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Autore: poison_pen    30/10/2011    4 recensioni
Un rigagnolo di liquido scuro spiccò sul terriccio, correndo repentino verso Mandy. Provò immediatamente a scartare l'idea che potesse essere sangue vero e, ancor più violentemente, rifiutò di credere che una Trix stesse morendo dissanguata davanti ai suoi occhi.
[...]
«Abbiamo deciso per maggioranza. Tu non c'eri e francamente pensavamo fossi d'accordo.» esclamò Aisha.
«Pensavate male. Io non volto le spalle a tutti quelli che credono nelle Winx. Abbiamo un dovere verso tutti.» disse, alzandosi dal letto su cui era seduta.
Stella e Aisha si guardarono estraniate. Bloom ignorò le loro espressioni, convinta del loro errore.
«Se volete andare a divertirvi, fate pure. Io non vengo.»

[...]
Mandy, una studentessa di Torrenuvola, fa una scoperta sconcertante, che la porterà a compiere una buona azione. Tuttavia, la sua ambizione di strega prevarrà sul suo buon senso, spingendola in una situazione oltremodo critica. Un oscuro ricordo sembra imperversare sull'esistenza di Bloom e mentre le Winx sono felicemente immerse in una realtà fatta di tenerezze, lealtà e bontà, lei sembra non ritrovarcisi. Una storia interamente dedita al mondo Winx, condita con colpi di scena in cui nessuno verrà risparmiato.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Darcy, Nuovo personaggio, Trix, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Capitolo Tre: Tracce -

 

 

 

«Colui che non lascia niente al caso raramente

farà cose in modo sbagliato,

ma farà molte poche cose.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Che cosa ci fai qui, Sky?» chiese Bloom, vedendo correre il principe di Eraklyon verso di lei.

«Volevo farti una sorpresa.» boccheggiò tra un sospiro e l'altro.

«Ma hai il fiatone.»

«Perché ho corso.»

«Ah. E... perché?» disse, lasciandosi scappare un risolino.

«Ti ho cercata ovunque. Mi avevano detto che dovevi aiutare una ragazza.»

 

Alla fine, era successo proprio quello che temeva: preso da un raptus di malinconia per i bei tempi, il suo fidanzato era arrivato fino ad Alfea, speranzoso – o addirittura convinto – di ammaliare con il suo romantico gesto la sua Bloom. Era un gesto per nulla affettato se si parlava di Sky e dell'amore che provava per lei.

 

Lei, l'unica ragione per cui era lì. Voleva vederla davvero, anche per poco tempo, nonostante la sua Winx desiderasse tutto il contrario.

 

Scorse un debole sorriso sul viso del principe ed il suo respiro normalizzarsi visibilmente. Provò un'abnorme sensazione quando gli rivolse un ghigno divertito, simbolo di una bonomia fasulla.

 

«Sono le nove, Sky. Ho finito forse un paio d'ore fa.» si affrettò a dire la rossa.

«Oh, sì. L'avevo dimenticato che a te non piace studiare fino a tardi.»

«Già. Vieni, andiamo a farci un giro.» lo invitò.

«Veramente dovrei andare via.»

«Sei appena arrivato.»

«Sì, ho giusto cinque minuti per salutarti, amore mio.»

«E dopo tornerai...»

«Su Eraklyon.» affermò con voce sconsolata. «Lo so, sono desolato. Avrei voluto stare più tempo con te.»

 

Un senso di autoriprensione dilagò nella sua mente. Non voleva affliggerlo raccontandogli della sua ultima fantasia. Non voleva renderlo partecipe di un momentaneo dubbio esistenziale che si traduceva in un'unica, stupida domanda: come sarebbe finita se avessi ceduto a lui? Immaginò Sky sentire i pensieri che la attanagliavano e la paura che intuisse il suo tentativo di celare il disagio con un atteggiamento compassato si fece fattibile.

 

“Tu non sai niente.” pensò, quasi imponendolo al suo ignaro interlocutore.

 

«Anche io.» rispose infine, mettendo a tacere la sua insensata angoscia.

