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Autore: francy13R    02/11/2011    2 recensioni
La vita, chissà come, ti sorprende sempre quando meno te l'aspetti. Pensi che non ci sia via di scampo, pensi di rimanere quella emarginata per sempre e un giorno succede l'impensabile. Sei lì, sei importante per qualcuno, anzi essenziale e ti senti nuova. Lavinia è così e non sa cosa aspettarsi dalla vita e dalle persone che la circondano, ma sa che il suo posto non è dove è nata, sa di valere più di coloro che non la capiscono, di coloro che la ostacolano e ne ha la certezza in questo viaggio. Una giovane donna che cerca di scoprire se stessa, che sogna e spera sempre, perchè la speranza è l'ultima a morire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5.Give me everything tonight












 

Quel giorno Rosalind non era in vena di parlare, così ci diede qualche esercizio scritto da svolgere, ma neanche io ero in vena di scrivere, così più minuti passavano più scarabocchi lasciavo sul quadernino. Sentii un lieve rumore e mi girai verso la porta incontrando lo sguardo divertito di Manuèl che mi chiedeva di uscire. Rosalind non se ne sarebbe nemmeno accorta, così aprii la porta e gli sorrisi.

-Cosa ci fai qui?-.

-Vieni dai!-. Mi prese per mano e iniziammo a correre mentre la pioggia ci inzuppava lentamente i vestiti. Venni catapultata sulla spiaggia di Edimburgo. Il vento soffiava forte portando fino a noi il profumo di salsedine e le nuvole lasciavano intravedere qualche raggio di luce. Attorno a noi solo gabbiani i cui versi venivano inghiottiti dal rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli in lontananza. Non c'era nemmeno una persona. Chiusi gli occhi per assaporare il sapore del mare e il sole che scaldava il mio volto, dopo di che mi girai verso Manuèl. Il sole rendeva i capelli di un biondo luminoso e gli occhi di un verde intenso. Passai una mano tra i suoi capelli mossi dal vento, mentre lui mi circondava la vita con le braccia forti, chiudendomi in una morsa.

-Non farmi mai cadere, ti prego!-, dissi ammirando quegli occhi che all'apparenza sembravano così scuri. Mi sentivo felice, per una volta in tutta la mia vita, ed era una sensazione indescrivibile. Ciò che volevo era davanti a me e mi amava come io amavo lui. Non c'era bisogno di parole.

-Mai Lavinia-, rispose con quel sorriso mozzafiato. Il vento gelido soffiava, ma io non sentivo altro che il calore del suo corpo contro il mio, il battito del suo cuore contro il mio e quella mano che accarezzava delicata la mia guancia. Volevo piangere dalla gioia, ma mi trattenni, così non sarei più riuscita a distinguere il colore degli occhi di Manuèl. Il suo alito dolce mi invase. Mi prese il mento tra il pollice e l'indice guardandomi come se non avesse visto nulla di più bello. Ero io quella che contava per una volta, nessuna ragazza me l'avrebbe portato via, lui mi apparteneva come io appartenevo a lui. Le sue braccia mi strinsero ancora più forte mentre si avvicinava lentamente. Solo il vento, il sole, solo io e Manuèl, quel ragazzo piombato come un lampo nella mia vita, che l'aveva stravolta, l'aveva resa ancora più difficile, ancora più bella. Ero disposta a tutto per stare con lui, a qualsiasi cosa, avrei abbandonato tutto il mio mondo per entrare nel suo. Non c'era più niente per me in quell'angolo di terra dove abitavo da diciassette anni. Strinsi la presa sui suoi capelli e lo avvicinai a me, non c'era niente di più importante.

 




Aprii gli occhi e mi ritrovai sola nel mio letto. Una lacrima scese lungo la tempia e bagnò il cuscino. “ Era solo un sogno Lavinia, un incubo”. Mi rigirai dall'altra parte del letto cercando di concentrarmi su altro, ma quello che era successo la sera precedente invase la mia mente. Manuèl che si avvicinava e mi chiedeva come mi chiamassi, quella semplice e breve conversazione che mi aveva lasciato senza fiato. Si era avvicinato! Sorrisi al pensiero che probabilmente avrei avuto una speranza con lui, ma poi? Non ci sarebbe stato un poi, non ci sarebbe stato niente di niente. I brividi corsero lungo la mia schiena e strinsi le gambe al petto tentando di trattenere i singhiozzi che mi perforavano il petto. “Non ci sarà un poi!” ripetei nella mia mente incapace di pensare ad altro. Inutile fermare le lacrime che bagnavano le lenzuola, ed ero sicura che quelle non sarebbero state le ultime. Volevo sempre complicare le cose più di quanto fosse possibile.

