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Autore: serenity 92    03/11/2011    4 recensioni
Elena Gilbert è una studentessa modello di Seattle, la sua è una vita ricca di soddisfazioni e appagante.
In una afosa notte di mezza estate tutto però cambia; la morte dei suoi genitori segna l'inizio della fine; lei e la sua migliore amica Serena si troveranno ad affrontare una vita nuova dove tutto ciò che è lecito e giusto svanirà.
Le tenebre incombono su di loro, la minaccia è così vicina. " non stava succedendo veramente continuavo a ripetere nella mia testa, ma era tutto reale. Faceva male, era un dolore così intenso... eppure avrei preferito accusare quel dolore in eterno piuttosto che vederlo sparire nuovamente nella notte; il dolore del suo morso non era lontanamente paragonabile al dolore della sua assenza, non riuscivo a resistere a quegli occhi iniettati di sangue, purtroppo erano divenuti la mia priorità e se avessi avuto la possibilità di scegliere avrei venduto l'anima al diavolo piuttosto che perderlo; ma purtroppo io non disponevo della facoltà di scegliere "
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Strange boys.


POV Elena.

Dopo quella lunga notte infernale ci si mise anche la sveglia a rincarare la dose; suonò alle 7,00am, io e Serena ci scambiammo uno sguardo comprensivo; era il 14 Settembre ovvero il nostro primo giorno di scuola a Mystic Falls.
Ci alzammo malvolentieri, lei si propose per preparare la colazione io, invece, feci una doccia fredda per risvegliare le mie sinapsi celebrali, sotto il flusso dell'acqua mi sentii subito meglio, i nervi reagirono alla bassa temperatura dell'acqua facendo apparire sul mio corpo la pelle d'oca; la doccia fredda al mattino era una vecchia abitudine, ricordo che persino il primo giorno delle scuole elementari avevo fatto tardi perchè mi ero beata sotto la doccia; sorrisi a quel ricordo...


FLASHBACK

6 anni.
<< Elena è mai possibile che tu debba sempre fare tardi, più cresci più sei simile a tuo padre per la miseria >> gridava mia madre dalla porta semi chiusa della mia cameretta, mi aveva comprato il giorno prima un completino nuovo e lo stava sistemando nel letto mentre io mi beavo a giocare con le bambole nella vasca da bagno.
<< Mamma ma se poi i nuovi compagni mi dicono che puzzo? >> dissi io con i miei grandi occhioni lucidi,
<< Se te lo diranno amore vorrà dire che sono invidiosi di te >> disse lei sorridendomi,
<< ma io voglio essere bella come quella bambina dai capelli rossi >> dissi timida, cercando la sua comprensione,
<< Elena tu sei già bellissima, la più bella per me >> così dicendo mi convincse ad uscire da quel mio regno personale.

11 anni.
<< Elena sono già le 7,45 e come al solito siamo in ritardo, Serena e sua mamma ti stanno aspettando già da dieci minuti, pensi di averne ancora per molto? >>
<< Ma mamma sta succedendo qualcosa di strano, vieni a vedere >>
dissi con tono preoccupato, lei entrò nella stanza e avvicinandosi per vedere cosa succedeva ad un certo punto sorrise e mi prese la testa tra le mani,
<< Amore mio non preoccuparti, sei solo diventata donna, è normale >> disse porgendomi il mio primo assorbente, una conquista per me,
<< Oddio e se mi macchio a scuola, che figuraccia non voglio neanche pensarci >> dissi sistemando sulle mutandine rosa l'assorbente,
<< Ecco non pensarci perchè non accadrà >> fu la sua risposta.
Naturalmente quella mattina feci bene a pensare male... 

14anni.
<< Elena la colazione è pronta! >> esclamò mia madre, aveva preparato tutto con cura per il mio primo giorno di liceo,
<< arrivo mamma, vado a farmi la doccia >>
<< e quando mai... >>
mi rispose divertita,
<< Lo sai che è un abitudine, non contestare sempre >> dissi ad alta voce così che sentisse,
<< Vorrei proprio vedere cosa faresti se non comprassi più lo shampoo >> disse lei ironica,
<< Sarei capace di uccidere! >> fu la mia risposta, anche essa ironica.

