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Autore: xenascully    31/10/2011    2 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Gibbs aveva passato la maggior parte del resto della notte nella stanza degli ospiti. Tony non aveva più detto niente, ma si era calmato, considerevolmente, grazie alla presenza di Gibbs. Aveva avuto intenzione di rimanere solo fino a che l’uomo più giovane non si fosse addormentato. Ma alla fine si era addormentato anche lui, seduto con la schiena contro la testiera.

Fu solo quando il suo orologio interno lo svegliò alla 0500 in punto, che capì cos’era successo. In silenzio era uscito dalla stanza, non volendo far pensare a Tony che fosse rimasto. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era pensare che Gibbs credesse che fosse necessario che qualcuno rimanesse con lui.

Perciò scese al piano di sotto, mise su del caffè, e mentre quello si scaldava, decise di farsi una doccia per poi vestirsi. Si sentiva fiacco quel giorno. Non che la cosa derivasse da mancanza di sonno, o dalla posizione scomoda in cui si era addormentato. Aveva dormito in posti peggiori. La cosa derivava dall’essere stato gettato in quel maledetto seminterrato.

Dopo le 0630 Tony si fece finalmente vedere al piano di sotto. Gibbs era in divano, piegato sopra un vecchio caso adagiato sul tavolino da caffè lì davanti, e con in mano già il terzo bicchiere di caffè. “Buongiorno, Capo.” Disse, grattandosi il retro della testa andando in cucina passando per il salotto. “C’è del caffè?”

“Sempre.” Gli disse Gibbs. “Sei riuscito a dormire?”

“In realtà, sì.” Replicò lui dirigendosi verso la dispensa per prendere un bicchiere. “Per fortuna senza più sognare.” Gibbs annuì, osservando l’Agente più giovane che si versava del caffè e ci metteva dentro un’eccessiva quantità di zucchero e latte. “Mi ‘spiace di averti svegliato, a proposito.”

“Nessun problema.” Gli disse Gibbs. “Mi sono rimesso a dormire dopo.”

“Lo stesso.” replicò entrando in salotto andando a sedersi in poltrona. “Non avresti dovuto svegliarti a quel modo.”

“Penso di essermela cavata meglio di te.” Ritorse lui, sollevando un sopracciglio. “Vuoi parlare del sogno?”

Tony lo guardò sorpreso. “Vuoi ascoltarlo?”

“Qualcuno dovrebbe.” Replicò lui, prendendo il bicchiere di caffè. “Sta succedendo qualcosa in quella tua testa, e forse dovresti parlarne invece di tenertela da parte per quando vai a dormire.”

“Gli incubi, posso sopportarli…in genere.” Disse lui. “Ho sempre avuto gli incubi. È il panico a cui non sono abituato. E sono piuttosto sicuro che sia quello a peggiorare tutto, perché comincia nel sogno; mi rende difficile riuscire ad occuparmene.”

“Per questo dovresti parlarne.” Gli disse Gibbs. “Ti serve un modo migliore di occupartene, e se riesci a trovarlo prima di andare a dormire, allora magari il tutto non sarà così intenso.”

“Cos’è, stai prendendo lezioni da Ducky, adesso?” Sogghignò.

Gibbs sorrise di rimando. “Ogni tanto lo ascolto. Non cambiare argomento.”

Tony roteò gli occhi, anche se il sorrisetto che aveva sulle labbra non scomparve. Bevve un sorso dal suo caffè, sperando che Gibbs lasciasse perdere quello che stava cercando di fare. Ma lo sguardo del suo Capo non si arrestò. Sospirò, appoggiando il bicchiere sul tavolo.

“Quello che mi hai detto, la scorsa sera, su quello che sarebbe successo se non avessi accompagnato Berk,” cominciò “il mio cervello ha pensato di vedere come sarebbero andate le cose, come fosse un normalissimo caso. E per mia fortuna, mi ritrovo ad avere un primo posto per lo spettacolo, con tanto di HD e sistema surround. Era questo il mio sogno.”

Gibbs rimase in silenzio per alcuni momenti. Poi parlò, inclinando di lato la testa. “Imparato niente da quel sogno?”

Tony sollevò le sopracciglia. “Intendi, a parte il fatto che probabilmente andrei via di testa se vi perdessi?” Gibbs continuò a fissarlo moderatamente, facendo capire a Tony che, in effetti, intendeva qualcos’altro. “O il fatto che…avevi ragione? Hai sempre ragione…perciò dovrei fidarmi delle tue parole. E l’ho fatto, davvero.” Gli disse. “Perché se non fosse stato così, non credo che quel sogno sarebbe stato così reale.”

“Lo sai che col nostro lavoro è un rischio; venire uccisi.”

“Sì, lo so, Capo. Certo che lo so. Non significa che sarò mai pronto, e non significa che io non possa fare il mio lavoro o che in un qualche modo io sia controllato da quella possibilità. Ma quando non sto lavorando, quando sono da solo e rifletto su quei pensieri, mi faccio soggiogare. Non posso farci niente; non ho mai potuto farci niente.”

“Allora forse è il caso di vedere qualcuno in proposito.”

“Capo…”

“Solo perché la cosa non sta influenzando il tuo lavoro, non significa che tu la stia controllando.”

Stavo già vedendo qualcuno.” Gli disse. Gibbs strinse gli occhi. Sapeva che Tony si era lasciato sfuggire per caso il fatto che era andato da un terapista. Ma non glielo aveva mai detto apertamente in faccia. “Non è per quella cosa specifica, ma non è che non sappia che ho qualche problema.”

“E quello non ci rientra?”

“Beh, ora sì, immagino…”

“Anche se questa…asma è temporanea.” Gibbs gesticolò con la mano. “Non significa che devi permetterti di non dormire la notte, solo perché nessuno vede mai quella parte di te.”

“Mi prescriverebbero solo dei medicinali, Capo.”

“Come fai a sapere cosa faranno, se non dici loro nemmeno cosa sta succedendo?” Chiese. Gli occhi di Tony saettarono brevemente per la stanza. “Dev’esserci qualcosa, Tony. Puoi sempre rifiutare di prendere delle medicine, ma non puoi ignorare il problema e pensare che le cose miglioreranno da sole. Non funziona così.”

“Che eufemismo.” Tony soffocò una risata.

Gibbs non poté trattenere un leggero sorriso. “Puoi farcela, DiNozzo.” Gli disse. “Come riesci a fare qualunque cosa ti metti in testa.”

“Grazie, Capo.” Abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato.

Gibbs diede un’occhiata nel suo bicchiere quasi vuoto, e decise di andare a prendere dell’altro caffè. Ma dopo essersi alzato, un dolore acuto gli esplose in testa. Tony alzò lo sguardo quando sentì il gemito di dolore, e vide Gibbs con la mano premuta contro la ferita alla fronte; gli occhi serrati.

“Capo?” Tony si alzò. “Stai bene?”

“Sì…mal di testa.” Disse. Poi gli cadde di mano il bicchiere di caffè, che rotolò a terra. Tony guardò, con orrore, come Gibbs improvvisamente collassò a terra; il suo corpo che prima si irrigidì e poi venne travolto dalle convulsioni.

“Gibbs!” Tony accorse al suo fianco, voltandolo e stringendolo saldamente dove si era inginocchiato a terra…

  
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