblabla che gli avrebbe insegnato a volare ecc quindi ho trovato questa canzone particolarmente azzeccata!
Le frasi in corsivo sono naturalmente i versi della canzone e quelli in corsivo e grassetto sono quelli che Bill ha registrato e aggiunto alla versione classica...qui vi metto le traduzioni ma sono abbastanza automatiche per la comprensione e, chiedo venia per il mio tedesco elementare se ho fatto qualche errore ditemelo così al limite correggo ^^

Du hast mich gelehrt zu fliegen, du  machst mich fliegen,  Alien---> Mi hai finalmente insegnato a volare, mi fai volare, aliena
Ich liebe dich, meine Alien---> Ti amo, mia aliena (si, quesa era assai facile da capire ma va beh xD)

Bene, adesso vi lascio a lunghe e tenere recensioni u.u
A presto
Ofelia


  
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