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Autore: callas d snape    30/10/2011    6 recensioni
"Eravamo giovani e tremendamente orgogliosi: tu troppo testardo per ammettere che stavi facendo le scelte sbagliate, io troppo fiera per accettare il tuo pentimento tardivo. Pensavamo di riuscire a sopravvivere ugualmente,soprattutto io, ma la lontananza stava uccidendo entrambi. Ci siamo fatti male a vicenda... la memoria porta ancora il segno della nostra sofferenza."
Una fanfiction sulla mia coppia preferita Lily/Severus. una storia su come sarebbero potute andare le cose se Lily avesse saputo perdonare e se Severus avesse avuto il coraggio di cambiare. La mia prima fanfiction su Harry Potter e la prima che ho il coraggio di pubblicare.
AGGIORNAMENTI MOLTO LENTI!!!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3° Capitolo
 
Il tiepido sole di settembre stava lasciando velocemente il posto alle grigie nuvole di ottobre e l’umore degli studenti andava adeguandosi ai cambiamenti atmosferici. Lily, dal canto suo, si stava impegnando seriamente nel suo proposito di cambiare drasticamente vita, a cominciare dal proprio aspetto fisico. Aveva, infatti, accorciato la gonna fin sopra al ginocchio e aveva iniziato a truccarsi mettendo in risalto i suo grandi occhi verdi; inoltre aveva ordinato via gufo da “Mondo Mago” una lozione per lisciare i capelli che così le si erano allungati fino a sfiorarle i fianchi. Ma i cambiamenti attuati in campo estetico, erano poca cosa rispetto a quelli che si stavano verificando sul piano interpersonale: la ragazza aveva, infatti, iniziato a frequentare James Potter e il suo gruppo lasciando a bocca aperta tutti gli abitanti del castello, professori inclusi. Lily aveva scoperto con sorpresa che il ragazzo, in effetti, era veramente maturato nel corso dell’estate e trovava rilassante e divertente una chiacchierata con lui dopo una giornata pesante. Anche James riteneva molto piacevoli le conversazioni con Lily e aveva deciso di non assillarla più con le sue proposte di uscire; non che avesse ceduto accontentandosi solo dell’amicizia della ragazza; al contrario, stava aspettando il momento opportuno per farsi nuovamente avanti. “Questa volta è quella buona!” continuava a ripetersi.
La nuova amicizia tra i due giovani Grifondoro aveva portato pace e allegria all’interno della scuola e tutti erano felici e soddisfatti di come stavano andando le cose… Beh, quasi tutti…
 
Mary osservava in disparte l’evolversi della situazione combattuta da due sentimenti contrastanti: da una parte le dispiaceva per l’amica perché sapeva quanto le costasse quel cambiamento anche se non lo dava a vedere; dall’altra la stava odiando con tutta se stessa. Lily sapeva bene quanto lei tenesse a James, quanto ci
stava male per l’indifferenza che il ragazzo le dimostrava. La rossa le aveva sempre promesso che non avrebbe mai civettato col giovane mago (“Vomiterei ancor prima di iniziare il corteggiamento!” aggiungeva sempre con un’espressione schifata). Era possibile che un paio di settimane avessero spazzato via anni di promesse? Era possibile che Lily per dimenticare avrebbe distrutto la loro amicizia senza un minimo di rimpianto? Mary non riusciva a darsi una risposta, ma stava prendendo lentamente le distanze dall’amica per evitare che la rottura tra loro, se ci fosse stata, le facesse troppo male.
