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Autore: tomlinsoulmate    30/10/2011    3 recensioni
Si accasciò, stanco, sulle candide e fresche lenzuola del letto che lo accolse, appena varcata la soglia della sua stanza d'hotel. Nelle orecchie ancora le urla che, fino a qualche ora prima, lo avvolgevano in tutta la loro forza ed energia; si portò, inconsciamente, una mano all'altezza del cuore e, sorridendo, si leccò impercettibilmente le labbra. Avevano ancora il suo sapore, la sua essenza. Zucchero filato; e nel buio lo immaginò, ancora incredulo, con quegli occhi capaci di far invidia al cielo più sereno. "Ho fatto la cosa giusta", si disse, convincendosene definitivamente. Non poteva più mentire, non poteva più far finta di non provare ciò che, da qualche mese a quella parte, si era reso conto di sentire; quei brividi s'erano insinuati in ogni più piccola parte del suo essere ed era diventato impossibile ignorarli; ed ogni suo minimo tocco non faceva altro che ingigantire quel sentimento, perchè ormai di quello si parlava. Si era innamorato; e quel bacio, così inaspettato, ne era stata la prova.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We'll find a place where the sun still shines




Le prime luci dell'alba illuminano una piccola pianta di gelsomino che, mossa dalla leggera brezza settembrina, cosparge il suo profumo nell'aria circostante; un passerotto vola nel cielo limpido e spruzzato di soffici nuvole bianche che si rincorrono, instancabili; il guaito di un cane che, in lontananza, cerca di richiamare l'attenzione del padrone, spezza quell'alone di magia che solo la tranquillità del mattino può donare; l'immensa stanza color crema, irradiata da un sole che, piano piano, prende il suo posto nel cielo, sembra non essere toccata dalla solità e quotidiana frenesia che, allo scoccare delle sei comincia a riprendere il suo corso.
Il parquet di mogano scricchiola rumorosamente al ritmo lento e trascinato dei suoi passi che, come durante ogni singolo giorno, soprattutto dopo una notte insonne come quella, vengono ostacolati da una delle sue scarpe abbandonate provvisoriamente sul pavimento e dove poi, successivamente, vengono ovviamente dimenticate.
"Ahia! Ma fuck!", mordendosi la lingua per evitare di scombussolare il silenzio della casa, Darren tenta disperatamente e in tutti i modi di raggiungere il ripiano della cucina sul quale, qualche attimo dopo, si appoggia accasciandovisi letteralmente.
Un leggero strato di polvere ricopre la superficie della grande penisola posta al centro della stanza; basta un soffio e tutto torna alla normalità. In attesa dell'imput fisico necessario per raggiungere e recuperare finalmente ciò che da tempo stava cercando di mettere a fuoco, ovvero il suo pc posto all'estremo opposto dell'ambiente, il ricciolo barcolla fino a raggiungere il luogo desiderato e, allungando la mano verso il ripiano pieno d'ogni genere di contenitore, agguanta una bella tazza e tenta di riempirla con l'unico intruglio in grado di farlo ragionare in maniera più producente: caffè, solo - ed esclusivamente - caffè.
Dopo aver consumato con estrema soddisfazione la sua colazione e dopo varie imprecazioni dovute ad aggiornamenti di programmi inutili, finalmente Darren raggiunge il suo obiettivo: connessione remota, wireless..insomma qualsiasi cosa in grado di connetterlo ad internet.



...



Dublino, 3 Luglio 2011.
Ore 20.


