-
Yoshi-chan, tu sei mai stata
a questa fantomatica villa a Palm Beach?-
chiese Sanae, mentre toglieva dalla busta il costume nuovo che aveva
comprato.
L’amica
scosse la testa,
impegnata a selezionare gli abiti da portare per quella che Cody aveva
definito
“gita fuoriporta”, anche se in realtà, e
lei lo sapeva benissimo, era
l’ennesima subdola manovra per conquistare le attenzioni di
Sanae, dato che abiti
firmati e auto di lusso non sembravano aver scalfito il guscio che la
ragazza mostrava
con ogni maschio che non rispondesse al nome di Tsubasa Ozora.
Quando
l’amico le aveva
invitate ad andare non aveva mancato di rivelare il valore monetario
della sua
“casa per le vacanze” al mare, che ammontava sui 14
milioni di dollari[1],
rimanendo deluso dalla mancanza di reazione da parte della sua
“futura
conquista”.
Nakazawa
sistemò un ultimo paio
di pantaloncini di jeans sorridendo di fronte alla mole di vestiti che
aveva
comprato nel mese trascorso a New York:
Yoshiko sembrava essersi messa in testa di cambiarle il guardaroba per
fare in
modo che avesse meno cose castigate e poco femminili. Buttò
in valigia anche il
top amaranto a fascia che aveva
preso
il giorno prima sulle bancarelle nella 6th
Avenue e chiuse il trolley
che le
aveva prestato la sua amica.
Yoshiko
fece appena in tempo a
chiudere il suo bagaglio che Hachiro suonò alla porta, a cui
andò ad aprire la
signora Fujisawa. Il ragazzo e Christopher salirono al piano di sopra
per
prelevare galantemente le valigie delle ragazze che, salutata la madre
di Yoshiko,
uscirono per raggiungere le macchine parcheggiate nel vialetto. La
ragazza
scosse la testa notando la vistosa differenza fra l’anonima
vettura di suo
cugino e il fuoristrada di lusso di Cody [2]
che, come al solito, non lesinava di ostentare i mezzi di cui poteva
disporre. Ancora
una volta, però, la reazione di Sanae fu come una mattonata
in testa poiché, dopo
averlo salutato, entrò nell’altra auto lasciandolo
incredulo, con la mano
ancora sulla manopola della portiera che stava lasciando aperta per
lei. Dentro
l’abitacolo, Jamal stava ridendo a crepapelle, mentre
Christopher che li aveva
raggiunti contorceva i lineamenti per non scoppiare a ridere a sua
volta.
- Non
osare metterti a ridere.-
lo aveva ammonito Cody, sottolineando le parole sfilandosi gli occhiali
da
sole.
Scocciato
mise in moto in
direzione dell’aeroporto, dove avrebbero preso
l’aereo per risparmiare tempo.
Dopo due
ore e mezzo circa di
volo arrivarono a Palm Beach, dove
trovarono il custode della villa pronto a condurli a destinazione.
Rimasero
tutti di stucco di fronte alla facciata della lussuosa abitazione che
nello
spiazzo antistante l’entrata ospitava una Porsche
Carrera e una Lamborghini Diablo.
- Ho
pensato che potessero servirle
se lei e i suoi amici voleste andare in giro la sera, signor Franklin.-
spiegò
l’uomo indicando le auto, mentre con delicatezza invitava le
ragazze a scendere
per poi occuparsi dei bagagli.
Sanae era
confusa da tanto
lusso, anche se non era mai stata una persona che si lasciava
impressionare
dalla ricchezza. Nella sua testa continuava a domandarsi come avevano
fatto
Yoshiko e suoi cugini a diventare amici di un ragazzo così
benestante, per non
parlare di Jamal e Chris che erano la semplicità fatta a
persona.
