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Autore: RedRevenge    30/10/2011    2 recensioni
Tom sospirò e tornò con la fronte sul vetro. Suo fratello l’avrebbe portato all’esaurimento.
Allungò la mano e trovò a tentoni il suo bagnoschiuma, se ne versò una dose massiccia sulla mano e ne riempì tutto il corpo, avendo cura di non lasciare nemmeno una piccola zona scoperta da quel profumo esotico e particolare che portava alla sua mente centinaia di ricordi.
Le sue mani passavano sul petto e un sorriso si aprì sul suo volto, i suoi occhi, anche se chiusi, si illuminarono. Lasciava correre i pensieri iberi, sentiva i brividi corrergli sul corpo pensando a quella giornata che sarebbe diventata perfetta alle 11.00 esatte.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VANIGLIA AMARA
 
Nonostante fossero le tre di notte, Georg non riusciva a chiudere occhio.
I suoi pensieri facevano troppo rumore, erano troppo invadenti.
Quella notte ad Amburgo gli aveva lasciato solo qualcosa per cui valesse la pena sorridere, sentimenti sinceri, un diverso ritmo al battito del cuore.
Eppure era stata come una cometa. L’aveva emozionato per quella notte, poi il giorno dopo era solo un bel ricordo. Tom era partito e lui era rimasto solo coi ricordi.
I giorni erano diventati mesi e la presenza di quella ragazza era diventata indispensabile per lui. La guardava dicendole che lei era tutto per lui, mentre dentro sanguinava per quelle spudorate menzogne. Lei era indispensabile solo per non affogare, solo per non crollare sotto il peso del ricordo di quella notte.
Era una mano tesa dal bordo dell’abisso, chi non l’avrebbe afferrata?
Le notti nel suo letto con quella ragazza erano notti infinite, notti che non facevano altro che aprire ferite sempre più profonde.
Mentiva, mentiva sempre di più.
Sussurrava il suo nome, ma pensava a quel bacio.
Baciava le sue labbra, ma sentiva il vento che aveva sentito su quel balcone.
Sentiva freddo accanto a lei, ma non voleva lei per scaldarsi.
Lei era felice. Sembravano entrambi felici, anche Georg si iniziava ad illudere che in fondo era meglio così. Che era perfetto, che andava tutto bene.
No, non andava bene un cazzo, ma sarebbe migliorato. Doveva migliorare.
Altre settimane, altri baci, altre bugie.
Il sapore delle labbra di Tom svaniva lentamente dalla sua mente.
Il calore del corpo del chitarrista premuto contro il suo era un vago ricordo.
Il suo cuore aveva ricominciato a battere col solito ritmo.
La stringeva a sé sempre più forte e in fondo era lo stesso che stringere chiunque altro, era lo stesso che stringere Tom.
Lei gli aveva chiesto se la loro fosse una relazione, lui aveva risposto sì senza esitare.
Forse senza pensare.
Gliel’aveva chiesto davanti a tutti, avendo cura da farsi sentire dai paparazzi, nell’unica volta in cui avevano osato mostrarsi in pubblico assieme.
Le foto in una settimana erano diventate le più cliccate del web, le ragazzine si disperavano, e lei non faceva altro che chiamare Georg per aggiornarlo su ogni singolo, maledetto giornale in cui comparivano le loro foto.
Poi la chiamata di Tom, l’invito a Los Angeles. Per due settimane i Tokio Hotel sarebbero stati di nuovo riuniti, sarebbe stato tutto come sempre.
In aeroporto Georg l’aveva salutata con un bacio sulla guancia e si era allontanato in fretta, sotto lo sguardo inquisitore di Gustav. Aveva scritto a Tom quello che gli era passato per la testa, senza pensarci due volte. Poi aveva spento il cellulare, nella speranza di riuscire a spegnere anche il cervello.
Ora non riusciva a credere che fosse successo tutto per davvero.
La sera ad Amburgo, i mesi con quella ragazza, le labbra di Tom di nuovo sulle sue.
Era tutto così maledettamente assurdo e privo di senso.
Gustav dormiva beatamente, come tutti in quella casa. Georg si alzò e si diresse verso la cucina, a caccia di qualsiasi cosa che contenesse alcool.
Ognuno ha i suoi antidolorifici. Dolci, cibo spazzatura, sesso senza amore, fumo, alcool. Georg finora aveva rifiutato solo il fumo.
