Diamo alla Bellflower High
School ciò che è della Bellflower High School, dicevano in
città.
Ebbene, bisognava darlo,
allora; quella piccola catapecchia, pullulante di ragazzini in crisi ormonali, aveva
una sola cosa positiva, a detta di Juls: la gita di inizio Novembre.
Ogni anno, precisamente
l'ultima settimana di Ottobre, la scuola era in totale fermento per i
preparativi, la scelta della meta, ma, principalmente, la raccolta fondi.
A questa, solitamente, si
dedicavano i rappresentanti d'istituto, chi faceva parte del comitato
studentesco e, dulcis in fundo, solo quell'anno, Turner e Sunders.
Quel pomeriggio, Juls se
ne stava felice come una pasqua, regina della cucina, a lavorare la pasta
all'uovo che aveva appena preparato. Al lato del tavolo, le zucche intagliate e
decorate poco prima.
Alice, appollaiata su una
sedia, sfogliava una rivista poco interessata -e interessante-, dando di tanto
in tanto un'occhiata all'amica.
- Quindi- disse poi- fammi
capire, le zucche sono per la raccolta fondi, mentre la pasta all'uovo è
per...- lasciò la frase in sospeso, aspettando che la piccola cuoca,
nonché sua migliore amica, nonché Juliet, la concludesse.
- Il preside Wilson- disse senza troppi preamboli.
- Precisamente
perché?- Alice alzò un sopracciglio come solo lei sapeva fare.
- Perché il preside
Wilson in realtà è un uomo dal cuore tenero, mi ama, e
gradirà il regalo-
- La pasta all'uovo?
Penserà che sia stata avvelenata- decretò l'altra.
- No, ma in realtà
un fine ce l'ho-
- E sarebbe?-
- Allora, seguimi bene!-
iniziò Juls.
- Ti brillano gli occhi.
Non mi piace quando ti brillano in quel
modo-
- Zitta e ascolta.
Darò il vassoio con la pasta precisamente nella pausa pranzo, quando lui
sarà a mensa, e lo poggerò sulla sua scrivania. Poi,
discretamente, prenderò dal suo secondo cassetto la lista delle
possibili mete per la gita, e la sostituirò con una lista tutta mia-
snocciolò con fare puntiglioso.
- Ho un po' di domande da
porti- Alice non era sconcertata, di più - uno, come fai a sapere che
c'è nel secondo cassetto?; due, cosa ti fa pensare che non noterà
la differenza di calligrafia, oltre alle mete prestabilite stranamente mutate
in mete che saranno decisamente improbabili?; tre, ma non meno importante, cosa
ti spinge a farlo?-
- Uno, io e Wilson ormai
siamo di famiglia, diciamo che so pressappoco quante volte va al bagno; due,
lui non controlla mai cose simili, in realtà non gliene frega niente;
tre, le liste sono state proposte da Leticia Garcia,
credi realmente che siano mete anche solo su cui farci un pensierino?- Juls
roteò gli occhi eloquente.
Leticia Garcia era una ragazza decisamente cicciottella,
le cui massime aspettative erano quelle di diventare bibliotecaria, visitare
tutte le biblioteche del mondo e divertirsi alla grande leggendo
l'enciclopedia.
Alice aprì la bocca
per ribattere qualcosa sulla scorrettezza, quando nella stanza fece il suo
ingresso Elijah.
- Ragazze- salutò,
alzando la mano e dirigendosi verso il frigo.
- Le birre sono finite- lo
precedette la sorella - oggi ti dedicherai all'acqua-
- E tu dedicati ai cazzi
tuoi una volta nella vita- disse lui, facendo marcia indietro.
- Come siamo adirati- Juls
storse la bocca.
- Alice, come fai a
sopportarla?- Elijah regalò uno dei suoi sorrisi accecanti all'amica
della sorella. Quella, dal canto suo, restò accecata, come al solito.
Juls, fino a pochi mesi
prima, avrebbe giurato che Alice e suo fratello, una volta scomparsa Eloise, si
sarebbero dati da fare.
Un po' perché Alice
ne era stata sempre segretamente invaghita, ché lui aveva un certo
fascino, un po' perché lei gli era sempre stata simpatica, e lui non
l'aveva mai negato, infine perché lei, a differenza di Eloise, lo
avrebbe davvero completato.
Solo che ormai, con l'arrivo
di Baker, i film mentali di Juls erano pian piano scemati.
- Mah, si fa quel che si
può- rispose Alice. Era imbarazzata, Juls lo vedeva.
Elijah regalò
all'ospite un altro sorriso, poi lasciò la cucina.
Juls prese a rassettare la
stanza, mettendo il suo fantastico regalo per Wilson nella credenza e sedendosi
su una sedia, di fronte all'amica.
- Allora, come va con
Baker?-
- Allora, come va con
Turner?-
- Non c'è male,
stesso odio, stessa voglia di eliminarlo. Ora rispondi- Juls s'illuminò
con un sorriso.
- Non c'è niente da
dire, come dovrebbe andare?- Alice sfoderò la sua solita aria evasiva.
- Ti piace?-
- No-
- Ti piace?-
- No!-
- Okay, ti piace-
- Okay, un po'. Ma niente
di che. Credo anche stia trafficando con una, quindi la cosa non mi interessa
più di tanto- alzò le spalle.
- Menti- sentenziò
Sunders.
- Gomiti- rispose l'altra.