Entrarono
all’interno e ciò che
vide non era niente a confronto di quel che si presentava dalla
facciata della
casa: ogni mobile, ogni oggetto era in stile raffinato e molto
ricercato; ogni
dettaglio minimamente curato, dalle tende di seta ai quadri pregiati
appesi
alle pareti. Cody fece accomodare i suoi ospiti, mostrando ogni ala
dell’abitazione: la cucina in legno di palissandro e marmo di
Carrara, le numerose
stanze da bagno, il soggiorno con il maxischermo al plasma e, per
finire,
l’ampio patio colonnato che dava sulla piscina. Sanae si
avvicinò al fusto di
una colonna per ammirare l’enorme vasca dove
l’acqua azzurra s’increspava
lievemente scossa dal vento, quando una voce la richiamò
alla realtà.
- Ti
piace, Sunny?-
Cody era
comparso alle sue
spalle e le rivolgeva quel sorriso malizioso che aveva imparato a
conoscere
bene, così come il nomignolo che si era inventato per
chiamarla in modo
particolare e intimo, dato che il ragazzo, a differenza dei tipi che
era solita
frequentare, non aveva mai mascherato l’interesse nei suoi
confronti.
Gli
sorrise e annuì.
-
Complimenti, Cody, avete una
casa bellissima.-
Il ragazzo
fece spallucce
spiegando che l’artefice di tanto lusso era la sua viziata
mammina che aveva
speso una fortuna tra arredatori e decoratori d’interni per
fare in modo che
quel luogo divenisse la fiera delle vanità.
Yoshiko
comparve sulla porta
del patio con l’aria di un generale e le mani sui fianchi.
Cody alzò lo sguardo
al cielo: la sua amica stava diventando un incubo, nemmeno fosse il
peggior
mostro che esiste sulla faccia della Terra.
-
Sanae-chan, vieni che
disfiamo i bagagli?-
- Arrivo.-
le rispose, poi la
superò oltre la porta e uscì.
La ragazza
incrociò le braccia
sul petto e lo squadrò con occhi sottili.
- Ti tengo
d’occhio.- e detto
questo si congedò.
Cody
sospirò, passandosi le mani
tra i capelli: Yoshiko stava diventando una vera seccatura, doveva
trovare il
modo di distrarla in modo che la smettesse di interrompere i suoi
tentativi di
avvicinarsi a Sanae. L’unica persona adatta allo scopo era
Christopher, che si
era preso una cotta per la ragazza, ma aveva abbandonato
l’idea quando aveva
saputo che aveva un ragazzo in Giappone. Intuiva che toccando le corde
giuste
avrebbe spinto di nuovo l’amico a provarci con lei e, se non
avesse comunque
cavato un ragno dal buco, almeno gli avrebbe lasciato il tempo per
avvicinarsi
a Sanae.
Le ragazze
nel frattempo
stavano indugiando sulla raffinatezza dell’arredamento della
camera. Di fronte
alla porta due vetrate, che ricoprivano l’intera altezza
della parete, davano
sulla piscina e più in là si potevano vedere le
spiagge con la loro sabbia
dorata; sul muro portante stavano poggiate le testiere dei letti le cui
curve
morbide contrastavano con il rigore delle forme dei comodini e degli
armadi,
accomunati dal tenue colore pastello e dai decori floreali. Dalla parte
opposta
stava un’enorme specchiera illuminata da ogni lato con
lampade in ferro battuto
e alla sinistra stava l’entrata del bagno, grande quanto la
stanza da letto e
con una vasca dal diametro spropositato.
- Ho idea
che questa “gita”
sarà indimenticabile.- sospirò Yoshiko.
Chris non
la perdeva un secondo
d’occhio: Yoshiko gli piaceva molto, non riusciva a
nasconderlo e nemmeno a non
pensare a quanto fosse carina con il prendisole bianco e sensuale con
il
costume a due pezzi che aveva indosso in quel momento. Le parole di
Cody gli
avevano risvegliato quei sentimenti che aveva tentato di sopire per
rispetto di
lei e correttezza verso quel fantomatico fidanzato
d’oltreoceano.
