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Autore: midorijpg    31/10/2011    4 recensioni
Salve!
Ecco, questa ff è venuta fuori da un sogno che ho fatto...rendetevi conto della mia demenza.
Enjoy!
Dal primo capitolo:
"Dovevo incontrarlo, sentivo di potercela fare.
Niente mi avrebbe fermato, in quel momento.
Pochi secondi dopo, però, era sparito.
Guardai freneticamente a destra e a sinistra, senza successo.
Ero dietro al palcoscenico: c'erano tante persone, sembravano tutte indaffarate e nessuno sembrava fare caso a me, una fan completamente sconosciuta, infiltratasi di nascosto dietro le quinte per seguire un angelo fuggevole.
"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 A Midsummer Night's...Reality

Act Two

Si alzò e mi venne vicino.
Ad ogni passo che faceva, pensavo: "Adesso muoio. Adesso muoio.", ma non successe, per fortuna.
Quando fu ad un centimetro da me, mi sussurrò:
- Ti aspettavo. -
Arrossii copiosamente. Perché proprio io?
Mi prese la mano e, appena sentii la sua pelle toccare la mia, ebbi un fremito.
Mi sorrise come se fossi un'amica che non vedeva da tanto tempo, mi fece fare qualche passo e poi mi fece sedere accanto a lui.
Per un po' restammo a guardare le stelle; o, almeno, per una parte questo è quello che feci credere a lui.
All'inizio, con gli occhi fissi sul firmamento, pensavo.
Pensavo a me, alla figura di merda che avevo fatto poco prima con John, che mi aveva fornito l'aiuto più prezioso degli ultimi venti minuti.
Pensavo a Roger, al fatto che lui fosse veramente lì, al mio fianco, all'occhiolino che mi aveva rivolto durante il concerto, alla sua bellezza devastante che mi mandava in estasi.
Pensavo a quello che avrebbe potuto succedere dopo.
Che avrebbe fatto Roger, una volta che mi fossi seduta vicino a lui?
Che cosa avrei fatto io, soprattutto?
Sarei morta dall'emozione?
Gli sarei saltata addosso?
O sarei rimasta calma, lì, al suo fianco, a godermi il cielo stellato?
Voltai lo sguardo su di lui, senza farmi vedere. Era anche più bello di come appariva sul palco.
Si era cambiato: portava un paio di pantaloni di tela nera, una maglietta con sopra stampato il logo di Flash Gordon e una giacca di pelle nera.
Se prima sembrava un angelo diurno, adesso si era completamente trasformato in un demone notturno che ti ammaliava con il suo fascino tenebroso. Tutto questo, se non fosse stato per la lucentezza dei suoi capelli biondi e la sua pelle bianca che risaltava sul nero che lo rivestiva.
Regnava un silenzio funereo tra noi.
Lui era completamente rilassato, con un sorriso sul volto, continuava a guardare il cielo. Al contrario, io incominciavo ad agitarmi, il mio sguardo vagava in tre punti: la luna, Roger, per terra. La luna, Roger, per terra.
Ad un certo punto, per rompere il ghiaccio, riuscii a mormorare:
- È stato bello, il concerto. -
Roger si girò verso di me, inquadrandomi con i suoi enormi occhi azzurri.
- Davvero? Ti siamo piaciuti? - chiese.
Io annuii timidamente.
- Questa è stata la prima volta che ho assistito ad un vostro concerto, sono una vostra fan praticamente da sempre e...devo ammettere che nella mia vita non ho mai visto un'esibizione così bella e non ho mai provato emozioni così profonde come quelle che mi avete scatenato questa sera. -
Improvvisamente spalancai gli occhi e serrai la bocca.
Cioè, ero stata veramente io a disporre tutte quelle parole in fila davanti ad un angelo caduto sulla Terra come lui? Che record!
- Scusa, mi sono lasciata andare. - mormorai abbassando lo sguardo.
- No, - mi disse, alzandomi il mento verso di lui con due dita. - non devi scusarti. -
Come sentii quel contatto sulla pelle, seppure lieve, il cuore riprese a battermi forte.
- Ci sono abituato. - aggiunse.
- A cosa? -
- Alle persone che si lasciano andare. - sussurrò guardandomi intensamente e accarezzandomi la guancia con la mano.
Spalancai gli occhi e arrossii, allontanandomi con il viso dalla sua mano tentatrice.
Lui, a quella mia reazione, non rimase deluso; anzi, mi guardò comprensivo.
Dopo alcuni attimi di silenzio, mormorò ancora:
- Ti ho osservata durante il concerto. -
Ma chi l'avrebbe mai detto?!
- Eri bellissima. E lo sei anche adesso. - riprese avvicinandosi ancora di più a me.
