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Autore: _CodA_    31/10/2011    5 recensioni
Sono passati due anni dalla fine del liceo e purtroppo le strade di Santana e Brittany si sono separate, ma non i loro cuori...
Ritrovandosi, riusciranno a mettere da parte il passato e gli errori commessi? Ogni capitolo è accompagnato da una o due canzoni che rispecchiano, con le loro parole, la situazione delle due protagoniste.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aprì lentamente gli occhi: entrambi, poi li richiusi; ne riaprì uno e poi di nuovo insieme.
La realtà mi stava con calma strappando al sonno, al sogno, e riportando a sé infelicemente.
Non volevo ritrovarmi faccia a faccia con la dura verità.
Così come lentamente aprivo gli occhi e riprendevo conoscenza, lentamente compresi dove mi trovavo, a chi appartenessero quelle braccia, e quel calore.
Sentivo un leggero peso sulla mia schiena, poi sulle mie spalle e un’aria calda che mi teneva stretta, mi circondava, imperturbabile.
Brittany era praticamente distesa su di me in un abbraccio che voleva chiaramente dire – non scappare..-
Sentivo il suo seno spingere contro la mia schiena, le sue gambe attorcigliate alle mie.
Il suo braccio destro disegnava il mio per intrecciare all’estremità le nostre dita,
che avevo fissato fino ad un attimo prima di cedere alla stanchezza;
il suo braccio sinistro era scomodamente piegato sulle nostre teste,
mi aveva carezzato dolcemente i capelli fino ad un attimo prima di cedere anche lei.
Era come un dolcissimo koala, e mi sentì onorata di essere il suo albero di eucalipto.
Attentamente mi girai su me stessa per averla davanti agli occhi e poterla guardare nella sua totale bellezza.
I capelli leggermente arricciati e lunghissimi erano ovunque: sul cuscino ed oltre, sulle spalle, di entrambe.
Ed ebbi l’urgenza di sporgermi verso di lei e baciarle la punta del naso.
Perché era dolcissima, era da coccolare. Ma decisi di ricoricarmi tra le sue braccia, sprofondando il viso nel suo petto, cercando il battito del suo cuore con l’orecchio.
Quando l’ebbi trovato però l’avevo svegliata e in parte ne fui felice.
Si aprirono due pozze di azzurro sincere e leali.
Io allora non potei fare a meno di alzare nuovamente la testa, guardarla negli occhi come per ottenere il permesso e poi baciarla, leggermente, sulle labbra.
Un tocco appena accennato che però ci scosse entrambe vistosamente.
Era passato davvero tanto tempo..
 