L'anno precedente.
<< Ti vuoi muovere Elena >> la voce di Serena squillava dalla stanza accanto,
<< Ma è mai possibile che tu appari in casa mia anche alle 7.00 del mattino? >> chiesi indispettita,
<< Oh se ti scoccia ci vado io a scuola con Zach, sai il tuo nuovo fidanzato spudoratamente bello >> disse lei provocatoria,
<< Giù le mani, sto arrivando >>, quel giorno presi una maledettissima bronchite perchè Serena non mi diede il tempo di asciugarmi i capelli ma ci guadagniai le cure amorevoli di Zach per un'intera settimana.

....
Un ragazzo moro sotto la doccia, ma non lo riconoscevo, tendeva ogni suo muscolo sotto sforzo; aveva assolutamente il fisico più bello che avessi mai visto, ad occhi chiusi sembrava immerso nei meandri dei suoi pensieri, concentrato su qualcosa che a me risultava invisibile, un pensiero profondo a cui non mi era consentito l'accesso.
Tutto d'un tratto aprì gli occhi come risvegliatosi da un sonno profondo, credetti di morire...
I suoi occhi erano la miscela perfetta tra l'azzuro del cielo sereno ed il blu del mare profondo; due lapislazzoli che brillavano al posto di due banali iridi blu, erano così profondi che credetti per un attimo di caderci dentro; sbalordita da tanta intensità mi aggrappai al muro, lentamente mi accasciai svuotata da cotanta bellezza. Lo definii in un primo momento un miraggio che stava però assumendo dei tratti famigliari...
Un ombra sempre più vicina, una presenza inquietante, la figura di un uomo, due sottili occhi rossi incandescenti... Lo stesso taglio degli occhi...
La  mia pelle fu percossa da brividi di paura, ma non potevano essere gli stessi occhi, non potevano appartenere alla stessa persona pensai razionalmente, il mio incubo aveva due sottili occhi rossi, ma quel ragazzo sconosciuto che mi ero immaginata nella mia testa e che probabilmente manco esisteva non incuteva alcun timore, mi era parso quasi in difficoltà.


Indossai un paio di pantaloncini verdi, una semplice canotta bianca e le mie fedeli converse bianche, ormai letteralmente sgualcite, mentre mi davo un velo di trucco e mi controllavo per un'ultima volta allo specchio mi convinsi che le mie erano solo allucinazioni dovute allo stress accumulato nell'ultimo periodo.
Scesi le scale  e giunta in cucina mi sedetti di fronte a Serena che si stava abbuffando, il mio stomaco al contrario era chiuso a causa del nervosismo:
<< Come al solito ci hai messo una vita >> mi rimbeccò lei,
<< Le vecchie abitudini sono dure a morire >> risposi con un mezzo sorriso,
<< Non hai fame? >> mi chiese lei,
<< Non molta a dire la verità, come ti senti? il braccio ti fa ancora male? >> chiesi titubante,
<< Mi sento in forma davvero e come puoi vedere il braccio è come nuovo >>,
<< i tuoi repentini cambi di umore mi destabilizzano >>
dissi sconcertata,
<< Lo so, ma ti chiedo un favore enorme: almeno per oggi potremmo non parlarne? Non voglio saperne nulla di streghe, vampiri, angeli e mostri di qualunque genere; è troppo chiedere di poter vivere un giorno da ragazza normale? >> disse con aria combattiva,
<< Non è non parlandone che i problemi si risolvono ma sono assolutamente d'accordo con te, abbiamo davvero bisogno di un po'di normalità >> replicai decisa,
<< Allora buon primo giorno da liceale di Mystic Falls >> disse lei facendomi un enorme sorriso, lei era una di quelle persone capaci di farmi dimenticare ogni sorta di problema, era un vulcano in eruzione, irrefrenabile e sicura di se, un appoggio indispensabile per me.

