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Autore: LuluXI    02/11/2011    6 recensioni
Saga, lentamente si mosse verso le dodici case. Non riusciva a capire per quale motivo poteva esser stato convocato: da quando era diventato Sacerdote, Aiolos non gli aveva mai chiesto un’udienza privata.
“Aiolos”.
Ormai anche solo pensare il suo nome gli sembrava fuori luogo. Aiolos di Sagitter, il Grande Sacerdote.

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Per intercessione di Atena presso Zeus i Gold Saint tornano in vita, per ricominciare da capo. Saga però non riesce a chiudere con il suo passato ed è tormentato dai sensi di colpa. Quando Aiolos, il nuovo Grande Sacerdote, lo convoca per un'udienza privata, l scalata delle dodici case per raggiungerlo diventa per lui un'occasione per ripensare al passato, sebbene sia sicuro che, ormai, nel suo futuro non possa esserci felicità
[Ipotetico POST- HADES, che NON tiene conto degli avvenimenti del Next Dimension poichè io non conosco l'opera. L'OOC è lì perchè alcuni personaggi probabilmente non saranno coerenti con l'opera originale.]
DISCLAIMER: I personaggi sono di Masami Kurumada, e questa fic non è scritta a scopo di lucro
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note Pre-Lettura: Salve a tutti! E’ la mia prima fic con dello Yaohi (è poco, ma c’è) quindi… no, non vi chiederò di essere clementi. Una recensione negativa può sempre aiutare. Ho parecchie fic da continuare, ma questa idea mi è venuta all’improvviso e non potevo lasciarla lì a marcire. Così ho scritto questa storia. E’ nata come One-Shot, ma poi era decisamente troppo lunga, così ho optato per dividerla. Saranno tre capitoli (salvo che io non cambi qualcosa). L’OOC è per sicurezza, dato che alcuni Saint potrebbero non essere proprio proprio come ce li mostra Kurumada. Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno e un grazie doppio a chi sarà così gentile da lasciare anche una recensione.
 
 
 
“…è il momento della svolta…”
 
“Nobile Saga?”
Il Saint dei Gemelli si voltò verso il paggio che lo aveva raggiunto nell’arena, interrompendo i suoi allenamenti: non disse nulla, si limitò, con un cenno, ad invitarlo a parlare.
“Il Grande Sacerdote vuole vedervi.”
“Vuole vedermi?”
“Va bene, grazie per avermi informato.”
“Nobile Saga…” Il tempo di un inchino e il paggio era già sparito.
Saga, lentamente si mosse verso le dodici case. Non riusciva a capire per quale motivo poteva esser stato convocato: da quando era diventato Sacerdote, Aiolos non gli aveva mai chiesto un’udienza privata.
“Aiolos”.
Ormai anche solo pensare il suo nome gli sembrava fuori luogo. Aiolos di Sagitter, il Grande Sacerdote.
 
Saga ricordava fin troppo bene il giorno in cui, per intercessione di Atena, loro erano tornati in vita, tutti, tranne Doko e Shion. Per loro Atena non era riuscita ad avere la possibilità di farli tornare: reduci da due Guerre Sacre, avevano vissuto appieno le loro esistenze, dedicandole ad Atena ed ora riposavano in pace, nel Paradiso destinato ai Cavalieri poiché Zeus non aveva ritenuto opportuno donar loro nuovamente la vita.
Sistemandosi le fasciature che aveva sulle mani, iniziò a salire la scala che portava alla Prima casa, quella dell’Ariete e qui trovò Mu, intento a riparare un’armatura, che con un cenno del capo gli diede il permesso di passare.
“Chissà cosa pensa di me”
Ricordava fin troppo bene la determinazione con cui Mu si era opposto alla loro scalata e ricordava con quanto dolore si era opposto addirittura al suo maestro Shion. Saga non poteva non sentirsi in colpa per aver ucciso Shion: con il senno di poi, aveva compreso i suoi errori e aveva capito di aver sbagliato; eppure, nemmeno il perdono di Atena poteva togliergli i sensi di colpa. Lo aveva ucciso a causa della sua brama di potere: il Grande Sacerdote aveva visto il male che albergava nel suo cuore e aveva scelto come suo successore Aiolos: l’ultima decisione presa prima di morire.
E ora che loro erano tornati in vita, all’unanimità avevano deciso che la carica di Grande Sacerdote spettava al Saint del Sagittario, così come era stato deciso in passato: e Atena aveva a sua volta dato la sua approvazione. Aiolos aveva preso la carica con grande serietà e gioia e da due settimane ormai gestiva la vita del Santuario.
 
