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Autore: Magnis    03/11/2011    0 recensioni
Per uno strano caso del destino, Shinichi deve convivere con Ran per una settimana. Se poi ci mettiamo anche Kazhua ed Heiji e le bravate di Sonoko...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5 – Perché io, non mi sono innamorato.


Si rideva, si scherzava e non capiva che
io la amavo.
Ed ogni volta che soffriva io soffrivo
Quante notti ho pianto senza dire niente
Perché… Non capiva che l’amavo.


La prese in braccio e salutò Yamamura, scusandosi per avergli quasi fatto un occhio nero. La poggiò sul sedile di dietro del taxi e le sorrise. Salito anche lui, cercava di reggerla ma la sua testa o sbatteva alla portiera dell’auto o alla sua spalla. Così la fece scivolare sulle sue gambe, tirandosi il più possibile al lato per fare spazio alle sue lunghe gambe. Come carina; aveva la stessa fragilità di un petalo di rosa. Arrossì al solo pensiero che quella ragazza paragonata da LUI a un petalo di rosa fosse la sua amica.
Perché lui, non ne era innamorato.
Guardava fuori dal finestrino e ripensava a quello che aveva fatto.

Arrivato sotto casa di Yamamura suonò ripetutamente per farsi aprire, poi travolse il ragazzo di urla chiamando Ran. Pensare al perché quell’idiota l’aveva portata lì, lo faceva ridere. Essendo grande sostenitore di Kogoro, aveva pensato di far bere qualcosa alla ragazza nella speranza gli rivelasse come il padre poteva risolvere i casi. Per poco Shinichi si trattenne sul dirgli che i casi di cui trattava Kogoro erano di cani scomparsi.
Ran, mezza ubriaca per colpa di Yamamura, dormiva profondamente sul suo divano, nella seta nera del suo abito. Shinichi rideva, al pensiero che Yamamura, l’idiota, fosse arrivato a quel punto per Kogoro. L’importante era che la sua amica d’infanzia stava bene. Dopo aver minacciato Yamamura, che se avesse fatto un’altra volta un gesto simile lo avrebbe denunciato alla polizia per rapimento di una persona, il poliziotto si scosse e chiese scusa. Disse che la ragazza aveva accettato senza ripensarci due volte del Vodka.
Questo scosse Shinichi, che con lo sguardo fisso sulle luci notturne della città, rifletteva. Perché? Lei, sempre tanto infastidita dalla minima goccia di alcool che prendeva il padre, ora si era scolata due o tre bicchieri di Vodka.

Contemporaneamente al salvataggio ostinato di Ran, Heiji si era appena alzato dal divano e sghignazzava pensando a come prendere per culo Shinichi appena sarebbe tornato a casa. Si sfregava le mani. Andò in bagno e si lavò i denti. Passò davanti alla camera dove dormiva Kazhua e non sentì nessun rumore. Già si era addormentata, ed erano solo le dieci e quarantasei. Si tolse il vestito elegante, e infilò i pantaloni del pigiama. Optò per il restare senza maglia, visto che Kazhua dormiva e Shinichi era il suo unico compagno di stanza. Passò di nuovo davanti camera della sua amica… Mah! Forse si era soffocata sprofondando nel cuscino o la camera era insonorizzata. Si passò le mani tra i capelli sbadigliando e si lasciò andare sul letto.