I preparativi per lo spettacolo che, da lì ad un'ora, si sarebbe svolto in quello stesso palazzetto, continuavano imperterriti tra corse a perdifiato, urla e crisi di panico; in poche parole un covo di matti sarebbe risultato più tranquillo e sereno di tutta quella frenesia. Darren, nel frattempo, saltellava come suo solito voltandosi di tanto in tanto solo per accertarsi che tutto andasse per il verso giusto e che i suoi colleghi non sprofondassero improvvisamente in uno stato di depressione acuta, tanto da non far più ritorno alla realtà: quello sì che sarebbe stato un grave, gravissimo problema. Lui era stranamente tranquillo anche se, pensandoci bene, non era ancora riuscito nemmeno ad intravedere Chris e stava cominciando a chiedersi dove si fosse cacciato; sentiva uno strano bisogno di sentirlo accanto a sè, come se la sua presenza fosse in grado di cancellare ogni minimo accenno di preoccupazione.
E quel bisogno stava aumentando, quasi fino a sentirlo chiaramente sulla pelle.
"Darren una controllatina dall'otorino ogni tanto, no?", sarebbe potuto saltare in aria per la delicatezza con cui, un'eccitata Lea, aveva cercato d'attirare la sua attenzione, al momento persa in chissà quale mondo parallelo; guardarla come se avesse della gomma da masticare spiaccicata su metà del viso, in quell'istante, gli sembrò la cosa più naturale del mondo.
"La tua esaltazione mi spaventa e mi urta allo stesso tempo, quindi se, per cortesia, riesci a concludere il tuo monologo entro i prossimi due minuti mi faresti un graaaandissimo favore. A proposito sai dov'è Chris per caso? Non l'ho ancora visto oggi e la cosa è piuttosto strana", le chiese lui tentando di non far capire quanto poco poteva interessargli tutto ciò che avrebbe dovuto dirgli.
"Se invece d'insultarmi gratuitamente m'avessi semplicemente fatto parlare t'avrei spiegato che è proprio Chris il motivo per il quale son venuta a cercarti", rispose lei, stizzita.
"Allora spiegami, avanti", disse lui, stavolta pronto ad ascoltarla.
"Ha finito la sua scorta di diet coke e pertanto s'è barricato nel suo camerino minacciando di rimanerci fino a quando qualche anima buona - tu in questo caso - decida di portargliene almeno una lattina" , disse lei per poi andarsene con la stessa velocità con cui era comparsa.
Cercò di riordinare le idee e, come prima cosa, corse per l'intero backstage alla ricerca di quell'unico intruglio capace di rimettere in sesto i neuroni di Chris; una volta trovato ciò che, disperatamente, andava cercando, invertì il senso di marcia e si diresse, a passo svelto, verso la zona occupata dai camerini. Non gli ci volle molto per capire che la diet coke era solo un  pretesto, un diversivo per nascondere la chiara e semplice verità: era preoccupato; e le calde note provenienti dall'interno della stanzetta da cui, da più di mezz'ora, non intendeva uscire, ne erano la prova inconfutabile.
Stava cantando e, il fatto che lo facesse proprio ad un'ora dall'inizio dello spettacolo, non faceva altro che convincerlo che, sì, era preoccupato.
"Chris apri, sono io!", disse battendo delicatamente le nocche della mano destra sulla superficie della porta; aspettò qualche secondo, ma niente, continuava a cantare senza accorgersi di nulla.
"Avanti, ti ho portato quello che volevi, apri!", ripetè, stavolta alzando ulteriormente il tono della voce; ancora nessuna risposta dall'interno.
"So che sei lì dentro e che non hai intenzione di uscire, ma almeno aprimi Chris!", disse quasi spazientendosi per il modo in cui l'amico lo stava bellamente ignorando.
"Potresti bussargli per giorni, ma credo che non ti sentirà mai dato che sta usando le mie cuffie per non essere disturbato dalle prove. Faresti meglio ad aprire la porta, a costo di farlo incavolare come una iena per non averlo avvisato prima di entrare!", lo avvertì Mark, passandogli accanto.
Il suo viso s'inclinò in una smorfia di disappunto; e da quando le prove erano un disturbo? Sì, aveva perso qualche passaggio, non c'era altra spiegazione.
Posò il palmo aperto sul pomello d'ottone della porta, lo girò con decisione ed aprì finalmente la porta; e Chris continuò a camminare, troppo preso dall'intro di Defying Gravity - dal quinto intro di Defying Gravity, ad esser precisi. Indeciso sul da farsi, rimase appoggiato allo stipite in attesa di un segno da parte sua, qualsiasi cosa gli facesse capire che, in un modo o nell'altro, s'era, anche solo vagamente, accorto di lui.
"Da-Darren..ch-che ci fai qui?", chiese Chris voltandosi spaventato.
"Veramente è da un po' che t'osservo..Che c'è che non va?", chiese a sua volta, ignorando la domanda.
"Nulla. Assolutamente nulla", rispose schivo, abbassando appena lo sguardo.
"Non mentirmi Chris, sai che non ne sei capace..", disse lui avvicinandosi quanto bastava per scorgere ogni suo minimo pensiero; i suoi occhi non erano in grado di nascondere nulla, non a lui che li sapeva leggere benissimo, più di chiunque altro.
Gli sorrise. "Avevo bisogno di stare solo, tutto qua", improvvisò il più piccolo, facendo spallucce.
"Andiamo Chris, se proprio devi trovare una scusa riflettici per bene. Prima ti chiudi qui dentro, da solo e poi ti metti a cantare con le cuffie nelle orecchie..insomma, non è da te!", disse cercando nuovamente i suoi occhi, la conferma a tutto ciò che pensava.
"E' l'ultima data Darren, ho i nervi a fior di pelle, serve altro?", chiese quasi sbuffando.
Sorrise, ancora. "Intanto siediti qui, forza! - lo invitò battendo delicatamente il palmo sullo sgabello vuoto accanto al suo - E adesso dammi la mano..", concluse porgendogli la sua, senza una sola parola in più.
"Non capisco. Che significa tutto questo?", chiese spalancando gli occhi, il suo cielo.
"Urla..", sussurrò semplicemente, avvicinandosi.
"Come prego?", chiese Chris aggrottando le sopracciglia.
"Non chiederti il perchè, fallo e basta. -  disse svelto, stringendo la sua mano - Lo farò anch'io insieme a te", concluse poi, con un sorriso.
E lui lo fece. Intrecciò la sua voce con quella di Darren, per l'ennesima volta; si liberò di tutta l'ansia, di tutta la preoccupazione accumulata che, dopo quell'urlo, magicamente, scomparve.
Sospirò sollevato. "Sai sempre come fare", ammise sereno, appoggiando il capo sulla sua spalla sinistra. "Sarà perchè..perchè..", balbettò Darren, osservandolo. "..perchè sei un amico", concluse Chris, sorridendo.
"No, sarà perchè ti amo", pensò lui, invece.