- Chi ti
assicura che lui non
sia a divertirsi con un’altra adesso?- gli aveva fatto notare
l’amico.
Sinceramente
non l’aveva mai
pensata in questi termini o almeno, se gli era mai venuto il minimo
sospetto,
lo aveva ricacciato in qualche cassetto della sua mente,
perché non avrebbe mai
fatto soffrire la ragazza instillandole il dubbio del tradimento, era
una cosa
che andava contro i suoi principi. Eppure adesso era lì,
pronto a rifarsi
avanti con la cugina del suo migliore amico.
La ragazza
andò a giocare con
le onde assieme a Sanae, che lentamente cercava di vincere i brividi
dello
sbalzo termico ed entrare in acqua. L’amica la raggiunse alle
spalle e l’invitò
a contare fino a tre e poi buttarsi assieme.
- Non
barare.-
Ma ancor
prima di finire il
conteggio, Hachiro arrivò correndo alle loro spalle alzando
un’infinità di
schizzi e buttandosi pesantemente in mezzo a loro due, che fradice e
anche
infuriate cominciarono a rincorrerlo in mezzo alle onde. Cody sbirciava
Sanae
da dietro gli occhiali da sole, ammirando la doratura della sua pelle
acquisita
al sole della piscina, che ben si accostava al rosso fuoco del suo
seducente
bikini.
Afferrò
il pallone da beach volley e
togliendosi gli occhiali
invitò Chris e Jamal a seguirlo per andare a giocare in
acqua. I tre iniziarono
a palleggiare, poi resero i passaggi più difficili
aggiungendo schiacciate e
ricezioni in tuffo. Sanae e Yoshiko, che stavano tornando da una
nuotata a
largo si fermarono a guardarli, mentre Hachiro si univa a loro. La
palla si
alzò a campanile e Cody spiccò un bel salto per
produrre una schiacciata
talmente rapida da lasciare di stucco Jamal che rimase con le braccia
tese in
avanti come una statua.
-
Però…è veramente bravo.- si
lasciò sfuggire Sanae.
-
E’ titolare nella squadra di
pallavolo del suo liceo.- le rispose Yoshiko in tono piatto.
Vide la
sua amica avvicinarsi e
cercare spazio tra i giocatori, mettendosi tra Cody e Hachi.
Ok,
sei sensibile al fascino dello sportivo.
Vedendo
suo cugino che si
sbracciava per invitarla a giocare, saltellò sulle onde e si
unì al cerchio che
avevano formato a due passi dalla battigia.
Sanae
giocava divertita e
dentro sentiva una gioia incontenibile, finalmente riusciva a vivere
dei
momenti sereni senza offuscarli con i pensieri dolorosi. Non che
Tsubasa fosse
sparito dalla sua testa, ma era riuscita a tramutarlo in un pensiero
dolce, un
ricordo di quello che di bello l’aspettava una volta tornata
a casa, ma per
rientrare in Giappone c’era tempo e lei, ora, aveva
intenzione di godersi
quella vacanza fino all’ultimo minuto. Ogni volta che si
girava alla sua destra
incrociava lo sguardo ammaliante di Cody che quel giorno sembrava
particolarmente ispirato a far cadere ogni sua difesa. Poco prima,
quando il
pallone era caduto in mezzo a loro, lui lo aveva raccolto e, dopo
averlo scosso
per far scivolare via l’acqua, gliel’aveva porto
come un pacco regalo; mentre
lei afferrava la sfera, aveva avvertito le sue dita sfiorare il dorso
della sua
mano.
Yoshiko
scrutava preoccupata
gli ammiccamenti che si scambiavano, ignara che, proprio accanto a lei,
una
persona non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Chris continuava a
fare i
conti con i propri scrupoli, mentre la parte più meschina
del suo animo lo
martoriava con l’idea che il fantomatico Matsuyama non fosse
lo stinco di santo
che lei credeva e che magari, mentre lui si arrovellava nei dubbi,
l’altro
approfittava dell’assenza della ragazza per farsi i fatti
propri. Distratto da
quei pensieri non vide la palla arrivare e Yoshiko, presa dal gioco, si
buttò
nella sua direzione per prenderla. Entrambi caddero in acqua e Chris
sentì il
corpo di lei così aderente al suo, che tutti i suoi buoni
propositi crollarono
una volta per tutte.
