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Autore: bianchimarsi    01/11/2011    4 recensioni
Dal primo capitolo:
-Perché?- Chiese la McGonall al ritratto di Dumbledore.
-Se la domanda è “perché il Bambino che è Sopravvissuto è cresciuto?” non so risponderti adesso, Minerva.- replicò il defunto preside, sospirando affranto e lisciandosi distrattamente le tempie.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 2

You were my sun, you were my earth
But you didn't know all the ways I loved you, no
So you took a chance and made other plans
But I bet you didn't think your thing would come crashing down, no.

Now it’s your turn to cry… Cry me a river.

 Justin Timberlake, Cry me a river

Da bambina avrei dato di tutto per essere mio padre. Non come mio padre, avrei voluto semplicemente essere lui. Fino a quando ebbi sette anni costrinsi mia madre a farmi tagliare i capelli a maschietto dal parrucchiere e non li pettinavo mai, con la speranza della bimba ingenua che ero di somigliargli di più. Non giocavo con le bambole, e in compenso facevo le gare di velocità con le scope con i miei due fratelli. Tutto ciò che dicevo e facevo era pensato per far felice mio padre.

Lui in risposta non mi sgridava mai, ero il suo angioletto di casa e mi giustificava qualsiasi malefatta. La sera prima di andare a letto mi leggeva sempre una storia e quando era fuori per lavoro mi rifiutavo di leggerla con mia madre e in segreto lo aspettavo sveglia in camera. Quando tornava scendevo di soppiatto per fargli una sorpresa e la metà delle volte lo spaventavo, perché con la mia brutta abitudine di viaggiare a piedi scalzi non mi sentiva mai arrivare. Ogni volta faceva finta di arrabbiarsi perché era tardi e non stavo dormendo, ma sapevo che il regalo più  bello che potessi fargli era dimostrare tutto l’affetto che provavo per lui. Puntualmente mi prendeva in braccio, mi scompigliava i capelli e mi portava a letto. Il nostro rapporto era speciale: non era solo mio padre, era anche il mio migliore amico e il mio idolo.

Mio fratello James è invece sempre stato il cosiddetto “mammone”. Mia madre era disperata la sera prima che partisse per Hogwarts, ma lui lo era quasi più di lei: quella notte scacciò mio padre dalla camera per “dormire” (ovvero parlare, fare raccomandazioni fare qualche piantino e disperarsi) con la mamma. Albus era invece una via di mezzo: faceva di tutto per non deludere la mamma, ma quando doveva chiedere un consiglio a qualcuno preferiva papà. I due anni nei quali i miei fratelli erano già a Hogwarts mentre io attendevo con ansia di compiere undici anni sono forse stati i più felici della mia vita: avevo mio padre tutto per me, tutte le domeniche mi portava a vedere le partite di Quidditch e quando non doveva lavorare il pomeriggio mi portava dallo zio Dudley (anche se non è mio zio l’ho sempre chiamato così) e con suo figlio Vernon e insieme andavamo a sciare oppure in giro per i negozi di Londra. Il mondo babbano mi ha sempre affascinato, forse più di quello magico e per questo avevo la camera pieni di oggetti elettronici che avevo imparato a usare alla perfezione. Adoravo inoltre i libri babbani, anche se ho sempre odiato il fatto che le loro figure non si muovessero e avevo una passione insana per i loro cantanti e gruppi musicali.

Oltre che a Quidditch (mamma mi mise in mano la prima scopa all’incirca a quattro anni: “so che riuscirai a battere i tuoi fratelli un giorno, perché noi Weasley siamo delle toste!” mi disse, e io la presi in parola) imparai a giocare anche a calcio e trasmisi questa passione anche ai miei fratelli (mia madre, come tutte le madri babbane odiava il calcio e se osavamo parlarne a tavola diventava una furia) e tutti e tre fino a quando non entrammo a Hogwarts giocavamo con una squadra di ragazzini della nostra età non-magici.

Insomma, la mia fu l’infanzia più felice che una bambina possa desiderare. Ma i problemi, come una valanga, mi travolsero dopo che ebbi compiuto undici anni.

