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Autore: Helena Corvonero    01/11/2011    2 recensioni
Hermione Granger si ritrova a King's Cross, ma questa volta non deve prendere il treno per Hogwarts, deve iniziare un viaggio più grande, che la porterà verso un futuro diverso. Ad accompagnarla ci sarà Draco Malfoy, e nonostante il traguardo sia verso il futuro questo viaggio la porterà a fare un tuffo nel passato, per ricordare come tutto sia iniziato: con una scommessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Angolo dell’Autrice:
 
Ciao lettrici e lettori,
strano l’ultimo capitolo, eh? Sappiate che la storia rimane un mistero anche per me! :D
Comunque sono breve, volevo solo avvisare che questo  capitolo è di nuovo ambientato a Hogwarts, non più nel presente!
A presto,

 
l’autrice.
 
P.S.
Scusate gli eventuali errori, ma posto di fretta.
Ah, perdonate anche la scarsa dinamicità nei dialoghi, appena posso li sistemo!

 
 
 
CAPITOLO QUINDICI
UNA TAZZA DI TE’ E DUE CUCCHIANI DI ZUCCHERO – Parte Seconda
 
 
Quando l’appuntamento finì, breve e indolore, ci separammo.
Io tornai al castello, invece Malfoy rimase a Hogsmeade.
Era andata meglio di quanto sospettassi. E la cosa mi stupì non poco.
Entrai nella Sala Comune infreddolita, ansiosa di mettermi davanti al fuoco a leggere un pochino. Fortunatamente la passione di Harry e Ron per il Quidditch era così viscerale che nonostante il maltempo erano andati allo stadio ad allenarsi, in vista della partita contro Corvonero.
Mi acciambellai su una poltrona e iniziai a leggere.
Nonostante i miei occhi scorressero veloci, mi accorsi, ad un certo punto, di essermi persa. Non prestavo attenzione a ciò che leggevo; avevo la testa da un’altra parte: vagava tra le nubi scure, preannuncianti tempesta, o ancora più in là, verso Hogsmeade. Ripercorsi il pomeriggio, il pranzo con il biondino, la piacevole sensazione di sentirmi a disagio, poter dire ciò che volevo.
Mi scoprii a pensare che, dopo il primo impatto, il Serpeverde poteva essere simpatico.
Non parlava troppo, ascoltava bene. Sembrava interessato. E interessante.
Non credete che mi stessi facendo delle illusioni, o chissà che.
Non c’era stato nessuno romantico sfioramento di mani, il sole non era spuntato dalle nuvole illuminando il suo volto angelico, non mi ero sciolta guardando nei suoi occhi. Niente di tutte queste bambinate.
Chiusi il libro con uno scatto, come a voler schiacciare tra le pagine tutte le fantasticherie e mi avviai in Sala Grande per la cena.
 
 
 
****
 
Erano passati un paio di giorni da quando era uscito con la Mezzosangue e Draco Malfoy camminava baldanzoso per i corridoi di Hogwarts, pensando alla mossa successiva.
Il tempo passava, troppo velocemente, e doveva assolutamente riparare a tutte le occasioni che si era lasciato sfuggire. Il vento gelido di dicembre si avvicinava sempre di più ed era uscito con la Granger solo una volta. E da quel momento non si erano più parlati.
Analizzando l’appuntamento, nonostante l’orrendo inizio, era andato bene.
Sembrava che la Grifondoro si fosse sentita a suo agio.
Quindi, calcolò, avrebbe acconsentito a uscire con lui una seconda volta.
Sì, assolutamente, doveva chiederglielo il prima possibile.
L’avrebbe fatta capitolare, e sarebbe partito da quella sera stessa.
Alla solita riunione dei Capiscuola, con la McGranitt.
Se fosse per lui, l’avrebbe evitato, ma doveva imporle la sua presenza…
Sbuffò: quella scommessa si stava svelando più impegnativa di quanto aveva previsto. Non valeva tutta quella fatica.
La Granger non valeva tutta quella fatica.
Anche se, doveva ammetterlo, se non pensava alle sue origini Babbane e a tutto il resto, poteva addirittura risultare sopportabile.
Aveva una bella voce, calma e pacata, quando parlava. Diversa da quella acuta e petulante che utilizzava in classe e con i professori.
Anche a guardarla, non era poi così sgradevole. Certo, avrebbe potuto mettersi qualcosa di più adatto.
Con una smorfia si disse che si sarebbe dovuto abituare, visto che avrebbe passato del tempo con la ragazza.
Entrò nello studio della Preside nello stesso momento in cui suonarono i rintocchi delle otto.
 