La sua voce era graffiante più di un rasoio, riuscivo a sentirla sfiorarmi la pelle, inoltrarsi nel mio cervello e farmi sciogliere i muscoli.
Era spaventosamente sensuale.
- Lo pensavi davvero? - balbettai.
- Lo penso in questo preciso momento. -
La sua voce era ormai ridotta ad un soffio e il suo viso si avvicinava sempre di più al mio. Non avevo il coraggio di muovermi.
Improvvisamente, le mie corde vocali riuscirono ad uscire da quella eccitante paralisi e dissi, senza neanche accorgermene:
- Anche tu lo eri. -
Lo guardai. Un lato del suo viso illuminato dalla luna, i lati della sua bocca inarcati in un sorriso furbo, la sua mano sinistra nuovamente sulla mia guancia. I nostri piedi, alla fine delle nostre gambe distese, si sfioravano appena, le mie umili All Star sembravano quasi avere paura di lui.
- Cioè, - spiegai, continuando a balbettare. - anche tu eri bellissimo durante il concerto. Non è che non lo sia anche adesso, ma... -
Non mi lasciò neanche finire la frase che sentii di colpo le sue labbra morbide sulle mie.
A quel gesto, restai per qualche secondo con gli occhi spalancati, e il mio cuore perse almeno una ventina di battiti. Poi mi ripresi poco alla volta, ritornai alla realtà e mi godetti quel bacio più che potevo. Teneva le mie labbra tra le sue, senza pretendere troppo. Solo cercava di attirarle sempre più verso di lui, come se me le stesse succhiando, ma in maniera delicata, passionale e non troppo violenta.
Ad un certo punto, le mie braccia riacquistarono la mobilità. Con la mano destra gli accarezzai il viso e feci affondare l'altra in quel campo di grano senza papaveri che aveva al posto di una normale chioma capelluta. La sua pelle era morbida e liscia come un cuscino di velluto; i suoi capelli erano soffici e fragranti sotto le mie dita, che scorrevano abili tra di essi. Sembravano lasciare una scia dietro di loro, proprio come una persona che corre in uno sterminato campo di grano sotto il sole di agosto.
Non so per quanto tempo durò quel semplice bacio, so solo che dopo un po' mi staccai da lui, molto delicatamente. Avevo ancora il suo gusto in bocca e con gli occhi chiusi mi godevo il suo respiro calmo che mi inondava le labbra.
- P-perché l'hai fatto? - balbettai sottovoce.
- Non lo so. - rispose lui sicuro. - Forse perché mi piaci, e anche tanto, o forse perché non vedo l'ora che tu ti lasci andare un'altra volta. -
Lo guardai con uno strano sorriso sulle labbra.
- Ti piace sentirmi parlare? - azzardai.
- Mi piaci quando non capisci i doppiosensi. - sussurrò lui perfido, accarezzandomi il mento.
Ridacchiammo, poi Roger si avvicinò ancora a me per darmi un altro bacio.
- Aspetta. - lo fermai mettendogli un dito sulle labbra.
- Che c'è? - mi chiese perplesso.
- È che non so se riesco a sopravvivere ad un altro attacco cardiaco come quello di pochi secondi fa. -
Rise di gusto, poi si sdraiò a terra e mi invitò vicino a lui.
Una proposta che non si può rifiutare, mi dissi, perciò obbedii e mi accoccolai al suo fianco, con la testa appoggiata sul suo braccio.
Per un po' restammo in silenzio, ognuno di noi guardava le stelle, intento in profonde riflessioni.
Dio, che bacio!
In quel momento non riuscivo a pensare ad altro. Certo, sapevo che non avrei più avuto un'occasione come quella e che, al contrario, Roger poteva averne quante ne voleva, ma dovevo cogliere l'attimo e godermi quell'angelo in terra finché potevo. Perciò me ne fregai altamente sul fatto che Roger potesse amarmi oppure no, e mi strinsi ancora di più a lui.
- Quella è Orione. - dissi ad un certo punto indicando con un dito un punto preciso nel cielo, per rompere il ghiaccio. Non riuscivo a stare un secondo senza sentire la sua voce graffiante e sensuale.
- La vedo. Come fai a riconoscerla? - mi chiese.
- Beh, ho studiato astrofisica all'università e, in più, a casa ho la fortuna di avere un bellissimo telescopio. -
- Ne sono contento. Sai, si dice che la Stella Polare si riconosca facilmente perché è la più luminosa. È l'unica cosa che so di astronomia, non sto mica ad ascoltare Brian. -
Ridacchiai, poi dissi:
- Oh, beh, dipende. La Stella Polare si può trovare individuando l'Orsa Minore. È proprio alla fine della "corda del carretto", come si dice. -