La scuola distava solo due isolati ed il cortile era gremito di gente, ognuno di loro si conosceva con l'altro probabilmente dalla nascita, tipico nelle piccole cittadine, la realtà di una grande città come Seattle era molto diversa, per cui essere la novità di paese non è che mi entusiasmasse più di tanto, avrei dovuto sopportare migliaia di domande e ciò che più mi spaventava era dover sopportare i giudizi di sconosciuti, almeno finche non si fossero calmate le acque.
Varcammo la soglia dirigendoci verso "l'ufficio informazioni alunni" per autenticare la nostra iscrizione; davanti a noi c'era un ragazzo che sussurrava qualche cosa che non riuscii ad udire ad una signora al di là della scrivania, ad un tratto l'impiegata fece un enorme sorriso e disse a voce udibile: 
<>,
<< Ne sono certo >>
rispose lui con tono suadente.
Quando si voltò sentii il pavimento tremare sotto i piedi, era di una bellezza sconcertante: alto e muscoloso, occhi verdi smeraldo, capelli biondo cenere e una bocca rosata piegata in un sorriso smagliante. Per la prima volta vidi anche Serena impallidire e imbarazzarsi davanti ad un ragazzo.
<< Scusatemi ragazze ma dovrei passare >> disse con dolcezza e la sua voce risuonò una calda melodia per le mie orecchie, non ci eravamo accorte fino a quel momento che stavamo bloccando l'entrata all'ufficio, la mia amica si spostò per farlo passare, io ancora sconcertata non riuscii a muovere un solo passo; lui si risistemò i Ray ban sugli occhi e si dileguò.
Quando voltò l'angolo del corridoio riprese il controllo sulla parola: << Mamma mia che fondo schiena il ragazzo >>,
<< Ma smettila che anche tu sei diventata color porpora >> la canzonai dandole un colpetto sulla spalla,
<< Ma ti pare Elena? Figurati se mi imbarazzo per un sedere da cinema! >> ridacchiammo fino a che giungemmo in classe.

Il professor Tanner, l'insegnante di storia, arrivò poco dopo e dopo essersi seduto fece l'appello:
<< Allison, Bennet, ... Diggory, Donovan, Forbes, Gilbert, una new entry - mi fece un sorriso intimidatorio - Granger, Lockwood, ..., Parker e Salvatore, anche voi siete nuovi nel mio corso >> disse e poi indicò gli ultimi nomi dell'elenco; mentre gli occhi dell'intero reparto femminile corsero fino all'ultima fila, lì dove si trovava il ragazzo Salvatore.
Non avevo parole per desciverlo, sembrava un magnete poichè attirava l'attenzione pur senza far nulla, persino meglio di Serena che si considerava una maestra nell'arte dell'esibizionismo, anche lei non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e lui sembrò accorgersi del suo sguardo insistente anche se non lo fece notare.


POV Serena.

Avevo bisogno di zucchero, una bustina o forse due all'istante, era assurdo, non poteva esistere essere umano su questa terra così perfetto, invece esisteva ed era proprio davanti ai miei occhi.
Non riuscivo a non guardarlo, la sua espressione dura, impenetrabile, quasi insofferente alla situazione di disagio che stava proliferando all'interno di quelle quattro mura; i suoi occhi solo una volta vagarono per la classe con circospezione, solo una volta si erano posati nei miei e scorsi un tenue sorriso increspare quelle labbra perfette.
"okkei ricorda benissimo la figuraccia di pochi minuti fa" dissi nella mia testa piegando la testa sul foglio.
<< Ora ragazzi mostreremo ai nuovi arrivati come funziona nelle mie ore, separate i banchi, sopra voglio vedere solo un foglio e una penna, test di ingresso valutato, forza muovetevi >> disse il professore.
L'ora passò lentamente, i minuti sembravano interminabili; quando suonò la campanella tirai un sospiro di sollievo, quel test era davvero difficile ed era una fortuna se ero riuscita a raccimolare una C.
Incrociai lo sguardo sconfitto di Elena e con fare strafottente mi avvicinai al professore quando ormai la classe era semi vuota:
<< Mi scusi vorrei chiederle, sempre che per lei non sia un problema, se potesse riprendere la parte del programma sulle guerre civili, sa noi a Seattle seguivamo altri corsi e siamo più indietro rispetto alla sua classe con la preparazione >> calibrai il tono, un misto tra gentilezza e provocazione, mi aggiustai la mini gonna con fare malizioso,
<< Signorina Parker credo che non ci saranno grandi problemi, sfrutteremo l'occasione per fare un ripasso generale, che a questa mandria di zoticoni servirebbe molto >> disse l'insegnante prima di uscire dalla classe; Elena mi fece l'occhiolino come segno di approvazione:
<< Ottieni sempre quello che vuoi >> disse  lei,
<< Sempre >> risposi con enfasi; cercai con lo sguardo il ragazzo nuovo ma era sparito, ormai nell'aula erano rimaste poche persone così presi sottobraccio Elena e la trascinai in sala mensa.