 

Come di consueto, Sky prese tra le braccia la confusa Bloom, non accorgendosi del mancato abbraccio di lei, ignorante dell'approccio asettico della ragazza.

 

«Ti prometto che tornerò presto.» e, senza aggiungere altro, poggiò le labbra sulle sue.

 

Un unico, casto e breve bacio che sconvolse tutto. Aggrovigliò maggiormente i sentimenti della Winx e abbrancò in un colpo solo il suo turbamento.

 

“Tu non esisti.” decretò, sapendo solo lei di chi parlava.

 

Era vero. Lui era scomparso per sempre da tempo e lei si era ricordata troppo tardi della sua esistenza. Ora poteva solo rammentare la rabbia che aveva provato nel vederlo dalla parte sbagliata.

 

Perché doveva crucciarsi così?

 

***

 

«Mi annoio.» disse per l'ennesima volta Darcy, stesa su un letto che non le apparteneva.

«Mi fa piacere.»

 

Mandy era seduta alla scrivania e stava ricopiando gli appunti presi nell'ultima lezione della professoressa Zarathustra senza capirne il significato. Quelle congerie di nozioni che aveva scritto disordinatamente, sfruttando tutti gli spazi a disposizione, si erano improvvisamente tramutate in tanti scarabocchi indecifrabili. Tante congetture tutte contrastanti tra loro, come i suoi sentimenti.

 

Dovere di essere vivente o dovere di strega? Parlare o non parlare?

 

Il dilemma non era decidere la scelta più valorosa, ma la più vantaggiosa. Era inutile continuare a deridere la propria intelligenza in modo così spudorato: il valore di una strega si misurava dalla sua tracotanza e furbizia. E lei era una vera strega. Non come Mirta, la cui debolezza era arrivata al punto da farle cambiare scuola, o Lucy, che ammirava tanto le Trix senza sapere ciò di cui erano capaci.

In momenti di totale incertezza, solitamente Mandy faceva affidamento alla sua intuizione, cosciente dell'inattendibilità di essa. Rammentava quante volte l'essersi fidata unicamente del suo istinto l'aveva portata a sbagliare, a pentirsi del suo errore, a rialzare la testa e ad andare avanti per la propria strada, ma la consapevolezza che infrangere le regole avrebbe portato dei vantaggi ghermì il suo animo. E improvvisamente la certezza delle proprie azioni si schiarì d'un colpo.

 

«Perché non ti leggi un libro? Lo scaffale dei tomi è proprio sopra di te.»

«Ho già visto, ma erano tutti estremamente noiosi. Che razza di letture fai?» la schernì.

 

Mandy non rispose. Non aveva voglia di farlo, come non le piaceva l'idea di rimanere indietro con le lezioni per colpa di un ospite scomodo. Suo padre si sarebbe insospettito e, come minimo, si sarebbe precipitato a Torrenuvola per controllare di persona cosa stesse facendo la sua brava figliuola. Per cui era essenziale mantenere un buon rendimento.

 

«Mi stai ascoltando, Mandy?»

«Accidenti, Darcy...» disse, interrompendo immediatamente la frase.

 

Si ricordò del sogno fatto la notte scorsa: la Griffin, in compagnia di suo padre, che comunicava a quest'ultimo un decesso. Il decesso di una bionda ragazza, diligente quanto ingenua: aveva provocato una Trix, la quale non ci aveva pensato due volte a mettere fine alla sua esistenza durante la notte.

 

«Lasciami finire questa relazione per oggi pomeriggio. Più tardi potremmo parlare.»

«E chi vuole parlare con te? Io volevo trovarmi un passatempo.»

«Parlare è un passatempo.» disse, scandendo il verbo.

 

Sentì la bruna lagnarsi senza sosta ancora per qualche minuto. Poi, rassegnata dall'irremovibilità della sua risposta, stette in silenzio fin quando non smise di scrivere.

Poggiò la penna sul tavolo in legno. Si voltò, soffermando lo sguardo su una certa strega sonnecchiante. L'imbracatura delle bende sembrava ancora asciutta. I capelli castani coprivano metà del viso e un braccio pendeva dal letto quasi come se l'osso fosse rotto.