 

Era il giorno che aspettavo con ansia da praticamente una vita. Tutto ciò di cui sentivo parlare era la magia, Hogwarts, Hogsmeade, le Case, Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure, , il Lago Nero e la Foresta… Senza esserci mai stata sapevo già come sarebbe stato tutto. Non vedevo l’ora di studiare nella biblioteca, di fare la lezione di Volo e far vedere a tutti quanto fossi già brava, di chiacchierare davanti al camino della casa in cui sarei stata assegnata e di farmi nuove amicizie all’interno dei bambini del mio mondo, quello magico, che non fossero i miei cugini o i figli degli amici dei miei genitori. Il momento dei saluti fu quasi tragico: mio padre quasi si rifiutò di farmi salire sul treno, mia madre aveva i lucciconi agli occhi, i miei fratelli mi abbandonarono subito e corsero dagli amici che per un’intera estate non avevano visto e io rimasi sola con mio cugino Hugo, emozionata e spaventata. Salimmo sul treno e nella calca entrammo in uno scompartimento all’apparenza vuoto. Solo quando chiudemmo lo sportello alle nostre spalle ci rendemmo conto che c’era una ragazzina, suppergiù della nostra età, seduta vicina al finestrino, con i capelli lunghissimi e biondi e dalla carnagione lattea. Non appena ci vide arrivare si girò e vidi per la prima volta gli occhi di quella che sarebbe stata la mia migliore amica: erano i più espressivi che io abbia mai visto in tutta la mia vita, blu come il mare più profondo sulla faccia della Terra. Ci squadrò per un momento e la sua espressione da impassibile cambiò, sembrando quasi spaventata.

-Scu-scusate, vi la-lascio il posto…- disse con voce tremante e fece per andarsene.

-Resta pure! Anzi siamo noi che se ti diamo noia possiamo andare via!- dissi. La moretta scosse la testa e tornò a sedersi, guardando verso il pavimento. –Io mi chiamo Lilian Luna Potter, ma odio essere chiamata Lilian quindi chiamami Lily! Questo invece è Hugo Weasley, mio cugino. Siamo del primo anno.-

Al mio sorriso incoraggiante la bambina rispose avvilendosi ancora di più. –I-io mi chiamo Ja-Jasmine Hester Nott, sono anche io del p-primo anno.- Ci strinse la mano con reticenza e quando ci mettemmo a sedere io e Hugo non ci rivolse la parola. Ero un po’ sconfortata e non capivo se la sua paura fosse dovuta al fatto che era nuova al mondo magico oppure se la metteva in soggezione il mio nome. A volte succedeva, i passanti vedendomi si bloccavano e mi stringevano la mano dicendo: “ma tu sei Lilian Potter, la figlia di Harry Potter!” e se ne andavano scrutandomi con curiosità. Era una cosa strana e a volte mi imbarazzava, ma non avevo mai considerato l’essere una Potter come una cosa negativa.

Io e mio cugino chiacchierammo per un po’, ma non potevo sopportare di non parlare con quella ragazzina che mi ispirava tanta simpatia, perciò decisi di rompere il ghiaccio:

-Sai, nella mia famiglia da parte di mio padre c’è come una tradizione: la prima volta che saliamo sull’Espresso conosciamo colui che diventerà il nostro migliore amico. A papà è successo, e anche ai miei fratelli! Scommetto che capiterà anche a me e magari la mia migliore amica sarai tu!

Jasmine accennò per la prima volta un sorriso, anche se però si trasformò subito in una smorfia.

-Sai chi sono io?- chiese, fissandomi con quegli occhi blu che pareva potessero leggermi anche l’anima.

-Pensavo tu fossi Jasmine Hester Nott- rispose mio cugino con un sorrisetto ironico. Si diffuse un silenzio imbarazzato, nel quale io fissavo alternativamente mio cugino e Jasmine, Hugo mi fissava in cagnesco e Jasmine guardava ostinatamente per terra. A un certo punto il telefono di Hugo squillò.

-Pronto? Davvero? Non ci credo, l’ha rubata allo zio George! Arrivo subito.- Sistemò il cellulare in tasca –Lily, era James. Fred e’ riuscito a fregare allo zio una di quelle uova strane che teneva in giardino, hai presente? Si è appena schiusa! Andiamo a vedere cosa era?