Quando giungemmo nella vasta aula della mensa notammo che al centro esatto era appeso un grande striscione "Sabato 28 Settembre, The party of Eclipse", davanti ad esso si affollava un sacco di gente che discuteva sulle modalità di partecipazione; dopo la coda al self-service ci sedemmo ad un tavolo piuttosto appartato, guardai Elena che era persa nei suoi pensieri:
<< A cosa pensi dolcezza? >> chiesi con fare innocente,
<< Mi è successa una cosa strana stamattina >> fu la sua risposta, come temevo... una giornata normale non avevo il diritto di passarla a quanto pare,
<< Non voglio saperne niente, te l'ho chiesto come favore stamattina, non costringermi a cucirti la bocca >> replicai con tono scherzoso,
<< Tranquilla non avevo intenzione di raccontarti nulla, è una sciocchezza >>,
<< Tanto meglio... Sai dovrò trovarmi un accompagnatore in questa insulsa cittadina per la festa >>
dissi cambiando discorso,
<< Beh se non trovi niente di meglio puoi sempre chiederlo al Sig.Tanner, sarebbe felice di accompagnarti, magari nel tragitto ripassate le vecchie tradizioni americane >> rispose Elena con un evidente tono ironico,
<< Speravo di poter trovare di meglio, tenterò l'animo impenetrabile del Salvatore >>, dissi facendo un cenno impercettibile al tavolo in cui era seduto il ragazzo completamente solo,
<< Allora tanti auguri! >> disse lei soffermandosi a fissarlo, << sembra un tipo che non ama la compagnia >> riprese infine,
<< Mai dire mai nella vita Elena, quante volte dovrò ripetertelo >> lei sbuffò, << tu hai già addocchiato qualcuno? >>,
<< Serena ti sembrerà strano ma trovarmi un accompagnatore per una festa inutile di paese non è la mia priorità >>
rispose lei con un espressione indecifrabile,
<< Adesso non puoi evitare per ciò che è successo tutte le feste Elena, hai bisogno anche tu di svagarti una volta ogni tanto, non è stata colpa tua, è stata una tragica fatalità e tu vittima di quest'ultima, i tuoi sensi di colpa sono comprensibili ma non hanno ragione di esistere >> dissi con tranquillità,
<< Vai al diavolo Serena, tu non sai come mi sento io, tu non lo puoi neanche immaginare; se tu in questo momento chiami a casa, la voce di tua madre risuonerà dall'altra parte della cornetta, se chiamo io a Seattle dall'altra parte della cornetta potrebbe al massimo rispondere mia zia o ancor peggio nessuno >> si alzò e lasciò la stanza inviperita.
"Mannaggia a te Serena, sei la solita superficiale" pensai tra me e me, l'ultima cosa che avrei voluto era ferire Elena, il mio cuore premeva perchè io la raggiungessi ma la ragione prevalse, conoscevo la mia amica da undici anni e sapevo che finchè non sbolliva la rabbia era impossibile parlarci, tanto meno chiarirci.