 

“Dovrei chiederle cosa ha fatto per ridursi così.” pensò all'improvviso, complice quell'ineluttabile curiosità che sin da subito aveva deciso di reprimere.

 

Non era così semplice. Per quanto sembrasse estremamente più socievole e ragionevole delle due sorelle, Darcy non avrebbe mai lottato contro quella fierezza talmente compatta da devastare la sensibilità di chiunque. Ciononostante l'assenza della strega del ghiaccio e di quella del vento avrebbe potuto causare delle strane conseguenze, persino... ma d'altronde la bruna risultava antipatica anche senza di loro.

 

Un rumore strano la distrasse. Uno strano e breve battito, dapprima in lontananza, poi sempre più vicino, finché un'evidente realtà la colpì come un fulmine al ciel sereno: stavano bussando alla porta da venti secondi. Lei, con le orecchie ancora ovattate dai suoi pensieri, non aveva sentito nulla.

 

Mentre si avviava ad aprire, le uniche e ridondanti parole che occupavano la sua mente erano: sii veloce. Veloce nell'agire, veloce nel liquidare chiunque si era presentato davanti la sua stanza.

 

Appena ci fu sufficiente spazio tra la porta ed il telaio, scorse una chioma verde smeraldo ed una corporatura tanto gracile quanto impressionante: Lucy l'aveva cercata.

 

«Ah, quindi ci sei.» esordì il terzo incomodo.

«Sì, scusami. Stavo nel bel mezzo di una ricerca.» disse, sforzandosi di celare in un tono confidenziale delle shoccanti rivelazioni.

«Quella della Zarathustra?»

«Esatto.»

«E non hai sentito l'altoparlante nella stanza?»

«E' rotto.»

 

“Volutamente rotto” aggiunse quella fastidiosa vocina dentro Mandy. L'altoparlante, se usato, era in grado di captare la presenza o meno di studentesse nelle stanze. La sua figura sarebbe stata fin troppo fastidiosa, ma, da quel che aveva sentito in giro, non portava guai disinstallarlo, grazie alle proteste dei genitori, preoccupati della privacy delle proprie figlie.

 

«Perché?» ribatté ancora Mandy.

«La Griffin ha indetto una riunione nella Sala ed ha incaricato me ed altre di avvertire chi non avesse sentito l'annuncio.»

«Cosa c'è di così importante da dire?» disse, stavolta sicura di poter chiedere qualcosa senza essere sospettata.

«Non so. Appena riusciremo a riunire tutte lo scopriremo.»

«Bene, allora vado subito.»

 

Stavolta l'incantesimo di protezione era stato fatto. La Trix, vista la sua debolezza, non sarebbe stata capace di spezzarlo. Era intrappolata, come se quello che aveva subito non bastasse. Nonostante non le piacesse l'idea che Darcy avesse campo libero nella sua stanza, tornare dentro, con la scusa della ricerca, avrebbe solo alimentato sospetti.

 

Lucy spuntò nel suo elenco il numero 332 e salutò Mandy con un cenno della mano. Quest'ultima sparì in fretta, inghiottita dalla rampa di scale.

 

***

 

Il brusio della sala tranquillizzò Mandy. Nessuna aveva soffermato lo sguardo su di lei per più di un secondo e sentirsi “una delle tante” acquattò in fretta la sua agitazione iniziale.

Non fu facile trovare un posto per sedersi in quell'area di piattaforme fluttuanti, bandite con tavoli e sedie. Alla fine la ragazza stazionò in un posto a metà altezza. Quattro ragazze erano con lei, imbronciate, forse per aver interrotto la loro ora di sonno. Due di loro avevano le mesh color fuxia, la più bassa i capelli corti, con il ciuffo che cadeva in mezzo agli occhi, e l'ultima, la più giovane, un vistoso piercing al labbro.

 

«Ehi, sai che sta succedendo?» si rivolse a Mandy proprio quest'ultima, facendo roteare l'orecchino con la lingua.

 

Un gesto impressionante, persino per lei che ultimamente aveva a che fare con il sangue.

 

«No, mi spiace.» rispose.