“Di ritorno dall’arena Saga?”
La voce di Aldebaran distrasse il Saint dai suoi pensieri.
“Si: il Grande Sacerdote vuole vedermi.”
“Oh, allora sarà il caso che io ti lasci passare: ti avrei proposto un allenamento corpo a corpo ma non posso certo trattenerti.” Disse il Saint del Toro, facendo un passo di lato, per lasciarlo passare.
“La prossima volta mi misurerò con te Aldebaran.” Rispose lui, con un sorriso.
“Ti prendo in parola Saga!” urlò in risposta il Gold Saint, osservando il collega che si allontanava.
Saga era sempre stato colpito dal Saint del Toro: era un uomo buono, con una forza e una dedizione alla causa di Atena straordinarie. Per seguire Atena, aveva addirittura rinunciato al suo nome, per prendere quello di una stella, la stella più luminosa della costellazione del Toro.
Nel suo tentativo di dominare il mondo non aveva mai preso troppo in considerazione Aldebaran, forse sicuro che la sua devozione per Atena avrebbe fatto si che gli rimanesse fedele: tuttavia una tale devozione alla dea avrebbe anche potuto far nascere in lui dei dubbi.
 
“Hai tanti pensieri fratello?”
Saga alzò la testa osservando il suo gemello: era qualche gradino più in alto di lui, davanti alla sua casa. La loro somiglianza era incredibile e di tanto in tanto Saga rimaneva ancora stupito davanti a Kanon.
“Potrei non averne?” replicò, senza rispondere davvero alla sua domanda, superandolo.
“Dove vai?”
“Il Sacerdote vuole vedermi”.
“Vai ad ucciderne un altro, Saga?”
Il Saint dei Gemelli si voltò, fulminando con lo sguardo suo fratello gemello, che in tutta risposta si lasciò sfuggire una risata.
“Suvvia Saga, non fare quella faccia.” Disse, tornando a guardare il cielo “So perfettamente che non lo faresti: in fondo sei uno che impara dai suoi errori.”
“Si può dire lo stesso di te Kanon”. Era un’affermazione la sua, non una domanda.
“In fondo noi siamo una cosa sola: due facce di una stessa medaglia.” Disse Kanon, tornando a guardarlo. “Abbiamo sbagliato entrambi, ed entrambi abbiamo espiato le nostre colpe.”
“Il passato comunque non si cancella.”
“E’ questo che ti tormenta, Saga?”
“Anche…”
Tra i due scese il silenzio: fu Kanon che, scuotendo il capo, riprese la parola.
“Siamo sulla stessa barca: tuttavia il nostro passato non deve essere una prigione Saga. Penso sia arrivato il momento di andare avanti e voltare pagina. E’ il momento della svolta.”
Saga non rispose. Rimase lì a guardare la sua copia che fissava il cielo che da rosso com’era al tramonto stava per tingersi del color della notte.
“Ti conviene sbrigarti: il sole ormai tramonta e non penso tu voglia far aspettare Aiolos”. E detto questo Kanon sparì all’esterno della terza casa, diretto chissà dove e Saga si mosse, finalmente, in direzione opposta, verso la quarta casa.
 