- Queste battute mi
scatenano davvero molta ilarità. Cavolo, non riesco a trattenermi dalle
risate-
- Il tuo sarcasmo non mi
è nuovo-
- Neanche le tue bugie-
- Sei un'amica cattiva-
- Tu pure-
- Tu non ammetti che
Turner ti piaccia-
- Tu, oltre a non
ammettere di essere follemente innamorata di Baker, affermi anche il falso. Sei
da bruciare-
- Ti voglio bene- Alice le
dette uno spintone amichevole, alzandosi dalla sedia, seguita a ruota da Juls.
Quest'ultima rise
sonoramente, spingendo a sua volta l'amica - Comunque ti vedo meglio con mio
fratello- disse, scoppiando a ridere per la seconda volta.
Alice sorrise.
* * *
- Fatto- Juliet Sunders
uscì trionfante dall'ufficio del preside, ormai sua seconda casa,
sventolando un foglio giallo canarino.
Liam Baker, che
l'aspettava con la schiena poggiata agli armadietti rossi nei corridoi, le
sorrise di rimando - Tutto liscio?-
- Come l'olio, Baker.
Osserva e impara, un giorno, se io non ci sarò più, tu avrai il
compito di continuare ciò che ho iniziato-
- Distruzione della classe
sociale media di Bellflower?-
- Se vogliamo dirla
così- Juls sghignazzò, accartocciando il foglio che stringeva
come trofeo nelle mani.
Povera Leticia
Garcia.
- Alice dov'è? A
rinnegarmi?- chiese la ragazza.
- No, tecnicamente
è ora di pranzo, tecnicamente è il tuo turno a servire i piatti
alla mensa e, sempre tecnicamente, è lì a pararti il culo-
- Oh, è proprio
un'amica perfetta - disse - e tu, piccolo Liam- e qui
gli dette una pacca sulla schiena - sei bravo a difendere la tua amata-
Detto ciò si
allontanò, allungando il passo verso il refettorio.
Alice, come preannunciato,
stava tenendo testa - o quasi - alla signora Morgan che, come ovviamente
accadeva tutti i giorni per molteplici motivi, stava sbraitando, le ciocche di
capelli giallo paglia che uscivano senza pudore dalla cuffietta, sporca anche
quella di salsa verde, mentre la povera Powell arretrava, decisamente
intimorita.
- Scusi il ritardo signora
Morgan, avevo da ultimare un compito di spagnolo- le tolse dalle mani il
mestolo che la donna brandiva in aria- dia a me, dia qua- e, così
facendo, si posizionò davanti al pentolone dietro il bancone.
Quando, pochi minuti dopo,
Alice comparve di fronte a lei col vassoio, le passò di soppiatto il
foglio rubato dalla presidenza.
- Guarda da cosa ci ho
salvati- le disse soltanto, ammiccando.
L'amica distese la carta
arricciata, leggendo interessata
Biblioteca comunale di
Sacramento
Museo delle arti antiche di
Bellflower
Museo della poesia
duecentesca
- Allora?- chiese Juls.
- Per quanto ti
dovrò ringraziare?- sospirò Alice.
- Mi accontenterò
di un decennio. Io ho proposto una gita vera e propria a Sacramento, una agli
Universal Studios e una al parco naturale dello Yosemite- le disse lei - Ora prendi la tua salsina e va
avanti, c'è già la coda, qualcuno potrebbe ascoltare-
* * *
- Avviso a tutti gli
studenti- l'altoparlante echeggiò nell'aula di pittura - Dopo un'attenta
analisi il preside Wilson, per motivazioni varie, ha deciso che la gita di
inizio Novembre si terrà agli Universal Studios.
Da mercoledì, inizierà la raccolta fondi, il budget necessario
per effettuare l'uscita vi sarà comunicato nella mattinata di domani.
Buon proseguimento-
Turner, che stava
lavorando a ciò che non poteva ancora essere definito un disegno,
alzò lo sguardo, esaltato - Agli Universal Studios?
Chi ha proposto le mete quest'anno?-
- Leticia
Garcia- Juls scrollò le spalle, dandogli poca
corda.
La ragazza appena
nominata, intanto, si dimenava al banco del decupage,
dicendo qualcosa di orribilmente simile a un " Ma non l'ho proposto
io!".
- Ehi, Garcia!- Juls la
chiamò. La tipa, paffutella e agitata, s'avvicinò paonazza in
viso.
- Sì?-
- Ascolta, ho due
biglietti per il Museo della poesia duecentesca e Turner mi ha confidato di
volerci andare con te. Non vorrai mandarlo in bianco, vero?- le sorrise, calda
e felice. Leticia diventò bordeaux, mentre
Turner prese a boccheggiare.
- Domani ti porto i biglietti,
okay? Scommetto che vi divertirete un mondo- concluse, allontanandosi.
Erano le sette ormai, il
laboratorio era terminato e lei non vedeva l'ora di lasciare Leticia a fantasticare sulla sua vita matrimoniale con
Turner, ormai poco interessati entrambi alla gita da fare, chi per un motivo,
chi per l'altro.
CHIEDO
VENIA
Davvero,
chiedo IMMENSAMENTE venia, perchè
sono sparita.
Ho avuto,
come dire, un blocco, provavo a scrivere ma uscivano fuori schifezze forzate,
poco interessanti, e non volevo rovinare questa storia per la fretta di
postare.
Quindi,
davvero, spero che leggerete e mi perdonerete, in caso contrario,
capirò.
Scusate
ancora, davvero tanto.
Un bacio
~Ellens