 

Voltarono quasi simultaneamente il capo in punti opposti della sala, desiderose di non studiarsi più a vicenda. Non era una novità trovare qualcuna il cui atteggiamento spocchioso fosse insopportabile, come non c'era da sorprendersi che quest'antipatia fosse reciproca. Succedeva in tutti gli ambienti di tutte le dimensioni. Torrenuvola non costituiva di certo un'eccezione, anzi, era un college che non aveva paura di frantumare quel finto perbenismo che aleggiava per esempio ad Alfea.

 

«Un momento di attenzione, ragazze.»

 

Una voce si distinse facilmente dalle altre: la professoressa Zarathustra fluttuava in aria, intimando tutte ad un religioso silenzio. All'ingresso della Sala, la sorella Ediltrude cercava di mantenere l'ordine, facendo accomodare le ultime arrivate in stanza.

 

«La preside Griffin deve comunicarvi un annuncio estremamente importante.» continuò, soffermando la voce sulla parola estremamente.

 

Sulla piattaforma più alta, la Griffin scrutò i volti perplessi e curiosi delle sue allieve. Con braccia conserte ed aria pensosa, il trucco rosa perla risaltava perfettamente i suoi occhi colmi di sagacia e contemporaneamente preoccupazione.

 

«Mie care allieve» esordì. «vi ringrazio per esservi riunite così in fretta. Credetemi, non avrei mai organizzato una riunione generale senza che fosse stato strettamente necessario.»

 

Fece una pausa, per far prendere aria ai polmoni. Sembrava cercare le parole giuste per chissà quale concetto.

 

«Sarò breve: le Trix sono di nuovo a piede libero. A quanto pare sono scappate da ieri mattina, anche se la notizia è stata divulgata solo un'ora fa. Da quel che dicono, sono riuscite ad eludere il sistema di sicurezza con l'aiuto di un complice non identificato.»

 

Un brivido ghiacciato percosse la schiena di Mandy nel momento in cui sentì la parola complice. Solo in un secondo momento collegò tutto quello che le era successo con quanto appena detto: non poteva essere già stata scoperta.  Era palese che Darcy fosse stata ferita dopo essere scappata. Ciò che non era evidente era il motivo per cui si trovava lì da sola.

 

Il vociare indistinto della folla stizzì la Griffin. Con un unico e violento colpo sul tavolo, zittì tutta la sala.

 

«Niente panico, ragazze. Conoscete le procedure per questo tipo di emergenze. Oh, dimenticavo le nuove arrivate.» disse con un ghigno, connubio di rassicurazione e derisione. «Per chi non lo sapesse, abbiamo poche e semplici regole a Torrenuvola, in questi casi: non si può uscire senza il permesso mio o di una valida collaboratrice e non si possono invitare ad entrare gli sconosciuti. Chiunque sarà beccato ad infrangere le regole... io non tenterei neanche di sapere che fine farà.»

 

Mentre ammoniva le studentesse con odiosa saccenteria, Mandy sentì poco alla volta un insolito dolore alla testa, come se stesse immagazzinando troppe informazioni tutte insieme.

 

«Domande?» chiese la preside, ottenendo come risposta un prevedibile silenzio tombale.

«E' tutto. Grazie mille.»

 

Era diventata un'automa. Con lo sguardo serrato e l'udito ovattato da troppi pensieri. La stessa composta espressione popolava il suo viso, mentre un truculento turbinio di emozioni cercava di espandersi al di fuori del suo corpo. Appena si alzarono le altre quattro ragazze, cercò di imitare i gesti con la loro naturalezza e dovette fare uno sforzo sovrumano per non barcollare. Camminò lenta, come le altre. Imitare, per passare inosservata: era questo il piano elaborato inconsciamente dalla sua mente. Mimetizzarsi, per salvarsi.

 

“Calmati. Sono solo regole. Quelle leggi convenzionali che hai già infranto e stai ancora infrangendo. Perché dovresti cambiare idea proprio adesso? Solo perché te l'ha detto la preside?”