La schiuma
aveva formato delle
nuvole deliziose sulla superficie dell’acqua e nella stanza
si confondevano i
profumi del bagnoschiuma e del pout-pourri.
Sanae aveva trovato delle candele e le aveva accese per creare
un’ulteriore
atmosfera rilassante. Yoshiko era già immersa
nell’acqua calda e la sua amica
la raggiunse poco dopo, sfilandosi l’asciugamano di dosso.
Mentre giocava con le
bolle la voce inquisitoria di Fujisawa le fece sparire il sorriso dal
volto.
- Che
succede tra te e Cody?-
Sanae si
rabbuiò, infastidita
da quella domanda.
- Non
succede proprio niente.-
rispose stizzita.
- Ah
sì? Non mi pare dagli
sguardi che vi scambiavate oggi.-
La ragazza
si voltò
completamente nella sua direzione e si avvicinò per essere
faccia a faccia con
la sua amica.
- Faccio
qualcosa di sbagliato
se mi godo il corteggiamento di un bel ragazzo?- il suo viso aveva
un’espressione quasi addolorata.
Yoshiko si
rese subito conto
che la situazione in cui era la sua amica non era delle più
semplici: in
Giappone c’era un ragazzo per cui aveva perso la testa, ma
che non aveva mai
dato il minimo segno di tenere a lei o almeno non in quel senso;
lì c’era Cody,
un ragazzo molto carino che la stava ricoprendo di attenzioni, anche se
lui non
era proprio il tipo da fare le cose sul serio. Sanae non aveva niente
da
rimproverarsi, non aveva nessuno a cui dover rispondere, lei era libera
di fare
quello che voleva.
-
Scusami.- rispose contrita.
- Ma una
cosa voglio dirtela:
Cody non è un bravo ragazzo, non con le donne almeno. Le
prende e le lascia
come fossero oggetti, le vede alla stregua di una bella macchina o di
una
camicia firmata, all’inizio si appassiona, poi dopo poco si
stanca.-
- Questo
lo so.- le rispose
spiazzandola.
- Ma non
credo che sia talmente
meschino da forzarmi a fare cose che non voglio.-
Annuì
e si rilassò, parlare con
sincerità era stata la scelta migliore, per entrambe.
I ragazzi
erano pronti e le aspettavano
all’ingresso per andare alla baracchina in spiaggia dove si
teneva il solito
festino con musiche caraibiche. Chris e Cody si scambiarono uno sguardo
eloquente quando le videro scendere le scale fasciate dai vestitini da
sera che
indossavano.
Il ragazzo
offrì il braccio a
Sanae che con un sorriso accettò volentieri
l’invito, mentre Chris fu preceduto
da Hachiro, che prese per le spalle la cugina, squadrandolo pure in
cagnesco.
Hachiro Fujisawa non era un cretino, aveva capito che il suo migliore
amico
aveva ripreso gli antichi propositi e non gli avrebbe lasciato il campo
libero,
non gli avrebbe permesso di fare qualcosa che potesse far soffrire la
sua
preziosa cuginetta. Il ragazzo rimase un po’ deluso e
seguì Jamal che con un
cenno del capo lo invitava a raggiungere gli altri.
Cody
lanciò la chiave della Porsche
ad Hachiro, che con stupore gli
chiese se si fidasse a fargliela guidare.
- Non
posso guidarle entrambe.-
sorrise alzando le spalle, poi si voltò e porse la mano a
Sanae per aiutarla a
salire nel basso abitacolo della Lamborghini.
