Le mattine estive erano quelle che Layla adorava di più perché le era permesso di dormire fino a tardi. Ma quella mattina venne svegliata presto da urla gioviali che arrivavano dalla strada. Dovevano essere ragazzi. A volte gridavano, altre cantavano e il tutto si mischiava con le risate. Ma la cosa che più la colpì, fu sentire la stessa canzone della notte precedente dalle stesse voci. Si affacciò dalla sua finestra e notò cinque ragazzi che scherzavano animatamente alle 6 del mattino. Avendo perso il sonno, Layla si perse ad osservarli e una malinconia le attraversò il corpo. Vide in quei ragazzi tutto quello che lei non era mai stata per anni e che, probabilmente, non sarebbe mai stata. Spensierati, allegri, in buona compagnia e pieni di vita. Tutto ciò che lei desiderava era solo che quei ragazzi scavalcassero la recinzione della sua villa e la venissero a prendere per portarla via, ovunque desiderassero. Chiunque essi siano.
“hey voi!” la sua voce uscì dalla sua bocca prima che se ne accorgesse. I ragazzi si girarono curiosi e la osservarono. Lievemente imbarazzata agitò solo la mano in segno di salutò che loro ricambiarono subito. “cantate ancora!” urlò nuovamente.
Senza farselo ripetere due volte i ragazzi intonarono una canzone, di nuovo nuova, di nuovo bella. Seduta sul davanzale della sua finestra, ancora in camicia da notte, si perse ad ascoltarli. Le loro voci danzavano nella sua testa, nulla la circondava, nulla poteva spezzare quell’incantesimo.
“cos’è tutto questo baccano?” la sonora voce di sua madre penetrò attraverso i muri casalinghi arrivando fin fuori. Udendola i ragazzi si dileguarono. Solo uno rimase fermo immobile ad osservarla dall’altro lato della recinzione. I capelli neri lasciati scomposti, la felpa logora e un paio di jeans larghi riflettevano la sua natura ribelle. Layla, istintivamente, scese dalla finestra, si calò giù nel giardino e corse fino alla recinzione incontro al misterioso ragazzo. Quando pochi centimetri e li separarono, Layla vide finalmente gli occhi azzurri del tale.
“ciao” disse lui Senza rispondere, continuò a fissarlo. I piedi nudi toccavano l’erba fresca colma di rugiada mattutina, svegliandola completamente.
“chi sei?” chiese prendendo finalmente parola.
“chi sei tu, piccola Scott” rispose enigmaticamente lui, sorridendole. ‘mi ha davvero chiamato piccola Scott?’ pensò. Per nascondere la sua perplessità, tacque e lasciò che il ragazzo parlasse.
“mi chiamo Harry e non ti vedo mai in giro” Si sistemò la vestaglia e si alzò in punta dei piedi per guardarlo negli occhi, ma tacque nuovamente.
“cos’è? Stando sola ti sei dimenticata come si parla?” la prese in giro Harry allargando un sorriso
“mi chiamo Layla e non ti ho mai visto da queste parti” disse decisa lei Non stupito da quell’affermazione, Harry, abbassò lo sguardo ma non la voce.
“io invece ti vedo spesso”
“non esco mai di qui, tranne che per la scuola. Lì sono altrettanto sicura di non averti mai visto”
“certo che no! È per sole femmine!” esclamò il ragazzo.
“dunque dove mi vedi, Harry?” chiese Layla indignandosi per il comportamento dell’estraneo.
“nei miei sogni sei sempre presente, piccola Scott” Lo sguardo del ragazzo si posò sul viso di lei, e parve divertito osservando l’espressione sconvolta che ne appariva lentamente sopra.
“LAYLA” la madre tuonò alle spalle “NON PARLARE CON GLI SCONOSCIUTI”
“credo che sia tempo di andare, ci si vede” sussurrò Harry. Senza lasciarla parlare scappò via di corsa giusto in tempo per lasciare la ragazza sola con la ramanzina della madre.