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Autore: _hurricane    01/11/2011    11 recensioni
Kurt Hummel è un ragazzo molto particolare, di quelli che forse incontri una sola volta nella vita. E’ fiero di sé stesso ma mai spavaldo, pungente ma mai arrogante, e tremendamente impacciato nelle questioni di cuore.
Kurt Hummel è un ragazzo speciale, così speciale che difficilmente potresti trovare un altro come lui… ma quando Blaine, solista dei Warblers della Dalton Academy, incrocia il suo sguardo in un negozio di dischi, non sa che dentro quegli occhi azzurri si nasconde una bugia.
"E intanto Kurt sentiva il suo profumo, e il cuore di Blaine che batteva proprio sotto il suo orecchio, che sembrava chiamarlo e ipnotizzarlo.
Come se battesse per lui.
Cercò di ignorarlo, perché un cuore, un organo fatto di tessuti, carne, vene e sangue, non batte per nessuno se non per il corpo a cui appartiene. Non batte per nessun motivo, se non per assicurare la vita a colui che lo possiede.
Eppure quel battito regolare, più accelerato a tratti – che strano, sembrava più veloce proprio quando Blaine inspirava tra i suoi capelli – alle sue orecchie non appariva meccanico e ripetitivo. A lui sembrava musica."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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23 Rise and fall

 

Per Blaine non era mai stato un problema baciare Kurt in pubblico.

Da quando stavano insieme – due settimane ormai – lo faceva senza alcuno scrupolo, ogni volta che ne aveva voglia, e sembrava sempre la cosa più naturale del mondo. O almeno, lo era per loro.

Kurt e Blaine fingevano di non notare gli sguardi della gente quando uscivano insieme, camminando mano nella mano o abbracciandosi teneramente al cinema, come qualsiasi altra coppia innamorata. Entrambi sapevano di essere palesemente osservati e giudicati, ma a nessuno dei due importava molto.

Anzi, non importava affatto.

Finchè un giorno sembrò iniziare ad importare a Blaine.

Di punto in bianco, cominciò a tenere le mani in tasca mentre camminavano l’uno di fianco all’altro, e Kurt pensò che fosse soltanto perché dimenticava sempre i guanti e aveva freddo alle mani.

Ma poi disse anche “Kurt, c’è gente” il pomeriggio dopo, su una panchina del parco, ritraendosi lievemente per evitare le sue labbra.

E il giorno dopo ancora, declinò la sua proposta di andare a mangiare qualcosa a Westerville, vicino casa sua, così da non dover essere sempre Kurt a prendere la macchina e pagare i soldi della benzina.

Kurt iniziò a preoccuparsi molto: qualcosa non quadrava. Blaine era sempre stato gentile, affettuoso, e soprattutto non si era mai vergognato di quello che era né di mostrarlo apertamente.

Che cosa era cambiato? Lui aveva fatto qualcosa di sbagliato?

La questione rimase in sospeso, momentaneamente offuscata da quella delle provinciali dell’Ohio.

Sia i Warblers che le New Directions infatti si erano impegnati duramente nelle ultime settimane, temendosi a vicenda e ignorando la debole minaccia che potevano rappresentare gli anziani nostalgici della terza squadra partecipante.

Ovviamente la concentrazione per la gara non aveva per nulla ostacolato la nascita di discussioni all’interno del Glee Club di Kurt, dove Finn e Rachel, coppia di punta, erano stati “soppiantati” da Sam e Quinn per il numero principale.

Inutile dire che la cosa aveva generato il caos: un tentativo di sciopero della parola di Rachel, che a dirla tutta non sarebbe dispiaciuto a nessuno, e per giunta la sua rottura con Finn dopo aver scoperto che aveva fatto sesso con Santana l’anno precedente.

Intanto, i Warblers si allenavano con la solita metodica disciplina, soddisfatti di se stessi anche se nervosi in vista della performance. Era comunque un dato di fatto che la situazione del Glee Club del McKinley, in confronto alla loro, sembrava quella di uno zoo safari.

Quel fatidico giorno, le due squadre si incrociarono nell’ampio ingresso del teatro.

Mentre il professor Schuester e il Warbler designato – non avendo un coach – si avviavano al bancone centrale per avere disposizioni riguardo ai posti in sala e all’ordine con il quale si sarebbero esibiti, Kurt e Blaine ne approfittarono per corrersi incontro l’un l’altro.