La ragazza si guardò attorno, osservando i particolari del
cruscotto, fino ad
arrivare al volante con al centro lo stemma del toro pronto ad incornare[3],
Cody si sedette al suo posto e le fece l’occhiolino,
suscitandole un sorriso
alquanto civettuolo. Sul sedile posteriore Jamal sospirò:
mai come in quel
momento si sentiva di troppo.
La musica
era talmente
coinvolgente che Sanae si scordò la propria timidezza e
iniziò a muoversi,
aiutata da Jamal, che da bravo ballerino qual era conosceva tutti i
passi base dei
principali balli latinoamericani. Yoshiko si limitava a muoversi a
tempo, scatenandosi
con il cugino nell’imitazione di Uma Thurman e John Travolta
in Pulp Fiction, provocando
l’ilarità dei
presenti. Cody stava a guardarli spalle allo steccato che delimitava la
pista
da ballo, mentre Christopher era girato dalla parte opposta con i
gomiti posati
sulla balaustra di legno intento a fissare le onde.
- Ehi, che
faccia da funerale.-
- Fottiti!
La colpa è anche tua.
Potevi evitare di coinvolgermi nelle tue manovre.- rispose seccato.
- Potresti
provare a parlarle.-
gli suggerì.
- Secondo
te Hachi me lo
lascerebbe fare? Lo conosci, è il solito cazzone, ma
toccagli suo fratello o
sua cugina e sei fregato.-
Cody
vuotò la bottiglia di
birra[4]
e la posò sullo steccato, poi si infilò tra la
gente che ballava e chiese a Sanae
se gli andava di fare una passeggiata. La ragazza rivolse uno sguardo a
Yoshiko
come alla ricerca di un pretesto per rifiutare, ma in quel momento
qualcosa nel
suo cervello fece scattare una molla quando, oltre le spalle della sua
amica, vide
una ragazza che portava dei braccialetti brasiliani come quelli che
Kumi aveva
regalato a Tsubasa. Lasciandosi prendere per mano lo seguì
lungo la spiaggia
lontano dalla confusione.
Yoshiko li
seguì con lo
sguardo, finchè la sua attenzione non fu catturata da
Christopher che ora stava
di tre quarti in modo da riuscire a vederla. Lei gli sorrise e lui
alzò la mano
per salutarla, poi vide che gli chiedeva di andare in pista, ma scosse
la
testa. A quel punto fu lei ad avvicinarsi, anche per riprendere fiato.
Sotto la
luce del riflettore, i
suoi occhi e la sua pelle sudata per il movimento brillavano come
fossero di
cristallo. Chris le sorrise malinconico, cosciente che lei non poteva
sapere
cosa avrebbe dato in quel momento solo per poterla abbracciare. Rivolse
nuovamente lo sguardo al mare, ma sentì una mano calda
posarsi sul suo braccio.
- Chris,
qualcosa non va?-
chiese sinceramente preoccupata.
Il ragazzo
riflettè qualche
istante, poi decise di chiederle di seguirlo per poter parlare con
calma.
Hachiro era immobile in mezzo alla pista con le mani occupate dalle
birre che
aveva comprato per sè e Jamal, ma quest’ultimo lo
bloccò quando fece per mettersi
tra i due.
- Lascia
che se la sbrighino da
soli, sono grandi abbastanza.-
Sanae e
Cody intanto erano
seduti sulla sabbia ancora calda e stavano rimirando il riflesso della
luna
sulle onde, non avevano parlato granchè fino a quel momento.
Lei era in
evidente imbarazzo, mentre lui aspettava tranquillo il momento giusto
per per
fare ciò che si era messo in testa. La ragazza
sospirò per sciogliere
l’agitazione attirando uno sguardo incuriosito del ragazzo.
- Come vi
siete conosciuti tu e
gli altri?- chiese sorridendogli.
Cody si
sdraiò sulla sabbia con
le mani incrociate dietro la nuca.