 
Ovviamente, l’altra persona che stava male per questa nuova amicizia era Severus. Le settimane si stavano susseguendo velocemente e lui non era ancora riuscito a chiarirsi con Avery e Mulciber. Certo, stava sempre per conto suo e tentava di parlare con loro il meno possibile, ma le sporadiche conversazioni che aveva con i suoi ex compagni, vertevano solamente sulla superiorità dei purosangue e sulla giusta lotta che il Signore Oscuro stava conducendo contro babbani, mezzosangue e maghi babbanofili traditori del loro sangue e Severus era ‘costretto’ a concordare; troppo codardo per prendere le parti dei più deboli: non per niente era finito a Serpeverde. Tutte le volte che usciva da tali colloqui, si ritrovava con l’autostima sotto i tacchi e un dolore lancinante al petto. Quando poi incrociava Lily per i corridoi che parlava con Potter e gli dedicava sguardi e sorrisi che una volta erano indirizzati a lui, sentiva che il suo cuore veniva lacerato da mille pugnali e sanguinava copiosamente. L’unica cosa che gli dava un po’ di forza per andare avanti era il fiorellino donatogli da Julia e messo a seccare all’interno del suo libro di Pozioni e una lettera che gli aveva spedito qualche giorno fa. Quando un grosso barbagianni gliel’aveva lasciata cadere tra le mani era rimasto a dir poco stupito: certo aveva detto alla bambina come si chiamava la sua scuola, ma non le aveva certo rivelato la sua ubicazione nè come fare a spedirgli una lettera. Ciò era un’altra prova a favore della sua tesi: negli uffici di posta babbani lavoravano maghi sottocopertura, o al massimo degli elfi domestici. La lettera che Julia gli aveva spedito era breve e scritta in stampatello con una grafia disordinata tipica dei bambini.
Diceva:
“ CARO SEVERUS,
SPERO CHE LA LETTERA TI ARRIVI ANCHE SE NON CONOSCEVO L’INDIRIZZO DELLA TUA SCUOLA. TI SCRIVO PER DIRTI CHE STO BENE E CHE SUSY NON MI PRENDE PIU’ IN GIRO: ANZI, SIAMO DIVENTATE AMICHE, ANCHE SE IL MIO MIGLIORE AMICO RIMANI TU. MI MANCHI. MI ANNOIO SENZA DI TE: L’ISTITUTO MI SEMBRA MOLTO PIU’ TRISTE E BARBOSO SENZA DI TE. SE PUOI RISPONDIMI. UN BACIO E UN ABBRACCIO
                                                       JULIA”
 Il ricordo del sorriso dolce di quella bambina che ormai considerava come una sorella minore, lo rinvigoriva, gli ridonava fiducia e speranza. Si continuava a ripetere che il momento opportuno sarebbe arrivato, prima o poi.
 
Ed infatti questo giunse il primo giorno di ottobre. Severus si stava recando a lezione con Avery, quando il Serpeverde gli rivolse una domanda inaspettata. “Ehi Severus stai bene? Hai una cera! Non che prima avesse un bellissimo incarnato roseo, ma adesso sembri quasi livido! Secondo me è perché non mangi abbastanza e studi troppo. Va bene voler essere il migliore, ma tu non esagererai a stressare così il tuo fisico?”
