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Autore: Andry_    31/10/2011    4 recensioni
Dramione. Hermione e Draco sono gli unici ad aver fatto ritorno ad Hogwarts dopo la sconfitta di Voldemort e la fine della seconda guerra magica. I due ragazzi, da sempre nemici, trovandosi soli e spaesati in quella che per entrambi era la loro casa, trovano nell'altro l'unica persona che li può capire. Accomunati da questa situazione, capiscono di poter fare affidamento l'uno sull'altra, trovando così la forza per andare avanti, insieme.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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1.


La pioggia scendeva fitta tamburellando sul davanzale della finestra. Le gocce scorrevano sulla fredda superficie di vetro della finestra della sua stanza. Era un cupo sabato pomeriggio d'autunno, uno qualunque ad Hogwarts, ed Hermonie era stesa sul suo letto, pensierosa. Voldemort era stato sconfitto, eppure lei proprio non riusciva ad essere felice. Si era sempre detta che, una volta vinto, tutto sarebbe tornato normale, esattamente come prima dell'inizio della guerra. La realtà dei fatti, però, era molto diversa perché, pensandoci bene, non c'era mai stato niente di normale nella sua vita dall'arrivo ad Hogwarts. Fin dal primo anno si era trovata ad affrontare il male fatto persona, ad aiutare Harry a compiere il suo destino, ed ora che era tutto finito la sua vita le sembrava quasi vuota. Dopo la battaglia era l'unica dell'allegra combriccola ad aver scelto di tornare a scuola per prendere il M.A.G.O. per cui aveva tanto studiato nel corso degli anni, ma ora quasi rimpiangeva di non aver già intrapreso la carriera al Ministero con gli amici. Era sola in quella torre, sola anche se, a pochi metri da lei, nella Sala Comune, decine di Grifondoro chiacchieravano allegramente. Era sola perché nessuno era come lei li dentro, nessuno sapeva davvero come si sentiva, cosa provava ogni qual volta chiudeva gli occhi e rivedeva nella sua mente la morte di alcuni amici la sera dello scontro finale. Girava per i corridoi della scuola e si vedeva salutare da gente che nemmeno conosceva, era popolare, il sogno di ogni ragazza, ma non il suo. Il suo sogno era quello di poter tornare a otto anni prima, quando tutto era cominciato, e rivivere ogni singolo istante passato con i suoi amici di sempre, con Harry, con Ginny, con Ron. Ron, già, proprio lui, l'amico di cui si era innamorata, il ragazzo che, ora che lei aveva così bisogno di un suo abbraccio, non c'era. Aveva così voglia di vederlo, ma si chiedeva se anche per lui fosse la stessa cosa, visto che, nell'ultimo periodo, i contatti tra loro si erano fatti sempre più radi. E se avesse conosciuto un'altra più bella, simpatica, intelligente di lei e se ne fosse innamorato? Scosse la testa, come per ridestarsi da quello stato di trance in cui era finita. Non voleva pensarci, non doveva pensarci, l'avrebbe fatta sentire solo peggio, e in quel momento l'unica cosa di cui aveva bisogno era un briciolo di felicità. 

 

 

Tornare a scuola, che pessima idea. Ogni secondo che passava rimpiangeva sempre più quella decisione presa soprattutto per compiacere sua madre, che tanto desiderava tornare alla vita normale dopo tutto quello che era successo. Si guardò allo specchio per qualche secondo. Il suo viso portava i segni del dolore, della sofferenza, dell'umiliazione che ogni giorno provava uscendo dalla sua stanza. Tutto il rispetto che aveva conquistato gli anni precedenti era svanito completamente, ormai anche il più insignificante Tassorosso del primo anno non aveva più paura di lui, ma, anzi, osava tenergli testa. Si sentiva insignificante, uno qualunque, proprio lui che uno qualunque non lo era mai stato. Quanto avrebbe voluto essere morto quella notte, durante la battaglia, sarebbe stata un'uscita di scena degna della persona che era, della reputazione che aveva, non sarebbe diventato una totale nullità. Che amarezza. Era diventato uno sfigato, un emarginato, proprio come quelli di cui solitamente si prendeva gioco. Si sentiva patetico. Patetico e solo, completamente solo. Non che avesse mai avuto tanti amici, lui era più un leader, un'anima solitaria che trattava tutti come inferiori, ma in quella scuola era riuscito a trovare qualcuno di cui potersi fidare, su cui poter contare, qualcuno che avrebbe fatto di tutto per lui, che gli era rimasto a fianco anche durante la battaglia, qualcuno che era addirittura stato disposto a dare la vita per aiutarlo. Un pensiero corse subito a Tiger e una lacrima solitaria solcò il suo viso spigoloso prima di morire sulla punta del mento. Lui, Goyle e Zabini erano stati gli unici veri amici che avesse mai avuto, gli unici a cui volesse davvero bene oltre alla sua famiglia. Già, perché in fondo anche lui, il terribile Draco dagli occhi di ghiaccio come la sua anima, aveva dei sentimenti, aveva un cuore, anche se la gente spesso sembrava dimenticarselo. Quante volte era stato accusato di essere il responsabile per la morte di altri studenti, era considerato quasi peggio di Voldemort stesso, quando, in verità, non aveva mai ucciso nessuno. Ma alla gente questo non importava, lui era il colpevole di tutte quelle morti, come se avesse scelto lui di nascere figlio di un Mangiamorte. Già, perché a quello non pensava nessuno. Nessuno capiva che non aveva avuto scelta, che se non avesse fatto quello che Voldemort gli chiedeva l'avrebbe pagata cara, sarebbe stata la fine, per lui, per la sua famiglia, per la ragazza che amava. 

  
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