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Autore: Solieh    01/11/2011    2 recensioni
Tutta questa neve che ora, come allora, cade e si posa leggera su se stessa, che senso ha? Che senso ha restare a guardarla tenendo per mano Kaito?
Dio, colei che mi strugge, ancora oggi porta il nome Aoko.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vi catapulterò in uno squarcio di vita di Kaito. I suoi ricordi prima di andar via da Aoko, la sua vita dopo averla lasciata andare, quel che sente dopo averla rivista. Vi presenterò un nuovo personaggio che probabilmente non apparirà più. Chiaki è un ricordo, una persona che ha capito e Kaito la ricorderà per sempre con un po' di rimpianto per averle fatto del male. Chiaki è un personaggio che amo, e non so spiegarmi il motivo. Dal prossimo capitolo vi lascerò scoprire chi è Saguru e qual'è il suo amore e il suo dolore. Spero di aver lavorato in maniera decente, grazie di tutto :)




Ho pensato una volta che sarei dovuto andare avanti. Non importava come, dovevo farlo. Perché un giorno avessi potuto rivederla e riabbracciarla. E ora che l’ho rivista sento che tutto questo non ha senso. Fa solo male. È come guardarla attraverso una teca di vetro, senza poterla afferrare. Senza doverla afferrare.

“Kaito”
Io avevo pregato perché quando fossi tornato a Shibuya non l’avessi mai incontrata.
“Aoko”
Tutta questa neve che ora, come allora,cade e si posa leggera su se stessa … che senso ha? Che senso ha starla a guardare tenendo per mano Aoko?
“Kaito”la voce forte e decisa di Saguru straccia i miei pensieri come fossero di carta.
“Saguru” mi tira una pacca sulla spalla “Non sei a lavoro?”.
“Potrei chiedere la stessa cosa a te. Che ci fai a quest’ora del mattino, con tanta neve in giro?”.
“Lavoro, io”sottolineo l’ultima parola. Mi guardo un po’ attorno, poco convinto. Stare a parlare con lui da soli fa tutto un altro effetto “Bar!”affermo.
Entriamo in un bar e naturalmente ordino una cioccolata calda. Mi guardo attorno perso nei ricordi. Saguru mi guarda e sorride triste.
Nell’angolo c’era Aoko che rideva e urlava perché non mi muovevo a portarle la cioccolata calda, e più in là Akako che guardava distratta fuori dal finestrone. Fuori dal finestrone, attaccato al vetro a fare facce strane, Saguru. Tutti noi eravamo qui insieme, con l’anima da un’altra parte.
“Senti, mi dispiace” comincio.
“E per cosa?”
“Non sarei dovuto venire a casa tua per Natale, c’era un’atmosfera da brivido” sorrido.
“Cosa pretendi? La mia ragazza storica, la tua ragazza storica, voi vi siete lasciati, noi ci siamo lasciati, tua figlia con mia moglie, io e il mio migliore amico …”
“Un film dell’orrore”scherzo.
“Già” si guarda intorno “Senti, Aoko non è mai stata con me come con te però … nel senso meno profondo della cosa, non me la portare via”.
“Saguru, Aoko è la luna per me, andrò via proprio per questo. E poi lei non lo farebbe mai perché anche per lei l’amore è come la luna” sbuffo.
“E di nuovo lei non saprà niente …”poggia la testa sul tavolo di legno.
“Amore significa una cosa che non posso dirti altrimenti ti rovinerei la vita”.
Alza la testa di scatto “Cosa?” i suoi occhi, profondi e grigi come il mare invernale, mi fissano.
“Lei lo ha capito, è stata lei a insegnarmelo. È per questo che adesso stiamo così” non risponde “Ciao”.
Anche quando i miei occhi vorranno chiudersi, colmi di lacrime e stanchezza. Anche quando mi sarà passata la voglia di sorridere. Anche quando avrò smesso di credere in coloro che mi circondano, io andrò avanti a sperare. Con o senza sorriso, io guarderò avanti. Anche se non credo in me. Perché un giorno io possa rivederla. O rivedere me stesso.
“Chiaki – chan, scusa, ho fatto tardissimo lo so!” portai una mano dietro la nuca.
“Sei il solito cretino” sbuffò arrossendo “è più di un’ora che ti aspetto, si congela. Se di me non te ne importa nulla possiamo anche piantarla” piangeva. Di nuovo.
“Chiaki – chan, non c’è bisogno di piangere. La colpa è mia non tua. A piangere dovrei essere io”.