Mentre facevo a botte con me stessa mi si avvicinarono due ragazze, una brunetta dalla pelle color della'ambra e una bionda slanciata con la pelle molto chiara:
<< Piacere io sono Bonnie Bennet  e lei è Caroline Forbes >> disse la prima,
<< Piacere io sono Serena >> dissi distratta,
<< Tu e l'altra ragazza, quella che è appena uscita, siete nuove di Mystic Falls >> riprese Bonnie,
<< A quanto pare... >> dissi sforzandomi di essere il più gentile possibile, quando mi innervosivo non ero assolutamente simpatica ma le due ragazze non ne potevano niente,
<< Beh qualsiasi cosa voi abbiate bisogno potete rivolgervi a noi, se vi serve qualunque cosa a noi farebbe molto piacere esservi d'aiuto, siamo consapevoli che per voi non deve essere affatto facile >> rispose Bonnie facendo finta di non notare la mia risposta stizzita,
<< Bonnie è molto efficiente in materia di studio e anche se vuoi parlare di costellazioni, astrologia e buffonate varie, mentre io sono il fulcro della vita sociale a Mystic Falls >> disse subito dopo la bionda, Caroline,
<< mmmmh >> mugugnai in risposta,
<< Sono capo del consiglio studentesco, per qualsiasi informazione rivolgiti pure a me, se sei interessata ci sono due posti liberi anche tra le cheerlaeder >>,
<< Grazie Caroline, ti farò sapere se mi interessa e grazie anche a te Bonnie, siete state molto gentili ma ora devo andare, a presto >> le congedai, non riuscii però ad evitare di sentire il commento sarcastico di Caroline: << ma che simpatia >>, Bonnie non mancò di rimbeccarla: << finiscila Caroline, è normale che si trovino in difficoltà >>, stimai fin da subito la brunetta, era il genere di persona che avrebbe legato facilmente con Elena: giusta, generosa, altruista, forte, e coscienziosa... due goccie d'acqua.
Passai nuovamente davanti allo striscione della festa, l'eclissi era vicina e i nostri poteri si sarebbero risvegliati, un misto di paura ed entusiasmo si impossessò di me; si stava avvicinando a grandi falcate il momento della svolta, ora non si poteva più tornare indietro.
Voltandomi un'ultima volta verso il salone incrociai lo sguardo del bel Salvatore, mi fissava da lontano con uno sguardo strano quasi come se desiderasse qualcosa, mi incuteva timore quello sguardo, era così strano, così inumano.


POV Stefan.

Ero seduto ad un tavolo abbastanza isolato, vicino alle ampie vetrate che si aprivano al vasto cortile, l'aria era satura di sangue umano, ma non ne avvertivo un gran bisogno, certo il desiderio di addentare quelle giugolari gremite di sangue c'era, ma riuscivo a sopportarlo con difficoltà, ma ci riuscivo.
Il desiderio si amplificò come era successo già ben due volte in quella mattinata quando quel vulcano dai capelli rossi entrò nella stanza, aveva un odore che ricordava il profumo dei gelsomini, forse il migliore odore umano che avessi mai avuto l'occasione di percepire. 
Ero un vampiro vegetariano, mi cibavo di sangue animale ed ero molto più debole dei vampiri ordinari, ma sarebbe bastato un solo dito per spezzare la vita a ogni singolo individuo dentro quella stanza.
L'odore di quelll'umana era fortemente tentatore, sembrava adirittura un odore inumano, la osservai a fondo per cercare di capire se in lei ci fosse qualcosa di più, non captai nulla perciò mi rassegnai, era una semplice umana, un'umana a cui sarei dovuto rimanere distante per la sua incolumità.
Avevo avuto la fortuna/sfortuna di percepire ogni singolo dettaglio della discussione con l'amica, avevo percepito il dolore e la delusione nei suoi occhi e infine la paura che le avevo provocato quando mi aveva visto fissarla insistente.
Avevo inoltre intuito la sua intenzione di chiedermi di portarla alla festa, potevo fidarmi della mia volontà di non uccidere? la risposta era no, non potevo sentirmi sicuro, non potevo rischiare di mettere a repentaglio la sua vita per un capriccio.

Guardai l'ora, avevo ancora due ore di lezione e poi sarei tornato all'aria aperta, lì dove era tutto più facile, dove per un attimo potevo non pensare a quel bisogno frenetico che mi attanagliava ogni singolo istante della mia esistenza.

POV Damon.


