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Autore: mikan93    29/10/2011    5 recensioni
Se Nami fosse una secchiona con una vita difficile e una gita e un ragazzo le cambieranno la via!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3 Capitolo: Parigi e l'appuntamento
 
 
Erano ore che camminavano per lei vie illuminate di Parigi, erano in cerca del loro hotel che fino ad ora non avevano ancora trovato, ma in cambio si erano persi, se il loro professore almeno ci sapesse fare con le cartine! Non sapeva nemmeno dove si trovava il nord, e poi non ne parliamo della lingua non capiva un  fico secco di quello che dicevano i passanti, ma  era tanto orgoglioso da non permettere a noi alunni di aiutarlo.
Si era anche infuriato che per l’ira aveva rotto la cartina e ora eravamo seduti su  una fontana a sentire le lamentele di Bibi sul fatto che se il suo papino ora  fosse lì l’avrebbe sicuramente portata in un hotel a cinque stelle e no in una bettola con solo tre stelle.
Nami e Robin per tutto il tragitto non avevano smesso di parlare di musica, moda, spettacolo e chi più ne ha più ne metta.
Non si era avvicinata minimamente alla principessina e lei ne era rimasta davvero spiazzata a tal punto da decretare Kaya il nuovo vice capo delle perfide e passando Robin da semplice mozzo come si dice nel gergo dei marinai, e la dolce moretta dagli occhi del mare gli aveva risposto solo che per ora aveva trovato una nuova amica che ha detta sua era anche bella e intelligente.
 
Erano arrivati al hotel e il professore stava dividendo i ragazzi mentre le ragazze erano nella hall a stressare il portiere.
-Bene! Abbiamo finito  con i ragazzi, ragazze avvicinatevi.
Le ragazze si avvicinarono a cerchio al professore.
-Allora iniziamo! Tinka, Maimade e Frendy nella stanza numero 122.
Il professore porge  una scheda magnetica alle tre che si avviano verso la grande scala che porta alle camere.
-Bibi Nefertari ecco la tua la chiave per la  suite, mentre per Nami Koko, Nico Robin e Kaya Shirop  al stanza numero 321, e cosi sono sistemate anche le ragazze, se avete bisogno io sono nella camera322.
Il professore era andato via per ficcarsi nella sua camera e riposarsi per il lungo viaggio, mentre le ragazze erano nella hall che aspettavano che i  facchini portassero le loro valige in camera, e vi assicuro che ne erano davvero tante .
 
Il mattino seguente le ragazze si svegliarono alla buon ora, Kaya aveva già preparato le sue valige per trasferirsi da Bibi nella suite.
-Sicura Robin che non vuoi venire?
La moretta ancora sotto le coperte guardava il soffitto con le mani incrociate sul petto e i capelli neri sparpagliati sul cuscino.
-No e comunque non dovresti andarci neanche tu, non vedi che ti usa?
Kaya si alzo dal suo letto e si avvicino a quello della amica.
-Non e vero, è mia amica! Ma scusa perché ora la tratti cosi? Ti ha fatto qualcosa?
-No, non mi ha fatto niente e solo che mi sono stancata di stare con una persona come lei.
La biondina con aria arrabbiata si alza dal letto e si dirige alla porta aprendola.
-Io non abbandonerò  una amica come stai facendo tu, Bibi può avere tutti i difetti di questo mondo ma e lei che ti ha reso popolare.
Robin si alza da suo capezzale con furia, nei suoi occhi si poteva vedere tutta la rabbia, l’ira che essi sprigionavano.
-Non c’entra niente il fatto che mi ha reso popolare, ma ora ho capito che ci sono amiche vere e non quelle che ti usano  e poi ti buttano via come una scarpa vecchia.
-Bhe! Allora la nostra amicizia finisce qui! Addio Robin.
Esce sbattendo la porta.
Nami era appena uscita dal bagno con solo un accappatoi in dosso e un asciugamano i testa.
-Mi dispiace Robin, è tutta colpa mia.
Robin si era girata verso di lei, ora il suo sguardo era dolce alla vista della sua nuova migliore amica ma per questa volta sarebbe stata per sempre perché sapeva  che poteva fidarsi di Nami e che non l’avrebbe mai tradita in nessun modo.
 