 

La spossatezza sembrò acquietarsi con quelle poche parole. Ancora una volta trovò nel nulla le sue certezze. La ragione per cui si esponeva a tanto rischio era ben chiara: altruismo, da un lato, utilità, dall'altro. Ritorse il labbro più volte, mentre saliva le scale con la stessa fretta del giorno prima.

 

Un altro compito era pronto ad affliggerla: doveva parlare a Darcy e farsi dire la verità sull'attacco. Anche se non avrebbe cambiato nulla ai fini della loro temporanea alleanza, in quel momento era divenuta una necessità quasi fisiologica entrare in possesso di quelle informazioni. Era da incoscienti lasciarsi guidare così apaticamente dalle proprie esigenze, lo sapeva, ma sapeva anche di non sopportare l'idea di essere all'oscuro di informazioni così interessanti.

 

Non un attimo di esitazione nell'aprire la porta, stavolta. Non temeva la reazione della Trix. Chiuse in fretta la porta, senza voltarsi.

 

Trovò Darcy rannicchiata nel letto, con un libro in mano. Mandy diede una rapida occhiata alla copertina: era uno di quei libri noiosi sul suo scaffale.

 

«Ehi, ma sei impazzita?» la rimproverò la Trix.

 

Non una risposta, neanche un ghigno o un lieve cenno con la testa. Solo un paio di occhi inquieti: l'ansia era tornata in lei, dopo che aveva percorso metà Torrenuvola a passo affrettato, senza rendersi conto di ciò che aveva intorno.

 

«Allora?»

«E' una trappola?»

«Cosa?»

«Rispondimi, Darcy. E' una trappola?»

 

Vide la Trix osservarla sottecchi. Stava cercando di capire il nesso tra la propria domanda e quella di Mandy. O forse stava cercando di formulare in fretta una risposta convincente per sviare l'argomento.

 

«Tu vieni qui da me a chiedermi se sto fingendo? Sai una cosa? Saprai anche respingere i miei tentativi di leggerti la mente, ma per il resto... mi sembri davvero una strega ingenua.»

«Non m'interessa. Voglio una risposta concreta.» disse, sentendo un nodo al collo ad ogni parola avvelenata che sputava dalla bocca.

«Che differenza fa? Non ti fideresti comunque.»

«Sì, invece.»

«Sono commossa.»

 

Quella fastidiosa ironia che mai le veniva meno non faceva altro che peggiorare la situazione. Doveva sopire la sua rabbia – quando aveva cominciato a sentirla, non se lo riusciva a spiegare – in fretta.

 

«Senti, se ti stessi ingannando, secondo te sarei rimasta a sorbirmi la tua presenza ancora per molto? Ti avrei eliminato.»

 

Ragionamento che non faceva una piega, in fondo. “A volte la sincerità è la migliore delle armi.” concluse, in silenzio.

 

«Va bene. Ti credo.» ammise, sconfitta dall'evidenza.

 

Darcy prese a stropicciare tacitamente la copertina in cartoncino del libro che aveva tra le mani. La conversazione era finita lì, per lei. Lo sguardo fisso sulle parole, senza leggerle, e la sistemazione della coperta in lana sulle gambe volevano suggerire a Mandy di eclissarsi. Sparire, con il suo cattivo umore e le sue brutte notizie, senza che lei avesse intenzione di farlo.

 

«Vuoi sapere perché sono uscita?» disse, non nascondendo l'imbarazzo nel porre un tale idiota quesito.

 

Silenzio, come se non avesse parlato. Non aveva preso in considerazione l'idea che potessero aver scoperto la sua evasione.

 

«Te la dico lo stesso: Torrenuvola adesso è sottochiave. Hanno scoperto il vostro trucchetto, come l'ha definito la Griffin, e ora hanno inasprito le misure di sicurezza.»

 

La Trix abbassò il libro leggermente accigliata. Mandy non seppe dire se la sua confessione la stava annoiando o allarmando. Poi tornò alla sua lettura, diventata all'improvviso più interessante.

 

«C'era da aspettarselo. Avevo detto che era una pessima idea.»

«Pessima idea cosa?» domandò, profittando per sapere di più sul motivo per cui Darcy fosse sola.

«Niente d'importante. Ormai il danno è fatto.»