“Credimi Avery, lo studio è l’ultimo dei miei problemi in questo momento!” gli rispose con un sorriso triste appena accennato. Il compagno a quel punto si fermò di scatto, lo afferrò per il braccio e lo costrinse a voltarsi verso di lui dicendo: “Non dirmi che stai così per quella lurida mezzosangue della Evans?!” A quelle parole Severus si riscosse dal suo stato catatonico, liberò il braccio dalla presa di Avery e gli rispose a denti stretti: “Non ti azzardare mai più a chiamarla così! Lei è acqua purissima mentre tu sei solo feccia! Vuoi sapere perché ultimamente sono strano? Va bene, è  da quando siamo tornati ad Hogwarts che ho da dirti un paio di cose.” Prese l’interlocutore e lo spinse contro il muro abbassando ulteriormente il tono della voce: “Se non lo sapessi quest’estate mia madre è morta e io sono stato spedito in un orfanotrofio babbano dove ho conosciuto una persona fantastica che mi ha fatto capire molte cose. Le distinzioni che tu e gli altri volete vedere tra le persone, non esistono! Colui-che-non-deve-essere-nominato vi sta inculcando idee folli che non sono reali: non c’è differenza tra noi e i babbani! Per questo non voglio più avere niente a che fare con voi, il Signore Oscuro e la sua pazzia! Io non diventerò un Mangiamorte! Mi tiro fuori dal vostro gruppo di fanatici! Addio!” Severus raccolse la borsa che gli era scivolata a terra e iniziò ad allontanarsi, ma a metà strada si voltò e aggiunse: “Ah, un ultima cosa: IO sono fiero di essere un lurido mezzosangue!” e se ne andò lasciando Avary ancora appoggiato alla parete troppo shoccato dal discorso di Piton per muovere un solo muscolo. Ci vollero cinque minuti e il suono della campanella per farlo uscire dallo stato di trance in cui era piombato ed assimilare le parole che aveva appena sentito. Si sistemò la cravatta che si era allentata durante quello scambio acceso di battute, si passò una mano nei capelli come a rimetterli in ordine, poi con un sorriso maligno disse: “Chi l’avrebbe mai detto che proprio tu, Severus, ti saresti tirato indietro! Ma purtroppo per te il nostro gruppo non perdona i traditori, specie se mezzosangue. Presto ti pentirai delle parole che hai detto e pregherai di poter tornare indietro per potertele rimangiare una ad una!”
Una risata gelida e maligna risuonò per i corridoi vuoti del castello.
 
 Non poteva crederci. Non poteva ancora crederci. Lui, Severus Piton, considerato da tutti il ragazzo più vigliacco dell’intera Hogworts, aveva appena scaricato Avery, Mulciber e tutti gli altri Serpeverde e ne era uscito illeso! Non riusciva proprio a realizzare che ci era riuscito: settimane di pianificazioni e angosce e ora era finalmente libero. Sul volto di Severus era comparso l’ombra di un sorriso. Sprizzava gioia da tutti i pori, era a dir poco euforico, tanto che i suoi compagni del corso di Pozioni Avanzate, pensando che a renderlo così fossero i fumi provenienti dai calderoni ribollenti e temendo di impazzire anche loro all’improvviso, avevano iniziato a coprirsi naso e bocca con il colletto della camicia sotto lo sguardo perplesso di Lumacorno. Eppure Severus, che in situazioni normali avrebbe iniziato a lanciare occhiate omicide a destra e a manca, non badava a tutto questo. Non vedeva l’ora di poter parlare con Lily, dirle che era cambiato e che l’amava da sempre, riuscendo finalmente ad allontanarla da Potter. Chissà come avrebbe reagito… L’idea che lei avrebbe potuto benissimo non credergli e scaricarlo per sempre, non lo sfiorò minimamente tanto era elettrizzato per quello che gli era appena successo. Iniziò a scarabocchiare distrattamente la parte interna della copertina del suo libro di Pozioni, cosa che non avrebbe mai osato fare in altre circostanze. Lui adorava i suoi libri e non si sarebbe mai permesso di deturparli con scritte se si escludevano le annotazioni e gli appunti al fianco delle varie ricette: lui non era mica James Potter!
No, lui da oggi era il difensore dei babbani, il protettore degli oppressi… il re di tutti i mezzosangue! Beh, forse re era un po’ esagerato e poi lui era troppo giovane per essere già un re. “Meglio… Principe!” pensò. Fermò la mano con la piuma ben temperata a pochi centimetri dal libro. Voltò rapidamente la pagina, immerse nuovamente la penna nel calamaio e sotto il titolo “Pozioni Avanzate” scrisse con la sua calligrafia sinuosa ed ordinata che era sempre piaciuta tanto alla sua Lily: “Questo libro è di proprietà del Principe Mezzosangue”. Guardò per qualche secondo il suo lavoro e sorrise soddisfatto, prima di tornare a concentrarsi sulla lezione di Lumacorno. In tutta quell’eccitazione, la sua mente, sempre attenta ad ogni minimo particolare, non si era accorta che il banco dove si sedevano di solito Avery e Mulciber era rimasto vuoto.