Blaine era radioso e spontaneo com’era sempre stato, cosa che tranquillizzò Kurt e scacciò via tutte le preoccupazioni che erano inevitabilmente nate nella sua testa.

Il ragazzo moro infatti non esitò ad abbracciarlo con calore, sussurrandogli “Buona fortuna” all’orecchio, né tantomeno a dargli un bacio sulle labbra, seppur leggero. Erano in mezzo a centinaia di persone, sicuramente molte di più di quante ce ne potessero essere al parco pochi giorni prima. Continuava ad essere strano, molto strano, ma Kurt non ci fece caso.

Era troppo preso da quanto Blaine fosse bello, per farci caso.

Quelle divise avrebbero dovuto uniformarli, renderli tutti uguali e annullare le differenze.

Ma agli occhi di Kurt quel blu scuro non faceva altro che risaltare il colore della pelle di Blaine, e il colletto ben allacciato evidenziava di più la sua mascella, e la cravatta gli dava un’aria così elegante se unita alla compostezza dei suoi capelli (nonostante li preferisse liberi dal gel, ovviamente).

Lo guardò allontanarsi, saltellare in mezzo agli altri per infondere loro la grinta e la sicurezza che sembravano evaporare nell’aria dai suoi pori, ricevere pacche incoraggianti sulle spalle e darne altre ai suoi compagni di squadra.

E sorrise, perché non importava se lui era ancora una volta nelle retrovie, la figura sullo sfondo dello show di qualcun altro, e non importava che Rachel continuasse a parlare a raffica su quanto la performance ci avrebbe guadagnato se l’avesse cantata lei al posto di Quinn.

Niente importava, perché c’era Blaine.

 

* * *

 

I Warblers furono fantastici, proprio come quando Kurt li aveva visti esibirsi alla Dalton la sua prima e unica volta.

Li guardò affascinato dal suo posto in sala, insieme agli altri membri del suo gruppo, ma naturalmente la sua attenzione si focalizzò ben presto esclusivamente su Blaine.

Giusto in tempo per notare che lo aveva appena guardato, mentre pronunciava le parole “Watching you is the only drug I need” della canzone “Hey, Soul Sister”.

Kurt sorrise, i suoi occhi che brillavano nel buio e le sue guance rosse per l’emozione. Tornò ancora una volta quella sensazione: i fili del suo cuore che si muovevano avanti e indietro lungo il palco del teatro, a ritmo con i piedi e le mani di Blaine, o forse seguendo le onde sonore che giungevano fino a lui dalle sue labbra.

Sentì una lieve gomitata colpirgli il fianco, e si voltò.

“Hai visto? Ha guardato proprio te!” sussurrò Mercedes, seduta accanto a lui, prima di stringergli il braccio con forza e scuoterlo per l’entusiasmo.

Kurt le sorrise e si lasciò sballottare un po’ dalla sua migliore amica.

Quando la canzone finì, si alzò in piedi di scatto e applaudì, quasi saltando per il desiderio di far capire a Blaine quanto lo avesse realmente apprezzato. Lo vide sorridere nella sua direzione, e si portò una mano alle labbra per mandargli un bacio immaginario.

Blaine sembrò scoppiare a ridere, ma nell’euforia generale dei Warblers, al di là delle teste del pubblico in delirio davanti a lui, Kurt riuscì a vedere che si era poggiato una mano sul cuore, come per volerlo custodire proprio lì.

 

* * *

 

Fu un po’ deprimente vedere Blaine spostare continuamente la testa per guardarlo cantare, ma fu comunque meglio che non vederglielo fare affatto.

Le New Directions si esibirono con qualcosa di totalmente nuovo per loro, ma il pubblico sembrò rispondere positivamente. Quinn e Sam erano indubbiamente affiatati, nonostante mancasse loro la sicurezza che traspariva dalle voci di Finn e Rachel quando cantavano insieme.

Verso il finale, i Warblers iniziarono ad alzarsi dai loro posti per raggiungere la saletta interna a loro assegnata, in attesa di uscire sul palco per la premiazione. Kurt vide Blaine con la coda dell’occhio, in fila insieme a loro, che gli sorrideva con un’espressione incoraggiante mentre il numero si avviava alla fine.

Con sorpresa di tutti, la gara si concluse in parità. I due gruppi saltarono con gioia quasi in sincronia, e tra gli abbracci e le grida generali Kurt e Blaine non ebbero più l’occasione di salutarsi.

