Bene ragazze , questo è il mio ultimo colpo di scena e purtroppo il penultimo capitolo.
Insomma , ci vediamo all'epilogo >.<
Per questo , prima di passare ai ringraziamenti , vorrei dare una piccola informazione alle mie lettrici , importante per capire qualcosa sul sequel : Il papà biologico dei gemelli si chiama Jörg Kaulitz (con tutto il rispetto , i gemelli mi perdoneranno se lo cito perché mi serve v.v c.c).
Tenetelo ben a mente v.v
Detto questo , ringrazio :
-PANDAsenzanome
-Gisy
-memy881
-Aliens
-itsfrerardbitch
-CatharticMoment
-Mary_TokioHotel_98
-_Francesca_
-Louder_
-LadyJules_85
Buona lettura ragazze! (Non odiatemi alla fine xD e ci vediamo al capitolo 17 :*)
Tom Kaulitz era così felice che non ci sono parole per potervelo descrivere , mi spiace.
Era raggiante , era un qualcosa di mai visto prima : il suo sguardo pieno di colore , il suo sorriso così luminoso che il sole probabilmente ne era invidioso.
Perché?
Perché finalmente , dopo quattro mesi , avevano ricevuto l’esplicito permesso di poter lasciare il campo di concentramento , per sempre.
Bill non aveva semplicemente corrotto , o meglio minacciato , il dottor Vance , aveva fatto molto , molto di più : era riuscito a convincere il comandante Koch che Annerie e Tom avrebbero avuto , per eredità , due gemelli e dire questo a quell’uomo era come promettere a un bambino una montagna di regali.
La situazione era così repentinamente cambiata che si stentava a crederci.
Solo una cosa riusciva a far capire ad Annerie e a Tom che si stava vivendo la felice e vera realtà : il ventre della ragazza , quel pancino del quarto mese che iniziava a farsi vedere.
A Tom non importava se era maschio , femmina e figurarsi se aveva ereditato i caratteri ariani o meno. Quello era il suo bambino , il suo piccolo , il frutto del loro amore.
-Andiamo?- Tom aveva preparato le valige , erano pronti per partire.
Il dottor Vance aveva , in realtà , dato l’okey già dalle prime settimane di gravidanza ma Koch aveva voluto avere un’ulteriore conferma prima di lasciarli partire definitivamente.
In realtà l’unica a dover tornare in Germania sarebbe dovuta essere solo Annerie ma Tom , aiutato anche da suo fratello , aveva insistito talmente tanto che alla fine era riuscito ad ottenere il permesso di seguirla.
-Si..- rispose lei con quella sua voce dolce e morbida. Continuava a rimirarsi allo specchio della camera che presto avrebbero abbandonato per sempre e la cosa non dispiaceva a nessuno.
In particolar modo guardava quel suo tenero e accennato gonfiore del ventre , coperto da un cappotto color crema che Tom le aveva comprato per tener calda sia lei sia il suo piccolo.
Lui sorrise , avvicinandosi e , sollevandola , compì un mezzo giro su se stesso.
Erano la gioia fatta a persone.
-Siete bellissimi- sussurrò lui , riposandola a terra e baciandole le labbra.
-Vuoi dire qualcosa al bambino visto che sei l’unico che riesce a parlarci?- domandò lei dolce e divertita.
-Mmh , vediamo- si piegò sulle ginocchia , posando le mani sul pancino e sfiorandolo con le labbra anche se coperto. –Che dici piccola principessa , ti piacerà Lipsia?-
-Principessa?- ridacchiò lei –Ancora non sappiamo se è maschio o femmina- commentò.
-Shsh , io son sicuro che è femmina. Ci parlo , no? E’ delicata , piccola e tenera. È la mia principessina- sussurrò , sfiorandole ancora il ventre con le labbra.
Sorrise , guardandosi intorno –E’ tutto pronto allora?- domandò.
-Si , tutto pronto- si alzò lui , prendendole la mano. –Due soldati mi aiuteranno a caricare i bagagli in macchina-
Durante quei quattro mesi , Annerie , era stata comunque trattata con rispetto. Da quando i medici avevano informato i superiori che molto probabilmente portava in grembo un figlio ariano lei , da essere una prominent internata , era divenuta la futura moglie del comandante anche se ebrea.
Quell’etichetta non importava più dal momento che avrebbe dato alla Germania un altro essere puro e perfetto. Un altro tedesco.
Da qui si poteva ben capire quanto quella politica fosse in realtà stupida e insensata.
Insomma , chi erano loro per giudicare le persone? O , cosa più assurda , un bimbo non ancora nato?
-Bill?- sussultò lei , come se si stessero dimenticando qualcosa di molto importante.
Ed , effettivamente , Bill era diventato importante per lei , come un fratello e , cosa ancor più incredibile , lo stesso valeva per il ragazzo.
-Credo sia pronto anche lui.- la condusse fuori dalla camera , richiudendo la porta per l’ultima volta. –Vai all’auto , dai , io lo cerco , mh?-
-Agli ordini- sorrise raggiante , accingendosi a raggiungere le scale di quel particolare condominio.
-Aspetta , aspetta- la fermò per un braccio , attirandola a se. La baciò poi , un bacio morbido e tenero –Okey , ora puoi andare- le sfiorò nuovamente le labbra e la lasciò libera di allontanarsi.
Ora doveva solo trovare Bill e il loro lieto fine sarebbe finalmente giunto.
-Herr commandant.. io..- quel soldato semplice continuava a torturarsi le mani , nervoso e forse stava perfino sudando freddo.
Una richiesta del genere non se la sarebbe mai aspettata ne poteva sapere quali sarebbero state le conseguenze.
