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Autore: Melardhoniel    02/11/2011    3 recensioni
Immaginate il 1960.
Un anno cruciale per la storia dei Beatles, un anno di scelte che porteranno i quattro ragazzi di Liverpool a diventare il gruppo che conosciamo. Immaginate Pete Best, Stuart Sutcliffe, le due sorelle di John Lennon e ogni segreto conosciuto solo grazie alle biografie sui Beatles.
Immaginate una ragazza qualunque, Eveline 'Liv' Sparks, che improvvisamente si trova catapultata nel passato con in mano un grande potere: la conoscenza del futuro. Un privilegio che genera un limite, come sa bene chi si interessa di viaggi nel tempo: quanto la sua conoscenza degli eventi influenzerà i destini della Liverpool e della Londra degli anni Sessanta? Quanto sarà cambiata la storia dei Beatles? In meglio o con esiti catastrofici?
[La storia copre gli eventi temporali dal 1960 al 1970]
Dopo 3 anni di assenza sono tornata, per restare. Melardhoniel
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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There is a place, where I feel low...
 
Driiiiiin!
Allungo una mano verso il comodino e cerco a tentoni di spegnere quel dannatissimo arnese che sembra spostarsi ad ogni colpo.
Maledette sveglie, più sono vecchie e più fanno rumore.
Avevo deciso di mettere la sveglia qualche minuto prima della radio, così nel caso in cui qualche dj che ce l’avesse avuta a morte con me avesse pensato di mettere musica soft, sarei già stata –alla facciaccia loro!- quasi fuori dal letto.
Apro gli occhi e guardo fuori dalla finestra: il cielo è grigio, il mattino è buio, ma l’aria sembra tersa: adoro l’inverno, è la mia stagione preferita, forse anche perché ci sono nata.
Mi piace il Natale, l’atmosfera che si respira, la neve, le cioccolate calde, i the al mattino e leggere con una coperta sulle gambe, possibilmente spaparanzata su una poltrona davanti al fuoco.
Purtroppo nel 2010 il fuoco era stato sostituito già dal calorifero, perciò la prima volta che mi sono trovata davanti al caminetto del salotto devo aver fatto una faccia del tipo: “caaaamineeeettooo!!” con la conseguente occhiata di mia madre “ma-sei-sicura-di-stare-bene-tesoro?”
Ma sono dettagli infimi.
Mi stiracchio e poso cautamente un piede fuori dal letto.
 
Well, that's all right, mama
That's all right for you
That's all right mama, just anyway you do
Well, that's all right, that's all right.
That's all right now mama, anyway you do

 
La radio si accende e comincia a gracchiare quella che sembra essere una canzone di Elvis.
«Ah, ah!» le punto il dito contro, mentre scendo completamente dal letto. «Ti ho fregato!»
Come al solito, dopo una leggera colazione –the, bacon e cereali, sì lo so, faccio schifo-, unarapida vestizione e le solite urla pre-cotonatura, sono fuori in strada in sella alla mia inseparabile bici.
Pedalo allegramente vero il Liverpool College of Art, mentre il freddo vento di inizio dicembre mi punge il viso. Rido: «OGGI È VENERDI’!»
Venerdì 2 dicembre, per l’esattezza; ovvero due giorni dopo l’arrivo di George Harrison ed il giorno stesso in cui Paul McCartney e Pete Best verranno spediti dalla Germania con una solenne pedata.
WOOOOOW! Stasera incontrerò Paul McCartney!!
Dall’emozione quasi cado dalla bici.
…E Pete Best, poveraccio. Non se lo fila mai nessuno…
Non mi resta altro che pedinare Dot, allora, perché di certo lui si presenterà a casa sua, mondo crudele. La cosa non mi toccherebbe più di tanto se non fosse che ho una stratosferica cotta per il caro Paulie da quando ho sei anni, ovvero dal momento in cui, guardando il video di “Love me do” sulla cassetta dell’Anthology 1, sono rimasta –e giuro che non scherzo- con la mascella poco educatamente aperta dal primo “so please, love me do” all’ultima nota. Queste sono cose che lasciano il segno…
Quindi, se Ruth probabilmente non mi avrebbe perdonato nel caso in cui, in preda ad un raptus di fame, le avessi azzannato il ragazzo; di certo Dot non mi rivolgerebbe più la parola se saltassi addosso al suo fidanzato che in teoria non dovrei conoscere.
Scendo dalla bicicletta e la assicuro alla rastrelliera con catena e lucchetto.
«Eeeehi! Sei quasi puntuale!» alzo lo sguardo, incontrando gli occhi neri e ammiccanti di Thelma. «Ovvio! Vuoi che mi perda geografia?» rispondo ridendo.
Ah, per la cronaca: iodetesto geografia. La trovo una materia pressoché inutile, e di certo il mio prof non aiuta: è maschio, meteoropatico e dà i voti alla cacchio. Ditemi un po’ se è normale!
«Hai più visto Ruth?» mi domanda Thel visibilmente scocciata.
«No, perché?»
«Perché ci snobba, ecco perché! A scuola ci saluta, ma non fa altro che stare con Harrison! E poi, “George di qua, George di là”…»
«Ma Thel, è normale! Le è mancato… sono stati separati per quasi un anno, mentre noi ci vede sempre.» le sorrido, lei sbuffa.
«Sì, va bene…però non può stargli sempre appiccicata, lo sfiata!»
«Veramente a me non sembrerebbe proprio “sfiatato”» in mezzo alla massa di studenti che si affrettano a varcare la soglia dell’istituto le indico Ruth e George che si stanno dando un lacrimevole addio.
Thel liquida la faccenda con un gesto della mano: «Sì, vabbè… ci sono delle eccezioni.» e si avvia verso il pianerottolo borbottando:«Mica deve andare in guerra!»
«Eeeh, vabbene. Teniamocela così come è.» mi sistemo la borsa a tracolla e saltello su per le scale.
 