O cavolo, Heiji era in camera di Shinichi! Si nascose sotto la scrivania e aspettò che il ragazzo si addormentasse. Ma dopo un’ora, quello si stava girando e rigirando nel letto. Ad un tratto si alzò e camminò via verso la camera dove alloggiava. Teneva stretto un diario e camminava in punta di piedi per non farsi sentire. Mentre si guardava a destra e sinistra, dimenticò di guardarsi davanti e batté contro il torace di Heiji. Sgranò gli occhi e si ricompose.
- Cosa fai qui? E soprattutto, cosa fai col diario di Shinichi in mano?!
Kazhua arrossì. Guardò per terra, in cerca di un modo per scappare. Ma era circondata dal ragazzo.
Heiji la squadrò dall’alto al basso. Oh, casso. Portava ancora quel dannato vestito. E per lo più i capelli erano sciolti e le circondavano il vaso ricadendogli sulle spalle. Trattenne l’emozione.
- Lo avevo preso per Ran. Volevo vedere se Shinichi scriveva qualcosa sul suo diario.
Heiji sbruffò.
- Non siamo come voi femminucce. Noi non scriviamo “oh, quanto è carina, oh, quanto la adoro” e smancerie varie sul diario scolastico. Anche un bambino può dedurne che essendo un diario sco-la-sti-co, contiene solo informazioni sco-la-sti-che! Non veniamo di sicuro a scrivere lì la ragazza che ci piace. Non siamo così stupidi da farci scoprire.
E così dicendo le strappò il diario dalle mani, avviandosi verso la camera di Shinichi per rimetterlo al suo posto. Kazhua gli rimase dietro, dandogli le spalle. Strinse forte i pugni.
- E perché dovreste nasconderlo! E’ questo che mi chiedo. Perché internare tutti i sentimenti, se invece potete prendere la ragazza che avete tanto nel cuore e dirle tutto.
Heiji poggiò il diario sulla scrivania e diede un’occhiata a Kazhua. L’avrebbe presa in quel momento e l’avrebbe buttata per terra. Oh, cosa gli ispirava!
- Bè, io non posso risponderti. Io non ho nessuna ragazza nel cuore.
Stupido. Perché mentiva a se stesso?
Kazhua sorrise malinconicamente e dopo aver dato la buona notte ad Heiji si chiuse in camera. Il ragazzo rimase per qualche minuto a fissare la porta della camera davanti a lui.
Con una mano cominciò a tirarsi pugni sulla fronte. Sembrava uno scemo. O forse lo era.
“Stupido, stupido, stupido!” continuava a sussurrarsi. Rientrò in camera e si buttò sul letto.
Kazhua aveva aperto uno spiraglio della sua porta, e guardava Heiji che con le mani dietro la nuca, era allungato sul letto, ma non dormiva. Perché si ostinava a rimanere così freddo?
Gli avrebbe voluto chiedere se era innamorato. Tanto lui non le avrebbe risposto o sarebbe scoppiato a ridere. Invidiava tanto Ran. Anche se Shinichi non si era mai dichiarato apertamente, sapevano di volersi bene a vicenda. Ma lei non sapeva cosa dire sul suo amico. Era così strano.

Heiji rifletteva. Su cosa, non si sa.
Lanciava occhiate ala porta di Kazhua. Com’era possibile, che sul più bello, su tutte le occasioni che aveva ricevuto, si bloccasse? Si sedette e afferrò il diario di Shinichi, cominciando a sfogliarlo. Ne cadde un foglietto. Lo raccolse e lo aprì. Era uno di quei bigliettini che si ci manda durante la lezione. La calligrafia era quella di una donna, che lo incitava a guadare dentro la posta elettronica. Heiji rimase un po’ a riflettere. Poi decise di chiamare pure Kazhua. Bussò ripetutamente e la ragazza si alzò subito dal suo letto, aprendo la porta. Aveva il pigiama. Heiji cercò di mantenere lo sguardo fisso sulla faccia della ragazza. Le fece cenno di seguirla. Si sedettero davanti alla scrivania del ragazzo e aprì il portatile. La password fu facile da capire: Sherlock Holmes.
- Che originalità! – disse Heiji. La ragazza sorrise.
Una volta che entrarono nella casella di posta elettronica di Shinichi, la cui login era già effettuata. Notarono che vi era un messaggio di due giorni prima mandato da Sonoko. Lo aprirono. Vi era un video, dentro.
- Heiji, non mi sembra una buona idea. E se Shinichi lo viene a scoprire?!
- Me la prendo io, la responsabilità.
- E’ colpa mia se hai trovato il biglietto e se ora siamo qui! – insistette Kazhua.
- Giusto! Ma io mi prendo la responsabilità.
Avviarono il filmato. A parlare e riprendere era Sonoko. Al centro dell’immagine c’erano Shinichi e Ran che bisticciavano.