Ero finalmente giunto alla cripta, vicino alle vecchie rovine della chiesa, lì albergavano gli Indicibili, capitanati da Caleb, uno spirito molto antico e superbamente malvagio. Entrai all'interno della cripta protetta da un antico incantesimo pronunciato dalla capostpite delle streghe di Salem e dall'angelo supremo Shiva, era quell'incantesimo che teneva incatenati questi esseri malvagi, era quell'incantesimo che avevo l'ordine di distruggere.
Caleb mi ricevette subito, egli si trovava nell'unico angolo illuminato della grande sala sotterranea, al suo fianco vi era Gayla che evitava accuratamente di guardarmi in faccia, sua figlia era l'unica che poteva uscire da quella cripta perchè era il frutto di una relazione tra suo padre e una strega morta da secoli, lei poteva vagare nel mondo reale grazie al suo essere ibrida, ma non possedeva più alcun potere e solo con la fine dell'incantesimo li avrebbe recuperati.
<< Qual buon vento Damon, spero che tu sia giunto qui con ottime notizie >> disse con tono austero Caleb,
<< Dipende dalla tua concezione di buone notizie Caleb >> dissi sfoderando un sorriso sghembro,
<< Suvvia anche la mia pazienza ha un limite Salvatore, sarebbe saggio da parte tua non oltrepassare quel limite>> replicò lui spazzientito,
<< Ho identificato i due angeli, ma è sorto un problema >> dissi infine seriamente,
<< Che genere di problema? >>,
<< Non sono ancora padroni dei loro poteri, il che li rende pressochè inutili >>,
<< Li dovranno acquistare prima o poi no? >>
disse lui incominciando a innervosirsi,
<< Su questo non vi è ombra di dubbio, ma non è così semplice per un vampiro avvicinare due angeli, non sono certo stupidi, captano il pericolo quando si avvicina, talvolta lo prevedono anche >> cercai di spiegare con tranquillità,
<< Ti credevo un vampiro pieno di risorse Salvatore, pieno di inventiva ma forse mi sono sbagliato >> disse lui frustrato dal mio atteggiamento,
<< forse potrei ritrovare l'ispirazione, se tu mi facessi parlare con katherine potrei rinvigorire il mio animo malvagio >> dissi con tono falsamente innocente,
<< Assolutamente no, non se ne parla proprio >> intervenne gayla nella discussione, io e Caleb ci voltammo verso di lei ma fui io a parlare,
<< Noto una punta di gelosia nella tua voce milady >> la punzecchiai,
<< Gelosa di te Damon e perchè mai dovrei esserlo? Non mi importa niente di te e della tua stupida ragazza >> esclamò inviperita cominciando a fare avanti e indietro per la stanza,
<< Non dicevi così ieri sera Gayla, anzi mi supplicavi... >> risposi divertito alle sue puntualizzazioni ipocrite,
<< Vai all'inferno Damon >> fu la sua secca risposta,
<< E' la seconda volta in dodici ore che mi mandi all'inferno comincio a pensare che ti interesso davvero >> la ridicolizzai nuovamente,
<< Ragazzi non mi sembra il momento di interpretare una commedia d'amore >> disse Caleb riprendendo le redini della conversazione,
<< Vabbeh con il tuo permesso mi assento padre >> disse Gayla, lui fece un cenno di assenso e lei sparì,
<< Perdona mia figlia, sa essere invadente alle volte >> disse lui in tono apologedico,
<< Me ne sono accorto >> risposi << Per quanto riguarda la mia richiesta? >> chiesi dopo un attimo di silenzio,
<< Temo di non poter accontentarti Damon, non rientra negli accordi, la libertà di Katherine dipende da te >> disse incrociando le braccia,
<< Non ti ho chiesto niente di esorbitante, solo di poter vederla e accertarmi che i miei sforzi non sono vani >>,
<< Ti ho dato la mia parola Damon, starà bene la tua amata >>
disse con tono convincente,
<< Valuterò cosa posso fare riguardo ai due angeli >> dissi senza farmi abbindolare,
<< E io valuterò la tua richiesta >> disse lui << portami notizie il prima possibile >> e così mi congedò.