...



"Sono sveglio DC, non mi fissare", pigola Chris aprendo prima un occhio e poi, successivamente, anche l'altro.
"Ma come? Tu lo fai sempre con me eppure non mi sembra di essermene mai lamentato e poi m'hai guastato la sorpresa: volevo portarti la colazione a letto, ma se le cose stanno così..", tenta di dire l'altro sedendosi sul materasso dandogli, però, le spalle.
"..se le cose stanno così, tieni a freno quella lingua ed utilizzala per scopi più piacevoli come..mmh..un bel buongiorno come si deve, ecco!", sussurra piano, avvicinandosi e posando un bacio sulla sua clavicola.
"E sentiamo, per caso dovrei anche perdonarti?", chiede guardandolo di sottecchi.
"Perdonarmi? E per cosa?", domanda a sua volta strabuzzando gli occhi.
"Ieri sera ti sei addormentato durante..durante..aaaaah sì, insomma lo sai benissimo..", risponde in evidente difficoltà.
Seguono attimi di silenzio in cui Darren attende una qualsiasi parola di scuse da parte di Chris e in cui Chris, perso in chissà quale ragionamento, lo osserva senza aprir bocca.
"Perchè sei tutto rosso?", chiede il più piccolo, innocentemente.
"E perchè tu sei tanto cieco da non capirlo?", domanda l'altro, piccato, alzandosi in piedi e raggiungendo la porta.
"Abbiamo registrato tutto il giorno, cantato e ballato. Ero stanco, mica l'ho fatto apposta e, a dirla tutta, sarei anche uno scemo se così fosse. Dai, ti prego, scusami..", strilla Chris, addolcendosi nel finale.
Darren sorride abbandonando la stanza; sa che è dietro di lui, la sua presenza è facilmente percepibile. Saprebbe riconoscere l'elettricità di quegli occhi tra migliaia di altri occhi.
"DC fermati! E non ignorarmi, sai?! Lo so benissimo che mi stai ascoltando! Eddai, ti ho già chiesto scusa, non basta?", esclama volteggiandogli attorno nella speranza di essere calcolato, almeno in parte; ma Darren ha ben altro per la testa, qualcosa che, qualche attimo dopo, si presenta chiaramente agli occhi di entrambi.
"Non ho fatto altro che guardare e riguardare questo video, per tutta la mattina", sussurra voltandosi e, sfiorando impercettibilmente la mano destra di Chris, un sorriso increspa - ancora una volta - le sue labbra.
"Avevi intenzione di farmi morire quella sera, dì la verità", ribatte avvicinando, spontaneamente, il suo viso a quello di Darren.
"No, volevo farti capire che t'amavo, già da prima, già da sempre", confessa lui, annullando, definitivamente, la distanza rimasta.