 
Severus uscì per ultimo dall’aula di pozioni. Lumacorno lo aveva bloccato dopo la lezione per chiedergli spiegazione dello strano atteggiamento che aveva tenuto durante tutta la lezione. Il ragazzo aveva risposto in maniera molto evasiva alle domande che gli venivano poste e dopo pochi minuti fu congedato dal docente per nulla soddisfatto dalla conversazione che aveva appena avuto con il suo studente migliore.
Il ragazzo risalì velocemente le scale che dal sotterraneo lo avrebbe condotto all’ingrasso principale della scuola e da lì, prendendo il grande scalone di fronte al portone massiccio del castello e salendo per sette piani, sarebbe arrivato alla biblioteca dove Madama Pince lo avrebbe squadrato con cipiglio duro, avrebbe borbottato contro di lui sul perché non era a mangiare insieme a tutti gli altri ragazzi e alla fine gli avrebbe consegnato riluttante i “suoi” preziosissimi libri che lui le avrebbe chiesto. Il giovane mago guardò il polso tutto trafelato: le 12 e un quarto. Perfetto! Al momento tutti erano a pranzo e lui avrebbe potuto studiare in tranquillità per un paio d’ore prima di scendere anche lui in Sala Grande e spiluccare qualcosa per poi correre subito a lezione di Rune Antiche. Era arrivato al settimo paino: ancora un paio di corridoi e si sarebbe tuffato in una lettura interessante riguardante i lupi mannari e le altre creature della notte. Doveva ancora riuscire a venire a capo della questione ‘Remus Lupin’: quel ragazzo diceva di essere malato, ma Severus non ci aveva mai creduto e doveva riuscire a dimostrare le sue teorie sulla reale natura del giovane Grifondoro.
Stava per svoltare nell’ultimo corridoio prima della sua amata biblioteca quando un ragazzo corpulento dai capelli biondo cenere che spuntavano dal cappuccio della divisa calato sul suo viso, gli bloccò la strada. “Sapevo che ti avrei trovato qua, Piton.” Era Avery. Severus sentì avvicinarsi dietro di lui almeno altre tre persone. Alle spalle di Avery spuntarono un ragazzo che sembrava un armadio (probabilmente Mulciber) e un ragazzino più piccolo dai capelli neri piuttosto lunghi e lucidi come ossidiana (Regulus Black). La mano di Severus corse all’interno della divisa ed estrasse la bacchetta, ma il giovane Black lo disarmò con una rapidità che avrebbe fatto invidia al fratello Sirius. A quel punto Avery gli si avvicinò pericolosamente e Severus deglutì a vuoto. Si ripromise che se ne fosse uscito vivo si sarebbe allenato di più nella pratica di incantesimi.
Il suo avversario aveva un sorriso beffardo sul volto che si era liberato nel frattempo del cappuccio. Iniziò a parlare a pochi centimetri dal viso del mago che poche ore prima aveva osato metterlo spalle al muro, e non nel senso letterale del termine. “Sai Piton, ho parlato agli altri della tua… ehm… decisione di andartene dal gruppo e dopo una lunga riflessione abbiamo deciso di non accettare le tue dimissioni.” Il tono ora si era fatto duro: “Nessuno lascia il Signore Oscuro, almeno non senza aver pagato per il suo tradimento.” Avery si frugò nelle tasche dei pantaloni ed estrasse da quella di destra un pezzo di carta ben ripiegato. A Severus sembrò… ma non poteva essere… non doveva essere! “La riconosci?” proseguì il Serpeverde sempre più divertito “Era in mezzo ad uno dei tuoi libri. Ti viene in mente qualcosa Piton?” L’interpellato sbiancò paurosamente, ma lui non ci fece caso e continuò: “ Forse se ti leggo qualche frase ti tornerà la memoria. Allora, c’è scritto ‘Caro Severus, spero che la lettera ti arrivi... bla bla bla… il mio migliore