“ Oddio Ran, no ti ho detto basta! Io quel film non lo vengo a vedere nemmeno morto.”
“ Ma dai Shinichi! Accompagnami almeno tu! “
“Tanto mi addormenterò.”
“Sei insopportabile! Ti odioooo!”
Nella scena, entrò un probabile compagno di classe dei tre.
“Oh, ma guarda! La signora e il signore Kudo.”
“Yumatsaki, parla ancora che ti strangolo! “ urlava Shinichi.
Sonoko sghignazzava tutto il tempo. Comparve anche la sua voce.
“I signori Kudo oggi discutono perché la signora vuole andare al cinema, il suo maritino no!”
“Mi dispiace! Ran, io sono libero! Ti accompagno io, se vuoi al cinema!” disse l’altro ragazzo.
Shinichi sembrava fare l’indifferente, ma quando Ran acconsentì alle pretese di Yumatsaki, Shinichi sbottò.
“Pensandoci potrebbe essere un buon film. Com’hai detto che si chiama?”

E il video si concluse con un messaggio di Sonoko, che diceva “Perché non ancora vi sposate?”.
Shinichi aveva risposto tramite mail: Perché io, non mi sono innamorato.

Kazhua rimase immobile a guardare lo schermo, mentre Heiji spegneva il pc.
- Quindi, mi sbagliavo. Shinichi non prova niente per Ran?
Heiji si stiracchiò. Inserì il bigliettino nel diario e rimise tutto a posto.
- C’è gente che non lo vuole dare a vedere, per paura di essere perennemente preso in giro, perché non ricambiati. O semplicemente per orgoglio personale. Shinichi è uno di quelli. Lo ha dimostrato per l’ennesima volta facendo una scenata di gelosia nel video e poi dire “Perché io non sono innamorato”.
- E tu, Heiji? Perché nessuno sa se sei innamorato o meno?
- Perché io, non mi sono innamorato.
A Kazhua brillarono gli occhi. Voleva solo sapere se fosse una presa per culo per Shinichi, che stava salendo le scale o, se era innamorato e voleva farle capire che il suo orgoglio non gli permetteva di rivelarlo a nessuno. Kazhua si ritirò in camera sua prima che Shinichi la potesse vedere. Heiji si allungò a letto.
Una volta entrato il suo amico, gli chiese cos’era successo. Ascoltò la spiegazione di Shinichi.
- Quello Yamamura è incredibile! – disse il detective dell’est, passandosi la mano tra il ciuffo. – mi ha fatto temere il peggio!
- Mh. – fu la risposta di Heiji, che aveva un’aria piuttosto vaga. – hai mia confessato a Ran quello che provi?
- Eh? – Shinichi rimase sorpreso. – Cos’è, disse abbassando il tono di voce, è una trappola di Sonoko?
- No, no Kudo! Dico seriamente. Lo hai mai fatto?
- No, ma io non sono…
- Non lo dire, Kudo. Parlo sul serio.
- Bè… No. Cioè… Io… No. – si passò la mano nel ciuffo. Di nuovo. – Lo farei ma… Credo di non avere il coraggio. Intendo: è fin da piccoli che ci conosciamo, fin da piccoli che ci diciamo tutto e di più. E’ un tale clima di magia… Non vorrei rovinarlo per le mie stupide emozioni. Non vorrei rovinare lei, così fragile.
Aveva lo sguardo dolce, piantato a terra. Sembrava che dentro di lui vi fossero quattro miriadi di emozioni che volevano uscire, ma erano compresse come in una cartella Compressa di un computer. Heiji lo guardava, scombussolato. Chi era quello davanti a lui?
Shinichi se ne rese conto ed arrossì. Poi lo salutò e se ne andò al piano di sotto.