I wish nothing but the best for you 
 
Anche lei mi guardò, sentendo la forza di quel bacio scorrere nelle vene, negli istinti e chiedere di più. Capiva dal mio sguardo un po’ perso, vagamente malizioso, ma soprattutto spaventato, che quel tocco era solo l’inevitabile ciglio di un precipizio troppo profondo.
Cadere era facile, le probabilità di restarne vivi e risalire veramente poche.
Ma io non volevo rovinare nulla.
La guardai silenziosa, cercando così di farle capire cosa non riuscivo ad esprimere a parole.
I miei occhi erano lucidi, innamorati, inebriati di lei, bramanti eppure sconfitti.
Il suo sguardo fisso ed imperturbabile non mi lasciava andare, non sembrava dare segni di comprensione.
Ma poi vidi una lacrima solcarle consapevole il viso; fece luccicare la guancia sinistra per poi andare a bagnare il cuscino sotto di noi.
Aveva compreso. Aveva ascoltato i miei occhi e ora sapeva che.. mi tiravo indietro. Nonostante l’amassi con tutte le mie forze, con tutta me stessa, stavolta non avrei combattuto per averla; la lasciavo andare. Lasciavo che fosse felice così, con il suo destino, con il suo destinato uomo, con la nostra destinata lontananza.
E le auguravo il meglio, salutandola così.. in un abbraccio prolungato, durato una notte, in un bacio lentamente fugace.
Le sussurravo addio con gli occhi bagnati, un tremolio nelle labbra e un bruciore stretto alla gola.
Le dicevo addio senza staccare i nostri corpi, che si erano ritrovati più velocemente di come noi avessimo saputo fare con le parole.
Il mio corpo, così perfetto accanto al suo, così in simbiosi, così a suo agio, si adattava perfettamente al suo; ne formavano insieme uno nuovo ancora più bello.
Sapevo che dovevo dire addio a tutto questo, solo…  mi sarebbe mancato il suo profumo.
Mi sarebbe mancato il nostro essere insieme.
Lentamente, come se il tempo scorresse all’indietro moltiplicando i secondi, la mia mano sinistra si alzò per andarsi ad adagiare sulla sua guancia destra.
In modo delicato e dolce le mie dita scorsero sulla sua pelle, carezzando teneramente quella rosea collinetta paffuta e accaldata.
Non mi ero accorta di star piangendo. Sentì subito il bisogno di rassicurarla, sapendo che vedendomi così avrebbe potuto pensare alla mia codardia, ad un mio ripensamento.
Sorrisi, tentai di abbozzarne uno, ma quello stupido tentativo non fece che rattristarla ancora di più.
Guardò le mie labbra costrette in una curva di consolazione, falsa, totalmente in contrasto con i miei occhi tristi, con le mie lacrime acide e le grida disperate d’addio che assaltavano la sua guancia tra le mie dita.
Fu questo costruito contrasto che probabilmente la fece cedere e trasformò il suo viso in una tragedia.
Vidi i suoi occhi inondati di lacrime, come i miei, mentre io la carezzavo, le sorridevo, e lei mi teneva stretta, i nostri corpi schiacciati, le sue braccia attorno a me, sulla mia schiena.
L’urgenza di consolarla ancora di più, meglio di prima, anche se ero io quella che sarebbe rimasta sola, priva di nulla se non il dolore.
Mi sforzai di sorridere più sinceramente, cercando di coinvolgere gli occhi, ma sentendomi stupida lasciai che accadesse il contrario: furono gli occhi a coinvolgere la bocca e le mie labbra impersonarono una smorfia.
“Mi dispiace..” sussurrai, per non essere stata in grado di mentirle, di dirle che tutto sarebbe andato bene, per essermi tradita.
Pianse senza però emettere alcun rumore.
Strinse gli occhi forte forte, probabilmente volendo evitare che io la guardassi così.
Immaginai la sua tristezza derivasse dal fatto di avermi procurato tanto dolore, di non essere riuscita a costruire un’amicizia abbastanza solida da poter superare questo, dal fatto che ero io a doverla consolare dopotutto, e mi sentivo io in colpa per non riuscirci.
Riaprì le palpebre più bagnate di prima, gli occhi leggermente arrossati mi trasmisero il suo dolore e mi colpirono più forte.
Dovevo dire qualcosa… dovevo dire qualcosa… ma cosa?
Riuscivo solo a pensare a quanto fosse bella, mentre ancora la mia mano le stringeva la guancia, anche dopo aver pianto. E a quanto la amassi.
Se le avessi detto esplicitamente che stavamo ponendo la parola fine al nostro rapporto ne sarebbe morta, e io con lei.
Dovevo trovare il modo di parlare e mentire, mentire spudoratamente per il bene dei nostri cuori e delle nostre vite, per consolare la nostra piccola speranza senza però incrementarla.
Dovevo prendermi cura di lei, ora più che mai, per l’ultima volta.
“ci rivedremo sai?” iniziai sentendo la voce tremare ma gli occhi sicuri su di lei “in un posto che solo noi conosciamo.. andremo lì e ci ritroveremo, un giorno.”
La vidi tirar su col naso, interrompere lentamente il pianto, come se quelle parole l’avessero tirata un po’ su, ma non convinta del tutto.
“E come faremo a sapere dove andare? Come saprò che quello è il nostro posto?”
Le sorrisi dolcemente, facendo di tutto intanto per far scomparire le lacrime.
“Lo saprai e basta.. vieni qui..”
Con una mano dietro la nuca la avvicinai a me, cercando di cullarla e riparare il suo viso nel mio petto, una semplice ed ultima volta.
I suoi capelli biondi tra le mie dita, il suo viso, improvvisamente piccolo, schiacciato contro di me.
So…” iniziai lentamente “…why don’t we go…  somewhere only we know…” cantai in un sussurro con la voce rotta dal pianto, soffiando sui suoi capelli chiari, come se ci fosse un pianoforte ad accompagnarmi nel nostro abbraccio: nel nostro addio, nella nostra ultima canzone. 



Piccola nota:
un pò struggente? un pò troppo? xD scusate!

canzoni:
- "Someone like you"  di Adele
- "Somewhere only we know" dei Keane

  
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