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Autore: samek    03/11/2011    1 recensioni
Bobbie Singer è una donna con un sacco di problemi. Il demone in gonnella appena entrato nel suo soggiorno è solo l’ultimo di questi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Sesta stagione
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Fandom: Supernatural.

Pairing: fem!Bobby/fem!Crowley.

Rating: Pg.

Genere: Introspettivo.

Warning: Fem-Slash, Genderbender, Linguaggio, Pre-Slash.

Words: 635 (fiumidiparole).

Summary: Bobbie Singer è una donna con un sacco di problemi. Il demone in gonnella appena entrato nel suo soggiorno è solo l’ultimo di questi.

Note: Scritta per il prompt: Supernatural, fem!Bobby/fem!Crowley di neera_pendragon  per la Notte Bianca di maridichallenge.

 

DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù

 

Hit Me Baby One More Time

 

Bobbie ha un sacco di problemi: il whiskey è finito, tanto per cominciare, poi c’è la menopausa – e, sul serio, avete idea di cosa sia la menopausa? È come avere puntate di febbre improvvise, botte di calore che ti lasciano tremante cinque minuti dopo –, e quei libri totalmente inutili che ha ottenuto chiedendoli gentilmente ad alcuni personaggi non esattamente carini e che ora le stanno fottendo le ultime diottrie sopravissute al tempo, e infine c’è la donna che entra nel suo soggiorno e finisce l’ultimo bicchiere di Jack Daniels che le è rimasto.

Bobbie la detesta, dalla cima dei suoi capelli perfettamente messi in piega, alla punta dei vertiginosi tacchi a spillo, che qualunque donna che dimostri la sua età non potrebbe mai portare. Ma Crowley non è una donna, è un fottuto demone, uno dei peggiori, per giunta, e possiede la sua anima – non in maniera metaforica, purtroppo.

Il rossetto scarlatto di Crowley lascia una nitida impronta rossa sul vetro del bicchiere, quando lo poggia sulla scrivania. Il sorriso che piega quella bocca dipinta, se possibile, è ancora più snervante.

«Come sei entrata?» ringhia Bobbie; era certa di aver coperto ogni fottuto spiffero della sua casa con i Sigilli di Salomone.

«Hai bisogno di chiedere?» replica l’altra, facendo una giravolta su stessa, che le da una panoramica completa dell’elegantissimo tailleur nero d’alta sartoria. «Sono la Regina degli Incroci» conclude, riportando su di lui due furbi occhi castano-verde, che la spiano attraverso una veletta nera traforata.

Bobbie è quasi tentata di spararle. Sa che non la ucciderebbe, ma le farebbe male, e quello sarebbe una meravigliosa soddisfazione. «Che diavolo vuoi?» Non ha tempo da perdere con lei, non ora che quelle stupide ragazze Winchester si stanno di nuovo cacciando nei guai – maledette bambine, e maledetto il giorno che ha aperto la porta a Johanna Winchester, sacra fonte di tutti i mali.

Le scarpe di Crowley ticchettano sul pavimento quando lei aggira la scrivania per raggiungere il suo lato e posare i fianchi proprio accanto a dove è seduta la cacciatrice. «Bobbie, Bobbie, Bobbie…» cantilena, la stronza «Non lo immagini? È arrivata l’ora che tu mi dia quello che mi spetta».

Da quella distanza, lei può vedere le piccole zampe di gallina agli angoli degli occhi a mandorle, le rughe ai lati della bocca, che il fondotinta non riesce del tutto a coprire, e le prime grinze che l’età sta lasciando sul suo collo. Non poi così bella, pensa Bobbie, ma senza dubbio un tempo lo era stata – o perlomeno lo era stata la donna del cui corpo quell’abominio si è appropriata – e il carattere di Crowley le dona più fascino di quanto quella semplice casalinga doveva aver mai posseduto, o di quando Bobbie abbia mai avuto. Femme fatale, le chiamavano, ai bei vecchi tempi; senza dubbio le si addice.

«Io non ti devo nulla» riesce a risponderle finalmente, con tutto il disprezzo di cui può caricate quelle parole, «Non so di cosa parli».

Crowley si china su di lei, fin quasi a sfiorarla con i riccioli scuri dei suoi capelli perfettamente acconciati. «Di te, mia cara, parlo di te, naturalmente» sussurra, senza toccarla, eppure premendole addosso con tutto ciò che possiede; la sua voce, il suo sguardo, il suo calore, il suo respiro, il suo profumo.

Bobbie non è mai stata una bella donna e ha smesso di curarsi di sembrarlo quando suo marito è morto – quando lei l’ha ucciso –, ma è una donna utile. Forse utile per pochi, ma lo è comunque, quindi non lascerà che lei la trascini all’Inferno con le sue fottute unghie perfettamente laccate.

«Provaci, tesoro. Vediamo che sai fare» sibila contro la sua guancia incipriata.

Riesce quasi a sentire Crowley sogghignare. Ed il suo profumo ce l’ha già addosso, come una pioggia di melassa, appiccicosa – inebriante – e dannatamente difficile da lavare.

 

FINE.

   
 
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