-No grazie Hugo, io resto qui, vai pure.

-Se vuoi ti aspetto, sono tutti nell’ultimo scompartimento. Ciao Jasmine!- E detto questo volò letteralmente fuori dallo scompartimento a tutta velocità.

-Jasmine, tuo padre era un Mangiamorte?- chiesi. Mi ero subito accorta che aveva paura a dirmi chi era e quella era l’unica spiegazione possibile.

-N-non lo so, n-non me l’ha mai detto. Però m-mio no-nonno si.

-I genitori del padrino di papà erano dei purosangue molto conservatori e suo fratello diventò Mangiamorte.  Eppure lui per mio padre è stato la persona a cui mio padre ha voluto più bene, mi parla sempre di lui. Perché io non dovrei essere amica tua?

-Ma io…

-Hai intenzione di uccidermi per caso?- Scosse la testa –di riferire i miei punti deboli al nemico? Di accoltellarmi alle spalle? No? Bene, allora direi proprio che possiamo essere amiche.-

Finalmente Jasmine mi rivolse sorriso e ci mettemmo a parlare come se fossimo state amiche da sempre.

 

Il viaggio in barca verso Hogwarts fu memorabile, ma non per il motivo che potete pensare. Io e Jasmine, dopo aver chiacchierato tutto il giorno, decidemmo di salire in barca insieme e le presentai anche Hagrid (all’inizio fu un po’ spaventata anche da lui, ma poi si accorse che era innocuo e rise perfino dei suoi inciampi lessicali). Con noi finirono due ragazzi ed uno era amico di Jasmine: Dorian Zabini e Nolan Davies. Il primo, l’amico di Jasmine, era un ragazzo taciturno e mulatto, molto bello. L’altro voleva dare l’idea di essere molto sicuro di sé, ma al momento di salire sulla barca era diventato reticente e stette zitto per oltre metà viaggio.

Non sapendo cosa dire mentre Jasmine parlava con Dorian Zabini iniziai a raccontare a Nolan  tutto ciò che sapevo sulla Piovra Gigante, non pensando di spaventarlo. Stavamo per arrivare a riva quando lui indicò terrorizzato un punto imprecisato in mezzo al lago e si alzò di scatto in piedi. Io ebbi un sussulto e mi alzai per vedere cosa indicava, non pensando di compromettere la stabilità della barca che in un unico, fluido movimento si rovesciò. Quando riemergemmo Nolan si scusò in tutte le lingue del mondo, Jasmine urlò delle offese non proprio carine a Davies, Zabini invece borbottava fra sé quelle che parevano bestemmie mentre io, che sono sempre stata fondamentalmente ottimista, dissi: “perlomeno siamo vicini alla riva”.

Non potemmo fare a meno di ridere e in poche bracciate raggiungemmo il molo, dove Hagrid ci attendeva non sapendo se preoccuparsi o ridere. Vedendoci fradici, coperti di alghe e sorridenti, scoppiò nella sua risata burbera e ci accompagnò nel corridoio antistante la Sala Grande con gli altri ragazzi.

Quando arrivò la McGranitt ogni forma di brusio cessò e calò il silenzio assoluto. Hagrid spiegò brevemente cosa era successo e la professoressa con un unico, fluido movimento della bacchetta ci asciugò. Prima di farci disporre in fila mi fissò con il suo tipico sguardo da professoressa:

-Signorina Potter, spero che a differenza di suo fratello James intenda comportarsi con più educazione, adatta a una ragazza della vostra età.- Riuscii a non scoppiare a ridere per puro caso (la McGranitt era un’amica di famiglia e non ero abituata a vederla in veste di insegnante) e tutti insieme ci dirigemmo in Sala Grande. Il Cappello cantò una canzone in cui ci esortava a diventare amici fra noi e la professoressa McGranitt iniziò l’appello.

-Allen Oliver!

-Tassorosso!- Il tavolo dei Tassorosso applaudì il primo nuovo arrivato con calore. Lo Smistamento proseguì.

-Davies Nolan!

–Corvonero!