Aveva odiato Kanon, perché gli aveva mostrato la verità e lo aveva rinchiuso e lo aveva abbandonato al suo destino. Si era pentito anche di quello e, alla fine, lui e Kanon si erano riappacificati durante l’ultima Guerra Sacra. Non si erano mai detti nulla a parole, ma in fondo entrambi sapevano di aver sbagliato e avevano ricevuto il perdono dell’altro. Come diceva Kanon, loro erano una cosa sola. Ed entrambi avevano dovuto ricominciare da zero, dare una svolta alla loro vita: questo era stato per loro partecipare alla guerra contro Hades e avrebbero dovuto continuare su quella strada.
Seduto fuori dalla quarta casa, Death Mask fissava il Grande Tempio e quando lo vide arrivare, lo salutò con un cenno del capo.
“Saga…” disse, con il suo sorriso strafottente spiaccicato sul volto: attorno a lui danzavano dei piccoli fuochi fatui, con cui il Cavaliere del Cancro giocherellava.
“Death Mask…” rispose lui, proseguendo attraverso la quarta casa, ormai sgombra delle teste che per più di tredici anni la avevano occupata.
Il Gold Saint del Cancro era un individuo che aveva sempre lasciato perplesso Saga: sebbene consapevole di cosa era successo la notte degli inganni, Death Mask si era schierato al suo fianco senza mostrare mai un minimo ripensamento.
“Non l’ho forse considerato a lungo un uomo come me e, per questo, il mio miglior braccio destro?”.
Si, era stato così per lungo tempo: nei panni di Arles, il sommo Sacerdote, aveva sfruttato la crudeltà di Death Mask a suo favore. Il Saint del Cancro era stato addirittura respinto dalla sua stessa armatura, che poi alla fine lo aveva riaccolto. Aveva dei metodi ortodossi e una visione del mondo distorta, eppure si era dimostrato un fedele servitore di Atena.
 
Raggiunta la quinta casa, Saga si fermò un istante, prima di entrare. La casa del Leone era illuminata dagli ultimi raggi di sole e da un angolo in penombra Aiolia si fece avanti.
“Era da molto che non ti vedevo passare di qui, Saga.” Gli disse il Gold Saint, avanzando verso di lui. “Vai a trovare mio fratello?”.
Alla domanda, Saga annuì e tornò ad osservare il volto del giovane collega. Se lo ricordava bene Aiolia da bambino: lo aveva visto crescere accanto ad Aiolos, fino a quando quest’ultimo non era morto. Saga aveva gettato il disonore sul nome di Aiolos e, di conseguenza anche su AIolia che per lungo tempo era stato definito sempre e soltanto come “Il fratello del traditore”, quando l’unico vero traditore era lui.
“Aiolia…?”
“Dimmi Saga…”
Tra i due scese il silenzio per un istante, poi Saga riprese la parola.
“Ti prego di perdonarmi”
Saga non attese una risposta: si limitò a superarlo, e con passo cadenzato si avviò verso l’uscita della casa del Leone. Si era tolto un peso dal cuore, ma i sensi di colpa non diminuivano.
“Probabilmente è normale: in fondo, ho fatto molti errori”.
Aveva rinchiuso sui fratello in una prigione ed aveva attentato alla vita della sua dea; aveva assassinato il Grande Sacerdote e aveva fatto assassinare un Cavaliere d’oro. Si era ribellato al volere di Atena e, nel caso specifico di Aiolia era addirittura arrivato a controllare la sua mente pur di piegarlo al suo volere.
E quando lui era tornato come spettro durante la Guerra contro Hades ed aveva ucciso Shaka il Cavaliere del leone aveva sfogato tutta la sua rabbia e il suo rancore.
 
L’ultimo raggio di sole illuminò la sesta casa mentre Saga ci metteva piede e qui trovò, come sempre, Shaka concentrato nella sua meditazione. Indeciso se disturbarlo o meno Saga si fermò e rimase ad osservarlo. Istintivamente strinse i pugni, ricordandosi che l’ultima volta che lo aveva visto assumere quella posa era prima che lui, con l’aiuto di Shura e Camus lo uccidesse.
“Se devi passare va pure Saga: non penso si addica al tuo rango, far attendere il Grande Sacerdote.”
E Saga non replicò: proseguì, lasciandosi alle spalle la casa della Vergine: stava perdendo troppo tempo con tutte quelle riflessioni; doveva aumentare il passo, altrimenti non sarebbe mai arrivato al tredicesimo tempio.
 
 
 
N.B: un’ultima precisazione: Attorno a Death Mask danzano dei fuochi fatui perché, in fondo lui è legato alla morte e anche se non ci sono più le teste nella sua casa, questa sua caratteristica non può cambiare. Ho optato per i fuochi fatui perché nel Lost Canvas (si, lo so, non centra niente, ma mi piaceva l’idea), il giovane manigoldo di Cancer viene trovato dal grande Sacerdote seduto a terra con i fuocherelli che gli ronzano attorno… mi piaceva l’immagine, tutto qui e ci tenevo a specificare.

   
 
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