«Già.» disse, perfettamente consapevole di ciò di cui parlava. «Ora cosa possiamo fare?»

«Le mie sorelle potrebbero già essere dietro le sbarre.» fece Darcy, quasi con afflizione.

«E ti dispiace.»

«No, sono solo... arrabbiata. Insomma, loro avrebbero dovuto già essere qui.»

 

Si fermò. Era evidente che stesse per dire altro e a Mandy spettava la decisione di continuare quella conversazione o meno. La sua coinquilina era forse il più pericoloso individuo col quale avesse mai avuto a che fare, ma non poteva affermare che la fragilità che avvertiva lei per quella delicata situazione era la sola a provarla. Anche Darcy era fragile, spaventata e ferita, a modo suo ovviamente. E questo era un aspetto che Mandy non poteva trascurare.

 

«Sì, me ne rendo conto.»

«Te ne rendi conto?» le rispose aspramente, come destata da un momento di normalità. «Per te è facile: potresti risolvere il problema in un niente, consegnandomi alla Griffin, alle autorità o a chiunque altro.»

«Esatto.»

 

Era vero. Era un'idea presa in considerazione ogni volta che pensava al rischio che correva e regolarmente ricacciata dalla sua coscienza con la stessa facilità per chissà quale motivo.

 

«Devo cambiare le bende.» disse Mandy, guardando l'orologio sulla sua scrivania.

 

Darcy chiuse definitivamente il libro, si mise seduta sul letto ed aspettò che la ragazza tirasse fuori le medicazioni. Scoprì la spalla quanto bastava per permetterle di medicarla.

 

«Non c'è un modo per accelerare la guarigione?» domandò la Trix, seccata come la seconda e la terza volta che Mandy dovette operare sulla ferita.

«Magari ci fosse.» fece l'altra, sinceramente rattristata. «Mi sarei sbarazzata prima di te.» e non trattenne un ghigno.

«E io di te.» e fece una debole risata.

 

Mandy rimase per un attimo sbigottita da quel piccolo sbilanciamento di umore: non aveva posto arroganza o antipatia in quel soffio di ilarità. Non somigliava neanche lontanamente a quegli spasmi insani di divertimento che aveva sentito più volte dalle Trix e questo fece sembrare Darcy più una ragazza che una strega.

 

Chiariamo subito una cosa importante: restare qui non vuol dire diventare amichette del cuore. Una volta fuori da Torrenuvola sarà come se non ci fossimo mai parlate. Intesi?

 

«Attenta con quelle bende.»

 

Con una delle sue dure e secche affermazioni, la bruna subì un ritorno alla normalità. E Mandy ne fu sollevata.

 

***

 

Per un momento le parve di sentire la sua voce in lontananza. Quella voce saccente, che aveva imparato a fare insieme a loro, chiamava insistentemente lei e Stormy. Ai loro nomi si susseguivano altre parole meno comprensibili. Forse le canzonava facendo dei versetti.

 

Si guardò intorno, tentando di individuare da dove venivano quei suoni. Guardò disorientata Stormy, che con un bastone disegnava dei cerchi sul terreno, incurante di tutto.

 

«Hai sentito?»

«Cosa?»

 

Stormy alzò la testa. Il suo viso assopito, con le occhiaie eccessivamente marcate che, prepotenti, avevano resistito al trucco, le suggerì di non fare affidamento alla sua inesistente perspicacia. Non era riuscita a chiudere occhio, troppo rammollita da una certa strega delle illusioni.

 

«Lascia perdere.»

 

Con una sola spinta di polsi, Icy si scostò dal tronco e si diresse a passo sicuro verso l'assonnata sorella.

 

«Abbiamo aspettato fin troppo. Dobbiamo andarcene di qui, in un luogo più isolato.»

«Senza Darcy?»

«Sì, senza lei. Mi ha veramente deluso. Prima si comporta da sciocca sentimentale e poi ci tedia in ogni modo per farci ammettere il contrario.»

«Icy...» la interruppe.

«Cosa?» sbottò.

 

“Non dirlo, sorella. Non deludermi anche tu.”

 

«E se le fosse successo qualcosa?»