Non feci a tempo a pensare che quel Nolan non mi sembrava così intelligente da finire a Corvonero che la mia attenzione venne meno e iniziai a guardare la Sala Grande, addobbata per l’evento. Illuminata da migliaia e migliaia di candele sospese in aria per magia, il soffitto stregato che rimandava l’immagine di un cielo stellato come in una notte estiva..

-Nott Jasmine!

Il cappello ci mise quasi un quarto d’ora per scegliere. –Tassorosso!- La professoressa McGranitt rimase un attimo esterrefatta, ma si riprese subito e chiamò il ragazzo successivo. Quando finalmente toccò a me fremevo dalla voglia di essere smistata: in casa avevano quasi fatto le scommesse, dopo che mio fratello Albus era stato assegnato a Serpeverde. Papà diceva che sarei andata sicuramente a Grifondoro, mentre mamma optava per Corvonero.

-Potter Lilian- Un sonoro chiacchiericcio nacque subito all’interno della sala. “Ma lei è la figlia di Potter?” “Ma quella è la sorella di James!” “Scommettiamo che finirà a Grifondoro?” “No, secondo me a Serpeverde come Albus” e via dicendo.

 Quando misi il cappello in testa non vidi più nulla.

-Mmmh, interessante, molto interessante. C’è molto talento qui e un’intelligenza al di fuori della norma… Una grande lealtà verso gli amici, ma anche un forte senso vendicativo.. Interessante, molto interessante. Ed ecco qui il tipico lato Grifondoro e cerca-guai della tua famiglia, non manca mai… Saresti adatta a tutte e quattro le case, quindi dove ti colloco?

Il desiderio di imitare mio padre era ancora troppo forte in me per lasciar decidere il Cappello.

-Grifondoro, Grifondoro!

-Grifondoro dici, eh? Eppure Corvonero saprebbe sfruttare moooolto bene il tuo intelletto e Serpeverde ti aiuterebbe ad affinare la tua astuzia… Ne sei proprio sicura? Si? E allora che sia. GRIFONDORO!

Al tavolo scoppiò un putiferio ma forte e chiara sentii la voce di mio fratello James: -Lily è del ramo MIO della famiglia!-

Mio fratello Albus mi fece l’occhiolino e applaudì insieme a quelli che erano appena diventati i miei compagni di Casa. Lo Smistamento si concluse con Zabini Dorian, che fu assegnato a Serpeverde. Al banchetto mangiai come mai avevo fatto in vita mia e quando andai a letto ebbi appena il tempo di presentarmi con le mie compagne di stanza prima di crollare. Una era Louisa Anderson, una moretta fissata con le Holiday Harpies e che prima di andare a letto attaccò tutti i loro poster sul suo armadio. Un’altra era Scarlett Bennett, aveva i capelli biondo cenere e gli occhi verdi chiari e alla prima occhiata mi parve un po’ oca. L’ultima era Tessie Finnegan, alta la metà di me e molto minuta ma con una grandissima energia addosso.

Quando entrai nel letto a baldacchino rosso e oro però non riuscii a dormire, pensando al perché il cappello non fosse stato così sicuro di assegnarmi al Grifondoro.

 

All'inizio i figli amano i genitori. Dopo un po' li giudicano. Raramente, o quasi mai, li perdonano.

Oscar Wilde, Una donna senza importanza

 

 

-Professoressa, eccoci di ritorno. Scusi il ritardo, ma ci sono stati degli.. intoppi.

-Si figuri signorina Potter. Signor Malfoy, il professor Lumacorno come prestabilito la aspetta per la prima lezione nell’aula di Pozioni alle undici e trenta.- Poi, abbandonando la sua aria dura e assumendone una più bonaria: -Emozionato?

-Moltissimo, ho sempre sognato di diventare professore ed iniziare a fare l'assistente è come un sogno- Rispose raggiante Scorpius, anche se ancora turbato dall'incontro con Harry Potter poco prima. -Allora vado che rischio di arrivare in ritardo. Mi salutò con un leggerò bacio e se ne andò con l’eleganza tipica della sua famiglia, facendomi l’occhiolino al di sopra delle spalle della professoressa che mi guardava con un’aria mista fra il triste e il soddisfatto (dopo che aveva saputo della mia relazione con Scorpius aveva passato una giornata intera ad assegnare punti a Grifondoro con tutte le scuse del mondo).