...



Dublino, 4 Luglio 2011.
Ore 2.


Si accasciò, stanco, sulle candide e fresche lenzuola del letto che lo accolse, appena varcata la soglia della sua stanza d'hotel. Nelle orecchie ancora le urla che, fino a qualche ora prima, lo avvolgevano in tutta la loro forza ed energia; si portò, inconsciamente, una mano all'altezza del cuore e, sorridendo, si leccò impercettibilmente le labbra. Avevano ancora il suo sapore, la sua essenza. Zucchero filato; e nel buio lo immaginò, ancora incredulo, con quegli occhi capaci di far invidia al cielo più sereno. "Ho fatto la cosa giusta", si disse, convincendosene definitivamente. Non poteva più mentire, non poteva più far finta di non provare ciò che, da qualche mese a quella parte, si era reso conto di sentire; quei brividi s'erano insinuati in ogni più piccola parte del suo essere ed era diventato impossibile ignorarli; ed ogni suo minimo tocco non faceva altro che ingigantire quel sentimento, perchè ormai di quello si parlava. Si era innamorato; e quel bacio, così inaspettato, ne era stata la prova.
Si voltò, quasi meccanicamente, verso il comodino sul quale il cellulare, qualche attimo dopo, lo avvisò dell'arrivo di un messaggio. Chris.
« Ho bisogno di sapere, adesso »
E se lo immaginò, ancora, seduto a gambe incrociate su quel letto troppo grande e vuoto, con la consapevolezza che, in un modo o nell'altro, l'unica persona in grado di rispondere alle mille domande affollate nella sua mente era proprio colui che, senza troppi giri di parole, aveva afferrato saldamente il suo viso scatenando lo sbigottimento generale del pubblico e di lui stesso.
Cercò di riordinare le idee pur sapendo che, una volta giunto nei pressi della sua stanza, si sarebbe automaticamente dimenticato ogni singola sillaba. S'infilò le scarpe precedentemente abbandonate sul pavimento e, uscendo nel corridoio, perse un battito; era lì, sul ciglio della sua stanza, appoggiato al muro adiacente.
Si scostò appena per poi chiudersi la porta alle spalle ed appoggiarvisi delicatamente. C'era silenzio, ma i loro sguardi carichi di parole annullavano tutto il resto.
"Sei pentito? No, perchè se è così, puoi anche andartene..", sussurrò torturandosi le mani ed abbassando lo sguardo.
"Vuoi smetterla, per cortesia?", lo ammonì lui, avvicinandosi e cercando i suoi occhi.
"Di fare cosa?", chiese Chris, storcendo lo sguardo.
"Di dire cavolate.. - rispose lui sorridendo sghembo - ..stammi bene a sentire, lo rifarei altre mille volte, anche adesso. Non sono più capace di fingere, questo sentimento sta diventando più grande di me..di te. Io..io ti amo Chris", sputò fuori con tutta la sincerità di cui era capace.
"E allora fallo..baciami", concluse fiondandosi tra le sue braccia.