amico rimani tu... mi manchi, mi annoio… l’istituto mi sembra molto più noioso senza di te… bla bla bla… un bacio, Julia’. È incredibile come la tua sudicia amichetta babbana sia riuscita a contattarti. Davvero impressionante.” “Non osare avvicinarti a lei, Avery!” Severus aveva ripreso la parola dopo lo shock iniziale. Avery lo guardò divertito: “Dio, come ti sei ridotto Piton! Ma d'altronde non potevo aspettarmi di meglio da un lurido mezzosangue. Facciamo una cosa: noi non tocchiamo né te né la tua nuova amichetta se tu torni da noi: abbiamo bisogno di una mente come la tua. Cosa rispondi?” Per un attimo Severus fu allettato da quella proposta e dalle beghe che si sarebbe risparmiato accettandola, ma poi pensò a Julia che si fidava di lui, a Lily, di cui voleva riconquistare la fiducia, e pensò a se stesso e scandì un chiaro ed irremovibile ‘no’. A quel punto Black gli si avvicinò e gli scagliò un incantesimo per evitare che parlasse oltre. Avery riprese a parlare: “È solo per evitare che tu urli. Non vogliamo attirare troppo l’attenzione. Sai Piton, abbiamo deciso, visto il tuo stato sanguigno, di dividere la tua punizione in due parti… per ora! Iniziamo con le maniere babbane che ti ostini tanto a proteggere!” Detto ciò colpì Severus con un pugno in pieno volto facendolo rovinare a terra. Il sangue gli riempì la bocca. Vide le scarpe di Avery allontanarsi da lui. Tentò di rialzarsi ma un calcio ben piazzato all’altezza della milza gli fece sbattere la faccia nuovamente sul pavimento. Qualcuno dietro di lui lo risollevò e gli bloccò le braccia dietro la schiena. Il ragazzo-armadio che probabilmente era Mulciber, gli assestò un pugno alla bocca dello stomaco facendolo piegare in due, al qual seguì immediatamente un gancio sinistro sferratogli dello stesso Mulciber che gli fratturò lo zigomo. A quel punto gli si avvicinò Black e gli colpì in pieno l’occhio destro facendogli voltare il volto verso sinistra. Con grande piacere, però, Severus notò che il pugno aveva fatto più male al suo assalitore che a lui. Il mago che gli stava tenendo ferme le braccia, notando il suo ghigno divertito per la ‘figuraccia’ di Black, gli afferrò i capelli facendogli piegare la testa all’indietro e disse: “Lo trovi tanto divertente Piton?” Lo buttò a terra e gli colpì le reni violentemente.
Severus avrebbe voluto urlare dal dolore, ma tutte le volte che ci provava i suoni gli morivano i gola. Si maledì per aver dato ripetizioni di Incantesimi a Regulus circa un anno prima. Non riusciva quasi più a muoversi, figuriamoci a reagire! L’unica cosa che poteva fare era stringere i denti, chiudere gli occhi e pregare che finissero presto. E così fece.
 
 
Non seppe mai per quanto tempo fu pestato a sangue dai suoi compagni di Casa: erano passati 10, forse 15 minuti. Dopo un po’ divenne quasi insensibile al dolore che gli attanagliava pancia, schiena e volto. In bocca non sentiva altro sapore che quello del sangue mescolato alla sua saliva. All’improvviso sentì la voce di Avery dire: “Basta così.” I calci e i pugni cessarono immediatamente. All’interno della visuale di Severus, ridotta per il dolore ad entrambi gli occhi ormai gonfi, ricomparvero le scarpe di Avery. Il loro proprietario riprese a parlare: “Mi sembra inutile dirti che nessuno deve sapere cosa è successo veramente. Altrimenti la tua Julia farà una brutta fine prima del previsto… Ci si vede schifoso mezzosangue!” Detto ciò Avery si avvicinò al ragazzo moribondo e gli sputò sulla faccia gonfia ed insanguinata. Poi se ne andò seguito dagli altri compagni.