-Lily, avrei bisogno di parlarti prima che tu vada a lezione, la professoressa Sprite è già stata avvertita del tuo ritardo.

-Certo professoressa, non ci sono problemi.

-Innanzitutto sono qui in veste non solo di tua preside ma anche di tua amica di famiglia.

-Lo immaginavo, anche se vorrei sottolineare il fatto che loro non sono più la mia famiglia, almeno per quanto mi riguarda.

-Lily, hai…. Tagliato i ponti con tutti?- Era vecchia ormai la McGranitt, ma sembrava invecchiata di dieci anni in nemmeno un’estate. Le rughe erano sempre più marcate sul suo viso e gli occhiali sempre più spessi e anche la sua vitalità che l’aveva caratterizzata da quando la conoscevo si stava indebolendo.

-Non con tutti, no. James anche se non capisce e non accetta la mia scelta è comunque dalla mia parte, perché sa che ho ragione alla fin fine. Albus invece… non parla più né con me né con Scorpius. Per quanto lui sia il primo ad aver subito le ingiustizie di suo padre lo adora, non riesce a vedere oltre il proprio naso. Spero che questa situazione smuova un po’ Harry Potter e che gli faccia apprezzare i suoi figli per come sono e non per come vorrebbe che loro fossero. In quanto ai miei cugini, non ci sono problemi di nessun genere. Mi tengo in contatto in segreto con la zia Hermione, perché lo zio Ron ovviamente è dalla parte di papà e non voglio che litighino a causa mia. Con gli altri tutto bene, li frequento come li frequentavo prima.

-Se posso permettermi… La tua è una scelta definitiva?

-Con tutta la rabbia che ho addosso in questo momento, potrei dire di si. Ma non lo so. E’ molto più difficile perdonare e dimenticare di chiedere scusa e a quanto pare per mio padre è uno sforzo troppo grande anche mettere da parte i suoi rancori e comprendermi. Se un giorno riuscirà a scusarsi, forse potrò impegnarmi per dimenticare il passato e tornare a essere parte della sua famiglia. Ma per adesso non ho motivi anche soltanto per pensare di tornare a essere figlia dei miei genitori.

-Perfetto. Se non hai bisogno di altro, puoi andare a lezione allora.

-Avrei una richiesta da farle prima, professoressa.- Erano anni ormai che avevo in testa di chiederglielo, ma assolutamente non avevo pensato di farlo in quel momento. Le parole mi erano uscite spontaneamente dalla bocca e capii solo in quel momento di quanto avessi bisogno di sapere. –Vorrei un attimo restare sola nel suo ufficio.

-E perché mai, signorina Potter?- Notai il ritorno all’uso del cognome: era tornata nella sua veste di preside.

-Ho bisogno di un chiarimento e l’unico modo in cui posso averlo è restare un attimo qui. Le giuro che non ci metterò molto.

Annuì, come se avesse capito e in silenzio abbandonò la stanza lasciandomi sola. Mi avvicinai a uno scaffale e presi in mano il Cappello Parlante. Lo infilai in testa con fare quasi religioso e aspettai che mi parlasse.

-Pulce nell’orecchio, eh, Lilian Potter?

-Ehi si. E’ un po’ di tempo che ce l’ho. Volevo chiederle..

-Se sei stata messa al posto giusto?- Chiese con fare ironico.- In più un millennio non mi era mai successa una cosa del genere, ed ecco che nel giro di trent’anni due persone vengono a chiedermi la stessa cosa. Non le pare strano, signorina Potter, che lei abbia gli stessi dubbi di suo padre? La vostra mente è molto simile.

-Io e mio padre non siamo simili.- Risposi, quasi umiliata da quell’affermazione.

-Signorina Potter, ricordo tutti gli alunni che ho smistato e lei e vostro padre non sarete né i primi né gli ultimi che mi imploreranno di finire nella Casa che preferiscono. Devo ammetterlo, se non avessi avuto pregiudizi sulle altre Case, probabilmente avrei impiegato ore per collocarla e non so se la mia scelta sarebbe stata Grifondoro. Lei possiede tutte le qualità e tutti i difetti che caratterizzano ogni singola Casa.