“Eccoti qua Lavinia, guardati! Prima Marco e adesso questo ragazzo che spunta dal nulla. Cosa stai combinando?”. Ad un certo punto sentii la sveglia di Alice e la sua porta aprisi. No quello non era il momento delle lacrime, non potevo permettermi il lusso di stare a piangere tutto il giorno. Così sospirai e cercando di essere forte mi alzai pronta per un'altro giorno.

 

Manuèl

 

Seduto sul letto della mia minuscola stanza non riuscivo a trovare pace. Mi serviva una soluzione a quel dilemma, una soluzione che forse nemmeno lei sarebbe riuscita a darmi. Forse Joao aveva ragione, ne facevo una tragedia, dovevo pensare a divertirmi. Ma appena ridevo per qualche battuta stupida mi tornava in mente il suo sorriso, il primo. Era stato quello a catturare il mio sguardo assorto in pensieri troppo infantili per essere nominati. E la sua risata... sembrava qualcosa di magico, leggero e dolce che mi aveva travolto quando meno me l'aspettavo. Avevo chiuso con le ragazze, troppo stupide e vanitose. Eppure a prima vista quella semplice ragazza mi fece un'altra impressione tanto che non riuscii a distogliere lo sguardo da quel sorriso, da quei magnifici occhi verdi che emanavano una certa sicurezza ma anche timidezza.

Mi riportai indietro nel tempo di qualche giorno. Ricordavo tutto, quando si spostò una ciocca dietro l'orecchio e notai un tatuaggio sul braccio, ma era una parola troppo lontana per essere codificata. Quando le sue dita affusolate iniziarono a giocare con la cerniera della felpa. Quando una ragazza cinese aveva urlato qualcosa e tutto il gruppo, lei compresa, si era messa a ridere. Quasi non si ingozzò con l'acqua che aveva bevuto qualche secondo prima. Quando si girò verso di me e fissò i suoi grandi occhi nei miei trasformando l'espressione gioiosa in una sorpresa.

Avevo abbassato lo sguardo ridendo alla battuta che Toninho aveva appena fatto riguardo alle tette piccole di Maria. Quel ragazzo stava diventando paranoico, non faceva altro che pensare a sistemarsi, ma purtroppo la bassa statura e il comportamento idiota non lo permettevano.

Avevo iniziato a giocherellare con una fetta d'ananas intento ad evitare il suo sguardo anche se avevo perso il controllo della mia mente e gli occhi non riuscivano a non posarsi su quella figura minuta dall'altra parte del tavolo.

Quando si alzò con due bicchieri di plastica in mano la seguii, ma purtroppo il mio sguardo interessato non passò inosservato tra i miei amici.

-Chi stai guardando?-, aveva chiesto Toninho bloccando il monologo di Ze.

-Nessuno-, risposi sincero, ma il nano non ci cascò. Si girò e la notò.

-Accipicchia! Niente male, ma non è il tuo tipo, a te piacciono le bionde, le more lasciale a me-, aveva commentato ridendo.

-Ho solo dato un'occhiata, calmati-, mormorai ritornando alla mia fetta d'ananas.

-Questo ragazzo vuole il tuo numero di telefono!-. Alzai il capo di scatto e me la trovai davanti indecisa tra lo scappare e rimanere ad ascoltare le stupidaggini di Ze. Grazie al cielo alla sua richiesta emise una leggera risata imbarazzata così il gruppo si unì a lei iniziando a darmi pacche sulla schiena e a dirmi: -Hai fatto colpo!-.

La ragazza aveva risposto con un “forse” e aveva chiesto se fossimo italiani, certo che no, probabilmente stordita da così tante attenzioni non aveva intuito che fossimo Portoghesi, aprii la bocca per risponderle, ma ci pensò Toninho mostrandole un sorriso fin troppo intimo.

