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Autore: _StayStrong    30/10/2011    4 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO:
“Draco, mia sorella non è sempre stata come l’hai conosciuta tu” disse la donna leggendo negli occhi del figlio solo disprezzo, la sua voce era melliflua “Bellatrix finché ebbe la tua età era una ragazza dolce, affidabile, completamente sbagliata per la casa dei Serpeverde. Lei con noi non c’entrava assolutamente nulla con tranelli, cattiverie, dispetti, era sempre stata calma e posata. Cambiò dopo, con l’ascesa di Tom Riddle. Se ne innamorò perdutamente...” disse, i suoi occhi erano acquei mentre pensava a ciò che una volta era stata la sorella, nulla in confronto alla donna tra le sbarre.
“Lei, lei è figlia di Voldemort?” chiese Draco in un misto tra lo schifato e lo spaventato, no, lei non poteva assolutamente essere figlia sua, non aveva nessuna caratteristica dei Riddle
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione non sapeva più se valesse la pena lottare. Come poteva valerla lottare per una madre che ti ha abbandonata quando eri piccola, seppur per salvarti? Come poteva valere la pena di combattere per una persona che ti disprezzava? Parlare con la sua neo scoperta zia, Narcissa, non era riuscita a tranquillizzarla, tanto meno il fatto che era stata convocata, di nuovo, nell’ufficio della Mc. Granitt che doveva già essere stata avvisata sull’esito della visita, molto probabilmente dallo stesso Draco.

Er era proprio con sua zia che si stava dirigendo verso l’ufficio.

“Tu sai perché?” le chiese, la donna annuì risoluta, teneva il passo svelto della nipote che percorreva quei corridoi quasi correndo, con una sicurezza che quasi la spaventava, mentre lei non si ricordava neppure la strada per raggiungere il dormitorio del figlio, una volta anche suo.

“Minerva ha convocato una piccola riunione tra i membri più fidati dell’Esercito e dell’Ordine, Erin” rispose la donna chiamando di nuovo Hermione con il suo vero nome, la ragazza non riuscì a trattenere una smorfia provocata sia dal sentire quel nome che dall’idea della riunione. La donna se ne accorse.
 

“Se ti da fastidio...” incominciò a dire ma si fermò appena vide che la nipote l’aveva presa sottobraccio, come se fosse la cosa più naturale del mondo, quando l’aveva chiamata zia per la prima volta, poco prima, le si era sciolto il cuore.

“Non è che mi da fastidio, zia. Ma io sono Hermione, non Erin. Sono ed esclusivamente Hermione” disse arrivando davanti alla porta della Presidenza sussurrando la parola d’ordine, le statue si spostarono e si ritrovò davanti una scena quasi famigliare, un tavolo rettangolare lungo, che prima non c’era e tutto intorno delle sedie, quasi tutte occupate, tranne due. Molly Weasley si alzò con gli occhi lucidi e allargò le braccia, Hermione fu la prima persona che vide, assomigliava da morire a Ron.

Una volta viste le braccia allargate della donna lasciò il braccio di Narcissa e si buttò addosso a Molly che l’avvolse in un abbraccio da orso, quasi da toglierle il fiato.

 

“Tesoro, Hermione. Non voglio più passare così tanto tempo lontana da te e da Harry, siete parte della famiglia” disse, la ragazza annuì tirando su con il naso, le lacrime le erano sfuggite, l’abbraccio di Molly per lei era come l’abbraccio di sua madre, era parte della sua famiglia magica, quella per la quale aveva lottato, quella di cui avrebbe dovuto diventare ufficialmente parte dopo la guerra.
 

Poi il ritratto di Piton, che occupava una sedia, si schiarì rumorosamente la voce: “Oh, Severus, sei sempre il solito guasta feste” disse Molly dando due leggere pacche sulla schiena di Hermione e sorridendo a Narcissa che aveva preso posto vicino al figlio.
 

Hermione guardò chi c’era.

Draco e Narcissa, parte di quella che avrebbe dovuto essere la sua vera famiglia; Harry, Neville e Luna, vertici dell’Esercito e suoi più cari amici; Piton, Minerva, Molly, Arthur, Bill e poi Andromeda, l’altra zia, sorella di Narcissa e di Bellatrix.

Prese posto tra Harry e Draco e guardò sorridendo chi la circondava.

“Posso chiedere perché siamo qui?” chiese la ragazza con le dita intrecciate a quelle di Draco, alla sua sinistra, la prima a parlare fu la Mc. Granitt.

“Abbiamo saputo della visita in carcere, ci dispiace di come sia andato il primo tentativo” disse la donna, guardando apprensiva la ragazza.

“Primo ed ultimo per quel che mi riguarda” rispose veloce Hermione, non aveva intenzione di ritornare in quel posto di rivedere quella donna.


“Hermione cara, la situazione è più complicata di quanto credi” le fece notare Arthur Weasley che l’aveva sempre considerata la sua seconda figlia femmina, gli costava fin troppo ammettere che quella ragazza dolce e combattiva che aveva conosciuto e visto crescere fosse figlia di un essere spregevole, che aveva ucciso una parte della sua famiglia.

“Perché sembrate tutti sapere qualcosa che io non so?” chiese ad un certo punto quasi stizzita, era seduta intorno ad un tavolo con parte della sua famiglia e gli amici di sempre, chi l’aveva accompagnata per anni nel bene e nel male, e tutti sembravano nasconderle qualcosa, la cosa incominciava a darle veramente sui nervi.