Finalmente la pace. Severus rimase qualche minuto immobile poi cercò di alzarsi senza successo. Sul pavimento non c’era traccia del suo sangue. Probabilmente i Serpeverde avevano fatto un incantesimo prima di iniziare il pestaggio: Avery si era rivelato più organizzato e furbo di quanto Severus avrebbe mai pensato. Il ragazzo riuscì a strisciare fino all’anta di una porta e vi si appoggiò contro ritornando a respirare normalmente. Una lacrima silenziosa sfuggì al suo controllo: non voleva piangere, non per loro. Non avrebbe dato loro questa soddisfazione. All’improvviso la porta si aprì facendolo ritornare disteso per terra. A testa in giù vide una ragazza guardarlo dall’alto in basso con due occhi verdi carichi di sorpresa e compassione allo stesso tempo.
 
Mary stava salendo in silenzio le ultime due rampe che la separavano dal settimo piano del castello. Era da quella mattina che si sentiva poco bene, aveva crampi allo stomaco e un sapore sgradevole in bocca. Non aveva proprio voglia di mangiare e tantomeno di trovarsi in mezzo a una folla di ragazzi urlanti che le avrebbero fatto venire sicuramente mal di testa. Aveva bisogno di pace e silenzio e aveva pensato che non c’era posto migliore della biblioteca, specie all’ora di pranzo. Stava quasi per svoltare l’angolo che l’avrebbe portata nella sua oasi di tranquillità, quando sentì dei passi alle sue spalle. Si voltò per vedere chi era l’altra persona che aveva bisogno di solitudine come lei: avrebbe riconosciuto quei capelli biondo cenere tra mille, Avery. Il cuore iniziò ad aumentare i battiti e la paura di qualche anno prima si fece di nuovo sentire come se non se ne fosse mai andata. Mary si schiacciò contro la porta del bagno delle ragazze: tremava copiosamente e il respiro era diventato affannoso. Presto ad Avery si affiancarono altri tre ragazzi tra cui Mulciber. Si stavano avvicinando al suo nascondiglio. Mary non si era mai trovata da sola con Avery e gli altri Serpeverde da quel giorno nel ripostiglio del secondo piano. Non riusciva proprio ad affrontarlo da sola. Impaurita entrò nel bagno appena in tempo per non essere vista dagli altri ragazzi. Si chiuse nel cubicolo più lontano dalla porta. Era in preda alle convulsioni: sapeva bene che Avery e gli altri non erano lì per studiare e lei era troppo spaventata per correre in aiuto della prossima vittima di quei bastardi. Altro che Grifondoro: era solo una vigliacca!
Dopo quelle che a lei parvero ore, dall’esterno le giunse ovattata la voce di Avery: il loro bersaglio era dunque arrivato. Mary non ce la faceva più: l’ansia e il suo malessere mattutino presero il sopravvento. Si chinò sul water e vomitò tutto quello che aveva in corpo, anche l’anima. Passarono circa 10 minuti prima che la voce di Avery tornò a risuonare nel bagno vuoto: la tortura di quel poveraccio era finita. La ragazza uscì dal suo nascondiglio e sentì distintamente i passi di un piccolo drappello allontanarsi. Si avvicinò cautamente alla porta che si affacciava sul corridoio. Posò tremante la mano sulla maniglia, prese un respiro profondo ed aprì l’anta della porta. Un corpo maschile coperto di lividi e sangue gli cadde disteso ai piedi e la fissava con occhi vacui.