 
 
****
 
Finita la riunione dei Capiscuola ero corsa nella Sala Comune dei Grifondoro, a studiare per un’interrogazione il giorno dopo.
Speravo di poter avere un po’ di pace, davanti al caminetto, invece no: sembrava che tutti i Grifondoro si fossero accordati per far baldoria proprio in quel momento, spronando i giocatori della squadra di Quidditch a far scintille, disintegrando gli avversari, l’indomani. Il risultato avrebbe determinato chi sarebbe passato alla finale.
Cercai di rintanarmi in un angolo, ma niente: nessuno dava segno di voler andare a dormire. Effettivamente erano appena le nove e mezza.
Io però non riuscivo a studiare e, indignata dalla confusione, me ne andai a dormire, rinviando il mio studio alla mattina successiva.
Misi la sveglia alle cinque e mezzo e così mi svegliai all’alba: nessun rumore, il silenzio mi circondava.
Felice di avere tutto il castello per me, scesi in Sala Grande a spizzicare qualcosa:
era strano vederla così vuota.
Era già tutto pronto per la colazione e mi sedetti al mio solito posto: spostandola, il rumore della panca fece eco. Non mi ero mai accorta dell’immensità della sala, non a caso chiamata Grande: mi guardai intorno, come una bambina.
Era una cosa fuori dal comune essere sola, visto che, comunque, qualcuno potevi sempre trovarci: un professore, qualche studente con buchi allo stomaco…
Invece quella mattina no.
Guardai il soffitto, dove potevo ancora veder le stelle. Fuori era buio, e solo qualche candela illuminava la sala.
Mi immersi nella lettura del brano di ‘Difesa Contro le Arti Oscure’ e non mi accorsi quando qualcuno, a passo felpato e veloce, si diresse verso di me.
Me ne accorsi –sobbalzando- solo quando la voce insidiosa e vellutata di Draco Malfoy mi arrivò alle orecchie: “Posso sedermi?”
Alzai lo sguardo, stupita che si volesse sedere al tavolo dei Grifondoro.
Misi via il libro e annuii.
Ci fu un minuto di silenzio, poi mi chiese: “Non parli molto di prima mattina, eh?”
Gli sorrisi: “No, non è questo. Mi stavo chiedendo come mai ti fossi alzato così presto.”
Sorrise a sua volta: “Non dormo molto bene, in questo periodo. Varie cose mi girano per la testa”.
Annuii, guardando il piatto vuoto davanti a me, certa che non fosse il momento giusto per parlarne.
Fu sempre lui a parlare di nuovo: “Ieri sera ti avevo cercato, dopo la riunione.”
“Ah, scusa, è che sono corsa in dormitorio…Dovevo studiare.” Risposi indicando con un cenno del capo il libro di fianco a me.
Lui  continuò a fissarmi, uno sguardo così intenso che era palese che stesse per parlare ancora: “Non è che mi eviti, Granger?”
Risi, incredula: “Ma no! Perché lo pensi?”
“Beh, non mi hai rivolto parola da sabato scorso.”
“Oh, mi dispiace… E’ che è una situazione un po’ strana, no? Voglio dire, non è che noi due abbiamo mai parlato tanto.”
“Non credi sia il momento di cominciare?” chiese.
Non risposi, così continuò: “Perché non ci prendiamo un caffè, una volta? In un locale che scegli tu, promesso!”.
Voleva uscire di nuovo. Io soppesai le parole e poi risposi a bassa voce: “Non bevo caffè.”
La mia obbiezione non scalfì minimamente le sue intenzioni: “Oh beh, allora cioccolata calda.”
Gli sorrisi: “Preferisco il tè.”
“E’ un sì?” mi chiese dubbioso, versandosi del caffè.
Io non risposi.
Lui si avvicinò un’altra tazza e ci verso del tè. Dopodiché ci mise tre cucchiaini di zucchero e me la porse.
Io la respinsi.
“Cosa c’è che non va?” mi chiese incredulo.
Scossi la testa, restia a spiegargli.
Alla fine cedetti: “E’ che… io bevo il tè solo se ci sono due cucchiaini di zucchero. Né più né meno. E’da pazzi, lo so ma è un’abitudine vecchia…”
Lui non disse niente, rimase imperturbabile, prese un’altra tazza, vi versò del tè e ci mise due cucchiaini. Mi porse la tazza.
Gli sorrisi e accettai.
“Sei strana, Mezzosangue.”
“Questo lo sapevamo, lo strano è che tu le segua.”
 

  
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