“Congratulazioni tesoro” fu il messaggio che ricevette Kurt sul suo iPhone, mentre il loro pullman usciva dal parcheggio per riportarli al McKinley, dove i genitori di ognuno erano in attesa.

Sorrise, sprofondando leggermente sul sedile accanto a Mercedes – che sembrava addormentarsi piuttosto velocemente – e rispose: “Anche a te! Sei stato fantastico.”

“Tu di più” rispose Blaine qualche minuto dopo.

Kurt fissò le parole attentamente, chiedendosi quanto potesse esserci di vero in quella frase.

Non poteva essere stato più fantastico di Blaine: lui era il centro della sua performance, era come il sole e tutti i pianeti gli giravano intorno, irradiati dalla luce abbagliante che emanava quando la sua voce si fondeva alla musica ritmata e al coro avvolgente creato dai suoi compagni.

Blaine era perfetto. E lo era così tanto, che forse pensava davvero una cosa del genere.

 

* * *

 

Il pomeriggio seguente, Kurt ebbe finalmente l’opportunità di scoprire quale fosse il problema di Blaine.

Il Lima Bean era chiuso per un giorno per la morte di un parente del proprietario, cosa che aveva sconvolto entrambi - e non per il lutto in sè - essendo bisognosi di caffè come se fosse aria.

Così, a malincuore, avevano optato per un’altra caffetteria, ripromettendosi di non tornarci mai più perché il Lima Bean aveva un significato molto più personale, e non potevano “tradirlo”.

Blaine non era molto pratico di Lima – sapeva solo arrivare lì, al McKinley, da Breadstix e a casa di Kurt – così Kurt gli diede indicazioni lungo la strada per condurlo ad un piccolo bar che sapeva essere accettabile.

“Ora gira a destra, in direzione di Westerville” disse, facendogli un cenno con la mano. Vide Blaine muoversi scompostamente sul sedile, come infastidito dall’affermazione.

“Blaine? Qualcosa non va?”

“No, è solo… non mi va molto” rispose Blaine, lo sguardo fisso sulla strada.

“Ma avevi detto che avevi voglia di caffè! Non dirmi che ti vergogni a farti vedere con me solo perchè siamo più vicini a casa tua” rispose Kurt, alzando un sopracciglio. Ormai quella era la sua teoria di punta, e non riuscì più a trattenerla.

“Ma che dici” disse Blaine a bassa voce, spostando una mano dal volante per massaggiarsi la tempia. Inspirò e continuò a guidare finchè Kurt non gli disse di fermarsi.

Non erano a Westerville, ma distava praticamente dieci minuti da lì. Troppo pochi per Blaine. Scese dalla macchina guardandosi intorno, poi aspettò che Kurt facesse lo stesso e richiuse lo sportello, rivolgendogli un sorriso che non lo convinse per niente.

Una volta entrati nel bar, Kurt gli prese d’istinto la mano e la strinse. Alzò lo sguardo e vide Blaine pietrificato.

“Blaine? Cosa-“

“Andiamocene” disse Blaine a denti stretti, voltandosi di scatto per dare le spalle alla cassa e lasciando così la sua mano.

“Perché? Che è successo?!” rispose Kurt allarmato, prendendolo per un braccio.

“Kurt, andiamocene e bas-“

“Anderson! Che piacere rivederti!” esordì una voce dalla cassa. Kurt alzò lo sguardo per vedere da dove provenisse, mentre Blaine chiuse gli occhi ed inspirò, senza girarsi.

“Che fai, non ci saluti nemmeno?” disse un’altra voce, più acuta.

Era quella di un ragazzo alto, dalle spalle larghe e i capelli biondi, mentre quello che aveva parlato per primo era un po’ più basso, anche se ugualmente massiccio, e li aveva scuri e ricci come quelli di Blaine.

Kurt ebbe un flashback. Blaine su una panchina che gli diceva esattamente quelle parole: “Uno di loro aveva i capelli proprio uguali ai miei.”

Sgranò gli occhi per l’orrore e la rabbia che gli si stavano accumulando dentro, e indietreggiò per aumentare la distanza tra lui e i ragazzi che avevano picchiato il suo fidanzato.

 

 



 

 Note di _hurricane:

I am a horrible, horrible person.

 

 

   
 
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