***

 
Quando finalmente –sìììì!! Per mille pluffe saltellanti!- suona la campanella dell’ultima ora Margareth raggiunge preoccupata me, Iris e Maureen che ci avviamo (più correttamente ci trasciniamo) verso l’uscita dell’istituto.
«Ragazze, sono preoccupata per Dot.» ci bisbiglia, notando che Lindsay-voglio-sapere-qualsiasi-cosa-purchè-siano-fatti-degli-altri Chantail è in ascolto.
«Perché?» domanda Thelma, avvicinandosi.
«Aspettate, usciamo.» consiglia saggiamente Iris.
Arrivati finalmente all’aria aperta, ci sediamo su una panchina poco lontano dal corridoio ovest.
Ruth, che ci aveva seguito in silenzio, avvista George tra la folla e fa un gesto come per correre verso di lui, ma Thelma la afferra per un braccio: «Eh, no, cara missà che il mio fidanzato parte per la guerra, tu ora ti siedi e ascolti. Dal tuo Ken ci andrai dopo.»
E la getta di peso sulla panchina.
Rivolgo uno sguardo di rassicurazione a George e lui capisce, cominciando a camminare verso di noi: è vestito da teddy boy, con la giacca nera ed il colletto tirato su, la camicia bianca ed i pantaloni neri a sigaretta, ha sistemato il ciuffo alla Elvis e sul suo viso campeggia uno stupendo sorriso sghembo. In mano tiene un mazzo di fiori. Se Ruth e Thelma non se la prendono con me, quasi quasi gli salto addosso io.
«Dicevamo?» comincia Maureen.
«Dot mi preoccupa, ragazze. Stamattina non è venuta a scuola, e la cosa strana è che non mi ha neanche avvisato! Di solito mi chiama verso le sette e mezza. Non vorrei fosse successo qualcosa di male, sapete, era piuttosto sconvolta due sere fa...» spiega Margareth.
«Secondo me, Maggie, non è niente di cui preoccuparsi. Probabilmente è tornato Paul o l’ha chiamata, o qualcosa del genere. Se George è qui non credo che il resto del gruppo rimanga per molto su ad Amburgo… o sbaglio?» domando, fingendo di non conoscere bene né gli eventi futuri né la psicologia dei ragazzi.
«No, in effetti hai ragione…» annuisce Margareth.
«Ragione su cosa?» interviene George, porgendo il mazzo di fiori a Ruth (Thelma fa finta di vomitarmi addosso).
«Liv crede che Dot sia assente oggi perché è tornato Paul.» spiega Iris, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.
«Ah… in effetti potrebbe essere un’ipotesi, a meno che quei quattro stronzi non decidano di continuare a suonare senza di me.»
«Sinceramente non lo so.» dice Thel. «Se così fosse a quest’ora starebbe già correndo verso di noi…»
«…urlando come un’ossessa e sventolando le braccia come se dovesse spiccare il volo?» domanda Maureen.
Thel la guarda sbigottita.
«Tu…tu la conosci?» chiede Margareth.
«No, ma è dall’attraversamento pedonale.»
A quelle parole tutti –George compreso- ci giriamo verso il punto indicato da Mo, constatando che Paul,effettivamente, era tornato a casa.
«RAGAZZEEEEEEEE!» urla.
«RAGAZZEEEEE! E…oh, ragazzo. Ciao Geo!» Dot si appoggia allo schienale della panchina, stanca.
«Ho una mega sorpresa per voi!»
«No, davvero?» domando ironica.
«Sì, ma non vi dirò di più… ci vediamo a Sefton Park alle cinque, okay?»
«Ma…ma…» protesta Iris. «le cinque sono l’ora del the!» mette il broncio.
Dot la fulmina con lo sguardo.
«Oh, e va bene…» borbotta contrariata.
Guardo l’ora sulla facciata dell’edificio. «Ragazze, io devo proprio andare! Ci si vede!»
Mi avvio verso la rastrelliera delle biciclette, seguita da Maureen che oggi pranza con me.