- Secondo te riusciamo a trovare l'Orsa Minore e quella Maggiore? -
- Beh, ci si può provare, aguzzando ben bene la vista. Mmmmh... - feci, strizzando gli occhi. - Eccola. -
Gli segnai un percorso con il dito sul cielo stellato. Ed eccola lì, materializzata come per magia, l'Orsa Minore e la Stella Polare, in tutta la sua luminosità.
Sembrava non l'avesse mai vista, prima di quel momento. Sembrerà da bambini, ma in quell'istante, chiesi alla Stella di farmi rimanere con Roger per più tempo possibile, di far sì che quella nottata magica durasse tantissimo, che i minuti con lui scorressero lentissimamente.
Lo chiesi con la mente e con il cuore, sperando che il mio desiderio si avverasse.
Mentre si era sporto per vedere meglio la Stella, Roger si era seduto e mi teneva stretta a lui con un braccio sulla mia spalla.
Io notai quel gesto e lo considerai come un primo segnale che testimoniava che la Stella mi aveva ascoltato.
- Sai, la Stella Polare indica il Polo Nord. Già in passato gli antichi la osservavano per orientarsi, ed è grazie a lei se Aristotele ha formulato le prime ipotesi indirette sulla sfericità della Terra. -
- Lo sai che hai un'aria inquietante quando parli delle stelle usando tutti questi termini ricercati, sì? - mi chiese sornione.
- Me ne rendo conto. Da come mi guardi. - sorrisi.
E di nuovo mi ritrovai con le labbra incollate alle sue. Era sempre un bacio molto pudico, ma che riusciva a sciogliermi come burro al sole.
Le sue mani passarono sotto le mie braccia e finirono sulla mia schiena, stringendomi a lui. I miei seni premevano contro il suo petto, sentivo la sua brama nei miei confronti salire sempre di più, e per questo mi stavo accaldando.
In un attimo, mi ritrovai sotto di lui, a terra, il suo bacino che premeva contro il mio, le nostra bocche ancora unite. Per un secondo decisi di staccarmi da lui, non avevo più aria dentro il corpo. Respiravo affannosamente. Rimasi sorpresa, ma eccitata: quell'uomo era capace di togliere il respiro con solo un occhiolino, figuriamoci con un bacio!
Mi guardai intorno: mi sentivo infinitamente piccola, sotto l'oscurità dei suoi vestiti, e allo stesso tempo mi sentivo completamente al buio, come se intorno a me le stelle e la luna fossero state oscurate.
- Co-come siamo finiti così? - balbettai sorridendo.
- Non lo so. Ma mi piace alquanto questa prospettiva... -
Ancora quel sorriso malandrino stampato sulle sue labbra morbide. Poteva significare solamente una cosa. E si sa a cosa mi riferisco.
Subito dopo, sentii le sue labbra sul mio collo, pronte a sfiorarne e stuzzicarne ogni singolo, sensibile punto.
- A proposito, - mormorai, senza un motivo valido, ansimando leggermente. - mi chiamo... -
- Sssh... -
Di nuovo quel sussurro tagliente come un rasoio. In aggiunta, un suo dito sulle mie labbra.
- Non voglio sapere come ti chiami... - mi disse sottovoce, appena udibile. - A me basti tu. -
A quella frase, i miei muscoli contratti dall'ansia si rilassarono come se fossero stati appoggiati su una soffice nuvola. Si distesero completamente a quella frase da brividi.
Incominciò a slacciarmi i primi bottoni della mia camicetta, scoprendo leggermente i seni. Mi baciò il petto e iniziò a provocare il mio reggiseno con le dita, il quale non aspettava altro che essere tolto.
Intanto, non so come, una mia mano era finita sul bordo dei suoi pantaloni. Le mie dita fremevano dal desiderio di levarglieli, e lui se ne accorse eccitato.
Slacciai il bottone e lui mi lasciò fare, mentre continuava a baciarmi sulla bocca e finiva di togliermi la camicia. Quando presi tra il pollice e l'indice la piccola cerniera, tutti e due lanciammo un lungo sospiro, con un sorriso in volto.
Iniziai a farla scorrere verso il basso, in una maniera eccezionalmente lenta. Tutti e due avevamo un caldo tremendo, anche se lui continuava a tenere addosso il giubbotto di pelle.
D'un tratto, sul mio collo sentii solo il suo fievole fiato. Non ce la faceva più a baciarmi. Era troppo. Bisognava passare ai fatti.
Mi accorsi di essere arrivata a un pelo dal mio obiettivo.
Eccoli lì, davanti a me (o meglio, sopra di me), i suoi magnifici boxer color...