Mary era a dir poco sorpresa: quella persona che era stata appena pestata a sangue era Severus Piton. Come mai un Serpeverde come Piton era stato malmenato dai suoi compagni di Casa? Che il mondo fosse impazzito tutto di colpo? Dopo un primo shock iniziale, Mary si chinò sul suo coetaneo e gli chiese: “Cosa ti hanno fatto? Ce la fai ad alzarti?” Sapeva di aver formulato una domanda stupida, ma non sapeva bene neanche lei cosa fare, come comportarsi. Severus non le aveva risposto, ma le aveva indicato la gola. Allora la strega capì: Avery aveva tolto la voce al ragazzo per evitare che urlasse come aveva fatto con lei. Estrasse la bacchetta da sotto il mantello ed eseguì il contro-incantesimo. Severus finalmente libero di parlare biascicò un lieve ‘Grazie’. Mary rinfoderò la bacchetta e allungò la mano verso il mago per aiutarlo a rialzarsi. Stranamente Piton non rifiutò l’aiuto della Grifondoro che gli stava dicendo: “Dovresti dirlo a Silente così finalmente quelle carogne saranno sbattuti fuori da qui!” A quelle parole Severus si riscosse, si liberò dalla presa di Mary e si appoggiò traballante alla porta. “No! Nessuno deve sapere la verità o ci andranno di mezzo persone che non hanno colpe!” riuscì ad articolare la frase a fatica. La ragazza lo guardava confusa, poi rispose: “Va bene, ma dobbiamo andare in infermeria. Ci inventeremo qualcosa da dire a Madama Chips. Sei conciato veramente male!” Tentò di riavvicinarsi al mago, ma quello la allontanò malamente e disse: “Non ho bisogno di te! Se davvero volevi aiutarmi dovevi arrivare prima!” Colpita ed affondata. Mary abbassò la testa colpevole. Severus sapeva di averla ferita, ma non aveva altra scelta: non voleva coinvolgere nessun altro in quella storia. Tentò di allontanarsi, ma la caviglia, che doveva essere rotta, non resse sotto il peso del suo corpo. Stava per ricadere a terra quando due braccia gli evitarono un altro paio di lividi.
Mary stava pregando di riuscire a reggere il peso del suo coetaneo: non avrebbe mai pensato che Severus fosse così pesante. Facendo uno sforzo,  riuscì a voltare la testa verso colui che stava sorreggendo e gli disse: “Senti, mi dispiace di non essere intervenuta. Però ora sono qui e non intendo lasciarti solo. Ho intenzione di aiutarti, ma tu devi fidarti di me!” Negli occhi della giovane strega Severus vide determinazione, ma anche dolcezza. Quegli occhi erano troppo simili a quelli della sua Lily, ma che gli ispiravano una fiducia mai provata verso nessuno prima di allora (ovviamente erano escluse Lily e Julia). Abbassò gli occhi e mormorò un debole ‘Va bene’. Mary soddisfatta del suo risultato, si sistemò meglio il braccio destro del suo nuovo amico (forse era un po’ prematuro chiamarlo così), intorno alle sue spalle mentre il suo braccio sinistro era stretto alla vita del giovane mago. Questo, prima di iniziare il faticoso percorso verso l’infermeria, con la poca forza che gli era rimasta, afferrò il colletto della camicia della sua soccorritrice (forse era un po’ presto per definirla amica), gli avvicinò il volto all’orecchio e le disse: “Non dire niente a Lily”. Una supplica. Mary lo guardò carica di comprensione: lui l’amava veramente come lei era innamorata di James. Non solo l’amore li univa, ma anche il dolore che si portavano dentro, due sentimenti inscindibili tra loro. La strega annuì gravemente mormorando un flebile ‘Te lo prometto’ ed iniziarono ad arrancare fino all’infermeria.
 
No, Mary non avrebbe detto niente a Lily, anche perché non ce ne sarebbe stato bisogno. Dietro l’angolo, in una piccola rientranza del muro, la rossa aveva assistito a quell’ultimo scambio di battute tra Severus e Mary, ma era arrivata alla conclusione sbagliata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti! Scusate per il ritardo, ma da una parte non ho più avuto un attimo libero con l’inizio dell’università, dall’altra ho avuto il blocco dello scrittore e non riuscivo a continuare la storia. È stato abbastanza snervante! Quindi recensitemi tanto perché ne ho un grande bisogno. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e prometto che nel prossimo capitolo le cose per Severus andranno un po’ meglio. Ci vediamo al prossimo capitolo. Baci. C.S. 
  
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