 
***

 
«Beh?»
«Cosa “beh”, Thel?» sospira Iris.
«Beh dove sono?» domanda esasperata Thelma.
«Probabilmente a pomiciare agli angoli dei locali…» mugugna Margareth, appoggiando il mento sulle ginocchia.
Sento le mie viscere attorcigliarsi.
Con un risolino piuttosto tirato scaccio via l’istinto omicida verso Dot e cerco di mantenermi concentrata sulla situazione.
«Ruth, ma George perché non è venuto?» chiedo, anche se credo di sapere la risposta.
«Non ha la minima voglia di incontrare Paul. A dire il vero neanche di sentir nominare “Amburgo”, “Beetles”, e “musica”.»
Appunto…
«Poveraccio…»
«Pfft!» interviene in quel momento Maureen.
«Beh???» è l’unica reazione proveniente da una stufa Thelma.
«Ve lo immaginate se ora ci stiamo facendo tanti castelli mentali per niente? E se poi doveva…che ne so…mostrarci il suo nuovo cane o qualcosa del genere?»
Scoppiamo tutte a ridere.
«Già…questo forse spiegherebbe il suo ritardo!» ridacchia Maggie. «Magari sta raccogliendo i suoi bisognini»
«Ahem…» si schiarisce la voce Iris, indicando l’entrata del parco.
«Occhei, ragazze… possiamo decisamente dire addio al cucciolo di beagle!» esclamo, lasciandomi cadere pesantemente sulla panchina: il momento è arrivato.
Dot e Paul stanno camminando lentamente verso di noi, mano nella mano. Lui non sembra troppo convinto di questa “rimpatriata pomeridiana” e più volte lei deve alzarsi in punta di piedi per mormoragli qualcosa.
Ha l’aria molto distrutta, ma i vestiti sono puliti e stirati, ed il ciuffo è fissato perfettamente; quindi probabilmente lui e Pete sono arrivati a Liverpool stamattina presto e lui ha avuto il tempo di cambiarsi.
Quando mancano pochi metri alla panchina Paul stringe la mano di Dot, e lei ricambia la stretta: non sarà l’unico a dover raccogliere tutte le proprie forze oggi.
«Ragazze!» ci sorride radiosa lei.
«Ciao Dot!» la saluto io, sorridendo sinceramente: non posso odiarla perché sta con Paul, in fondo è simpatica. Non è nella mia natura maledire una ragazza se questa sta con il bassista dei Beatles.
«Ma dov’eri finita??» sibila Thelma. «Sono le cinque e mezza!»
«Uffa, Thel! Ero con Paul!» sbuffa lei, sedendosi accanto a Maureen.
«Quello l’avevamo capito, grazie»
«Avanti, Thelma…ora basta.» Margareth le poggia una mano sulla spalla.
«Ciao Paul!» Ruth è la prima a cercare di metterlo a suo agio.
«Ruth! Come stai? George sta bene? È tornato?»
«Sì, sì…stai tranquillo. Ieri mattina è venuto a prendermi a scuola. Sta… sta bene, Paul. E tu?»
Una piega amara si forma all’angolo della bocca del ragazzo.
Guardandolo meglio posso vedere che ha il labbro spaccato: ecco cosa intendeva ieri George dicendo che i tedeschi “picchiano duro”.
«È tutto okay, perché no? Domani ho un colloquio di lavoro.»
A quelle parole strabuzzo gli occhi. «COLLOQUIO DI CHE?»
Paul McCartney non può mettersi a lavorare! Sarebbe come se Carl Barks invece che scrivere storie sui paperi si fosse messo a cucire centrini!
Le ragazze mi guardano sbigottite, Paul mi scruta come se fossi una sua fan assatanata capitata in un camerino durante un concerto del 1964, io cerco di scivolare sulla panchina con le mani premute sulla bocca: Merlino, che figuraccia!
«Scusa tanto, ma tu chi saresti?»
«Ahem. Liv Sparks, piacere.» pigolo, porgendogli una mano.
«Sei nuova di qui?» continua, mantenendo un tono freddo e distaccato.