-No, siamo Portoghesi-. Aveva alzato leggermente il braccio e notai il tatuaggio scritto in corsivo, una semplice parola che riassumeva se stessa, ma leggendola compresi che qualcosa stonava. Perché mai una ragazza del genere aveva un tatuaggio con scritto “heartless” (senza cuore)? Era la cosa più insensata a cui fossi andato in contro. Non ebbi tempo per rifletterci ulteriormente dato che lei si stava lentamente allontanando, ma incontrando i suoi occhi mi riservò un sorriso luminoso. Eccole, un fiotto di domande senza risposta! Solo una ragazza, un tatuaggio e un sorriso. Da dove era saltata fuori? Era per caso giunta a sostituire il sole inesistente in quel paese così freddo? Perché “Heartless” se sembrava tutt'altro che una fredda ragazza senza cuore? L'unica cosa che potei fare fu rimanere ad ammirarla impotente per tutto il tempo.

 

-Cazzo! Ci avrò fatto una figura di merda! Penserà che sono uno sfigato che non ha niente da fare dalla mattina alla sera-, mormorai picchiando la fronte contro il ginocchio. Presi un respiro profondo e afferrai la prima camicia che trovai. Forse l'avrei vista quella sera a ballare con le sue amiche, forse mi sarei potuto soffermare ad ammirare i suo capelli, avrei potuto perfino sfiorarli accidentalmente, non se ne sarebbe accorta.

Fissai il cielo grigio e le gocce di pioggia che scivolavano sul vetro freddo della finestra, quel tempo non migliorava il mio umore.

A Porto il sole era d'obbligo, invece in quel luogo sperduto mi sembrava di essere in trappola, una trappola da cui non potevo scappare se non con lei. Il suo viso a forma di cuore non voleva scomparire, anzi era sempre lì davanti ai miei occhi, imperterrito, con quel sorriso accennato e quell'aria sommessa e timida. E quel tatuaggio... Dovevo saperne di più.

-Ti dai una mossa Manè-, urlò dall'altra stanza Adriana che probabilmente si era già incollata al braccio di Joao. Infatti lo sentii sbuffare. -Dai Adry non voglio fare lo stronzo, ma lasciami almeno vestire-, disse scocciato.

Adriana non era una brutta ragazza, ma il problema delle belle ragazze era la vanità e l'esibizionismo. Quando vide che io non la consideravo si era attaccata a Jo, da una parte ne ero sollevato dall'altro provavo davvero una sorta di dispiacere per il mio amico.

Appena uscito cercai di non fare caso al vestito troppo scollato della ragazza e al suo seno messo in evidenza, era troppo volgare per i miei gusti, ma l'occhio inevitabilmente ci cadeva sopra. Chiusi a chiave la mia porta e insieme al gruppo mi diressi verso il pullman che ci avrebbe accompagnato al college.

Arrivati ci riversammo nella sala da pranzo abbellita a dovere e mi sedetti su un tavolo ai lati bevendo una coca cola. Nemmeno quindici minuti dopo eccola!

Era vestita semplicemente eppure sembrava ancora più bella di prima, la maglietta aderente in vita mi costringeva a trattenermi dall'accarezzarle i fianchi e stringerla a me, i capelli raccolti in una treccia troppo ordinati dal liberarli e ravvivarli con la mia mano. Non c'era una cosa che stonava in lei, era perfetta!

Quando si accorse di me le sorrisi cercando di non sembrare uno stalker e andai a ballare con i miei amici. Toninho si stava atteggiando con una ragazza bassa dall'aria familiare, ma lasciai perdere.

Mi diressi verso Maria e le urlai per sovrastare la musica da discoteca: -Allora, mica volevi fare quel ballo?-.

Mi fissò stupita. -Credevo che non volessi!-. Saltellò verso il DJ e gli sussurrò qualcosa all'orecchio dopo di che tornò da me, si sistemò la maglietta a pipistrello e mi fece l'occhiolino. L'adoravo, ci conoscevamo da quando eravamo nati e non mi aveva mai tradito, era la migliore amica che tutti i ragazzi avrebbero voluto. Certo, esteriormente era una bellissima ragazza, ma non mi ero mai sentito attratto da lei. Maria era la sorella che non avevo mai avuto, quella a cui non bastavano delle spiegazioni per capirmi,per lei era sufficiente incrociare il mio sguardo per sapere se qualcosa andava storto. L'ammirai divertito dopo di che presi posto al suo fianco mentre la canzone precedente si dirigeva verso le note finali.