Erano le 10:30 del mattino e stavano visitando il Louvre con la sua moltitudine di quadri e sculture.
Tutti erano intenti a studiare il grande quadro di Leonardo da Vinci “La Gioconda” mentre Nami e Robin erano attente ad esaminare il quadro di Jacques-Louis David “Le Sabine”
-Lo sai che c’era una leggenda su questo quadro??
Nami girava le pagine della guida ma di leggende su quel dipinto non ne parlava.
-Ha si davvero? Io non ne sapevo nulla.
Robin guardava il quadro incantata i suoi occhi era luminosi e aveva uno strano sorriso.
-Non troverai nulla in quella guida perché solo nei libri di storia puoi trovarlo, e da quello che vedo a te non interessa molto la storia.
Nami fece un piccolo risolino e torno a guardare il dipinto.
-Perché non me la racconti?
La moretta si scosta la lunga frangetta dagli occhi ed inizia a raccontare.
-Romolo il re di Roma aveva rapito la figlia del re dei Sabini e tutte le donne di corte.
I due re decidono di sfidarsi a due…
-Duello, ma l’intervento della principessa e delle donne Sabine fece cessare la lotta.
Si girarono verso quella voce cosi delicata ma anche cosi profonda, rivelando ai loro un ragazzo sulla ventina con i capelli corti e neri e gli occhi del medesimo colore con una starna cicatrice sotto l’occhio destro che le guardava sorridente.
 
-Je m'excuse!
Si grattava il capo con una mano e rideva imbarazzato al inverosimile.
-Je ne voulais pas interrompre,Oh! que grossier, je n'ai même pasprésenté 
Prese la mano di Nami e gli fece il bacia mano.
-Je suis Rufy, et vous mademoiselle? 
Nami imbarazzata e con il viso rosso come un peperone.
-Mi chiamo Nami volevo dire je…
-Siete Giapponesi?
Nami era un po’ imbarazzata quel ragazzo era davvero carino ma si vedeva lontano un miglio che era interessata ad un’altra persona che a sua volta lo guardava.
-S…si
Rufy fece un grande sorriso mostrando  i suoi denti bianchissimi.
-Scusa Nami ma non mi presenti la tua amica?
Nami girò la testa verso la sua amica che in quel momento era indaffarata a guardare quello strano ragazzo dai capelli neri.
-Certo! Lei e Robin.
Lui si avvicino prese la sua mano e gliela baciò ma non la mollo anzi con il dorso del pollice gliela accarezzava.
-Lo sai sei molto carina?
Robin era a disagio le sue gote si imporporarono di rosso mentre gli occhi le brillavano, forse non aveva mai incontrato un ragazzo cosi gentile.
-Gr…grazie!
Non riusciva nemmeno a parlare, forse quel ragazzo aveva fatto breccia nel cuore freddo della moretta?
 
Ma una persona si era accorta della nostra assenza  e si era avvicinata a noi con aria da diva.
-Ragazze, come mai vi siete allontanate? Non trovate interessante il quadro di Raffaele Da Vinci?
Robin e Nami fecero un piccolo risolino come per sottolineare che lei era davvero stupida, e Rufy aveva un aria confusa.
-Si sbaglia signorina non è Raffaele Da Vinci ma è Leonardo.
La celestina appoggia i suoi occhi celesti sulla figura del bel ragazzotto.
-Bhe!! Non mi presentate il vostro amichetto??
E come prima Rufy gli fece il bacia mano.
Bibi tenta di parlare con lui e cerca di dire qualcosa di intelligente ma le uniche cose che riesce a dire sono solo sciocchezze, ed e stato fin troppo cortese da non ridergli in faccia.
-Bhe! Ora io devo andare, magari ci si vede in giro.
La turchina si era avventa su di lui e sul suo braccio che ha detta mia sembrava più una piovra che una principessina.
-Non vorresti uscire con me?
Il ragazzo con fatica riuscì a scrollarsi la bella turchina di dosso porgendole un sorriso forzato.
-Je suis désolé, ma non mi piacciono le ragazze viziate e con poca intelligenza, sarei davvero felice se un’altra persona accettasse il mio invito a cena.
Nami lì fece orecchie da mercante e con un sorriso malandrino stampato in faccia guardava il ragazzo.
-Credo che accetterà, non è vero Robin?
-Ne sarei davvero felice se accettassi!  
Robin tutto quel tempo non aveva spiccicato nemmeno una parola e ora il suo cuore tamburellava come se al posto suo ci fosse un martello pneumatico.
-S…si certo, molto volentieri!
-Bene allora ti passo a prendere alla sette.
Vedemmo quello strambo ragazzo allontanarsi mentre ci salutava, tutto felice e contento e so per certa che anche per Robin era lo stesso.
 
  
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