«Sì. Vengo da Blackpool.»
«E posso sapere cosa ti sconvolge tanto, Liv Sparks?»
Merda.
«Se tu sei davvero così bravo come loro mi dicono,» o, meglio, come io so, «come puoi anche solo pensare di abbandonare tutto dopo la prima sconfitta?»
Sulla fronte distesa di Paul si forma una ruga.
È arrabbiato, e anche tanto.
«Io non so chi sia tu, non so cosa ci fai qui e soprattutto non so come tu faccia a conoscermi. Chi pensi di essere, per giudicare così le mie scelte? Che sai tu di cosa ho passato ad Amburgo?» l’aria attorno a noi è tersa; dal silenzio che c’è pare di essere rimasti solo io e lui.
«Io so solo, Paul McCartney, che –da quanto mi dicono loro- sei un bassista della Madonna. Scusami eterna madre…» mi rivolgo al cielo. «E se tu, dopo essere stato cacciato via da Amburgo solo perché tenevi nel gruppo un minorenne, sei pronto a rinunciare al successo che ho capito che avete conseguito per lavorare, beh…allora non ti meriti tutti i complimenti che ti hanno fatto.»
Furiosa afferro la mia borsa.
«Ci si vede a scuola!» esclamo rivolta alle ragazze, uscendo a grandi passi dal parco.
Riesco a sentire Thelma domandare: “Scusami eterna madre?? ” e Maureen risponderle: “È cattolica.”
Diamine!
Arrivo a casa distrutta; non ho voglia di vedere nessuno, solo di stringermi al mio gatto e di guardare un film con una coperta sulle gambe ed una tazza di the fumante in mano.
…ed una scorta di fazzoletti, temo.
Chiudo la porta, abbracciandomi ad Astrid che, comprensiva, si accoccola sulla coperta e comincia a fare le fusa. Accendo la TV ed il canale si sintonizza su una replica della serie televisiva The Adventures of Robin Hood (le Avventure di Robin Hood –per gli scarsi in inglese u_u), dove intravedo Jane Asher nel ruolo di Alice A’Bland, e suo fratello Peter nel ruolo di Oswald A’Bland, due bambini che vengono poi salvati da Robin Hood.
Nel vedere Jane mi rovescio sul letto con un cuscino sulla faccia: anche lì! Ma era una maledizione! Non bastava Dot per sentirmi una completa idiota? E la figuraccia che avevo fatto con Paul? Santi numi, quel testardo mi aveva proprio fatto girare i nervi.
Grrr…sapevo di avere ragione, ma se quello lì non l’avesse riconosciuto avrei anticipato di un paio d’anni la teoria del P.I.D., poco ma sicuro.

 
***

It’s getting better!
 
ROMANIIIIIIII!! (eeeeh!)
Come ve la passate, ragazze? Io bene! Ci tengo a farvi sapere che sono stata promossa alla prima classe del triennio del liceo ;)
No, sapete, ve lo dico perché l’ultimo capitolo risale a maggio, così almeno non siete più preoccupate. xD
Ad ogni modo, è apparso George, è apparso Paul, è apparsa Jane… mancano Peter, John e Stuart.
E arriveranno, tranquille, anche se non necessariamente in quest’ordine :)
Per rispondere alle recensioni userò d’ora in poi l’ottimo sistema offerto da EFP, così almeno saprete che ogni tanto riemergo dall’Oltretomba!
Vi lascio con un piccolo spoiler del nuovo capitolo ed un’immagine di Paul di quel periodo :D
Spoiler.scendo le scale ancora mezza assonnata, stretta nella mia vestaglia, struccata e pure ciabattando: uno spettacolo! Poi realizzo quello che mia madre voleva dire con ‘hai visite’ e mi immobilizzo come Ginny alla Tana quando vede Harry (embè? Sono fissata con Harry Potter.).
O madre de dios. Che figura.




baci,
Marty

 
  
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