-Allora, per chi dovresti esibirti?-, chiese intuendo le mie intenzioni.

-Nessuno nessuno-, dissi sorridendo maliziosamente.

La canzone iniziò. -No! Give me everything tonight! Davvero? Sei caduta così in basso?-.

Risi e iniziai ade eseguire la solita sequenza di passi. Toninho, Ze, Joao e Adriana si unirono subito a noi mentre i ragazzi stranieri ci guardavano sbalorditi. Non era colpa mia se una delle materie scolastiche era recitazione, la quale comprendeva danza. Maria mi aveva costretto ad iscrivermi e dopo qualche anno ero diventato un ballerino professionista. Forse era una cosa da gay ma mi piaceva troppo per mollarla. Girai leggermente lo sguardo e notai la ragazza italiana fissare le mie gambe sbalordita, mi sorrise.

-Vieni dai!-, le urlai in inglese, ma lei si tirò indietro.

-No è troppo difficile-, disse ridendo. Alcuni ragazzi italiani e cinesi si unirono a noi.

Abbandonai la pista già scocciato dato che i passi si ripetevano meccanicamente, presi un bicchiere d'aranciata e mi diressi verso di lei. Appena si accorse di me sgranò gli occhi e cercò di non fare caso al fatto che la stavo raggiungendo. Mi sedetti su un tavolo tentando di mantenere un'aria disinvolta, eppure sentivo già il bicchiere scivolare tra le mani sudate e i battiti del cuore accelerare. Non le ero mai stato così vicino. Dopo aver detto qualcosa ad una sua amica, che subito dopo si allontanò,prese un respiro profondo e si voltò verso di me pronta ad affrontarmi.

-Non ci siamo ancora presentati, Manuèl -, dissi asciugando la mano sudata sui jeans e porgendogliela gentilmente. Lei fece lo stesso e me la strinse.

-Lavinia-. Inevitabilmente il mio sguardo cadde sul suo tatuaggio e lei notandolo ritrasse istintivamente la mano così piccola e fragile. Mi sorrise timida e si sedette vicino a me sempre con una certa distanza incrociando le braccia al petto.

-Comunque il mio amico stava scherzando! Non voglio il tuo numero di telefono, ma magari potresti dirmi il tuo nome così potremmo sentirci su Facebook-, dissi incoraggiandola a parlare.

-Si, certo. Perché no? Quindi tu sei Portoghese-, sussurrò guardando al centro della pista verso la ragazza bassa. Ecco dove l'avevo vista, era sempre seduta vicino a lei in sala mensa. Adesso non stava più ballando con Tony ma con un membro dello staff biondo.

-Quindi sei italiana-, sussurrai, ma lei mi sentì lo stesso e si girò incrociando i miei occhi. Probabilmente stavamo pensando la stessa cosa, o forse no. Era troppo bella per me.

Era da egoisti sperare che anche Lavinia provasse qualcosa per me.

La tentazione di spostare un ciuffo moro dalla fronte fu troppa e non riuscii a trattenermi così prendendo tutto il coraggio che avessi e costringendo le mani a non tremare avvicinai le dita alla ciocca e gliela spostai delicatamente dietro soffermandomi sulla pelle soffice della guancia, ma ritrassi immediatamente la mano quando lei si voltò sorpresa. Mi sorrise imbarazzata. Che cos'era quello? Mi sembrava di aver intravisto una scintilla di felicità in quegli occhi trasparenti. Risultava troppo semplice leggere le sue espressioni, era un libro aperto, chiunque avrebbe potuto indovinare ciò che pensava o provava. Lo sapevo anche perchè la mia espressione era eco della sua.

Forse era accaduto davvero, il colpo di fulmine in cui nessuno credeva. Forse esisteva davvero, altrimenti non mi sarei mai riuscito a spiegare la sensazione di essere a casa che avevo provato stando vicino a lei, sfiorandole semplicemente la mano.

Era accaduto, volli quasi saltare dalla gioia, ma una realtà molto più triste mi si presentò davanti. Era accaduto sì, ma con la persona sbagliata.

  
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