Driiiin, driiiin!
Subito dopo il trillo, una fin troppo vivace schitarrata rimbomba a tutto volume nelle mie orecchie ancora non abituate ai suoni del mondo esterno.
"You say you wanna a revolution...
Well, you know
We all wanna change the world...
"
Mi guardo intorno. Sono nel mio letto, la tapparella della mia camera tirata giù quasi completamente lascia entrare uno spiraglio solare.
Non sono su un tetto. E tantomeno con Roger Taylor. Con il suo giubbotto di pelle. Con la sua maglietta di Flash. Con i suoi boxer che aspettavano solo me.
- Ma che cazz... -
Poi realizzo.
- No! No! No! - ripeto, affondando la testa nel cuscino.
- È ora di alzarsi! - urla mia madre dalla cucina.
- NO! - ribatto, incazzata come una bestia.
Intanto Revolution, la canzone che ho impostato sul mio telefono per svegliarmi, continua ad infuriare sul mio comodino.
Tiro un pugno al fatale aggeggio massacratore di fantasie notturne altrui, ancora la testa nel cuscino.

 

The End
 
 

Dreamer’s corner:
Waaaaa! xD è la parola del mese, uhu!
Finalmente xD *coro di Alleluja*
Prima di tutto: SCUSATEMI!
Esigo il vostro perdono per aver aggiornato così tardi >.< e poi aggiornerò anche nell’altra, lo prometto u.u
Alloooora…avevo già in mente da un po’ sto finale, che ne pensate? xDDD
Mhuauhau immagino avere Revolution per suoneria xD con il riff iniziale che ti fa venire un infarto xD
Volevo darle un risveglio…aggraziato, ecco. xD
Beh, che dire…grazie mille a tutti e perdonatemi ancora! >.<
See you,
Midori

   
 
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