“Perché è così, ‘Mione” disse Bill attirando l’attenzione della ragazza, a sentire quel nomignolo, nato da Ron, i suoi occhi divennero lucidi, il ragazzo era più alto di Ron, meno robusto, meno muscoloso, aveva una cicatrice che gli segnava il volto, ma aveva gli stessi occhi del ragazzo che Hermione aveva amato e gli stessi capelli, nessuno avrebbe potuto dire che non fossero stati fratelli.

“Cosa vuol dire?” chiese la ragazza mentre la mano di Draco le stava stringendo compulsivamente la sua, la poteva sentire irritarsi ed irrigidirsi, sapeva che, per peggiorare la situazione, Hermione cominciava anche ad avere paura.

“Vede, signorina Granger” incominciò a parlare il Professor Piton dal suo quadro “Potter non è l’unico ad essere nato con uno scopo preciso, anche lei ha subito la stessa sorte” Harry si voltò verso l’amica notando l’espressione preoccupata che si stava dipingendo sul suo viso.

“Certo, io ho già adempito al mio compito, sono stata la mente del gruppo, ho combattuto e sono un membro del Trio, io ho già fatto il mio dovere” disse irritata, aveva già perso troppo, non voleva perdere qualcun altro, non le andava giù il fatto di dover essere ancora al centro di qualcosa, prima la guerra, ora quella situazione improbabile che la stava facendo diventare matta.

“Qui non si parla di dovere, Granger, si parla di destino” ribatté con una certa veemenza Piton, facendo irritare ancora di più la ragazza che lo guardava sempre più spazientita.

“Severus, penso che non le serva tutta questa arroganza, calmati” disse la Mc. Granitt rimproverando il mago che borbottò qualcosa di indecifrabile, poi si voltò verso Hermione sorridendole “Vedi Hermione, quello che Severus voleva dire è che se Harry era destinato a portare la pace nel Mondo Magico, tu si stata destinata a riequilibrarlo, la notte che sei nato era tutto già stato scritto, in una Profezia” spiegò la donna, Hermione si portò la mano libera alla testa e sentì la mano di Harry scorrerle tranquilla sulla schiena, per infonderle un po’ di tranquillità, che però non arrivava. Troppe notizie tutte insieme.

“Di cosa si tratta esattamente?” chiese allora la ragazza guardando la sua Professoressa, era sempre stata la sua preferita, dal primo giorno ad Hogwarts e la cosa era reciproca.

“La Profezia dice che oltre ad una delle paladine della guerra saresti nata da una Luce corrotta e che avresti dovuto ridonare equilibrio al sangue, eliminare le differenze riportando definitivamente la Luce nella magia e sposando qualcuno che è della tua stessa stirpe, ma con sangue diverso a metà” completò la donna, Hermione guardò di riflesso verso Draco che era rimasto a bocca aperta di fronte alle parole della Preside.

“Non penso di capire” rispose Hermione ma era una falsa verità, aveva già capito qualcosa, ma voleva delle conferme, voleva essere sicura.

“Hermione Cara, neppure noi capivamo quando un mese Minerva ci ha convocati qui per la prima volta” disse Molly facendo riferimento ai soli membri dell’Ordine “Eravamo a conoscenza della Profezia ma non sapevamo che riguardasse te finché Piton non ci ha spiegato come stavano realmente le cose. La Profezia, in poche parola dice che tu, quale Mezzosangue dovrai portare riequilibro nel mondo magico sposando un Sangue Puro, per annullare definitivamente tutte le differenze. La vostra unione sarà un esempio, inoltre l’uomo dovrà avere...” disse Molly ma Hermione l’aveva già bloccata, quindi aveva capito giusto, il suo cuore stava accelerando i battiti, le stava per uscire dal petto, ci volle gran parte del suo autocontrollo per completare la frase delle donna.

“Dovrà avere la parte pura del mio sangue, io sono figlia di Bellatrix quindi deve avere sangue Black” disse girandosi verso Draco “Dimmi che tu non sapevi anche questo...” disse quasi fosse una preghiera, avrebbe potuto sopportare tutto anche quella Profezia, ma non di essere stata ingannata da Draco, non voleva che lui si fosse avvicinato a lei solo per dovere o per Profezia.

“No, io non sapevo nulla. Te lo giuro” disse il ragazzo stringendole ancora di più la mano tra la sua ed Hermione ci credette, non poteva fare altro che credergli.

“Perché ora?” chiese Hermione, Neville era ancora a bocca aperte, anche per lui la situazione non era semplice, era quasi surreale, era quello che ci metteva di più ad assimilare i cambiamenti, quello che faceva assolutamente più fatica.

“Perché era il momento giusto” rispose Piton “E perché dovrai dare altre possibilità a tua madre. La profezia contempla anche lei, devi riportarla alla Luce” le intimò quasi fosse una minaccia.


 

Angolo dell'Autrice:
In contemporanea a questa storia ho incominciato a pubblicarne un'altra, sempre una Dramione, che verrà aggiornata una volta alla settimana,
vi va di leggere il primo capitolo e dirmi  che ne pensate?
If you only knew. 

Un bacione,
_StayStrong


  
 

  
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