Di nuovo all'aria aperta, il vento fresco pomeridiano mi rinvigoriva, ero sazio al momento per cui potevo permettermi di sostare al liceo di Mystic Falls,  giunto all'entrata parcheggiai il Jaguar e mi appoggiai sul lato passeggero attendendo l'uscita di Stefan, attesi dieci minuti e poi una massa studentesca si riversò nel cortile e sulla strada, notai subito mio fratello che camminava in mia direzione isolato dagli altri.
<< Come ci si sente a tornare al liceo Stefan? >> chiesi sorridendo,
<< Meglio che a condividere la stessa dimora con te >> mi sbeffeggiò,
<< Stefan comincio a non tollerare il tuo sarcasmo >> lo avvertii,
<< Ma pensa, sono cento anni forse più che io non sopporto il tuo >> disse lui sorridendo,
<< Siamo molto più simili di quello che pensi fratello >>,
<< Ah io non credo, quanti ne hai uccisi oggi? quante persone sono morte a causa del tuo insano modo di divertirti? >>,
<< è natura Stefan, il ciclo della vita, io sono il predatore e loro sono le prede, se vuoi farti una cultura puoi benissimo guardare il Re leone >>,
<< Cosa volevi chiedermi Damon a proposito di una tregua? >>

Non riuscii a rispondere perchè le pedine della mia scacchiera si stavano avvicinando, dirette verso di noi, la rossa camminava due o tre passi davanti alla bella brunetta, incrociai le braccia e sbuffai, questa proprio non ci voleva.

POV Elena.

Durante l'ultima ora di lezione avevo chiarito con Serena, si era scusata almeno un milione di volte e aveva fatto la faccia da cucciola, non ero riuscita a resisterle, tutto era tornato alla normalità, sempre se io avevo il diritto di pronunciare quella parola; era persino riuscita a convincermi nella sua missione suicida, braccare Stefan Salvatore.
All'uscita a passo deciso lei si era incamminata in sua direzione e io a malincuore la seguii, temevo in una sua disfatta sinceramente.
Stefan stava parlando con un ragazzo più grande, probabilmente sui venticinque anni, che indossava degli occhiali scuri, un giubbotto di pelle aderente e dei jeans neri attillati; aveva i capelli corvini, era alto e muscoloso, così simile al ragazzo della mia visione...
Ormai li avevamo raggiunti e avevamo destato la loro curiosità, il ragazzo misterioso incrociò le braccia e sbuffò, un chiaro segno negativo che non mi sfuggì, probabilmente era abituato alla folla di ragazzine che li pedinavano ma come dare loro torto, erano perfetti, belli come due divinità greche. Il misterioso giovane se ne stava appoggiato ad una macchina sportiva molto costosa che non riconobbi, belli e anche ricchi, qualsiasi star del cinema ci sarebbe convolata immediatamente a nozze.
Stavamo superando il limite tra la decenza e il ridicolo, nella mia testa sperai che Serena si muovesse a inventarsi qualcosa perchè sennò sarei sprofondata sei-sette metri sotto terra.
<< Ciao Stefan giusto? Io sono Serena >> disse la mia amica trovando il coraggio di parlargli,
<< Piacere, lui è Damon >> rispose lui meccanico, non era un buon inizio,
<< Piacere >> disse lei senza dargli troppa importanza << mi mi ha detto Tyler Lockwood di chiederti se per caso hai intenzione di proporti alle selezioni per la squadra di football, ti ha visto oggi in palestra e pensa che tu non sia niente male >> riprese a parlare con Stefan,
Nel frattempo io non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quel ragazzo, era ammaliante anche con quel modo di fare che traboccava di indifferenza anzi scontrosità, lui voltò di poco la testa osservandomi da dietro le lenti scure e potei giurare di aver visto una smorfia annoiata sul suo volto.
<< A Stefan non piace praticare sport, è un gran pigrone >> disse quel ragazzo dall'aria arcigna senza neanche guardare Serena ma tenendo lo sguardo rivolto a me. Ero propabilmente della tonalità più accesa del rosso porpora a causa dell'imbarazzo, il cuore cominciò a palpitare sempre più velocemente, non riuscivo a frenarlo era partito per la sua corsa,
<< Beh se è così allora perdonami >> disse Serena delusa,
<< Non hai niente di cui scusarti, mio fratello certe volte fa allusioni fuori luogo >>,
<< Stefan non negare che preferisci dei gran cenoni a base di coniglio che il contatto fisico/sportivo >>,
<< Damon oggi superi te stesso in quanto ad ironia, comunque si mi proporrò per le selezioni >>
disse Stefan rivolgendosi nuovamente a Serena,
<< Ottimo, allora ci vediamo domani a scuola >> terminò lei.
Stefan fece per salire in macchina quando Damon parlò nuovamente, questa volta si voltò verso la mia migliore amica:
<< Se fossi in te non lo frequenterei, è noioso da morire >> poi rise, era il sorriso più bello che avessi mai visto, neanche paragonabile a quello di Stefan, se era possibile divenni ancora più imbarazzata e per la prima volta abbassai lo sguardo, ma cosa mi prendeva? Non mi ero mai trovata così tanto a disagio.
<< E questo grazioso polipetto che ti porti a presso ha un nome? >>  disse lui, pregai che non si stesse rivolgendo a me, sarebbe stato davvero insolente, pregai invano perchè la frase era proprio indirizzata a me; presi coraggio poichè non tolleravo che si facesse ironia sopratuttto se offensiva su di me,
<< Mi chiamo Elena e preferirei essere chiamata con il mio nome piuttosto che con epiteti stupidi >>,
<< Perdonami se ti ho offesa polipetto >>
, era davvero irritante, disgustoso, offensivo...
<< Sei sordo forse? >> lo rimbeccai,
<< No Elena, io ci sento benissimo... >> calò un silenzio strano, troppo denso, eccitante...
<< Beh è stato un piacere ma ora noi ce ne andiamo >> fece il giro dell'automobile e togliendosi gli occhiali da sole, appena prima di salire in auto disse: << Arrivederci polipetto >>.