...



"E' già passato un anno", ammette Chris con lo stralcio di un sorriso osservando, ancora una volta, lo schermo del pc aperto su youtube sul loro primo vero bacio.
"E la promessa io non l'ho scordata, quindi svelto, vestiti prima che cambio idea!", pigola Darren alzandosi e posando le mani sui fianchi.
"No, aspetta un attimo..oddio, dimmi che non è uno scherzo!", esclama l'altro strabuzzando gli occhi, felicemente sorpreso.
"No che non lo è..Ci ho messo una vita e mezza per trovare quel disegno (*) che avevi fatto quella notte. Poi un giorno mi spiegherai il motivo per il quale l'avevi nascosto nel mobiletto in bagno", chiede con la classica espressione di disappunto dipinta sul viso.
"Lunga, anzi lunghissima storia, ma adesso non c'è tempo, dico bene?", domanda Chris già diretto verso la camera da letto.



...



Dublino, 4 Luglio 2011.
Ore 5.


Si voltò con l'impressione di essere osservato e, quando riuscì ad aprire gli occhi e ad abituarsi alla flebile luce della lampada, trovò i suoi, il suo sorriso; era seduto a gambe incrociate, tra le mani un piccolo taccuino ed una semplice matita. Lo guardò di sbieco per poi tornare a portare la sua attenzione a ciò che, fino a qualche prima, stava facendo.
"Perdonami, non volevo svegliarti", sussurrò piano, lasciandogli un tenero bacio sulla tempia sinistra.
"Non è sicuramente questa la cosa che mi preoccupa maggiormente. Che ci fai sveglio a quest'ora?", chiese sporgendosi tanto quanto bastava per sbirciare tra quelle pagine.
"Non riuscivo più a prender sonno, mi son messo a scarabocchiare qualcosa e m'è venuta un'idea", rispose lui, raggiante.
"Sentiamo, son curioso adesso!", pigolà l'altro, pronto ad ascoltarlo.
"Tra un anno esatto, se noi saremo ancora qui..cioè, voglio dire, insieme..voglio un tatuaggio, uno uguale per entrambi, voglio questo. Un modo per ricordarci da dove è cominciata. - disse porgendogli il libretto - Me lo prometti?", chiese infine, posando il capo sulla sua spalla.
E nonostante avesse una fottuta paura di tutto ciò che riguardava aghi e simili, osservandolo, non seppe dirgli di no.
"Sì piccolo, te lo prometto", concluse sorridendo.



...



"Posso essere completamente sincero, adesso?", domanda Chris, sorseggiando il suo caffè, con una leggera smorfia di dolore dipinta sul viso.
"Ti ha fatto male, non è così?", ridacchia l'altro sfiorando impercettibilmente la sua mano.
"Da morire..Però ora, più che mai, sono convinto di una cosa", afferma con sicurezza sotto lo sguardo confuso di Darren.
"E di che cosa? Se posso saperlo, ovviamente", chiede sporgendosi verso il lato opposto del tavolino.
"Di aver trovato il posto dove il sole splende ancora, con te", conclude incatenandosi al connubio perfetto delle loro labbra, unite.





Note dell'autrice:

(*) Il disegno citato nella storia, ossia il tatuaggio, è questo: http://i39.tinypic.com/u515v.jpg

Oh mamma, ancora non ci credo..Ce l'ho fatta :3
La mia prima CrissColfer, che emozione :')
Non ho niente di troppo importante da dire. Spero solo che vi sia piaciuta e, vi prego, siate clementi, è pur sempre la prima xD
Dedicata ad Alis, la piccola - ma grande - donna che con taaanta forza e coraggio m'ha aiutato fin dagli inizi (e fidatevi ero parecchio in crisi LOL)
Detto questo, basta, grazie. Semplicemente grazie a tutti :)

Un bacio.

Martì.
  
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