Mi guardò con aria triste e arrendevole, abbassò la testa. I suoi lunghissimi e liscissimi capelli le coprirono il viso. Chiaki era strana. Non aveva una larga cerchia di amici. Nonostante io fossi appena arrivato ne avevo molti più di lei. Le piaceva la cioccolata calda come a me, le piaceva giocare a tennis e fare shopping. Cose normali come queste. Ma Chiaki non era normale come poteva sembrare da fuori. Chiaki mi capiva, c’era quindi qualcosa che non andava in lei.
Ci fermammo su una panchina, faceva freddo ma era meglio così. Continuavo a guardare l’orologio ogni minuto che passava, e dopo ben trentotto minuti, lei ancora non parlava.
“Chiaki” abbozzai.
“Alle volte vorrei sapere come si chiama …” non aveva più lacrime sul viso.
“Cosa?” non capivo.
Alzò il viso e mi guardò, aveva i capelli ramati e gli occhi grigi. Mi ricordavano quelli di Saguru. In quel momento pensai che avrei voluto rivederlo.
“La cosa che hai lasciato andare … la tua cosa importante” sorrise debolmente.
“Abbiamo diciotto anni, troppo pochi per esserci già lasciati qualcosa alle spalle” sorrisi sicuro di me.
“Dici?” credo che in quel momento Chiaki mi abbia odiato “Tu hai l’aria di chi se n’è già lasciate dietro parecchie” si alzò. “Addio, spero di esserti stata utile in qualche modo”.
“Sei la nona da quando sono arrivato che mi lascia così”.
“Spero che tu muoia prima di arrivare a cento. Stai bene. Addio” che abbia pianto oppure no, non l’ho capito. Non quella volta. Poi non l’ho vista più.
A cento io non ci sono ancora arrivato. Dunque ho qualche speranza.  A volte, egoisticamente, vorrei cercare Chiaki. Anche se sono passati sette anni e siamo stati insieme solo due mesi. E se la trovassi, e se la troverò vorrei ringraziarla per avermi capito. A quel tempo mi bastava anche solo quello. Mi bastava il gelo, la neve e qualcuno che mi capisse.
Dio, io me lo ricordo ancora. Come il giorno in cui ho lasciato Aoko, come il giorno in cui io e Saguru ci siamo pestati a sangue, come il giorno in cui Akako se n’è andata, come tutti quei giorni, anche quello in cui mi hanno estirpato da me stesso era un giorno freddo. E pure il giorno in cui come un’erbaccia sono stato falciato a forza dalla vita di Aoko, era un giorno freddo e tagliente. Eppure io il freddo lo amo.
Prima la voce della mamma “Ti hanno scoperto, scappa”    E dove?
Poi la voce del mio migliore amico “Di Aoko me ne occupo io. È già da tanto che lo faccio, anche se mi farò del male”    Perché?
Anche Akako “Saguru l’ha presa sotto la sua ala protettiva. Mi ha lasciata con una freddezza che non gli avevo mai letto negli occhi. Eppure sono certa che amasse davvero anche me”    Ma come?
“Kaito, smettila di fare Kaito Kid! E la tua anima? La tua anima?”    E Aoko?
E poi lui. Lui che non so dire se lo odio o cosa “Devi andare via Kaito, fallo per Aoko”   E io?
“Kaito – chan” la voce Akako mi raggiunge da dietro.
“Akako” sorrido “Che ci fai qui?”.
“Ho accompagnato Mamoru a scuola ed ero in giro a fare compere” poi mette il broncio “Avanti, sputa il rospo. Gli spiriti che sono attorno a te dicono che hai qualcosa da dire”.
“Già, e tu sei la persona adatta. A te, che la tua vita non esiste già più, posso dirlo”.
Sorride e si appoggia a me. “Akako … vuoi sapere cos’è l’amore?”
“Aoko, posso farti una domanda da film, da fumetto e da tutte quelle cose lì?” era tardissimo ed eravamo ancora nel letto, in pigiama a fare niente.
“Si, dopotutto in questo genere di cose si ispirano alla realtà” aveva la voce morbida a quel tempo. Guardava fuori dalla finestra. C’era la luna piena quella notte.
“Cos’è per te l’amore?”.
Oggi ho incontrato Saguru ma lui non lo amo, quindi posso vederlo. Ho incontrato Akako, ma lei non la amo quindi posso parlarle.
“Kaito”la voce di Aoko.
Mi volto verso di lei.  “Scusami” . Vado via. Senza neppure guardarla troppo. Perché non faccia troppo male e perché un giorno io possa rivederla.
“Cos’è l’amore?”. I suoi occhi erano tristi.
Guardò la luna ancora una volta “Ma prima che le nuvole la coprano per l’ultima volta tu va’ a dormire”.
 
  
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