Non risposi, non ero più capace a parlare, avevo perso quel dono... i suoi occhi...
Era lui il ragazzo della visione, quegli occhi li avrei riconosciuti in mezzo a mille, stavo sragionando cercando di capire chi fosse quel ragazzo, quel ragazzo che avevo visto prima di conoscere, quel ragazzo che non so il perchè ma aveva avuto il potere di accelerarmi il battito cardiaco.
Non si trattava di una questione superficiale, non era successo ciò solo perchè era dannatamente bello ma perchè aveva una voce, un modo di atteggiarsi così strano, così innaturale, così strano che aveva mandato in agonia la mia parte razionale e aveva risvegliato l'Elena irrazionale, quella che non si curava delle conseguenze, quella che agiva secondo l'istinto.

Passai l'intera giornata a pensare a lui, lui così diverso da tutti gli altri, lui così famigliare, lui così terrificante sotto certi aspetti...
Serena era presa dalle sue tattiche mentre io stavo sdraiata sul divano con un libro della Mayer in mano, leggevo le parole ma non ne comprevo veramente il significato perchè la mia attenzione era rivolta a ben altro.
Era canalizzata interamente verso quei due pezzi di cielo incatenati a due iridi così profonde che avrei potuto caderci dentro senza accorgermene.

Serenity 92.

 


Note dell'autore: AGGIORNAMENTO IN TEMPO DI RECORD!!!! Ok io mi sono impegnata, ho scritto se pur con la febbre a 38,5 per cui pretendo che lo leggiate e che lasciate una recensione.
VI PREGOOOOOO.
Ringrazio le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le seguire e da ricordare....
Ringrazio Aria e Fede che commentano i capitoli anche dandomi dei consigli, che vi giuro mi rendono davvero felice.
Spero che questo vi sia piaciuto, anche perchè mi sono impegnata nel analizzare tutti e quattro i punti di vista e in più c'è stato il primo incontro, beh probabilmente vi aspettavate di più ma siamo solo all'inizio... Damon dovrà trovare la sua strada e anche Elena, sarà difficile ma non impossibile.
Qualunque cosa ne pensiate, mi farebbe piacere saperla.
Acusate, il capitolo sarà pieno di errori di punteggiatura, non ho il tempo di rivederlo anche perchè gli occhi chiedono pietà. Lo rivedrò a breve togliendo i possibilissimi errori.
Kiss

  
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