-E adesso, dove mi collocherebbe se potesse scegliere di nuovo?- Chiesi. Ero confusa. Non sapevo che mio padre avesse avuto dei dubbi di questo genere e apprenderlo mi fece montare la rabbia in corpo: come si permetteva di giudicare suo figlio, le nostre amicizie per una futilità come questa, quando pure lui aveva chiesto di finire a Grifondoro? Non si vergognava?

-Signorina Potter, la scelta ad anni di distanza non ha senso. Nella vita vera le decisioni si prendono una volta sola. Lei sarebbe cresciuta diversamente se fosse stata smistata in un’altra Casa? La giovane donna che vedo adesso è una fiera Grifondoro, coraggiosa fino al midollo e buona d’animo. E’ una saggia Corvonero, intelligente e creativa. E’ una ambiziosa Serpeverde, astuta e intraprendente. E infine è una leale Tassorosso, giusta e paziente. Se avessi potuto scegliere sei anni fa, è tanto probabile che sarebbe diventata una Corvonero quanto una Tassorosso o una Serpeverde o una Grifondoro, perché lei è ciò che è adesso non tanto per la Casa a cui appartiene ma per come è la sua anima. E la sua anima è una delle più pure e complicate che io abbia mai visto. Probabilmente mi ha fatto una favore scegliendo al posto mio, perché lei, signorina Lilian Luna Potter, per me non sarebbe mai appartenuta ad una sola Casa, ma a tutte contemporaneamente.- Espresso il suo parere il Cappello divenne muto e non ci furono versi di farlo parlare di nuovo. Me lo tolsi dalla testa insoddisfatta e quasi arrabbiata. Desideravo ardentemente sapere se Grifondoro era la Casa adatta a me o se lo era un’altra. Non mi accontentavo di scoprire che ero la più complicata ragazza del Mondo Magico che apparteneva per un quarto ad ogni Casa. Volevo prendere una posizione per un fatto di principio. Desideravo tanto essere una Grifondoro, la Casa a cui appartenevo, quanto a Serpeverde per fare dispetto a mio padre. E invece niente.

Inoltre sapere che mio padre non era sempre stato il Grifondoro modello che sosteneva di essere mi aveva fatto andare fuori di testa. Perché si accaniva così, perché?

 Mi voltai verso il quadro di Albus Silente per cercare una risposta, ma non c'era. Sapeva che gli avrei chiesto chiarimenti, ma forse non mi riteneva pronta per ciò che aveva da dirmi. Oppure semplicemente, una risposta ai miei dubbi non esisteva.

 

NOTE DELL’AUTORE

Innanzitutto grazie a danyazzurra che ha recensito il primo capitolo e alle persone che hanno inserito questa storia fra le preferite e le seguite. Grazie davvero!

In questo capitolo e in quelli che seguiranno lavorerò molto sui ricordi di Lily, per farvi capire cosa l’abbia portata a prendere questa decisione quasi incomprensibile.  Ci tengo a dirvi che ce la metterò tutta per aggiornare velocemente e non con capitoli estremamente corti (ooodio i capitoli corti). Forse la scelta di una Lilian Luna Potter che non appartiene a nessuna e a tutte le Case vi sembrerà un po’ strana, ma io è sempre così che me la sono immaginata: come sono sicura che Albus è un Serpeverde fino al midollo e James un vero Grifondoro, Lily appartiene a tutte le Case.

Anche se il finale del settimo libro mi è sembrato un po’… sciapo, si direbbe dalle mie parti, come le patatine senza il ketchup, insomma, una delusione, non ho potuto fare a meno di innamorarmi nella nuova generazione e in particolare di Lily e Scorpius. Gli altri personaggi che introdurrò saranno inventati e i nuovi membri della famiglia Weasley, a parte quelli che ha descritto la Rowling (<3) nell’epilogo, avranno l’età che deciderò io (mi sento onnipotente!). Come potrete capire i personaggi di Nolan, Jasmine e Dorian non sono stati inseriti a caso e che si renderanno importanti proseguendo nella lettura.

Bene, vi saluto dato che sono quasi le undici e domani ho due bellissime interrogazioni a cui non vorrei prendere tre per inaugurare l’anno. Grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qua, al prossimo capitolo!

  
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