La mattina, Shinichi si ritrovò sul divano situato di fronte al sofà su cui aveva poggiato la notte Ran. Lei, però, non c’era. Si alzò e andò in cucina. Non c’era nemmeno lì. Esplorò tuto il piano di sopra e vi erano solo Heiji e Kazhua. Prese il cellulare e la chiamò. Risultava spento. L’occhio, cadde sul calendario. Era lunedì. C’era scuola e lui era in ritardo di due ore. Decise di non andare. Avrebbe provato a cucinare lui, quel giorno.

Verso mezzogiorno, i due di sopra si svegliarono e raggiunsero Shinichi al piano di sotto. Lo trovarono a leggere un libro di ricette mentre si grattava la testa. Heiji rise di gusto, Kazhua gli rivolse un sorrisino dolce.
- Ma che carino! Prepari da mangiare per la tua dolce metà?? – diceva Heiji, sfottendolo. Shinichi non badò nemmeno. Kazhua si infilò un grembiule e prese Shinichi per un braccio.
- L’arma migliore, è la pratica. Non serve stare lì a leggere. Se non provi non riuscirai mai. Guarda devi fare così.
E Kazhua mostrò a Shinichi come preparare del Sushi. Insieme cominciarono a cucinare.
Heiji rimase a lungo sulla soglia della cucina a guardare. Poi si rese conto. Con lui Kazhua, non aveva mai fatto una cosa simile. Gli dava fastidio ammetterlo, ma era geloso. E per lo più di Shinichi! Era una cosa impensabile. Stava quasi sclerando.
Con un’occhiata veloce Shinichi se ne accorse. Di nascosto da Kazhua prese il riso e lo buttò.
- Oh, ma guarda! E’ finito il riso! Continua con Heiji, io vado a prenderne altro.
Strizzò l’occhio all’amico. Heiji sbuffò, pur di non dire grazie a Shinichi che lasciò soli i due.

- Bene, questo è il mio campo signor detective. – disse Kazhua aprendo le braccia e indicando la cucina. – qui sono io il tuo capo. Uno: tirati su le maniche. Due, prendi del sakè.
- Ehi, piccola. Tu non sei il capo di nessuno! Cioè, farmi comandare così da una bambinetta. Dove arriveremo?!
- Ah, dunque tu sei il mio capo quando fai il detective, ma io non posso essere il tuo in cucina?!

Agasa tese le orecchie.
- Lasci perdere, professore. – fece Ai. – Se sfonda di nuovo la porta cadranno le mura. Due minuti e finiranno.

Dopo mezz’ora Shinichi tornò con un sacchetto di riso.
- Qui vicino lo avevano finit… oh!
Heiji aveva la lingua in mezzo alle labbra e girava il riso che aveva con tutta l’attenzione che poteva metterci.
“più, lentamente… così si brucia” diceva ogni tanto Kazhua. Finché la ragazza aveva afferrato la mano del ragazzo e la manovrava come fosse la sua. Heiji era diventato rosso e guardava gli occhi di Kazhua, attenti a cucinare come si deve. Erano così profondi e verdi… Kazhua alzò lo sguardo verso di lui.
- Ehi, ma stai guardando o no?
Quando Ran uscì da scuola, trovò Kazhua ed Heiji e riprenderla. Al ritorno a casa, trovò tutto apparecchiato come si deve. E Shinichi che urlava.
- Cos’hai, chef? – chiese Heiji.
- C’è… -disse. –c’è che il sakè mi è caduto sulla maglia! Basta! Non cucinerò più in vita mia!
Il lunedì pomeriggio e il martedì passarono normalmente. Il mercoledì mattina, il Liceo Teitan era chiuso per un guasto all’impianto idraulico. E come se non bastasse, Sonoko aveva avuto la splendida idea di invitare mercoledì e giovedì tutti nella sua casetta in montagna.
Shinichi si dovette preparare psicologicamente.
 
  
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