-Sii forte soldato- Bill gli posò una mano sulla spalla , guardandolo serio e determinato. La voce era però spenta e frustrata –E obbedisci ai miei ordini , chiaro?-
-Si , Herr commandant- il ragazzo , perché era troppo giovane per definirlo uomo , si mise sull’attenti , raccogliendo tutta la forza d’animo che riusciva a possedere.
-Andiamo- l’altro lo incitò a camminare.
Prima di seguirlo , si girò verso l’auto di Tom , lontana da dove si trovava lui –Ti voglio bene fratellino- sussurrò per poi dileguarsi nell’opposta direzione , verso Birkenau.
Nella sua stanza non c’era quindi era , forse , nel suo ufficio , magari per sistemarlo al meglio.
Bill d’altronde era così preciso e pignolo.
Aprì la porta , dunque , sicuro di trovarlo li.
D’altronde dove mai sarebbe potuto essere?
-Bill siamo pron..- ma si fermò , accorgendosi di essere solo , che quella camera era vuota.
Non c’era suo fratello , non c’erano le sue carte , i suoi appunti , i suoi documenti.
Niente se non un foglio posato sulla scrivania.
Aggrottando un po’ la fronte , stranito , si avvicinò , prendendolo tra le mani , senza sedersi.
Era la calligrafia di suo fratello , come poteva non riconoscerla?
Vi era poi una serie di discorsi , in particolar modo riguardanti loro due , il loro rapporto speciale e che tanto amava , il loro passato , le loro esperienze.
Erano circa tre fogli scritti.
All’ultimo , poi , pareva esserci il cuore della composizione.
Sicuramente tu ricorderai ogni cosa , perché è la tua caratteristica
Ed è stata la tua impresa fin dall’inizio : ricordarmi chi sono veramente,
quali erano i miei ideali , i miei reali modi di fare.
L’ho rammentato troppo tardi ,però , è il vero me non riesce a convivere
Con quel senso di colpa che , fino ad ora , non sono mai riuscito ad accusare
A differenza tua.
Non è vero che sei debole , tu , Tom , tu sei l’uomo piu’ forte che io
Abbia mai potuto conoscere. Hai stretto i denti , sei riuscito a portare sulle
spalle il carico di tutte quelle persone uccise della mia , dalla nostra , pazzia.
Sono io il debole.
Io non riuscirò mai a guardare Arrietty , a tenerla stretta a me , a baciarla e a
Dirle ti amo , pensando che ho sterminato i suoi simili e che , se non fosse andata
in America , le avrei fatto fare la stessa identica fine.
Lei non merita un essere come me , un essere che non sa piu’ cosa significhi amare,
essere umano , provare sentimenti.
Una cosa però la ricordo ancora: com’è essere perdonati e diviene bello quando a
farlo sei proprio tu.
Ti chiedo quindi scusa per il mio comportamento , per come ti ho trattato e per
ciò che ti ho detto. Sei il mio Tommi e lo sarai per sempre.
Ecco perché tu , fratellino , riuscirai anche a comprendere a pieno la mia decisione.
Perché mi conosci meglio di chiunque altro , meglio di me stesso che sono stato in
grado di perdermi e non ritrovare la giusta strada ,
quella che tu hai sempre percorso.
L’unica cosa che mi merito , alla resa dei conti , è morire come
Tutte le persone che io stesso ho condannato.
Io..
Il suo pensiero corse a una notte trascorsa insieme , come sempre , a un discorso nel quale fu citata una camera a gas poco utilizzata e chissà il perché.
Forse per istinto , forse per motivi di natura ancora sconosciuti , l’impulso fu uno e uno soltanto : correre immediatamente a quel luogo.
Subito , non c’era un secondo da perdere.
E così fece.
Eccola , eccola li.
Trafelato riuscì ad arrivarci , nonostante i muscoli delle gambe tremassero e a causa del respiro affannoso la cassa toracica era tutto un dolore , non doveva arrendersi.
Non doveva , non poteva e non voleva perderlo.
Entrò nello spogliatoio , quasi scardinando la porta. Cercò tra i banchi utilizzati per cambiarsi la porta blindata delle “docce” e la raggiunse di corsa.
Provò ad aprirla ma era chiusa.
-Bill- mormorò , non aveva fiato , era sfinito.
No , doveva resistere.
-Bill!- urlò , sbattendo un pugno contro la porta.
Il fratello , nella camera poco illuminata e vuota , era ancora in vita.
Per poco però.
Il gas era già in circolazione.
Sentì la voce di Tom , si avvicinò alla porta , posandovi le mani sul freddo metallo. –Tommi..- chiamò , senza urlare troppo riuscì a farsi sentire.
-Bill , ti prego apri la porta- era una supplica straziante e disperata la sua.
-Tommi- tossì , piegandosi sulle ginocchia. Le forze iniziava ad abbandonarlo.
-Bill non è necessario. Ti prego , ti supplico , esci fuori , ti aiuterò io a superare tutto. Si può e tu ce la farai..abbiamo tutti diritto ad una seconda opportunità-
L’altro abbozzò un flebile sorriso –Sarai un papà favoloso.- mormorò e Tom riuscì a stento a sentirlo. –Un marito fantastico e io sono stato fortunato ad averti come fratello- si accasciò a terra , completamente –Ti voglio bene Tommi- sussurrò per poi chiudere gli occhi e addormentarsi.
Silenzio.
Poi ci fu solo silenzio.
A Tom mancò il fiato per un secondo.
-Bill!- poi il suo urlo straziante , i suoi pugni che picchiarono violentemente la porta blindata.
Si piegò sulle ginocchia , piangendo , preda di un dolore così atroce che forse solo quei due gemelli ebrei morti a causa del veleno avevano provato.