 

Voleva arrabbiarsi, avvelenarla con poche parole, com'era solita fare. Darle della rammollita senza aver bisogno di scusarsi subito dopo, con quel tono importante, la sua firma. Tuttavia, forse per la prima volta nella sua vita, il voler fare non fu coerente con le sue azioni.

 

Accartocciò con forza le sue mani in due pugni.

 

«A questo punto è una possibilità da non escludere, ma è altamente improbabile.»

«Dovremmo allargare il campo di ricerca. Questa foresta non può essere il solo luogo dove si trova.»

«Non avrebbe dovuto allontanarsi così, sono d'accordo, ma non possiamo aspettarla. Se la caverà da sola, visto che le piace tanto stare qui.» disse, ignorando il suggerimento della sorella.

«Allora vuoi abbandonarla veramente?»

«Non ricominciare, sorella. La mia decisione è stata presa. Sloggiamo di qui.» e le porse la mano, in attesa di compiere il teletrasporto.

 

Stormy allungò la mano, ma la ritrasse con violenza, portando in dentro il labbro inferiore.

 

«No.» rispose, allontanandosi.

«Come, prego?»

«Rispondi a questa domanda: se tu fossi in pericolo, in grave pericolo, che cosa proveresti se io e Darcy ti abbandonassimo al tuo destino?»

«Divertente.» rise di gusto la strega dei ghiacci. «La mia dolce e sensibile sorellina ha deciso di avere una coscienza. Sei patetica, Stormy.»

«La tua arroganza la farà morire.»

«Non ti permetto di parlarmi così. Se non vuoi venire con me, me ne andrò da sola.»

«Fa' pure, sorella.» la provocò, com'era nella sua natura.

 

Non voleva andarsene. Qualcosa la obbligava a rimanere lì, impalata, a scrutare l'indignata Stormy, cercando il motivo della sua caparbietà. Dovette fare uno sforzo immane ed ammettere che la causa di questo cambio di programma era la possibilità che Darcy fosse ferita, rapita o peggio, idea non esattamente piacevole.

 

Emise un lungo sbuffo. Aveva vinto. Era stata sconfitta dal sentimentalismo e raramente aveva provato un'umiliazione così grande.

 

«Sei tu che ci farai morire, Stormy.» e si sedette sull'erba, ignorando il sorriso compiaciuto della riccia.

 

“Che scema. Se ne vanterà per tutta la vita. Quando ti ritroveremo, Darcy, ti rinfaccerò anche questo.”

 

La prospettiva di essere derisa da Stormy, non certo una gran specializzanda in retorica o arte oratoria, tuttavia, era senza dubbio migliore del rimanere sola.

 

«In fondo hai ragione. Non possiamo rimanere qui, ma non possiamo neanche abbandonarla. Dobbiamo cominciare a cercarla.»

«E dove? Qui intorno non c'è.»

«Ho cercato di mettermi in contatto con lei, ma non rilevo nulla.»

«Bella scoperta, anche io ho cercato di individuarla così. Qui siamo fuori dal mondo, sorella. Per cominciare, dovremmo sapere se l'hanno catturata sotto mentite spoglie.»

«Andiamo a Magix, allora.»

«D'accordo.»

 

Doveva essere impazzita o, peggio ancora, intontita dalla preoccupazione. Stava dando ascolto a Stormy. Di nuovo.

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

 

Ed ecco il tanto atteso (?) nuovo capitolo. Sbaglio o Darcy e Mandy stanno lentamente lasciando alle spalle le apparenze, scoprendo magari che, in fondo, si stanno simpatiche? Lascio a voi i commenti, visto che ho già in mente cosa fare.

 

Bloom, cara Bloom. Poverina, le sto facendo fare delle brutte azioni. Ingannare così il povero Sky? Tut tut, non si fa.

 

E veniamo ad Icy, talmente disperata da far prendere a Stormy le decisioni, con tanta passività. Certo che l'assenza di Darcy fa davvero la differenza.

 

Ringrazio nuovamente chiunque sia stato così forte di stomaco da leggere fin qui.

 

Alla prossima, cari.

 

Baci,

Poison_pen

  
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