Nel gigantesco frigorifero della cucina trovò solo una bottiglia di birra, della marca che più detestava al mondo, ma era meglio che niente. Cominciò a cercare ovunque un apribottiglie, senza successo.
- Scommetto che nel cassetto in basso trovi qualcosa di interessante.- La voce di Bill lo fece sussultare. Cercò nell’ultimo cassetto in basso e trovò subito quello che stava cercando. Aprì la bottiglia e fece cenno a Bill per chiedere se ne volesse.
Bill scosse la testa e si avvicinò alla mensola appena sopra la testa di Georg per tirarne fuori una scatola di metallo pieno di bustine di the e infusi. Mise una tazza di acqua a scaldare nel microonde e si girò a guardare Georg, appoggiato al bancone della cucina. Georg lo guardò da sopra la bottiglia, ma nessuno disse nulla.
Il microonde annunciò di aver compiuto il suo dovere e Bill tirò fuori la tazza, buttandoci dentro una bustina di the che iniziò ad emanare profumo di vaniglia.
Vaniglia.
Era il gusto preferito di Tom.
Era il profumo della stanza di Tom.
Era il profumo che Tom cercava sul corpo di ogni ragazza.
Era il profumo che aveva Tom addosso dopo il sesso.
Georg strinse la bottiglia prima di appoggiarla con troppa forza sul tavolo.
Bill girava il the con un cucchiaino. Tolse la bustina, aggiunse dello zucchero e continuò a girare, aspettando che arrivassero le parole del bassista.
- Da quando bevi roba così da frocio? – lo apostrofò Georg. Bill alzò gli occhi al cielo e appoggiò la tazza sul bancone.
- Lo sai che mio fratello adora qualsiasi cosa che sia con della vaniglia. –
- Anche Tom è sveglio? – Bill annuì.
- è tutta la notte che parliamo. Ha qualcosa, ma non riesco a capire cosa. –
- Potrei … Potrei provare a parlargli io. – Bill si irrigidì e strinse la tazza di Tom.
- Io sono suo fratello. Sono il suo gemello. Se non dice una cosa a me non la dice a nessuno. – Georg sospirò.
- Bill, forse è qualcosa che non puoi capire. –
- Qualcosa che non … Scusami? – Bill stava diventando rosso in viso per la rabbia.
- Bill non puoi pretendere di entrare sempre nella sua testa! –
- Io sono il suo gemello. Io sono lui! Non c’è mai stato niente, NIENTE, che Tom non mi abbia confidato! E arrivi tu a pretendere di prendere il mio posto! –
- Io sto solo dicendo che forse … -
- Non importa! Non mi importa nulla! Prendi quella tazza e portagliela tu. In fondo sei tu che hai studiato psicologia, no? Ecco, vai a psicanalizzarlo tu. Io me ne vado a dormire. – Bill si allontanò quasi correndo dalla cucina. Fantastico.
Georg guardò la tazza, sapendo a cosa doveva andare incontro.
La prese delicatamente, come se avesse paura di quello che rappresentava, poi si diresse verso la stanza di Tom. Bussò delicatamente e poi entrò.
Tom spalancò gli occhi. Gli occhi rossi e lucidi.
Georg deglutì a fatica a quella vista. Tom piangeva.
- Bill … L’ha fatto lui, ma l’ho portato … L’ho portato io per lui. – Georg si sentiva un idiota, parlava guardando la tazza fumante per non guardare Tom.
- Grazie. – La voce roca di Tom si impossessò del suo petto, stringendolo.
Georg si avvicinò al letto di Tom e gli porse la tazza. Tom la prese, sorseggiando lentamente il the bollente.
- Sei venuto con l’intenzione di dire qualcosa Georg? – Tom sussurrava guardando il pavimento. Georg non seppe rispondere.
- Perfetto. Grazie del the, puoi anche andartene ora. –
- Tom, ma io … -
- Vattene Georg. – La voce di Tom era ferma, i suoi occhi sempre più lucidi facevano bruciare quelli di Georg, specchiandocisi dentro. Il bassista inspirò a fatica e si allontanò. Era sulla porta, ma la voce di Tom non lo fermò.
Chiuse la porta, ma niente cambiò. Nessuno corse incontro a nessuno.
Appoggiò la schiena alla porta e chiuse gli occhi, permettendo per la prima volta alle lacrime di uscire.

  
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