-
Christopher è figlio della colf
di mia madre, è stato lui a
presentarmi gli altri.-
Sanae
annuì, avrebbe voluto
chiedergli di più, ma non voleva sembrare indiscreta. Lui si
voltò con il gomito
poggiato a terra e rise.
- Ti
starai chiedendo come fa
un ragazzino ricco e viziato a essere amico loro, vero?-
La ragazza
arrossì colta in
fallo, ma voltandosi per chiedere scusa, vide che lui le stava
sorridendo
dolcemente.
-
E’ perchè loro non approfittano
mai della mia amicizia. Sono diversi da tutti quei leccapiedi che si
fingono
miei amici per usufruire dei privilegi concessi dai soldi di
papà.-
Quelle
parole servirono a farle
vedere quel ragazzo sotto un’altra luce: in
realtà, era un ragazzino viziato e
per lui le donne erano delle bamboline con cui giocare un po’
e poi relegarle
in cantina, ma quante di loro si erano avvicinate a lui
disinteressatamente?
Non si
mosse quando sentì la
sua mano che le sistemava una ciocca di capelli dietro
l’orecchio e le
accarezzava il viso, nemmeno quando il suo volto si fece sempre
più vicino per
posare le labbra sulle sue.
Chris
camminava con le mani in
tasca, lasciando un po’ indietro Yoshiko. La ragazza, stufa
di rincorrerlo, gli
chiese di rallentare, ma lui si voltò di scatto e si
parò di fronte a lei.
- Yoshiko,
io voglio stare con
te.-
Non si
sarebbe mai aspettata
una dichiarazione simile, erano d’accordo che sarebbero
rimasti amici, perchè
lei aveva già qualcuno.
- Chris,
sai bene che io non
posso darti quello che vuoi, c’è già un
altro e non è un mistero che io non
veda l’ora di tornare in Giappone da lui.-
Il ragazzo
non aveva
alternative, sicuramente non avrebbe tirato fuori la
possibilità che la fiducia
in quel lontano ragazzo fosse mal riposta, altrimenti si sarebbe
giocato pure la
sua amicizia, anche se in quel momento gli sembrò
l’unico appiglio valido, ma
si interruppe ancor prima di proferire parola con uno sbuffo rassegnato.
- Come un
idiota volevo metterti
in testa il dubbio che lui forse non ti è fedele come lo sei
tu in questo
momento...Ma non credo che sia quel tipo di persona, se lo hai scelto
deve
essere un tipo in gamba e se è così, sa bene che
vale la pena aspettarti, eh,
Yoshi-chan?- disse con voce tremante e gli occhi un po’
lucidi per la
tristezza.
La ragazza
sentì le lacrime
pizzicarle gli occhi e mai come in quel momento avvertì la
mancanza di Hikaru.
Dispiaciuta si precipitò ad abbracciarlo e tra le lacrime
continuò a ripetere
quanto le dispiacesse.
- Dispiace
anche a me.- bisbigliò
al suo orecchio, mentre una lacrima prepotente scendeva lungo la sua
guancia.
Tsubasa si
sfilò la maglia e si
passò la mano sul petto caldo: quel giorno era andato ad
allenarsi ed era
rimasto tutto il pomeriggio sul campo deserto a torso nudo, rimediando
un
principio di scottatura. Infilò i pantaloncini e la canotta
e si stese sul
letto. Il suo sguardo passò dai poster e gagliardetti che
tappezzavano le
pareti al calendario che stava proprio di fronte a lui.
Sforzò la vista per
distinguere il numero del giorno appena passato e alzando le mani
contò sulle
dita.
- Quindici
giorni.- sospirò.
Sì
sì, bravo Tsucoso sospira che intanto dall’altra
parte del mondo sta succedendo
il finimondo (ok, forse esagerato). Lo so che qualcuna di voi mi sta
odiando…sono
pronta a ricevere i vostri improperi. XD
Grazie
a tutti per le vostre parole e per il tempo che dedicate alla mia
fanfiction.